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Autore: AmeliaRighetti    06/05/2019    1 recensioni
La mia convivenza con Sherlock Holmes.
J. Watson
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 2

 

 

Il mattino seguente mi svegliai ancora assonnato dalla giornata precedente.

Continuavo a ripensare a tutto ciò che avevo visto il giorno prima e non riuscivo a spiegarmi tante cose di quel caso che agli occhi di Holmes appariva così semplice.

-Buongiorno John, ha dormito bene? Non le ho dato fastidio stanotte, vero?

-Buongiorno, fastidio? Per cosa?

-Ho suonato il violino quasi tutta la notte, non volevo disturbarla così ho messo qualche goccia di sedativo nel suo tè, ieri sera.

-Qualche goccia...? Quale sedativo? Avrei potuto usare i tappi per le orecchie, sarebbe bastato chiedere.

-Un po' di Lorazepam, niente di pericoloso.

-Mi ha dato il Tavor? Lo sa che può causare perdite di memoria?

-Ma certo che lo so, cosa crede che sia? Un ciarlatano da quattro soldi? Le ho dato la dose adeguata ai suoi sessantacinque chili.

-E se soffrissi di cuore?

-Lei non soffre di cuore John, o la marina non l'avrebbe reclutata. Si può fidare di me.

-Con lei non c'è partita, eh Holmes? Sa che le dico? Vado a farmi una passeggiata. A respirare un po' di aria vera, non questa polvere maleodorante che c'è qui dentro.

-Vada pure, la aspetterò qui.

-Benissimo.

Raggiunsi il primo piano, salutai la signora Hudson con un sorriso ed uscii sbattendo inavvertitamente la porta.

Una sola notte di convivenza con il signor Holmes ed ero già stato drogato.

A quel punto ero combattuto, davanti a me si presentava il gradevole privilegio di assistere a tutte le scampagnate del signor Holmes, se non tutte, almeno alcune. I suoi sorrisi mi davano l'impressione di essere una persona con cui si sarebbe potuto trovare bene. L'affitto era buono ma... l'affitto!

Holmes aveva detto che avrebbe chiesto a Lestrade un affitto permanente in cambio dei nostri servigi come consulenti.

Sherlock Holmes era una di quelle persone dedite al rimando delle faccende importanti?

Decisi che avrei dovuto sincerarmene subito e tornai indietro.

Rientrai in casa e salii di corsa le scale fino all'ultimo piano.

-Sono impressionato, John! É stato fuori meno di cinque minuti! -disse Holmes ridacchiando.

-Ieri mi ha detto una cosa a proposito dell'affitto. O si è dimenticato? Come finiremo Holmes? A dover raschiare il fondo ogni mese sperando di riuscire a pagare quelle poche spese? Dice che non vuole farsi pagare, che la sua linfa è la ricchezza mentale ed il piacere del sapere. Beh, la realtà è diversa. Ci sono le bollette, l'affitto, le spese improvvise se qualcosa si rompe. E lei è una persona inaffidabile. Sarà meglio che mi cerchi un lavoro all'ospedale, per iniziare, almeno avremo qualcosa da parte.

-John.

-Che c'è?

-Ha finito? Stanotte Lestrade è stato qui. È passato a farmi vedere delle fotografie di un suicidio, che poi un suicidio in realtà non era. In ogni caso non ritenevo servisse svegliarla, avrei dovuto somministrarle un eccitante ed abbiamo deciso di non disturbarla. Mentre era qui ho sistemato la faccenda dell'affitto. Me ne ero dimenticato? Forse, sul momento si. Ma non dimentico mai una cosa se è necessaria. Tutt'altro discorso per ciò che non mi serve, per quello non c'è spazio.

-Ma cosa dice?

-Lasci stare, John.

-È tutto sistemato con l'affitto?

-Affitto e spese. Tutto pagato finché aiutiamo Scotland Yard. E sinceramente non saprei che altro fare al momento. Vede John, di clienti privati interessanti ne arriva uno ogni tanto. Di crimini per la polizia invece, ce ne sono a dozzine.

-Lei ci prova proprio gusto vero?

-Nella logica, certo. Non nei crimini.

-Holmes?

-Si, John, mi faccia la domanda. Non ripeta il mio nome. Avanti.

-Ieri, come faceva a sapere dei due uomini? E il silicone? Che senso ha sigillare il cadavere nell'armadio?

-Lei è testardo, vero? Non glielo dirò. Non ancora. Ci potrà arrivare da solo o potrà lasciar perdere. Continuare a tartassarsi non le è utile in alcun modo.

 

In quel momento la signora Hudson bussò alla porta.

-Signor Holmes, c'è l'ispettore Gregson al telefono, le porto su l'apparecchio?

-Certo signora Hudson, certo. Avrebbe dovuto portarlo con se. Abbiamo messo il filo lungo apposta, ricorda?

Disse Holmes ridacchiando. Pensai che la signora Hudson non era più tanto giovane e mi intromisi.

-Mi scusi Holmes, fa fare tutte queste scale alla signora Hudson?

-Si offra pure John, se vuole.

Corsi giù per le scale e recuperai dalle mani della padrona di casa un vecchio telefono al quale era arrotolato un lunghissimo cavo telefonico.

-Qui parla il dottor Watson, le passo subito Holmes.

-Oh Watson, buongiorno, ho sentito parlare di lei da Lestrade. Mi ha detto che vi siete conosciuti all'obitorio. Com'è lavorare con Sherlock Holmes? Le piacciono i suoi modi?

Holmes mi strappò la cornetta dalle mani non appena lo ebbi raggiunto.

-Qui Holmes, parli Gregson.

-Buongiorno Holmes, ascolti, siamo in una casa ad Aislington, stiamo cercando degli orologi rubati, abbiamo avuto una soffiata e siamo venuti subito qui. I proprietari della casa sono collaborativi ma non troviamo niente. Sono sicuro che quello che cerchiamo sia qui.

 

Sherlock staccò la cornetta dall'orecchio allontanando il microfono dalla bocca.

-Sta parlando a bassa voce perché gli altri non lo sentano. Lui e Lestrade sono in estrema competizione. Io risolvo i casi e loro fanno a gara a chi si prende il merito.

 

-Allora Gregson, mi descriva la casa, le persone, quanti, chi, come, dove, per quanto tempo.

-Holmes, qui è un labirinto. È un'abitazione di quattro piani, ogni piano ha un bagno ed ogni piano ha due camere da letto. Ci sono due cucine e...

-Mi dica qualcosa di utile, a quale delle due famiglie si riferisce la soffiata?

-Esatto Holmes, ci sono due famiglie, ci hanno detto di cercare ai piani inferiori. La famiglia che occupa i due piani superiori non è in casa al momento. Qui ci sono due bambini piccoli che, a parer mio, non c'entrano nulla e li abbiamo fatti uscire. Una donna che dice di non sapere nulla ed un uomo anziano che è attaccato ad una bombola d'ossigeno e non capisce una parola di quello che gli diciamo. Abbiamo guardato in tutta la casa Holmes, si stanno spazientendo e stanno per mandarci via. So come vanno queste cose, fanno finta di essere collaborativi, non troviamo niente e ci mandano via ridendoci alle spalle. L'informatore è affidabile, so per certo che...

-Stia zitto Gregson, santo cielo! Ha guardato sotto agli armadi, sotto ai tavoli, doppifondi nei cassetti, lo sciacquone del bagno, l'imbottitura del... ma certo! Faccia alzare il vecchio dal divano Gregson, quello che sta cercando è sempre stato sotto al suo naso. La saluto!

 

Holmes riagganciò bruscamente la cornetta appoggiando il telefono per terra, poi mi guardò sorridendo.

-Tobias Gregson non è male come investigatore ma spesso non nota l'ovvio e questo è un grave difetto.

-Immagino faccia del suo meglio.

Holmes si alzò di scatto e si diresse verso la finestra, guardando tra gli spazi lasciati dalle numerose tende verticali che proiettavano la luce nella stanza formando tante righe.

-Guardi John. O mi sbaglio di molto o sta arrivando una cliente!

Mi alzai dalla poltrona e guardai fuori da sopra la sua spalla.

Sul marciapiede di fronte alla nostra abitazione vi era una donna.

Con la mano destra giocherellava nervosamente con l'orecchino mentre fissava la nostra porta d'ingresso.

Di colpo attraversò di corsa la via ed un breve suono tagliò in due l'aria pesante.

Holmes mi rivolse una veloce occhiata di entusiasmo e si sedette su una poltrona.

-Venga, John. Si accomodi.

Mi sedetti anche io e assumemmo le stesse posizioni che avevamo abbandonato pochi minuti prima.

In quel momento mi ricordai che entrambi eravamo ancora in vestaglia e certamente poco presentabili. Non ebbi il tempo di reagire a questo mio pensiero poiché Holmes iniziò un breve ma concitato monologo.

-Stia molto concentrato John, è il nostro primo cliente. Insieme, voglio dire. La donna che abbiamo visto poco fa si reca da noi per risolvere un problema. Ha notato anche lei il nervosismo e l'incertezza prima di suonare il campanello. Tuttavia la signora desidera essere ricevuta e desidera risolvere il proprio mistero. Ella è imbarazzata o afflitta, possiamo certamente affermare che non è invece in collera e che non ha subito un grave torto, o almeno che non ne è a conoscenza. Possiamo allora affermare che questa misteriosa signora si reca da noi per un problema sentimentale.

 

In quel momento la signora Hudson bussò alla porta annunciando la signorina Mary Sutherland.

La facemmo accomodare e le offrimmo una tazza di tè, che lei rifiutò.

-Non trovate che con la vostra miopia il lavoro di impiegata sia un po' faticoso?

-Si, all'inizio, ma ora mi sono un po' abituata, sa...

Mary Sutherland aveva risposto senza capire la portata esatta delle affermazioni di Holmes.

Ad un tratto smise di parlare iniziando a scrutare Holmes con gli occhi strizzati.

-Ci conosciamo signor Holmes?

-No di certo, signorina Sutherland. Ma lei comunica molte più cose di quelle che vorrebbe, come tutti noi. E io le so leggere. Altrimenti, cosa ci farebbe lei qui?

-Sono venuta qui, signor Holmes perché un mio caro amico mi ha parlato molto bene di voi, definendovi addirittura uno dei migliori investigatori del mondo.

-Perché siete partita così di fretta da casa? È una questione così urgente?

Ci fu un attimo di silenzio e di stupore generale per come Holmes sembrasse conoscere davvero ogni persona qualunque.

-Si, sono uscita di fretta perché non ce la faccio più ad aspettare. Non ha senso aspettare ancora. Mio marito è scomparso e mio patrigno prende la cosa banalmente. Lo chiamo patrigno anche se ha solo cinque anni più di me.

-Vostra madre? È viva?

-Si, mia madre sta benissimo. Si è risposata subito, sopo la morte di papà, con un uomo che ha quindici anni meno di lei. Mio padre era un brav'uomo, faceva l'idraulico e mi aveva lasciato una percentuale in una ditta che hanno avviato lui ed il suo socio. Poi è arrivato il mio patrigno ed è riuscito a vendere tutto in poche settimane. Mio padre, se fosse stato vivo, avrebbe ottenuto ben di più da quella vendita! Vi prego signor Holmes, accettate il mio caso, non sono ricca ma guadagno bene con il mio lavoro da impiegata ed ho una piccola eredità da uno zio deceduto che mi rende una percentuale ogni due mesi.

-Questa storia mi appassiona!

Disse Holmes senza scomporsi troppo.

-Bene, ora parliamo della vostra relazione con lo scomparso.

Mary Sutherland arrossì portandosi la mano all'orecchino destro per una frazione di secondo.

-Noi... noi ci siamo incontrati per la prima volta ad una cena dei dipendenti della ditta per cui lavoro.

Mio patrigno non voleva che ci andassi. Lui non vuole mai che io e mamma andiamo da nessuna parte, in realtà. È un uomo molto conservatore e diventerebbe matto se uscissimo e vedessimo altri uomini. Ma quella volta ero decisa ad andare a quella cena perché la solitudine mi fa male, signor Holmes. Siccome mio patrigno sarebbe partito per la Francia per un viaggio d'affari, riuscii a raggiungere il mio obbiettivo senza problemi. Fu proprio a quella cena che conobbi mio marito, Hosmer Angel. Era seduto all'ultimo posto della fila del tavolo e dopo di lui non c'era nessun altro. Così parlammo tutta sera e si dimostrò molto gentile.

 

Holmes interruppe il racconto sorridendo.

-Quando vostro patrigno tornò dalla Francia rimase molto offeso, immagino, di scoprire l'accaduto. Glielo avete raccontato?

-Al contrario signor Holmes, si mostrò quasi indifferente e mi disse che non c'è modo di mettere un freno ad una donna.

-Bene, dunque, vi siete incontrati, poi?

-Si. Ci siamo incontrati quella sera. Poi ci siamo rivisti tre volte ed abbiamo passeggiato insieme. Abbiamo parlato molto e mi sono sentita subito attratta da lui. Era così intelligente e premuroso.

Ma in seguito mio patrigno mi disse che non avremmo più potuto incontrarci.

-No? - chiese Holmes

-No, vede, a mio patrigno non piacciono molto queste cose. Lui sostiene che una donna deve rimanere nel suo cerchio famigliare. Ho provato più volte a spiegargli che il proprio cerchio famigliare bisogna prima crearselo ma ogni volta si finisce per litigare.

-E Hosmer Angel non ha cercato di rivedervi o di contattarvi?

-Si, signor Holmes. Mio patrigno è dovuto ripartire per la Francia dopo due settimane ma prima di quella data Hosmer mi scrisse una lettera dicendomi che sarebbe stato prudente vederci solamente quando mio patrigno non c'era. Così iniziò a scrivermi ogni giorno ed ogni volta riuscii ad intercettare il postino per non far sapere a mio patrigno della nostra corrispondenza.

-Eravate fidanzati?

-Oh, si. Signor Holmes, capisco che sia difficile da credere ma ci eravamo fidanzati alla nostra prima passeggiata.

-Che lavoro svolge il signor Angel?

-È impiegato in un ufficio a Leadenhall Street.

-Quale ufficio?

-Non lo so, signor Holmes.

-Dove abita allora?

-Non lo so.

-Non avete un suo indirizzo? Dove mandavate le vostre lettere?

-All'ufficio postale di Leadenhall Street, in fermo posta. Mi aveva detto che se gli avessi scritto una lettera indirizzata al suo ufficio, gli altri dipendenti lo avrebbero preso in giro. Così gli proposi di stamparle invece che scriverle a mano ma mi disse che nelle mie lettere poteva vedere una parte di me mentre invece in quelle stampate non ci sarebbe stato nulla.

-Molto suggestivo, davvero. Ci sono altre cose che si ricorda su Hosmer Angel?

-È molto timido, uscivamo di sera piuttosto che in pieno giorno perché non gli piacevano gli invidiosi. Ma ha molto tatto, è molto educato. Ha subito un intervento alle ghiandole da piccolo e parla quasi sempre sussurrando. Porta gli occhiali, anche lui, come me, non ci vede affatto bene.

-Cosa successe in seguito?

-Rividi Hosmer per una sola volta, durante l'assenza di mio patrigno. Era molto di fretta e mi propose di sposarci prima del suo ritorno. Io sono molto credente signor Holmes, come anche Hosmer. Così mi fece promettere, con le mani sulla bibbia, che gli sarei sempre stata fedele.

Mia madre mi disse che era una grossa dimostrazione di amore vista la leggerezza degli uomini di oggi. Accettai di sposarlo e chiesi a mia madre come Windibank, il mio patrigno, avrebbe preso la cosa. Lei mi rassicurò dicendomi che se ne sarebbe occupata. Non volevo chiedergli l'autorizzazione ma volevo che fosse al corrente di quello che stavo per fare. Così provai a chiamarlo ma non riuscii a rintracciarlo. Gli scrissi una lettera prioritaria inviandola alla sede dei suoi uffici francesi.

-Non la ricevette?

-No, era partito per il ritorno prima dell'arrivo della mia lettera.

-Che sfortuna. Il matrimonio?

-Lo fissammo per il fine settimana, in chiesa ma senza troppe cerimonie. Dovevamo sposarci a St. Saviour e fare un piccolo pranzo all'Hotel Saint-Pancras.

Io e mia madre lo attendemmo nella via che dava sulla chiesa. L'auto arrivò ma all'interno Hosmer non c'era!

L'autista ci disse di non capire come fosse possibile poiché gli aveva personalmente aperto la portiera. Ci disse anche di non poterci aiutare più di così e ci mostrò che tra lui ed il passeggero era stato alzato il vetro oscurato. Tutto questo accadeva venerdì scorso, signor Holmes.

-Direi che siate stata trattata in modo vergognoso signorina Sutherland.

-Impossibile, signor Holmes! Hosmer era troppo buono e troppo onesto per lasciarmi così.

-Perché mai? -chiese Holmes.

-Per tutta la mattinata di venerdì non ha fatto altro che ripetermi che dovevo rimanergli fedele in qualsiasi momento. Anche se un avvenimento imprevisto ci avesse separati. In quel momento non pensai che fosse una conversazione strana ma il tempo gli ha dato ragione ed ora tutto ha senso!

-Infatti ha senso. La sua opinione è dunque che sia rimasto vittima di un avvenimento improvviso?

-Si. Credo che prevedesse un pericolo, signor Holmes. E penso che questa eventualità si sia verificata.

-Non avete nessuna idea di cosa fosse, signorina?

-Nessuna.

-Ho ancora alcune domande. Vostra madre come la prese?

-Uh, lei era furiosa! Mi disse che non avrei più dovuto parlare di Hosmer.

-E vostro patrigno? È al corrente di tutto?

-Si, anche secondo lui è successo qualcosa. Dice che avrò a breve delle notizie di Hosmer perché, a parer suo, nessun uomo viene a trovarti il mattino delle nozze per poi abbandonarti. Ed io penso che se ci fossimo sposati e ci fossero questioni di denaro in sospeso, avrebbe potuto avere un senso. Ma io ed Hosmer non abbiamo mai parlato di soldi e non abbiamo firmato nessun documento.

-Accetto il vostro caso. - disse Holmes -smettete di far lavorare il vostro cervello. La prima ed unica cosa che dovete fare è cancellare Hosmer Angel dalla vostra memoria, per sempre.

-Credete che non lo rivedrò mai più?

-Temo di no, signorina.

-Ma che cosa gli è successo? - chiese la signorina quasi disperata.

-Risponderò a questa domanda ma non ora. Mi occorre da voi la descrizione esatta del signor Angel, nonché una delle lettere che vi ha spedito.

 

La signorina Sutherland estrasse dalla tasca della giacca alcuni fogli.

-Ho fatto inserire un annuncio sul quotidiano locale. Questa è la descrizione e qui ci sono quattro lettere.

-Vi ringrazio, qual'è il vostro indirizzo?

-Abito a Lyon Place a Camberwell, al numero 31.

-Dove lavora il vostro patrigno?

-Lui lavora per “Westhouse & Marbank”, i grandi importatori di vini a Fenchurch Street.

-Grazie, signorina. Lasciate le lettere ed i ritagli qui e mi raccomando di seguire il consiglio che vi ho dato.

-Vi ringrazio di cuore signor Holmes ma credo che mi sarà impossibile. Ho fiducia in Hosmer e quando ritornerà sarò qui ad aspettarlo.

 

Al contrario dell'abbigliamento non proprio sobrio, trovavo qualcosa di nobile nell'espressione di quella donna, qualcosa che induceva al rispetto.

Ella promise che sarebbe venuta a farci visita alla prima occasione e, dopo aver posato i fogli sul tavolo, se ne andò.

 

Sherlock Holmes rimase seduto per alcuni secondi, senza muoversi, contemplando il soffitto.

Poi si sporse in avanti e da una cesta di vimini prese una vecchia pipa nera. Caricò il tabacco e la accese producendo un denso fumo bluastro.

-Per banale che sia questo caso, ci sono alcuni dettagli che mi stimolano. - disse sbuffando -ma è la signorina che avevamo qui di fronte, la miniera di informazioni.

-Sembra che abbia visto qualcosa che a me è sicuramente rimasto celato, signor Holmes.

-No, John. Anche lei ha notato questi particolari. È che non li ha capiti appieno. Descrivete la donna, per prima cosa.

-Aveva un cappellino pork pie color grigio ardesia, con un nastro rosso mattone. Una giacca nera con delle paiette nere, un vestito bruno. Ho notato un segno d'inchiostro all'indice destro. Portava dei piccoli orecchini d'oro. Non ho osservato le scarpe. - feci una pausa per pensare e proseguii con la mia conclusione -credo che sia appagata nel suo modo di vivere, abbastanza ordinario ma confortevole.

Holmes sorrise e si mise lentamente a battere le mani.

-Complimenti John, ha un vero talento per i colori ed ha più spirito di osservazione di quanto creda.

Vi dico sinceramente che non avete dimenticato molto. Avete notato la riga che aveva sotto alle maniche? Unita alla vostra osservazione sulla macchia d'inchiostro possiamo ipotizzare che lavori come impiegata e che abbia a che fare con la scrittura e l'inserimento di dati, sta spesso appoggiata, magari scrive anche con uno di quei computer nuovi.

In seguito ho esaminato il viso e ho notato il classico segno che lasciano gli occhiali, ho pensato che probabilmente la ragazza soffrisse di ipermetropia ma oggi ella era senza occhiali eppure aveva difficoltà a mettere a fuoco anche oggetti lontani. Ha strizzato gli occhi per leggere il numero quando si trovava sull'altra sponda del marciapiede e l'ha fatto anche entrando nella stanza.

-E durante la conversazione. -aggiunsi io.

-Esatto. Ciò ci porta ad affermare che ella ha un difetto alla vista piuttosto pronunciato. Lei non ha osservato le scarpe, John. Avrebbe notato che indossava un paio di stivaletti di cui uno sporco ed uno pulito. Di questi soltanto uno era allacciato correttamente mentre all'altro era stato fatto un nodo sommario. La ragazza però si veste con visibile cura e questo mi ha portato a pensare che sia uscita di casa in tutta fretta, poco dopo essere rientrata dal lavoro, per recarsi qui.

-Ammirevole, signor Holmes, davvero.

-La ringrazio, John ma ora è necessario che ci mettiamo all'opera. Può leggermi il testo dell'annuncio?

-Si ricerca un signore di nome Hosmer Angel, scomparso dal 14 mattino. Alto circa un metro e settanta, colorito olivastro, capelli neri, inizio di calvizie alla sommità del capo, baffi neri. Porta gli occhiali ed ha un difetto di pronuncia, sussurra sempre. Nell'ultimo avvistamento indossava un vestito elegante nero, scarpe eleganti ed un cappello a cilindro con nastro bianco. Impiegato in un ufficio a Leadenhall Street. Ogni persona può contribuire etc...

-Basta. Passiamo alle lettere, che ho analizzato mentre leggeva. Non ci dicono nulla di interessante, sono di una banalità noiosa. Tuttavia c'è un dettaglio che vi colpirà.

-Sono tutte stampate. -dissi io.

-Esatto, ed anche la firma è stampata. C'è la data ma non l'indirizzo, tranne Leadenhall Street, che è abbastanza vago.

-Una persona che preferisce le lettere scritte a mano e che non firma nemmeno le sue? Strano.

-Benissimo, John, benissimo. Scriverò due lettere, per risolvere il problema. Una indirizzata ad una ditta in centro. Una al patrigno della ragazza, per chiedergli di incontrarci domani sera alle sette.

Ed ora, dottore, non c'è nulla che possiamo fare. Prendiamo questo problema e lo mettiamo in un cassetto che chiuderemo a chiave.

 

Ripensai alla sottigliezza del ragionamento del mio nuovo coinquilino, nonché futuro amico.

Era brillante e decisamente fuori dagli schemi.

Ricordo che pensai che forse, visto tutto questo acume, non ci saremmo mai trovati nella condizione di non poter pagare l'affitto. Pensai alla mia posizione pressoché inutile e mi sentii a disagio.

-Holmes, quando avrà realmente bisogno di me? Accadrà mai?

-È ovvio, John, che non ho affatto bisogno di lei nel campo della chimica o della musica. D'altronde le mie conoscenze dell'anatomia sono accurate ma sparse mentre lei è un eccellente dottore. Per quanto riguarda la deduzione, io e lei siamo molto diversi e ci confrontiamo su ciò che accade. Questo è un enorme vantaggio per me. Non si senta inutile, arriverà il momento in cui la sua esperienza sarà necessaria.

-Mi fido delle sue parole Holmes. Ora, se non le dispiace, uscirei a fare due passi.

-Faccia pure, John.

 

E così feci. Mi avviai verso Regent's Park respirando a pieni polmoni. Rimasi affascinato da quanto l'aria fosse più pura al centro del parco rispetto a quella che avevo respirato poco prima, provenendo da Backer Street.

Passai il resto della giornata nella mia stanza leggendo un trattato statunitense sul buco dell'ozono presente in Antartide. Il plico di fogli era datato 1987 e pensai che probabilmente avrei dovuto leggere degli aggiornamenti riguardanti l'argomento poiché erano passati già tre anni da quella pubblicazione e come scienziato non ritenevo accurato uno studio così vecchio.

Mi chiesi come mai fossero presenti documenti sul clima poiché ero sicuro che non interessassero al mio coinquilino.

 

Il giorno seguente Holmes non si fece vedere per l'intera giornata e rincasò solamente pochi minuti prima dell'orario previsto per l'appuntamento con il patrigno della signorina Sutherland.

-Avete già risolto l'enigma? -gli chiesi non appena ebbe varcato la soglia del salotto.

-Non c'è mai stato nessun enigma, mio caro, solo qualche piccolo dettaglio interessante in un mare di banalità.

 

In quel momento si sentì un rumore di passi e qualcuno bussò alla porta annunciandosi come James Windibank.

-Ecco il patrigno della signorina. -Mi disse Holmes sottovoce.

Holmes lo fece entrare ed accomodare.

Era un uomo dalla carnagione chiara, senza baffi né barba.

Di statura media, sui trent'anni.

Dopo essersi seduto il signor Windibank si tolse i guanti e li tenne in mano.

-Buonasera, Windibank -disse Holmes prendendo in mano una busta ancora sigillata -presumo che questa sia la sua lettera che conferma il nostro appuntamento per le sette di stasera.

-Si, signor Holmes. Sono un po' in ritardo ma non sono il capo, capite anche voi. Mi dispiace che Mery vi abbia annoiato con questa faccenda del ragazzo scomparso. Non ci piace lavare in piazza i panni sporchi. Lei è voluta comunque venire qui da lei, contro la mia volontà ma non ho voluto fermarla. È giusto che ognuno faccia ciò che sente, alla fine. Non posso però promettervi che riusciremo a pagarvi subito, ve lo dico, signor Holmes. E neanche credo che riusciremo a ritrovare il signor Angel abbastanza in fretta da potercelo permettere.

-Al contrario. Ho molte ragioni di credere che riusciremo a trovare Hosmer Angel.

 

Windibank sobbalzò lasciando cadere a terra i guanti.

-Sono molto felice di questa notizia! -disse mentre li raccoglieva.

-È molto curioso, le macchine da scrivere avevano carattere ed individualità. Ognuna aveva un segno caratteristico distintivo ed ogni lettera batteva in modo differente, a seconda della macchina, a seconda della persona. Per queste nuove stampanti è diverso, ma c'è comunque una famigliarità.

Disse Holmes aprendo la busta contenente la lettera ricevuta da Windibank.

-Vede signor Windibank, su questa lettera che mi ha inviato, e che ha stampato, c'è una leggera sbavatura di inchiostro sul margine destro. La sua stampante ha una rotellina del carrello impolverata o guasta che rallenta leggermente un lato del foglio rispetto all'altro. Allo stesso modo possiamo trovare questo leggerissimo difetto nelle lettere appartenenti al marito fuggiasco della signorina Sutherland. Guardi bene, troviamo in ognuna questo difetto, che è il più evidente. In più ho trovato altre cinque inflessioni nella costruzione verbale che fanno pensare a...

 

-Non ho tempo da perdere con voi e con le vostre teorie fantasiose, signor Holmes!

Sbottò Windibank rimettendosi i guanti.

-Certo! -esclamò Holmes scattando in piedi e bloccando la via d'uscita. -l'ho presa, Windibank. Non può nulla ormai. È stato facile, molto facile. Era così evidente!

-Mi ha preso -replicò l'uomo vedendosi intrappolato -ma cosa farà? Non ho commesso alcun crimine. Non ho realmente infranto nessuna legge. La polizia non può accusarmi di nulla.

-Ciò che dice è vero ma questo non mi impedirà di darle una lezione!

Rispose Holmes lanciandosi su un frustino che era appeso alla parete.

In un istante Windibank arrivò alla porta e corse per le scale, scappando.

Holmes lasciò cadere il frustino e si lanciò sul divano ridendo.

-Quell'uomo ha sposato per denaro una donna molto più anziana di lui- disse restando sdraiato -la ragazza ha un temperamento buono ed amabile, è sensibile e delicata. Una situazione perfetta per un parassita. La pensione della donna anziana e la percentuale mensile della ragazza permettevano a Windibank di vivere egregiamente senza il minimo sforzo. Ma la ragazza sarebbe cresciuta e non avrebbe potuto controllarla per sempre. E cosa sarebbe successo se avesse trovato un uomo? Niente più soldi, niente più contributi da parte sua.

Così, con l'aiuto della moglie, Windibank si traveste. Aiutato dalla sua carnagione chiara, rende la sua pelle più scura di alcune tonalità. Indossa un paio di occhiali e dei baffi finti. Non si fa mai vedere alla luce del giorno ed inventa uno stratagemma per non parlare mai, ma sussurrare soltanto.

Sapendo che il travestimento non può funzionare ancora per molto, decide di continuare la sua finta relazione epistolarmente. Da qui l'obbiettivo finale: lasciare una ferita nella mente e nel cuore di questa ragazza che, perdendo il suo promesso sposo, non cercherà l'amore per i prossimi cinque o dieci anni. Trascorso questo tempo ella avrebbe potuto prendere la strada che desiderava poiché, con ogni probabilità, la compagna di Windibank sarebbe morta ed avrebbe lasciato a lui tutta l'eredità.

Holmes concluse il monologo ridendo nuovamente.

-Perché l'ha lasciato scappare allora? -chiesi sinceramente intontito da tutte quelle parole.

-Perché è evidente che farà carriera come criminale e che verrà arrestato, ma per ora, non ha commesso alcun reato.

-Non mi è chiara la storia nel suo insieme.

-Andiamo, John. Era chiaro fin da subito. Quando Angel c'era, Windibank spariva e viceversa. Questo è già un primo segno. Poi ci sono i tentativi di nascondere la propria scrittura, gli occhiali, la voce particolare. Forza!

-E come avete verificato le vostre ipotesi?

-Conoscevamo la società per cui lavora, Westhouse & Marbank, ricorda? Così ho spedito loro una lettera urgente. Avendo il ritratto dell'uomo scomparso, presente sul giornale, iniziai ad eliminare tutti i dettagli che potevano essere cambiati come gli occhiali, i baffi e la voce. Chiesi alla società se uno dei loro rappresentanti aveva un aspetto simile a quello che avevo ottenuto. La Westhouse & Marbank mi confermò che la descrizione corrispondeva al loro rappresentante. Ulteriore conferma l'abbiamo avuta ricevendo la lettera direttamente dal signor Windibank, stampata con la stessa stampante. Ecco tutto.

-E come ha fatto a sparire dall'auto?

-Un vecchio trucco. Si alza il vetro oscurato e si esce dall'auto al primo semaforo rosso.

-E la signorina Sutherland?

-Se le dicessi la verità non mi crederebbe. Spero che segua il mio consiglio, anche se non credo lo farà.

   
 
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