Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: shira21    07/05/2019    1 recensioni
Due donne diverse ma entrambe impaurite dall'amore: Bianca, con un matrimonio fallito alle spalle, fa fatica a lasciarsi andare con gli uomini e Dalila nella sua breve vita ha collezionato più delusioni che gioie.
Complice un incontro casuale e una richiesta d'amicizia su Facebook, Bianca e Dalila si avvicinano sempre più fino a quando l'attrazione sboccia tra loro. Ma, per avere un futuro insieme, dovranno lasciarsi alle spalle le loro paure.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È giunta la sera che tanto temevo e non riesco a decidermi ad uscire dalla vasca, figuriamoci lasciare casa mia. Cosa mi aveva spinto a dirle che sarei stata al piano bar dell'albergo? La speranza che possa lasciare il suo accompagnatore per venire con me o puro e semplice masochismo?
Decido di uscire dall'acqua perlomeno ma rimango qualche istante davanti allo specchio a figura intera: ho un bel volto, simile a quello di una bambola o di un gattino, con gli zigomi alti e il collo flessuoso; le clavicole invece sono leggermente sporgenti, a causa della mia magrezza. Prendo in mano il mio seno minuscolo, una prima, compatto e sodo. Si vedono le linee delle costole subito sotto, il ventre piatto, il punto vita minuscolo. Sono più spigoli che curve ma, a parte il seno, non ho problemi con il mio corpo; nonostante tutto ogni muscolo è ancora tonico per i duri allenamenti a cui mi sono sottoposta per la maggior parte della mia vita. Eppure mi ritrovo a pensare alle curve morbide di Bianca e, quando alzo lo sguardo, noto che i miei occhi verdi sono diventati più scuri, un colore cupo simile a un bosco di notte.
Forse è solo troppo tempo che non sto con qualcuno e, forse, il destino mi ha riproposto l'albergo in cui andavo a rimorchiare per una ragione. Altro che innamorata, avevo solo bisogno di scaricare la tensione!
Sotto gli occhietti vispi di Trilli apro i cassetti e tiro fuori quel tipo di abbigliamento che avevo abbandonato negli ultimi anni, insieme al sesso occasionale e all'alcool. Anche se a ben pensarci anche quando sono uscita con Adam ho rispolverato dei vestiti succinti ma questi, beh questi sono quelli che Maddalena chiama da sgualdrina.
Prendo l'intimo nero ma, dopo aver visto l'imbottitura del top, scarto il reggiseno; indosso le parigine nere velate, la mini di pelle nera che inizia al punto vita e finisce appena sotto la curva delle natiche e infine un top di pizzo color perla che pare quasi scintillare in contrasto con la mia pelle candida.
Elegante ma provocante allo stesso tempo.
Raccolgo i capelli in uno chignon spettinato e passo un rossetto rosso fuoco sulle labbra. Matita nera per ingrandire gli occhi e mascara per accentuare lo sguardo e sono quasi perfetta. I tacchi 12cm che mi sopraelevano dal mio misero metro e sessanta e una spruzzata di Chanel numero 19.
Controllo che sia tutto a posto nello specchio e girandomi mi rendo conto che il top lascia intravedere i due tatuaggi sulla schiena, per cui prendo un coprispalle di velo nero nel caso qualcuno facesse storie.
Do un bacio vicino a Trilli, non la voglio sporcare con il rossetto, ed esco di casa pronta a conquistare il mondo... o almeno il bar!

Bianca mi ha scritto che stanno cenando, il suo accompagnatore si era assentato per andare in bagno, e le rispondo che mi trovo al bancone del bar se ha bisogno di me. L'avevo vista di sfuggita, bellissima con i capelli che parevano una colata di oro fuso e un abito color carne, di un eleganza che ben poche donne si sarebbero potute permettere. Ovviamente questa parte me l'ero tenuta per me, le avevo semplicemente scritto che pareva luminosa.
La verità è che se avessi dovuto scegliere un ruolo per lei sarebbe stato di certo quello di Madre Natura o di Era, la regina degli dei.
Vedo alcuni uomini abbastanza su di età in giacca e cravatta fissarmi ma con un sospiro li ignoro. Accanto a me c'è un tipo carino con dei begli occhioni azzurri e i capelli biondi spettinato, come se ci avesse passato la mano troppe volte. Anche lui indossa un completo ma ha slacciato i primi bottoni e arrotolato le maniche fino ai gomiti. Dall'occhiata che mi lancia deduco che mi sta studiando bene anche lui e quindi accavallo le gambe, aumentando la pelle scoperta sulle gambe. «Ciao tesoro, sei qui da sola?»
Un gioco pericoloso ma mi annoio e non riesco a smettere di pensare a Bianca e al suo appuntamento con Daniele, che ho visto e non è nulla di speciale.
Mi mordo il labbro inferiore e lo guardo attraverso le ciglia «In realtà sì... e dire che mi fermo in città solo stanotte».
La bugia mi esce in modo fluido dalle labbra esattamente come l'atteggiamento seduttivo, ho giocato a questo gioco un numero sufficiente di volte da saper essere credibile anche quando non ne ho molta voglia. In ogni caso ci casca subito, le mie parole gli fanno subito drizzare le antenne e mi fa un sorriso a tremila watt. «Allora permettimi di offrirti da bere» e con un gesto imperioso richiama l'attenzione del barman. «Un whisky liscio per me e per la signorina...»
«Un white russian» termino per lui tranquillamente: se devo sbagliare tanto vale farlo fino in fondo.
Un paio d'ore dopo e, qualche drink di troppo, io e il biondino stiamo ancora flirtando alla grande, anche se la mia attenzione è più per gli sporadici messaggi di Bianca che per lui. A un certo punto si alza e mi dice che se stanotte mi fossi sentita sola lui era un ottimo "amico" e mi lascia un biglietto da visita con il numero della sua camera scritto a biro. Io ridacchio come fossi lusingata ma non prometto nulla. Sono più eccitata dalla conquista che da lui e sono più emozionata dal fatto che Bianca mi abbia scritto che sta venendo qui che da qualsiasi cosa lui possa offrirmi.
La vedo prima ancora che lei possa vedere me e da vicino è ancora più bella. Per me, Bianca è assolutamente perfetta.
«Grazie per essere qui» mi osserva attraverso le ciglia, un gesto che ricorda quello che avevo fatto io al mio compagno di bevute, ma lei sembra davvero intimidita. Le prendo la mano, non c'è nulla da fare: non posso non toccarla, e la faccio accomodare di fianco a me. «Dove altro potrei essere?»
Bianca diventata scarlatta sotto il trucco delicato e poi mi lancia una breve occhiata ma che mi dà sulla pelle la stessa sensazione di una carezza. «Wow, Dalila, sei stupenda!»
Posso dirle che pensavo di essermi vestita così per rimorchiare uno sconosciuto ma invece mi sono appena resa conto che l'ho fatto sperando di rimorchiare lei e solo lei?
Decisamente no.
«Anche tu. Si vede che ci tenevi a questo appuntamento» per qualche ragione però non mi risponde, anzi distoglie proprio lo sguardo. Decido di farmi ancora più male e, con finta allegria, le chiedo «Allora com'è andata?»
Bianca giocherella con un tovagliolo «Bene. Abbiamo parlato tutto il tempo ed è andata bene.» Si gira a guardarmi e ripete «È andata bene». Eppure lo dice con un tono quasi triste «Ti rendi conto che hai ripetuto tre volte la parola bene?» Provo a buttarla sullo scherzo ma vedo qualcosa nei suoi occhi che mi fa venire voglia di lasciar perdere. «Cosa ne dici se ti offro da bere?»
«Non so... forse dovrei andare a casa» ed ecco di nuovo quella confusione, quell'incertezza, ed io vorrei solo abbracciarla e baciarla e non lasciarla andare più via.
«Un bicchierino non ha mai ucciso nessuno... e poi il mio nuovo amico ha lasciato precisi ordini di addebitare qualsiasi mia consumazione alla sua stanza» siamo una bella coppia: lei che pare spaesata ed io che fingo più allegria della realtà. Bianca mi guarda e sgrana gli occhi «Il tuo nuovo amico?» Se non sapessi la verità sembrerebbe gelosa. Purtroppo io la verità la conosco quindi mi chino verso di lei, cercando di ignorare il suo profumo avvolgente, e le sussurro «Sospetto che volesse farmi ubriacare» le faccio l'occhiolino e aggiungo «Mi dispiaceva infrangere le sue illusioni». A queste ultime parole mi pare quasi sentirla buttare fuori tutta l'aria, neanche si fosse dimenticata di respirare. Il barman mi lancia un sorriso ed ordino per entrambe «Due tequila». Bianca sembra sorpresa ma non dice nulla.
Un solo bicchierino ne diventano due che poi ne diventano tre e infine quattro. «Sei ufficialmente ubriaca» le dico ridacchiando a mia volta abbastanza su di giri.
«Io? Ma se ho bevuto meno di te!» Però strascica le parole e da come si muove direi che la stanza le gira tutto intorno. Io sto giocando con le sue dita, con i suoi capelli, con la sua pelle da quasi dieci minuti ormai e adoro il fatto che non mi abbia fermato. Adoro anche il modo in cui la voce le sia diventata roca e spensierata e quella luce sbarazzina che ha negli occhi. «Vero ma io sono più resistente all'alcool»
«Come può essere? Hai solo ventun anni, dovrei essere io quella più resistente!» S'imbroncia ma con la tequila che le scorre nelle vene riesce a resistere solo pochi secondi prima di ricominciare a ridacchiare. «Ho passato un paio di anni più sbronza che sobria e ormai mi ci vuole una valanga di alcool per farmi uscire di testa completamente». È quello il mio problema: anche con quello che ho bevuto stasera, esattamente come quando ero uscita con Adam, sono solo brilla ma non ubriaca.
«Forza, ti riporto a casa».
Mi alzo e mi ritrovo a fissarla mentre scuote la testa «Non dovresti guidare in queste condizioni». Le prendo anche l'altra mano e l'aiuto a scendere dallo sgabello: lei barcolla leggermente e mi si appoggia contro. «Ecco perché stiamo per prendere un taxi. Sai esistono anche nella realtà, non solo nei film!» Bianca ride come avessi fatto chissà quale battuta e quando alza il volto i nostri nasi si sfiorano. Prima di cedere alla tentazione però mi stacco e me la strascino dietro, sempre tenendola per mano mentre con l'altra chiamo un taxi, un altra cosa che so fare anche ad occhi chiusi. Diciamo che la mia adolescenza, in particolare l'ultima parte, non è stata molto normale. O sana.
L'aria fresca ci fa bene ad entrambe, a me un po' troppo avendo dimenticato il coprispalle al bar, e Bianca ride di nuovo prima di abbracciarmi «Dovresti coprirti di più o rischi di ammalarti». Vorrei fare una battuta ma mi piace troppo stare rintanata nel suo abbraccio.
Il taxi arriva dopo pochi minuti e il calore dell'abitacolo è nulla rispetto a quello che emana Bianca: questa è la scusa quando mi accoccolo di nuovo contro di lei una volta che ci siamo sedute. Lei mi guarda un secondo e quello dopo mi ha già circondato con un braccio. Prima però che possa darmi l'indirizzo di casa sua cade in una sorta di dormiveglia.
«Quindi ragazze dove vi devo portare?»
L'autista mi guarda metà scocciato e metà annoiato ed io rinuncio a provare a svegliarla e gli do solo il mio indirizzo.
«Bianca... angelo, sveglia.» La scrollo il più gentilmente possibile e mi viene da ridere quando lei borbotta «Dove siamo?»
«A casa mia. Forza, dobbiamo scendere».
In qualche modo riesco a convincerla ad affrontare il mondo freddo e cattivo ma soprattutto le scale per arrivare al mio appartamento. Tutto mi aspettavo da questa serata tranne che avrei portato Bianca qui.
Quando entriamo Trilli mi fa le feste ma guarda Bianca con una certa diffidenza. La donna in questione mi guarda con un sorriso mentre la indica «Ma che carino».
Allunga un po' troppo la o finale ed io devo essere messa male per trovarla la cosa più adorabile del mondo!
«Carina, è una femmina. E non le piacciono molto gli estranei», quasi a voler confermare le mie parole Trilli mi guarda, si gira e se ne va sotto il letto, dove recentemente a trascinato la sua copertina preferita. Bianca ride ancora ma è assonata per cui la trascino sul divano e le tolgo le scarpe. «Angelo, dovresti toglierti anche il vestito».
«È la seconda volta» lo dice ma sembra quasi stia parlando con se stessa ed io perdo la concentrazione quando porta le mani dietro la schiena e si abbassa la cerniera. Il vestito cade a terra in un morbido fruscio, lasciandola davanti a me con indosso solo un intimo color carne che mi fa fare pensieri decisamente indecenti.
Dovrebbero darmi un premio per il mio autocontrollo quando per l'ennesima volta mi allontano. In camera mia apro l'armadio e mi costringo a fare dei respiri profondi; quando mi sento di nuovo padrona di me stessa, prendo la coperta e torno da Bianca. Dal divano mi fissa con l'aria di chi non sa cosa sta facendo o dove sia ed io mi siedo di fianco a lei, avvolgendola con delicatezza nella coperta.
«Grazie, Dalila. Di tutto» ora nei suoi occhi c'è una franchezza diretta che quasi brucia ma stavolta non mi allontano, stavolta mi permetto di accarezzarle il volto «Non mi devi ringraziare: farei qualsiasi cosa per te». E mi rendo conto che è vero: la conosco ancora poco ma se mi chiedesse di andare e tornare dall'Inferno per lei, lo farei!
Quello che fa dopo mi coglie completamente di sorpresa: mi bacia. Non è un tocco delicato ma deciso, quasi affamato. Rimango immobile per alcuni secondi, incapace di reagire e più ubriaca di lei che di qualsiasi cosa abbia mai bevuto. È solo quando si sta tirando indietro che le metto le mani intorno al volto e la bacio una, due, dieci volte con gentilezza e passione, tenerezza e fame.
Ogni cosa che mi ero immaginata era solo una pallida imitazione della realtà: baciare Bianca è in assoluto la cosa migliore del mondo. Ma una vocina nella mia testa mi costringe a staccarmi «No angelo mio. Sei ubriaca, non sai cosa stai facendo» butto fuori l'aria e aggiungo «non sono io che vuoi». Faccio per alzarmi ma Bianca mi trattiene per il polso e mi guarda dolce «Non sono così ubriaca e...». Dovrei andarmene ma ho troppo bisogno di sapere «E?»
«E voglio baciarti da giorni, da settimane.»
Le sua parole sono sconvolgenti, mi fanno barcollare ma allo stesso tempo mi scaldano dentro tanto quanto prima mi ha scaldato con le braccia. Le sfioro i lineamenti con le dita e faccio un passo indietro «Ne parliamo domani, ora dormi».
Bianca annuisce e si sdraia sul mio divano, infagottata nella coperta, e dopo pochi secondi già dorme. Altro che il sonno dei giusti: il sonno degli ubriachi è molto più potente. Resto a fissarla per qualche altro minuto e poi vado in camera.
Mi tolgo i vestiti piano ma non ho le forze per struccarmi: l'unica cosa che posso fare è infilarmi sotto le lenzuola e ripensare in loop a quello che ha detto. Una piccola fiammella, troppo simile alla speranza, mi si accende dentro mentre sfioro con l'indice le labbra. Un può essere che forse mi farà male ma che voglio sperare esista. Perché ora che l'ho baciata so per certo che non potrò mai più essere solo sua amica.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: shira21