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Autore: la nouvelle vague    09/05/2019    1 recensioni
(Crossover: Dolce Flirt/Harry Potter; storia rivista e ripubblicata)
Prima Guerra Magica (1970-1981)
E se gli alunni del Dolce Amoris fossero stati dei maghi?
E se la loro vita ad Hogwarts venisse stravolta dall’ascesa del mago oscuro più potente di tutti i tempi?
Una storia di caduta e redenzione, di crescita, paura, ribellione, amicizia e amore.
“Di fronte a quello sguardo rabbioso, Castiel quasi indietreggiò, preso alla sprovvista. Ma lo stupore durò poco: un attimo dopo era la ragazza ad arretrare, fino a scontrarsi contro la balaustra. Deglutì, […] e alzò lo sguardo verso il volto del ragazzo, che si stagliava a pochi centimetri dal suo. Nei suoi occhi, stranamente arrossati, notò una collera cieca che le mozzò il respiro, unita a qualcos’altro che, lì per lì, non riuscì ad identificare. “Non fare finta di non saperlo, ragazzina” sibilò lui a denti stretti, con un odio tale da fargli tremare la voce[…]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Armin, Castiel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Con la prima partita di Quidditch che si avvicinava, gli studenti erano sensibilmente più tesi ed eccitati e, mentre i più audaci si lanciavano in una serie di scommesse clandestine tra i corridoi e i dormitori, ai prefetti spettava il gravoso e impossibile compito di frenare il tutto.
Tra questi un agitatissimo Alexy, il quale dopo aver inaspettatamente mostrato fin dal primo anno un’incredibile familiarità con la scopa, aggiudicandosi un posto come cercatore durante il secondo anno, avrebbe dovuto conciliare la sua attività di prefetto con quella, nuova di zecca, di capitano della squadra.
-Ho saputo che i Corvonero hanno un nuovo cercatore.- Disse Maeve al ragazzo, tentando di distrarlo da un gruppo di Tassorosso del secondo anno che parlottavano tra loro in un angolo della Sala Grande, con un sacchetto di monete malamente nascosto in pugno.
-Si, si sono finalmente tolti dai piedi quell’incapace di Steeval…- Borbottò quest’ultimo, che anche quella mattina esibiva delle considerevoli occhiaie causate dagli allenamenti estenuanti a cui si sottoponeva in vista della partita.
-Sai chi hanno preso?- s’intromise Armin apprensivo, più interessato alla salute del fratello che alle sorti della partita.
-Pare uno del settimo anno, credo si chiami Kentin Davies... non lo conosco e voi?-
Gli altri scossero la testa, tranne Rosalya
-Eccome se lo conosco, suo padre è il Capo Auror al ministero, un gran bel partito.- strizzò l’occhio ad Alexy, strappandogli un sorriso stanco, e si rivolse a Maeve -Ci sarà anche lui alla festa di Lumacorno, venerdì sera.-
Maeve emise un lamento
-Non voglio andarci.-
-Sai che novità.- sorrise Rosalya, versandosi un’abbondante quantità di succo di zucca
-La cocca del prof non si può mica assentare.- la stuzzicò Alexy
-Beh, indovina chi altro è il cocco del prof e sarà presente.- sbuffò Maeve, cercando con gli occhi l’appoggio di Armin
-Basta evitarlo. Non devi necessariamente rivolgergli la parola…- disse il ragazzo, con un sorriso gentile.
Armin non aveva tutti i torti, rifletté Maeve, ma come al solito peccava di ingenuità: Castiel McLaggen non era il tipo che aspettava la lenza per abboccare. Anzi, se necessario, la lenza se la creava da sé.
Rosa sbuffò sonoramente -Beh in ogni caso dobbiamo sbrigarci, tra dieci minuti abbiamo pozioni.-
Maeve quasi si affogò con il suo succo di zucca.
Tossendo si alzò e mise in spalla la borsa, abbandonando la colazione a metà; quel giorno era alquanto eccitata, poiché Lumacorno aveva promesso delle novità per la lezione, e non vedeva l’ora di mettersi alla prova.
-Inizio ad andare, ci vediamo in aula!-
Salutò gli altri che le risposero con un cenno confuso e si affrettò fuori dalla Sala Grande, verso i sotterranei.
Notò con una certa soddisfazione che quello scansafatiche di McLaggen non era ancora arrivato e prese posto al suo solito banco, tirando fuori libro e appunti.
Non aveva ancora digerito il fatto di essere stata superata dal Grifondoro qualche lezione prima ed era decisa a riconquistare il suo podio… gente ambiziosa, i Serpeverde.
Lumacorno entrò in aula poco dopo, seguito dal resto degli studenti; Armin e Rosa presero posto accanto a Maeve.
Non appena tutti furono seduti, il professore abbracciò l’aula con lo sguardo, sorridente
-Molto molto bene, vedo che a parte Parkinson ci siete tutti… gran brutto incidente con la Tentacula Velenosa giù nelle serre, spero si riprenda presto…- il suo sorriso si allargò -E a proposito di Tentacula Velenosa, è proprio uno degli ingredienti della pozione che prepareremo oggi.- agitò la bacchetta e una serie di ingredienti comparve sulla lavagna -Distillato della Morte Vivente, pagina dieci di Pozioni Avanzate. È una pozione complicata, ma certamente non impossibile.-
Gli studenti iniziarono a sfogliare il libro per analizzare il compito. Maeve scorse con disappunto le pagine dedicate alla pozione: Lumacorno aveva promesso delle novità e adesso, invece, si ritrovava ad una lezione come un’altra.
-Ma…-
La testa di Maeve scattò in alto verso il professore. Questi si sfregò le mani -Ognuno di voi nel corso degli anni si è scelto un preciso compagno di banco, e con questo ha condiviso ogni lezione e beh, ogni pozione.- strizzò l’occhio a uno studente al primo banco -È sicuramente importante per un pozionista il confronto con altri del mestiere, l’armonia con i propri colleghi e perché no, ogni tanto sbirciarsi a vicenda il lavoro non è totalmente inappropriato, se vi dà l’opportunità di imparare e migliorare. Tuttavia…- fece una piccola pausa, e un brutto presentimento si fece strada in Maeve -Ogni tanto mettersi alla prova con una pozione non basta: non sempre avrete delle condizioni favorevoli nel vostro lavoro, e a partire da oggi voglio proprio creare una condizione, per così dire, un po’ meno favorevole.- il suo tono teatrale si fece più autoritario -Malfoy, prego, si alzi e si sieda accanto a Brown… e lei, Finnigan, prenda il posto di Malfoy.- Rosalya fece per protestare, ma lo sguardo fermo di Lumacorno la zittì. Lanciò un’occhiata disperata gli amici e si spostò accanto al ragazzo Grifondoro, che ricambiò con sguardo di sfida l’espressione sdegnosa di lei.
Maeve dal canto suo era quasi terrorizzata: Rosalya e Dake Brown si detestavano e, man mano che procedeva, Lumacorno continuava ad accoppiare appositamente gli studenti con i peggiori rapporti.
-Weasley*,- Maeve guardò il professore atterrita -prenda le sue cose e vada al posto di…- il professore si guardò intorno
No no no no no!
-… di Selwyn.-
L’alto mago dai capelli color carota seduto accanto a Castiel McLaggen si alzò e le fece cenno di spostasi. Armin le lanciò uno sguardo dispiaciuto mentre con viso funereo Maeve lasciava il proprio posto per andare a sedersi di fianco all’odiato Grifondoro.
McLaggen la squadrò con un breve ghigno sarcastico sollevando il sopracciglio -Sai Selwyn- disse -dispiace più a me. L’ultima cosa che mi ci voleva era una ragazzina impedita a far casino con gli ingredienti.-
-Taci.-
-Sappi che non mi metterò a tagliare gli scarafaggi per te, principessina.-
Maeve gli lanciò uno sguardo gelido, senza rispondere. Iniziò a dividersi gli ingredienti, arrabbiata, consapevole che il ragazzo l’avrebbe derisa per ogni minimo errore. Sentiva gli occhi del Grifondoro su di sé, immobile, e si chiese con fastidio crescente come facesse ad eccellere senza apparentemente alcuno sforzo o preoccupazione.
 
Quando quella sorta di smistamento fu concluso, Lumacorno diede le ultime dritte sul compito e sparì dietro ad una rivista di pozioni.
Il Distillato della Morte Vivente, checché ne dicesse il corpulento professore, era estremamente complesso. Maeve si asciugò del sudore dalla fronte con la manica del maglione; dopo circa un’ora e mezza, i caldi vapori speziati della pozione avevano reso i suoi capelli, che continuavano ad appiccicarglisi al viso, più crespi che mai, e li legò disordinatamente mentre attendeva che il suo lavoro bollisse per tre minuti esatti. Il colore della pozione, mentre bolliva, di un nero bluastro, era a dir poco perfetto, ma Maeve era ancora tesa e arrabbiata. Sbirciò per un attimo il contenuto del calderone altrettanto nero del compagno, silenzioso e concentrato da quando aveva iniziato, e afferrò la boccetta verdastra del Succo di Fagioli Sopoforosi, pronta a versarla da lì a pochi secondi.
-Stai sbagliando ingrediente.-
Maeve si voltò infastidita, con il Succo stretto in pugno. McLaggen stava fissando con attenzione la propria pozione.
-Non credo proprio.-
Il ragazzo sollevò appena i freddi occhi grigi verso di lei, per poi concentrarsi sul libro
-Quello che hai in mano è Infuso di Artemisia.- sentenziò calmo, a bassa voce.
Maeve aprì il pugno irritata, e lesse l’etichetta sulla piccola boccetta.
Infuso di Artemisia”. Aveva confuso gli ingredienti a causa del colore simile.
Si girò verso McLaggen incredula, la bocca semiaperta dallo stupore. Perché diavolo l’aveva aiutata?
-Dovresti sbrigarti, ragazzina.-
Maeve si riscosse, e prima che il tempo scadesse, versò tre gocce del giusto ingrediente nella pozione, che immediatamente mutò in un brillante lillà, come segnato sul libro. Si affrettò a mescolare il distillato in senso antiorario, finché non divenne quasi trasparente; sebbene sul manuale ci fosse scritto che per essere perfetto avrebbe dovuto diventare totalmente limpido, decise di non rischiare e, con un sospiro di sollievo, spense la fiamma. Pochi istanti dopo il ragazzo accanto fece lo stesso.
Maeve non si azzardò a guardare il calderone del Grifondoro, nonostante si sentisse tesa, ma attese pazientemente a testa alta che un sorridente e speranzoso Lumacorno si avvicinasse.
-Bene bene, che cosa abbiamo qui? Caro ragazzo, questo è finora il miglior risultato della classe, i miei complimenti! Forse avresti dovuto mescolare una volta in meno, ma la comprendo la tua volontà di portarlo a completa trasparenza...-
Maeve storse il naso, e vide con la coda dell’occhio McLaggen chinare la testa e rivolgerle un piccolo sorriso ironico, indicando con un lieve movimento la pozione della ragazza.
L’attenzione di Lumacorno si spostò sul calderone di Maeve, e i suoi occhi si illuminarono
-A quanto pare invece la signorina Selwyn ha deciso di evitare il rischio.- ridacchiò -Tipico, tipico, avrei agito allo stesso modo. Scelta saggia, la pozione è sicuramente quella più vicina alla perfezione! Dieci punti a Serpeverde e beh, dieci cm in meno su trenta di pergamena per domani, in cui analizzerete ogni ingrediente del Distillato. La lezione è finita ragazzi, andate pure.-
Lumacorno si allontanò, dando una pacca sulla spalla di un serissimo McLaggen.
Maeve fece evanescere la pozione dal proprio calderone. L’euforia stava già svanendo e di colpo si sentì quasi colpevole di aver superato il ragazzo. Avvertì il bisogno di ringraziarlo, in qualche modo: prese fiato e si girò verso di lui con un incerto sorriso tirato, ma non appena lo fece questi si alzò, dandole le spalle e, preso il borsone, girò i tacchi sparendo velocemente dall'aula. Maeve rimase a fissare confusa la porta per qualche istante, indecisa se essere arrabbiata o rassegnata.
Era consapevole che McLaggen non fosse esattamente una bestiola scodinzolante, e che non vi era motivo per cui non avrebbe dovuto comportarsi esattamente nel modo in cui si era comportato; ciò nonostante ne rimase lievemente delusa. E infastidita.
-Com'è andata con l'acromantula coi capelli rossi?- Rosa le si era avvicinata, preoccupata.
-Una meraviglia.- sbottò sarcastica, infilando le cose nella borsa a casaccio, sentendo il bisogno di uscire al più presto dall’umido sotterraneo.
Armin la guardò comprensivo e le passò un braccio attorno alle spalle, facendola sussultare lievemente -Se non sbaglio qualcuno qui ha ancora una volta fatto rimanere Lumacorno a bocca aperta.-
Maeve sorrise ma distolse lo sguardo -Tutta fortuna.-
Non le andava di dire che McLaggen l'aveva aiutata: più per orgoglio che per vanità, non intendeva dargli alcun merito. Anni di prese in giro non spariscono per un consiglio arrogante, pensò.
Un atto altruista e disinteressato, le fece eco una parte della sua mente, che zittì stizzita.
-Maeve modesta. Sta arrivando l'apocalisse.- Rosa la guardò con un ghigno indagatorio e Maeve le fece il verso, dirigendosi verso le scale.
 
Respirò profondamente l’aria fredda e pulita che proveniva dal cortile, godendo dei pallidi raggi di sole della tarda mattinata che filtravano attraverso gli alti archi. Amava i sotterranei, ma in giornate come quelle ne sentiva l’atmosfera diventare troppo opprimente.
Tra pochi minuti avrebbero avuto lezione di Trasfigurazione, e si sentì tutto sommato felice di poter passare il prossimo paio d’ore nell’ampia e luminosa aula che affacciava sul cortile. Mentre si dirigeva a passo svelto verso la sua destinazione, tuttavia, si sentì chiamare alle spalle. Inchiodò e chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo per non mettersi a gridare.
McLaggen stavo appoggiato ad una delle colonne fumando una sigaretta insieme al suo migliore amico, uno stravagante Corvonero che credeva si chiamasse Lysandro Lovegood.
La scrutava con gli occhi semichiusi alla luce del sole, e un mezzo sorrisetto felino che Maeve avrebbe tanto voluto cancellargli dalla faccia con una sberla.
-Si dice “grazie”, comunque.- la sua voce sprizzava sarcasmo.
Maeve era incredula. Gli diede le spalle con furia, trovandosi a fronteggiare i volti perplessi di Rosa e Armin.
-Meglio sbrigarsi, non voglio finire affatturata dalla McGranitt per un ritardo.- li superò a passo di marcia.

 
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Venerdì sera Armin, Alexy e Maeve uscirono distrutti dopo tre ore di Trasfigurazione. Rosalya era riuscita ad evitare la lezione chiedendo un permesso alla McGranitt in persona per poter finire un lungo trattato di Antiche Rune, e non la vedevano dalle quattro del pomeriggio.
Maeve si trascinò attraverso l’entrata della Sala Comune con l’unico desiderio di lanciarsi tra le coperte; salutò i gemelli e salì al dormitorio, a quell’ora, ringraziò Merlino, ancora completamente vuoto.
Si era appena lanciata a pancia in giù sul materasso quando la porta del bagno si aprì. Sbuffò e con un occhio sbirciò l’intrusa: Rosalya la stava fissando un po’ troppo sorridente per i suoi gusti.
-Cosa c’è?- mugugnò
Rosa le si sedette sul letto -È venerdì.-
-Lo so che è venerdì, Rosa.-
-Allora dovresti vestirti, cara. Mancano poco meno di un paio d’ore.-
Maeve rotolò supina con un lamento. Ovviamente fingere di dimenticarsene non serviva a nulla -Ti supplico Rosa… sono troppo stanca!-
Rosa fece un risolino -Sono stata in biblioteca fino a venti minuti fa, sono stanca anche io. Ma Lumacorno si aspetta la tua presenza, quindi ora alzi le chiappe e vai a farti una doccia, perché puzzi come un ippogrifo sudato.-
 
Quindici minuti dopo Maeve era gocciolante davanti allo specchio del bagno, con delle occhiaie spaventose e un broncio considerevole. Si asciugò in fretta con la bacchetta, e immediatamente i suoi capelli gonfiarono, crespi come di consuetudine. Sghignazzò; avrebbero dato a Rosa qualcosa di cui lamentarsi.
Fuori dal bagno la giovane Malfoy era già vestita di tutto punto, con un elegante abitino di velluto color smeraldo sul quale aveva appuntato una piccola spilla d’argento con lo stemma della sua casata. Si stava studiando allo specchio con aria critica, apparentemente indecisa su quale sfumatura di rossetto adottare. Vide il riflesso di Maeve e la sua espressione si fece sconfortata
-Devi fare qualcosa per quei capelli… anzi, lascia perdere, ti conosco: farò io.-
-Suppongo di doverti ringraziare. - Sbuffò Maeve                                                      
-Supponi bene, e non azzardarti a mettere la divisa!-
Maeve la guardò lievemente offesa -Non avevo intenzione di mettere la divisa!-
Aprì il baule e pescò uno dei vestiti dimenticati sul fondo, un leggero abito glicine con sottili ricami botanici argentei, opera del sarto di fiducia di famiglia.
Lo indossò e si sedette sul letto, dandosi da fare per coprire i cerchi scuri attorno agli occhi, aspettando che Rosa finisse di truccarsi per dedicarsi ai suoi capelli. Non era mai stata abile con quel tipo di incantesimi, e non si era mai impegnata abbastanza per fare le cose manualmente, nonostante le lamentele di sua madre.
Rosalya invece di impiegò poco meno di un quarto d’ora, alla fine del quale i capelli rossicci erano stretti in una voluminosa treccia francese, fermata da un delicato fermaglio colorato a forma di libellula.
-Hai visto? Non è così difficile.- disse compiaciuta, guardando fiera la sua opera.
-Se pensi che la mattina mi svegli mezz’ora prima per fami una treccia sei ancora più pazza di quanto sembri, Rosa.- Maeve si alzò dal letto, sentendo le gambe che protestavano -Andiamo e speriamo che questa volta Lumacorno non la tiri per le lunghe.-
Rosa alzò gli occhi al cielo e le lanciò una piccola borsa magicamente espansa, in cui Maeve infilò la bacchetta e un paio di scarpe comode.
Giù nella Sala Comune Alexy, in piedi davanti al caminetto, in una vistosa giacca azzurro cielo illustrava ad alcuni compagni di squadra le tattiche della prossima partita; nonostante i suoi pessimi risultati nel campo pozionistico, Lumacorno aveva saputo riconoscere l’incredibile abilità a Quidditch del ragazzo, prendendolo sotto la sua elitaria ala.
Gli occhi di Alexy si illuminarono alla vista delle amiche, salutò in fretta i compagni e si affrettò a raggiungerle.
-Siete splendide, ragazze. Armin è andato in coma dopo Trasfigurazione, quell’idiota… se sapesse cosa si perde!- Alexy guardò eloquente Maeve, che arrossì tremendamente
-Cosa… cosa dovrebbe perdersi esattamente… e poi non è che… insomma siamo amici! Ci vede ogni giorno!- balbettò, mettendosi ancora più in imbarazzo.
Rosa iniziò a ridere sommessamente -Fate davvero tenerezza, Mae.-
Alexy fermò Maeve prima che potesse mandare Rosalya a quel paese, spingendole fuori dalla Sala Comune.
 
Qualche piano più sopra, l’ufficio di Lumacorno era avvolto da luci calde e disseminato di tavolini traboccanti dolci e bevande colorate; piccoli elfi domestici scorrazzavano indaffarati tra gli invitati portando vassoi carichi di cibo ed evitando timorosi il fantasma del Barone Sanguinario che, fermo in un angolo, osservava con aria cupa una grossa torta glassata.
Rosalya si precipitò subito dal cugino Lucius, trascinandosi dietro Alexy, iniziando a spettegolare su chissà cosa, mentre Maeve, che non aveva cenato, si lanciò senza troppi complimenti sui dolci, riempiendo un piatto abbondante.
Si assicurò poi che Castiel McLaggen fosse a distanza di sicurezza e si ritirò a sua volta in un angolo iniziando a mangiare.
Gli eventi sociali non erano esattamente il massimo per lei. Ricambiò con un sorriso tirato il saluto entusiasta di Lumacorno dall’altro lato dell’ufficio e continuò a guardarsi intorno con crescete disagio: Rosa non sembrava aver ancora finito con il cugino ed Alexy era sparito nel nulla. Avrebbe potuto avvicinarsi ad un qualsiasi ricco Serpeverde lì presente e intavolare una conversazione, ma non era certa di volerlo fare: in quei giorni in un modo o nell’altro ogni purosangue che conosceva finiva col parlare di Lord Voldemort, un argomento un po’ troppo pericoloso quando ancora non avevi ben chiaro da che parte stare.
Ad un certo punto un ragazzino del primo anno dalla chioma unticcia sbucò dalla folla, inciampandole addosso e facendole cadere i pasticcini.
-Severus!- una ragazzina gli corse dietro in un turbinio di capelli rossi e lo aiutò a rialzarsi, mormorando delle scuse imbarazzate a Maeve. Un’istante dopo si erano di nuovo spariti tra la folla.                              
Maeve guardò il proprio piatto confusa e si accorse di avere un pasticcino spiaccicato sul vestito, all’altezza del petto. Imprecò maledendo Lumacorno e la sua bislacca idea di invitare ragazzini del primo anno, mentre cercava di estrarre la bacchetta dalla borsa per ripulire il disastro.
-Vedo che ti hanno apparecchiato la tavola.-
Se avesse potuto, Maeve avrebbe iniziato a piagnucolare, invece si limitò a soffiare un “fottiti” tra i denti, con il braccio sprofondato fino all’ascella nella borsa. Forse Rosa aveva esagerato con l’incantesimo di estensione, pensò.
Castiel McLaggen assisteva alla scena con un sorriso beffardo; Maeve notò che non si era neppure degnato di darsi una sistemata: i capelli erano legati in una mezza coda disordinata, e la camicia cadeva spiegazzata fuori dai pantaloni, con i primi tre bottoni aperti. Indossava una bizzarra giacca di pelle, come Maeve non ne aveva mai viste nel mondo magico, e attirava più di uno sguardo crucciato e pieno di disprezzo.
-Serve una mano, ragazzina? forse se mi mostro gentile con uno di voi i tuoi simili smetteranno di guardarmi i cagnesco…-
-Non sono miei simili, McLaggen.- Maeve lo guardò storto.
-Sì, certo,- sussurrò il Grifondoro con un mezzo sorriso cinico -Accio bacchetta!-
La bacchetta volò tra le dita di Maeve, che finalmente poté ritrarre il braccio dalla borsa.
Per la seconda volta in quella settimana di ritrovò a fissarlo confusa.
-Dai, dillo, questa volta non me ne vado.- disse il ragazzo serio, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-C-cosa?-
-Lo so che l’altra volta volevi ringraziarmi.-
Maeve rimase congelata, senza sapere cosa ribattere -Io… non è vero!-
-Non è vero…- ripeté McLaggen lentamente, con il solito mezzo sorriso sarcastico incollato alle labbra -Sicuro.- 
Le voltò le spalle per andarsene. Maeve rimase ferma per qualche istante, indecisa sul da farsi; se da un lato voleva scrollarselo di dosso, dall’altro un moto di curiosità le stava montando dentro e premeva per uscire.
-McLaggen!- sbottò, infine.
Il ragazzo si girò, stupito, rivolgendole uno sguardo interrogativo
-Si può sapere che ti prende?- lo guardò dritto negli occhi.
Rosa l'aveva individuata tra la folla e si dirigeva verso di lei, con l'altezzoso Lucius sotto braccio.
L'espressione di McLaggen divenne indecifrabile dietro il sorriso storto.
-Guardati dai tuoi simili, Selwyn.-
Girò le spalle per la seconda volta, perdendosi definitivamente tra gli invitati.
 
-Da quando i Selwyn fraternizzano con la feccia filobabbana?-
La voce strascicata di Lucius le arrivò addosso come una doccia fredda.
-Smettila Lucius…- borbottò Rosa, fissando preoccupata l’amica, che ancora teneva lo sguardo vagamente corrucciato nel punto in qui McLaggen era sparito.
-Non stavo fraternizzando.- rispose lei, gelida.
Non riusciva a comprendere le parole del Grifondoro, ma vi era qualcosa, nel modo in cui gliele aveva dette, che l’aveva fatta sentire estremamente a disagio. Come se stesse sbagliando qualcosa di vitale.
-Rosa…?-
-Dimmi, Mae.-
-Credo che tornerò al dormitorio. Scusami, non mi va di restare.- rivolse un cenno di saluto a Lucius.
-Ma...- protestò Rosa.
-Scusami.- Senza lasciarle il tempo di ribattere, Maeve si allontanò, uscendo velocemente dall’ufficio. Fuori, in corridoio, ritrovò Alexy, impegnato in una conversazione con un bel ragazzo muscoloso dai capelli castani.
-Ehi, Mae!- la chiamò -Posso presentarti il nuovo cacciatore di Corvonero… perché hai un pasticcino spiaccicato sul vestito?-
Maeve scosse la testa e lo salutò con un cenno, senza fermarsi. Non si sentiva più in vena di chiacchiere di quanto non fosse appena arrivata; le parole di McLaggen continuavano a rimbombarle nel cervello, insieme ad un principio di mal di testa.
Tutto ciò che desiderava era il suo letto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
*No, il ragazzo Weasley non è Arthur, che allora aveva già finito gli studi. Ho pensato ad uno dei suoi fratelli, magari lo stravagante Bilius.
 
Sì, fa un po’ strano chiamare Castiel ‘’McLaggen’’, ma un po’ come con il personaggio di Draco, essendo la storia dal punto di vista di Maeve non mi sembra il caso di chiamarlo Castiel, dato che non è per nome che lei lo identifica. Almeno per ora.
 
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