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Autore: Rfdl    07/05/2019    0 recensioni
*La storia è incentrata esclusivamente sulla relazione tra Luca e Sara e parte dall'ultima puntata della prima stagione.
Dalla storia:
"Io voglio che trovi la tua felicità.”
“Sei tu la mia felicità” lo interruppe Sara. Luca non riuscì a fermarsi dal sorriderle. Era tornata la Sara testarda e tenace che aveva imparato ad amare.
“È proprio questo il punto, Sà. Io non devo essere la tua felicità, tu hai bisogno di staccarti da tutto questo, di trovare una felicità che non mi rappresenti e solo allora ti renderai conto che l’amore che provi per me deve completare la tua felicità, non rappresentarla.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.B. Ho già pubblicato questa storia qualche mese fa ma a causa del mio cambio del nick si è creato un problema che onestamente non ho proprio capito. Dopo un mese di mail e segnalazioni per far risolvere il problema, ho deciso di cancellarla direttamente e ripubblicarla di nuovo. Mi dispiace di aver perso tutti i messaggi carini da parte di chi aveva letto la storia e le mie note-sclero senza senso ma fa niente, la mia storia di Luca e Sara è di nuovo qui per chi volesse leggerla.


Capitolo 1.
Marzo era ormai alle porte, Luca aveva temuto l’inizio di quel mese per 184 giorni, desideroso di vederla, impaurito dalle conseguenze che il suo ritorno avrebbe comportato. Eppure il fatidico giorno era arrivato e mancavano poche ore al suo arrivo. Non sapeva dire quale fosse il suo stato d’animo in quel momento: paura, forse paura è la parola adatta per spiegare come si sentisse. Paura perché per la seconda volta non aveva mantenuto la promessa fatta prima della sua partenza, paura perché non sapeva cosa aspettarsi da lei, paura perché dopo quel bacio aveva smesso di mentire a sé stesso e d’ora in poi sarebbe stato difficile starle lontano. Paura perché nella migliore delle ipotesi avrebbe perso il suo migliore amico, colui che l’aveva accolto sotto la sua ala e protetto diventando un padre ed offrendogli una famiglia. Avrebbe deluso tutti, Sara, Bruno, Silvia e persino Giuliano. Tuttavia in quei mesi aveva riflettuto tanto, senza Sara a riempire ogni momento libero della giornata aveva avuto tanto tempo per pensare. L’amava. Amava il suo sorriso, amava accompagnarla a scuola e cantare con lei le canzoni che passavano in radio, amava quel modo tutto suo di saper vedere sempre il lato positivo delle cose. Forse quella sera era stato proprio questo a far scattare in lui la voglia di baciarla. Le aveva chiesto scusa per averla illusa ma lei aveva interpretato tutto a modo suo, come sempre. Non era stata un’illusione, era stato un bacio, aveva detto, un bacio voluto da entrambi ed aveva ragione.
“Sara? Sara mi senti? Si va bene, alle 12 in aeroporto!”
Mentre era assorto nei suoi pensieri aveva sentito la voce di Rosy provenire dalla cucina e un macigno gli era piombato sul cuore. Mancavano solo 4 ore al suo arrivo, meno di 10 ore e l’avrebbe rivista. In quel preciso istante si alzò e “Brù, ti aspetto in macchina. Cerca di far presto altrimenti arriviamo in ritardo” disse, prima di salutare Enza con un gesto della mano ed incamminarsi verso l’uscita. Doveva smettere di pensarci, avrebbe lavorato tutto il giorno e sarebbe tornato a casa solo in tarda serata, giusto in tempo per evitare tutti e mettersi a dormire. Purtroppo però le cose non vanno mai come le pianifichiamo ed infatti Luca quel giorno non fece altro che pensare a Sara, aveva voglia di vederla e di sapere cosa aveva da dirgli dopo quei sei mesi di lontananza.
 
*
 
Marzo era ormai alle porte, Sara aveva aspettato l’inizio di quel mese per 184 giorni, desiderosa di vederlo, impaurita dall’idea che in quei sei mesi Luca avesse ricostruito un nuovo muro, forse ancora più alto e robusto, per negare i suoi sentimenti. Le aveva promesso che non li avrebbe più negati, le aveva promesso che quei mesi sarebbero serviti ad entrambi per capire se il loro fosse un destino in comune. Ma Luca non aveva mantenuto la loro promessa, forse questo era già un segno del suo pentimento. In realtà Sara sapeva fin dall’inizio che non l’avrebbe fatto ma ogni mese continuava ad aspettare ed ogni mese puntualmente si ritrovava rannicchiata sul divano, stretta nella felpa che lui le aveva regalato.
Una lettera al mese per sei mesi. Era questa la promessa che si erano scambiati, un resoconto del mese passato e un resoconto dei loro sentimenti. Sara aveva tenuto fede alla promessa ma Luca no. Tuttavia la lontananza le aveva fatto bene, Dublino l’aveva aiutata a vivere la sua vita da diciassettenne e per una volta era riuscita a staccarsi dall’eccessiva protezione dei suoi genitori. Si era sentita libera, si era sentita accolta e capita da una città che le aveva offerto la libertà. È per questo che aveva deciso che non avrebbe più sofferto per Luca, l’aveva fatto già troppe volte ed adesso toccava a lui prendere in mano le redini di quel gioco. Doveva continuare ad essere quella donna che era stata a Dublino, libera da qualsiasi sofferenza. Eppure non poteva sopprimere quella felicità che cresceva nel suo petto ogni ora che passava. L’avrebbe rivisto e non poteva negare a sé stessa di esserne felice.
 
*
 
Come ogni sera Bruno, Luca e Giuliano finivano di lavorare e tornavano a casa per cenare insieme, il più delle volte. Ma quella sera non era come tutte le altre: Sara era tornata.
Bruno fremeva dalla voglia di tornare a casa e riabbracciare la sua bambina, non vedeva l’ora di stamparle un bacio sulla guancia e sentire i suoi racconti di Dublino. Quei mesi erano serviti anche a lui per prendere consapevolezza della crescita di sua figlia. Sarebbe stata per sempre la sua amata bambina ma di fatto non lo era più, era una giovane donna che aveva iniziato a vivere la sua vita da sola e non poteva più interferire nelle sue scelte. Sperava che quel viaggio fosse servito anche a lei per dimenticare Luca, se lo augurava con tutto il suo cuore. Non avrebbe interferito nelle sue scelte di vita ma non avrebbe mai potuto accettare l’amore che lei provava per Luca. Luca no, Luca l’aveva vista nascere, Luca aveva sposato sua cognata per poi tradirla e divorziare. Voleva bene al suo migliore amico ma sapeva che non era la persona giusta per sua figlia e non poteva lasciare che lei s’illudesse ancora.
Quella sera il ritorno a casa fu silenzioso, tutti assorti nei loro pensieri.
 
*
 
Quando Luca entrò in casa di Bruno lo fece con sguardo basso, in silenzio, senza sapere cosa fare, cosa dire. Ma fu questione di un attimo, Sara sciolse l’abbraccio con suo padre ed alzò gli occhi verso Luca che aveva puntato lo sguardo su di lei un attimo prima. I loro sguardi si incrociarono e fu in quel momento che entrambi ebbero ben presente quale fosse la parola giusta per descrivere quei mesi di lontananza: aspettativa. Ogni giorno di quei sei mesi avevano pensato al momento in cui si sarebbero rivisti, avevano creato nella loro mente ogni tipo di scenario possibile, le parole giuste da usare, un abbraccio che non desse nell’occhio ai presenti. Ma tutti gli scenari che avevano accuratamente creato in quei mesi non avevano tenuto conto dell’espressività dei loro occhi. Si era mancati così tanto che attraverso uno sguardo crollò tutto, le paranoie di Sara, i muri di Luca.
Con passi incerti Sara si avvicinò a lui, lo guardò per un secondo prima di buttarsi tra le sue braccia. La sua testa era contro il petto di Luca mentre la sua mano era andata a stringere la maglia che gli ricadeva sul fianco. Fu questione di secondi ma per entrambi durò un’eternità. In sala calò il silenzio, tutti attenti, tutti vigili a captare ogni minimo respiro.
“Allora? Come sono andati questi mesi?” fu Enza ad interrompere quel momento carico di tensione. Sara ne approfittò per voltare le spalle a Luca e riprendere la sua cena in famiglia. Raccontò delle strade di Dublino, raccontò di quanto fosse bella nonostante l’umidità ad entrargli nelle ossa. Raccontò dei pomeriggi passati sull’erba circondata dagli amici conosciuti nella sua nuova scuola, raccontò del bar che avevano scelto per le giornate di pioggia, raccontò della sua compagna di stanza, di quanto fosse migliorato il suo inglese, di Tito e la ragazza spagnola del quarto piano. Luca non poteva far altro che ascoltarla e sentirsi felice per lei, era cambiata la sua Sara, era diventata una donna. Mentre ascoltava i suoi racconti non riuscì a privarsi di guardarla, era così diversa, i capelli raccolti in uno chignon scomposto che lasciava cadere ciocche di capelli intorno al suo viso; un vestito semplice a scivolarle addosso con qualche fiore qua e là. In quel momento realizzò che allontanarsi era stata la scelta giusta per Sara perchè aveva trovato un luogo e delle persone che l’avevano resa felice.
“E tu Sara, l’hai trovato il fidanzatino?”. La serenità e la spensieratezza di quei racconti erano state interrotte da Giuliano che con la sua domanda aveva nuovamente fatto calare il silenzio in casa.
“Ma che domande sono, Giuliano? Di certo non verrà a dirlo a noi” disse Katia, andando a rimediare ai danni del futuro marito.
“Tranquilla Katia, in fondo lo so che siete tutti curiosi. No, non ho trovato il fidanzatino ma ho trovato una persona che mi ha resa felice” disse Sara scatenando l’interrogatorio di tutta la famiglia Miranda, in particolare Rosy finì per strozzarsi con lo spumante che stava sorseggiando. Luca era rimasto impietrito sul suo posto, con lo sguardo basso, senza sapere quale emozione mostrare. Doveva fingere di essere contento per lei? Doveva fingere di non aver capito bene e di volere altre notizie sulla “persona” di Sara? No, non avrebbe fatto niente se non aspettare il momento giusto per andare via.
“Bene, se non vi dispiace io vado a casa, è stata una lunga giornata e mi sento distrutto. Rosy grazie mille per la cena, era tutto buonissimo” tutti si voltarono verso di lui, Bruno gli disse di non fare l’esagerato, in fondo aveva passato la sua giornata a giocare a carte con Giuliano, come sempre. Ma alla fine tutti gli ospiti si resero conto della tarda ora e decisero di andar via, la serata che tutti temevano era finita.
Prima di andar via Luca si girò verso Sara che come una calamita si voltò a guardarlo. “Bentornata Saretta” le disse con un sorriso strano, prima di andare via.

 
Sei mesi prima.
Sara stava tornando a casa dopo aver buttato la spazzatura quando ad un certo punto si bloccò, Luca era seduto sul muretto di fronte casa sua. Aveva deciso di aspettarla e di chiederle scusa per aver strumentalizzato il sentimento che provava per lui. Si guardarono per un attimo negli occhi prima che Luca cominciasse a parlare.
“Ho aspettato che fossimo soli perché volevo parlare un po’ con te. Sai, dopo tutto quello che è successo, l’equivoco della malattia di tuo padre e tutto il resto…ti volevo dire che…” Luca prese un respiro e continuò “mi dispiace.”
“E perché?” lo interruppe Sara con il suo solito sorriso. “Mi hai baciata, che c’è da dispiacersi?”
Luca la guardò per un attimo e si rese conto, ancora una volta, di quanto quella ragazzina di diciassette anni riuscisse sempre a sorprenderlo. Immaginava di averla delusa, di nuovo. Immaginava di essere respinto e di aver perso definitivamente la sua fiducia ed invece no, con un sorriso radioso si era detta contenta del loro bacio. Era così diversa da tutte le donne incontrate in passato. Era in grado di entrare nella sua vita e ribaltarla completamente come se fosse uno tsunami per poi catapultarlo in un paesaggio silenzioso immerso nella natura, così da farlo sentire amato, protetto. Sara era come un mare in tempesta ma al tempo stesso pura e serena come l’acqua del lago.
“Il fatto è che io a questa storia del bacio finto…non ci credo.”
“No, eh?” la interruppe Luca. Lo sapeva, era troppo furba per poter credere alla scusa che aveva dato a Bruno. E’ vero, l’aveva baciata per non lasciare che andasse a Dublino proprio durante i presunti ultimi giorni di vita del padre. Aveva usato il bacio come mezzo per non farla partire ma neanche per un secondo aveva finto il trasporto che provava nei suoi confronti.
“So cosa hai provato durante il bacio. È qualcosa che non si può fingere. Però tu, se vuoi, puoi continuare a farlo, puoi raccontarti tutte le balle che vuoi, per tutto il tempo che credi ma la verità è che tu mi ami, esattamente come io amo te.  E un giorno che tu lo voglia o no, noi staremo insieme”. Luca la fissò per qualche secondo incapace di comprendere come una ragazzina riuscisse a togliergli la parola, incredulo di fronte alla sua tenacia. Scosse la testa sorridendo, prima di darle le spalle ed allontanarsi. Si fermò dopo qualche passo, restò fermo per valutare bene ciò che stava per fare. Si voltò a guardarla, era lì dove l’aveva lasciata, a bere un sorso della birra che lui stesso aveva poggiato sul muretto. Era così bella, così semplice eppure aveva un fascino tutto suo. Era innamorato, non poteva far altro che ammetterlo dopo tutti quei mesi. La raggiunse mentre lei lasciava da parte la birra e alzò il viso per guardarlo con la sfrontatezza che le apparteneva. Luca avvicinò la fronte alla sua e per un attimo Sara si sentì morire. Aveva aspettato quel momento per anni, aveva lottato per il suo amore, era andata contro tutti per lui. Luca le passò una mano dietro la schiena e l’avvicinò a sé prima di baciarla. Fu un bacio lungo, un bacio desiderato da entrambi, un bacio carico di passione. Si accarezzarono il viso, Luca la teneva stretta, sentiva i suoi ricci sfiorargli il braccio. Si allontanarono un attimo per guardarsi in faccia, Sara aveva un sorriso da bambina stampato in viso, sorriso ricambiato da quello sghembo di Luca.
“Sei bella, lo sai?” le chiese retoricamente Luca.
“Lo sono?” replicò Sara con voce sottile e occhi carichi di felicità, prima di stampargli un bacio sulle labbra.
“Tantissimo”. Restò a fissarla per qualche minuto, rivolgendole un sorriso ad ogni bacio che Sara stava stampando sul suo viso. “Saretta adesso è tardi, andiamo a dormire?” le chiese come se stesse parlando con una bambina, sapeva che da quel momento Sara non avrebbe più creduto alle sue bugie. Ed infatti lei gli rivolse un piccolo broncio e il solito sguardo da bambina che chiede in cambio solo qualche caramella in più.
“Mi prometti che domani non cambierà tutto e che ti avrò di nuovo con me?” Sara sapeva quanto gli era costato quel momento di debolezza, Luca sapeva essere molto risoluto e severo con sé stesso ma stavano raggiungendo dei piccoli traguardi insieme, non poteva permettere che le paure di Luca lo allontanassero ancora una volta. Luca non le rispose, la salutò con un bacio ed un sorriso prima di percorrere nuovamente il ballatoio che attraversava le loro case. Si girò a guardarla prima di entrare nel suo appartamento. Non avrebbe dovuto farlo, quella sera stessa aveva giurato a Bruno di non essere innamorato di Sara, aveva sbagliato ma si sentiva maledettamente bene.
Quella sera nessuno dei due riuscì a chiudere occhio. Il cuore di Sara scoppiava di felicità, finalmente Luca le aveva mostrato i suoi sentimenti. Ma se si fosse di nuovo rimangiato ogni cosa? Era già successo altre volte in effetti, le aveva detto di essere la sua più grande debolezza per poi cacciarla di casa il giorno dopo come se nulla fosse. Poteva farlo, è vero, ma arrivati a quel punto Sara non temeva più nulla: lei e Luca avrebbero avuto il loro lieto fine. Dall’altro lato del pianerottolo, Luca era sdraiato sul divano, aveva ancora il cuore a mille ma allo stesso tempo un vuoto allo stomaco che rischiava di risucchiare anche lui. Non doveva farlo, questa volta Bruno l’avrebbe davvero ammazzato. Decise che per lui e Sara non era ancora arrivato il momento, le avrebbe fatto capire che a volte è meglio aspettare che le acque si calmino dopo la stagione delle piogge.
Il giorno dopo evitò di passare per la colazione dai Miranda, aspettò Bruno in macchina perché sarebbe stato difficile far finta di niente ed inoltre avrebbe dovuto spiegare le sue occhiaie ai due amici e non aveva intenzione di mentire di fronte alla donna che la sera prima gli aveva chiesto di restare.
Quella mattina Sara si alzò di buonumore, trasmettendo a tutti i membri della sua famiglia la sua felicità. Bruno sperò che sua figlia si fosse decisa a lasciare tutte le lacrime e le grida di quella settimana alle spalle. Enza invece le sorrise e le disse che meritava tutto ciò che la rendesse felice. Ma quando Sara si rese conto che Luca non sarebbe arrivato sprofondò in un lungo silenzio: si era pentito di averla baciata, non potevano esserci altre spiegazioni. Mentre raccoglieva i libri per dirigersi fuori casa, il suo telefono vibrò.
 
“Passo a prenderti alle due fuori scuola. Ti porto in un posto speciale.”
 
Appena finì di leggere il messaggio di Luca, il sorriso le tornò sulle labbra. Tornò raggiante in cucina e “mamma, non aspettarmi per pranzo. Io e Matilde mangiamo una cosa al volo e poi andiamo in biblioteca. Chiamala se vuoi.” disse, dopo aver preventivamente informato Matilde di tenerle il gioco.
Non si era pentito del bacio della sera prima, forse poteva davvero sperare di averlo tutto il giorno per sé.
 
*
 
Luca andò in commissariato come tutte le mattine ma fin da subito destò sospetti per l’aria stanca e la testa tra le nuvole. Chiese a Bruno se potesse dargli il pomeriggio libero, gli spiegò di non aver chiuso occhio quella notte a causa dell’insonnia e di aver bisogno di tornare a casa e dormire. Non fu difficile credergli, aveva davvero un’aria affranta.
Preciso come un orologio svizzero, alle due aveva parcheggiato fuori la scuola di Sara e aspettò un paio di minuti prima di veder spuntare una testolina riccia e un sorriso felice tra la massa di studenti che a quell’ora uscivano da scuola. Sperava che la sua scelta non la facesse soffrire, sapeva di poter ragionare con lei e convincerla che sarebbe stata la scelta giusta per entrambi. Quando Sara entrò in macchina si spinse subito verso di lui per stampargli un bacio sulle labbra ma Luca si voltò, lasciando che il bacio gli sfiorasse la guancia. Ma Sara capì, erano in un luogo affollato, nessuno doveva vedere.
“Dove mi porti di bello?” chiese subito, dopo aver chiuso la portiera della macchina. Sembrava davvero una bambina che non crede ai suoi occhi, il regalo che desiderava da sempre proprio accanto a lei.
“In un posto tutto chiuso, dove saremo solo noi. È romantico” scimmiottò Luca, Sara gli sorrise ma non capì la sua allusione finchè non trovò davanti a sé una distesa di blu. L’aveva portata al mare proprio come lei gli aveva chiesto qualche mese prima quando, dopo averla accompagnata a scuola, gli chiese di portarla al mare, utilizzando esattamente le stesse parole che Luca le aveva detto qualche minuto prima. Non riusciva a crederci, stava accadendo davvero. L’amore della sua vita era lì accanto a lei e stavano per passare un pomeriggio al mare, proprio come una coppia qualsiasi. Nessuna differenza d’età, nessun padre geloso, nessuna zia di troppo. Erano solo Luca e Sara, due ragazzi come tanti altri.
Si sedettero sulla spiaggia, in un punto coperto dal muro del lungomare. Sara sentì che il momento della verità era arrivato ma non aveva il coraggio di chiedere, perciò prese una mano di Luca e cominciò a giochicchiare con le sue dita.
“Non mi sono pentito, se è questo che ti stai chiedendo.” Sara alzò lo sguardo e non riuscì a fermarsi dall’avvicinarsi a lui e baciarlo. Aveva il permesso ora, non avrebbe più dovuto temere un suo rifiuto. Luca sorrise nel bacio, in realtà voleva farlo dal momento in cui aveva visto Sara uscire da scuola. Ma prima di continuare doveva subito mettere in chiaro ciò su cui aveva riflettuto per tutta la notte. Il sorriso di poco prima era completamente sparito e Sara temette di aver sbagliato qualcosa. “Stanotte non ho chiuso occhio. Cercavo una soluzione giusta che non facesse soffrire nessuno ma credo sia imp-”
“La soluzione giusta è stare insieme. Noi ci amiamo e nessuno può ostacolarci.” Sara lo interruppe ripentendo parole che ormai Luca conosceva a memoria.
“Beh Sà, io non direi così. Tu sei minorenne ed io un poliziotto, verrei arrestato e perderei il lavoro in meno di due secondi se qualcuno lo sapesse” Luca ci rise su ma era la verità, era quello che doveva evitare a tutti i costi.
“Hai ragione ma ci nasconderemo per bene. Si tratta solo di 7 mesi, poi sarò maggiorenne e potremo -”
“Vorrei che partissi per Dublino.”
Fu come se un fulmine l’avesse trafitta. Come poteva dire una cosa simile dopo i baci che si erano scambiati? Come poteva allontanarla in questo modo dopo averle accarezzato il viso come aveva fatto per tutto il tempo in cui erano seduti sulla spiaggia?
“Cosa stai dicendo, Luca? Avevi detto di non esserti pentito. Io non ci vado a Dublino, non ora che sono con te. Ti prego Luca, non allontanarmi di nuovo, ti prego.” Le lacrime avevano ormai cominciato a rigarle il viso, Luca cercò di tranquillizzarla, continuò ad accarezzarle il viso cacciando via le lacrime che copiose scendevano dai suoi occhi. Il vento cominciò ad essere più insistente, tipico delle giornate di Settembre. L’aria divenne più fredda e Luca vide Sara tremare tra le sue braccia. Decise di togliersi la felpa blu e poggiarla sulle spalle della ragazza che si stringeva contro il suo petto.
“Saretta ascoltami, io non mi sono pentito. Hai sempre avuto ragione tu, io sono innamorato di te.” Sara si fermò, lo guardò negli occhi per capire se fosse sincero prima di riprendere a parlare tra i singhiozzi.
“Allora perché vuoi mandarmi via? Vuoi che il tempo logori i tuoi sentimenti?”
Luca fu intenerito da quelle parole. Logorare i suoi sentimenti? Era un anno che cercava di reprimerli, erano mesi interi che usciva con altre donne per non pensare a lei. Aveva dato persino una seconda possibilità al suo matrimonio, ma non era servito a nulla.
“Assolutamente no. Io voglio che trovi la tua felicità.”
“Sei tu la mia felicità” lo interruppe Sara. Luca non riuscì a fermarsi dal sorriderle. Era tornata la Sara testarda e tenace che aveva imparato ad amare.
“È proprio questo il punto, Sà. Io non devo essere la tua felicità, tu hai bisogno di staccarti da tutto questo, di trovare una felicità che non mi rappresenti e solo allora ti renderai conto che l’amore che provi per me deve completare la tua felicità, non rappresentarla”. Sara non proferì parola, era accucciata contro di lui, il viso nascosto contro il suo petto. Sapeva che le parole di Luca erano giuste, sapeva che in quei mesi si era dannata per il loro amore, aveva messo da parte sé stessa per riuscire a conquistarlo. Luca approfittò del silenzio della ragazza per continuare.
“Ascoltami, non ti sto chiedendo di dimenticarmi ma di cominciare a vivere. Questo è quello che io voglio per te. Per quanto riguarda me, ho bisogno che tu vada via.” Sara alzò lo sguardo, quelle parole le avevano trafitto il cuore ma non osò replicare. “Non fraintendermi, io ho bisogno che la situazione qui si distenda. Ho rischiato di essere ammazzato da tuo padre per due volte in una settimana. Cosa credi? Non si potrà fingere per molto. Abbiamo bisogno entrambi di capire quanto valga questo sentimento che ci unisce e solo allora, in un clima più pacifico, possiamo cominciare a viverlo.”
“Vuoi che io vada in una nuova città per incontrare nuove persone e rendermi conto che il mio è stato solo il capriccio di una bambina?” Sara pronunciò quelle parole con un filo di voce. Aveva gridato al mondo di amarlo per troppo tempo ed ora non le era rimasto più fiato in corpo per continuare.
“Io voglio che tu riscopra te stessa. E se dopo il tempo e la lontananza tu mi vorrai ancora, io sarò qui. Stavolta sarò io ad aspettarti.” Sara scoppiò di nuovo a piangere, stringendosi sempre di più nella felpa del ragazzo. Sapeva che ciò che aveva detto Luca era giusto, lei aveva messo lui prima di tutto. Era diventato un tormento, una vittoria da conquistare e così facendo avrebbe rischiato di rovinare la loro storia.
“Per tutti questi mesi non ho fatto altro che pensare a te, ad un modo per restare soli, alle parole giuste da usare per farti capire quanto profondo sia il mio sentimento…Credo che tu abbia ragione, ritrovare me stessa è anche un punto di partenza per far funzionare le cose tra di noi”. Luca la fissò per un attimo senza dire nulla, era sicuro che lei avrebbe capito. Era piccola ma a volte era in grado di superare una delusione come una persona adulta. Le stampò un bacio leggero sulle labbra per mostrarle ancora una volta che il suo non era un rifiuto. Restarono per molto tempo in silenzio, seduti sulla spiaggia e avvolti in un abbraccio.
“Io vado ma tu devi promettermi una cosa.”
“Mh, cosa?” sbuffò Luca, sempre la solita. Lei e le sue promesse, lei e i suoi segreti.
“Una lettera al mese per sei mesi. Solo per fare un resoconto del mese passato e dei nostri sentimenti. Se non ci amiamo più, tanto vale saperlo prima e metterlo per iscritto, senza rendere le cose più difficili quando tornerò. Non credi?” Sara inclinò il viso verso di lui, gli occhi lucidi ma il sorriso sulle labbra. Luca non le rispose, Sara era abituata a questo suo modo di non rispondere. Infatti Luca restò in silenzio ma suggellò la promessa con un bacio e a Sara bastò questo.
“Posso tenere questa felpa?” Sara lo chiese come se rappresentasse un motivo per convincersi a partire.
“Certo che puoi, d’ora in poi è tua.”
 
*
 
Sara partì due giorni dopo. Aveva spiegato ai suoi genitori di aver bisogno di cambiare aria. Le sarebbe servito per stare meglio e per poter ritornare ad essere felice. Rosy aveva cercato di convincerla del contrario mentre Bruno, non proferì parola: l’avrebbe assecondata. Aveva capito quanto il rifiuto di Luca e la loro opposizione al suo amore avesse danneggiato la piccola Sara, con il tempo l’avrebbe dimenticato.
Sara partì due giorni dopo, si incamminò verso le scale dell’aereo dopo aver rivolto un ultimo saluto ai suoi genitori. Un ultimo sguardo verso Roma ed un messaggio salvato nel suo telefono.

“Ricordati di me quando tutto ti sembrerà difficile. Io sarò qui ad aspettarti.”







Note:
La scorsa estate ho rivisto la serie Tutti per Bruno e mi sono ri-innamorata di Luca e Sara. Questa storia è senza pretese, nasce semplicemente come sclero per riuscire a dare un continuo alla storia della coppia dopo il bacio dell'ultima puntata. Spero vi piaccia!


 
   
 
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