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Autore: BlueButterfly93    10/05/2019    2 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 48

Solo per una notte







🎶Ed Sheeran - I'm a Mess (Castiel's POV)🎶

🎶Miley Cyrus - Wrecking Ball (Miki's POV)🎶

***

Avrei voluto essere capace di fermarli così com'erano, certi momenti. Come quegli aquiloni che restano sospesi per lunghissimi istanti nel cielo e sembra che nessun vento, nessuna tempesta riesca a portarli via. Presto o tardi si scopre che i momenti realmente importanti della vita non sono quelli programmati come i compleanni, il matrimonio o il diploma. Perché i veri attimi, quelli indelebili e scolpiti per sempre nella nostra memoria, giungono alla porta senza essere annunciati. La mia adolescenza fu ricca di quei momenti, di una persona in particolare. Peccato però, quegli attimi fugaci di felicità erano stati spazzati via da un tornado distruttivo che portava il suo nome. 

Varengeville-sur-mer: la pubblicità del profumo, la nostra prima volta, quello che - sebbene troppo distante da Parigi - oramai era divenuto il nostro posto speciale. Fu lì che mi portò Castiel quell'ultima sera, lo capii solamente dopo esser quasi giunti a destinazione. Con la moto, grazie alla velocità spropositata della guida del rosso, arrivammo con un'ora di anticipo rispetto al tempo stabilito da google. Infatti in occasione della pubblicità avevamo viaggiato per due ore e venti, mentre con la Harley Davidson solamente un'ora e mezza. Giunsi in quel piccolo paesino caratteristico con i capelli elettrizzati a causa della paura per l'alta velocità, perlomeno ero ancora viva. 

Parcheggiò proprio di fronte alla spiaggia che sarebbe per sempre rimasta impressa nel mio cuore e, ancor prima di scendere dalla moto, al ricordo di quella notte di Febbraio persi più di un battito. 

«Alla fine mi ci hai riportato sul serio qui

«Alla fine mi ci hai riportato sul serio qui...» notai sbigottita. 

Mi tolsi il casco che indossavo, scesi dalla moto ed iniziai a guardarmi intorno girando su me stessa. Tutto era rimasto come lo avevo lasciato mesi prima: il mare, le case dai tetti aguzzati, il contrasto del panorama tra il verde ed il blu. Era notte, la luce soffusa dei lampioni rese il tutto un po' più romantico. 

«Era una promessa, no?» mi affiancò, strinse la mia mano destra e mi guidò verso la spiaggia, in direzione della nostra barca. 

«Che se avessi dovuto dirmi qualcosa d'importante, bella o brutta, mi avresti portata qui...» rinvangai quel discorso e uno strano senso d'inquietudine mi seccò la bocca. 

«Nel nostro posto speciale», concluse lui per me. 

«Avevi detto di non credere in queste cose».

«Avevo, appunto!» marcò il verbo imperfetto. 

«Cosa vuol dire?» gli chiesi spiegazioni come al mio solito. 

«Grazie a te ho iniziato a credere in molte cose, Miki».

A quella sua affermazione bloccai di colpo la mia camminata, lui fece lo stesso, poi si voltò verso di me e si parò ad un palmo di naso. Nonostante la brezza marina tipica delle ore notturne, mi mancò il respiro... Lo aveva rubato Castiel insieme al mio cuore, maledetto ladro!

«Tipo?» bisbigliai dopo qualche minuto di parole silenziose e sguardi intensi. Non ci eravamo spostati, eravamo ancora faccia contro faccia. 

«In molte cose!» 

Mantenne la sua aria di mistero, senza sforzarsi di spiegare. Non avevo dubbi!

In parte offesa da quella risposta criptica, dando le spalle a Castiel, ripresi a camminare verso la barca. Non aggiunsi altro fin quando, convinta di essere sul punto esatto in cui era depositata due mesi prima, non la trovai. Il destino stava per premunire delle conclusioni tragiche a quella serata e la mancanza della barca sulla spiaggia di Varengeville ne era la testimonianza. 

«Non c'è più», gli feci notare voltandomi verso la sua figura. 

«Impossibile!» si guardò intorno, poi camminò per qualche metro pensando fosse stata spostata o che mi fossi sbagliata io sulla locazione, ma neanche lui la trovò.

«Il proprietario l'avrà spostata o sarà in mare...» sollevai le spalle e poi mi accomodai proprio sulla parte di sabbia in cui, prima di essere tolta, si trovava la barca. 

«Ogni cosa prima o poi svanisce, finisce», bisbigliò tra sé e sé, ma riuscii a sentirlo ugualmente. 

Sapevo stesse facendo riferimento anche ad altro e quella volta non avrei fatto finta di non aver udito, perché quella volta avrebbe dovuto spiegarmi ogni cosa. 

«Cos'hai combinato Cass? Non credi sia arrivata l'ora di raccontarmi tutto?» Quelle domande fuoriuscirono timorose dalla mia bocca.

S'inginocchiò sulla sabbia, poggiò entrambe le mani sulle mie gambe e si avvicinò al mio volto. «Te lo dirò, ma non ora».

«Ho aspettato anche troppo, sono mesi che-»

«Shhh...» mi sfiorò le labbra col dito indice per zittirmi, dovetti socchiudere gli occhi davanti a quel contatto delicato e deglutii. «Concedimi una sola notte. L'ultima notte e poi saprai tutto», posò un delicato bacio all'angolo della bocca e attese una mia risposta. 

Ormai era chiaro avesse fatto qualcosa di grave. Così mi ritrovai in bilico tra il voler conoscere tutta la verità all'istante e l'attendere qualche ora in più per vivermi un'ultima notte Castiel. La mente era offuscata da mille dubbi, mille ansie e tormenti. Cos'avrei dovuto fare?

«Fai l'amore con me», sgranai gli occhi e smisi di respirare. 

La sua richiesta giunse come un sussurro, con il fiato mi solleticò la guancia e mi vestì di brividi. Lo aveva detto sul serio. Aveva utilizzato la parola "amore" per descrivere un ipotetico rapporto tra di noi, non lo aveva mai fatto. 

«Ma tu n-non...»

«Insegnami tu, anche se solo per una notte, infondo l'avevi promesso». 

Nonostante il buio riuscii a leggere speranza in quegli occhi simili al color della nebbia. Giocava scorrettamente, come d'altronde aveva sempre fatto. Suppose che io fossi già innamorata di lui, non lo aveva detto esplicitamente ma s'intuiva ugualmente. 

«M-ma... M-ma io non-» bloccò il mio balbettio con un bacio a stampo.

«Fallo e basta Ariel!» 

E quelle furono le sue ultime parole. 

Mi spinse delicatamente a sdraiarmi sulla sabbia ed io lo feci, non m'importò dei granelli sottili che sarebbero inevitabilmente finiti tra i capelli, non mi fregò di sporcarmi o di essere in mezzo al nulla su una spiaggia pubblica, non m'importò neanche dei segreti, della verità che pendeva sulla mia testa come una ghigliottina. In quel momento esistevamo soltanto noi: io, lui ed i miei sentimenti. 

Perché quella notte avrei sfidato persino l'impossibile pur di trasmettergli tutto l'amore nutrito per lui. Mi avrebbe sentita sin dentro le ossa, grazie all'alchimia dei nostri battiti, dei nostri respiri, dei nostri corpi, avrebbe provato lo stesso mio sentimento.

Era pronto a concedermi il suo amore per una notte ed io me lo sarei preso. Per la prima volta, per un'ultima notte, avrei indossato una calzamaglia nera e avrei rubato il suo cuore. D'altronde lui possedeva il mio da molto tempo, era uno scambio equo il nostro.

-


CASTIEL

"Ed ora... Scaldami con la tua pelle, guariscimi con i tuoi baci. Fammi sentire tutta quella voglia che hai di vivermi, poi cancella l'incertezza e la paura che ho di perderti".

La verità incombeva su di noi, la fine era vicina, per cui tentai di godermi ogni attimo che mi restava. A poche ore dal suo addio volli donarmi completamente a lei. Mi chiese di volare, ci provai ugualmente sebbene non lo sapessi fare. Quella notte mi strinse forte perché non voleva lasciarmi andare. Nascosti da tutto e persino da noi, con i corpi tra la sabbia, la seguii nello splendore della sua purezza. 

Quel vuoto percepito dentro di me non scomparve, anzi addirittura riuscì a danneggiare persino lei... Bella e rovinata. Ero un disastro, dentro e fuori. Era ferita ancor prima d'iniziare, ma non si arrese ugualmente. Mi carezzò con le sue dita affusolate riuscendo a domare la parte buia del mio essere. Poté vedere le fiamme dentro i miei occhi, ero finalmente pronto a sentire il suo amore bruciare intensamente. 

Perché forse potevo essere un bugiardo, ma per quella notte ero pronto ad innamorarmi di lei. Soltanto per una notte, poi l'avrei lasciata andare. E lei me lo concesse... i suoi sentimenti arrivarono dritti sin nello stomaco, nella mia anima. Mi abbandonai completamente a lei nello stesso luogo in cui Miki mi aveva donato la sua purezza. Avevo scelto quel posto simbolico proprio per quel motivo, ma non l'avrebbe mai saputo. Non ero bravo ad esternare le mie emozioni, mentre lei al contrario era esperta nel comprendermi. Sperai immaginasse i miei pensieri anche in quell'occasione. 

Quell'ultima sera lasciai a lei le redini della situazione, riuscì a sedurmi con poco. Mi bastò ammirare il suo busto nudo, scorgere i seni nascosti da ciocche di capelli ramati, per impazzire. Ed eccola lì la mia Sirena, sedeva su di me in tutto il suo splendore. Si prese cura di ogni parte del mio corpo, si preoccupò di spogliarmi completamente prima di lambire ogni angolo di pelle con i suoi baci. La sua bocca carnosa su di me e le mani tra i capelli mi ubriacarono totalmente della sua essenza. Impressi nella mente ogni gesto e movimento, ogni segno particolare del suo corpo, sperando di non dimenticarla mai. 

Lei stessa fece in modo di essere ricordata per sempre, anche con i capelli bianchi e la memoria sbiadita, perché niente e nessuno avrebbe più potuto cancellare quelle sensazioni incredibili. 

Quando entrai dentro di lei capii di non avere più alcuna via di scampo. Ormai ero andato. Kaputt. All'epoca non riuscii ad ammetterlo a me stesso, ma accadde proprio in quell'istante, su quella spiaggia di un paese sperduto della Francia, su quel plaid ricoperto di stelle. Quelle strane ed intense sensazioni percepite al centro del petto e sullo stomaco non potevano essere confuse. Quella ragazzina era riuscita a conquistarmi sul serio, senza pretese e con dolcezza, si era insinuata sotto pelle ed era stata capace di giungere fin dentro le ossa. Fu capace persino di farmi rabbrividire con il suo tocco delicato e quasi impercettibile, mi spaventai di quel potere e di quell'effetto sortito. La sentivo dappertutto, ovunque c'era la sua presenza imponente. 

Peccato però che durò soltanto una notte.

***


MIKI

Dopo gli attimi di passione ci rivestimmo con il sottofondo del mare, c'era solamente quel panorama mozzafiato a farci da cornice. Non era ancora tempo di rientrare a casa, Castiel mi aveva chiesto un'intera notte da passare insieme ed io gliel'avrei concessa, nonostante iniziassi a percepire freddo sulla pelle. Mi fece segno di sdraiarmi sulla sabbia, sopra alla coperta che aveva portato, subito dopo mi raggiunse facendomi da scudo con il suo corpo; si sdraiò sopra di me cercando di non soffocarmi. Mi riscaldai all'istante. Per qualche ora mi lasciai cullare dal suo profumo e dal suo respiro regolare che, da qualche mese, erano diventati il mio odore ed il mio suono preferito. 

Ma, come accadeva spesso tra di noi, anche quel momento di pace terminò con un risveglio brusco.

«Sono stato a letto con Debrah!» sputò quella verità tutta d'un fiato ed io smisi di respirare. 

Risposi con il silenzio, con l'immobilità. Rimasi sotto il peso del suo corpo, sebbene sentissi il bisogno improvviso di scappare lontana da lui. Strinsi gli occhi e sperai, attendendo una sua spiegazione, che non fosse stato insieme a lei proprio nel periodo della nostra frequentazione. 

«Nel bagno del suo locale, prima del concerto, prima che io e te chiarissimo...»

Fu come ricevere una pugnalata, la sua rivelazione mi uccise in un modo crudele: strappandomi il cuore dal petto. Restai inerme, mentre la prima lacrima di una lunga serie mi rigò il volto. Persino quella mi provocò dolore. Quella goccia graffiò la mia guancia, quasi come fosse una lama affilata, mi lasciò il segno. 

I minuti che seguirono la scoperta della verità furono un supplizio, un dolce e mortale supplizio. Quasi come se mi trovassi in una sala cinematografica, mi passò davanti agli occhi ogni nostro attimo di felicità: in bianco e nero, sfumato, sbiadito, annebbiato, sporcato dalle sue bugie. 

Si era arreso a lei proprio quando io stessa avevo ceduto a lui; l'amico tempismo si prese gioco di me per l'ennesima volta. Gli avevo donato parte della mia ingenuità, della mia purezza, solamente pochi giorni prima di quel concerto. All'epoca non eravamo ancora andati fino in fondo, ma era stata pur sempre la mia prima esperienza intima. Non stavamo ancora insieme, ma ci eravamo già scambiati delle promesse velate, ci eravamo perdonati a vicenda, avevamo condiviso dei momenti privati e delicati l'uno al fianco dell'altra. Quando Adelaide si trovava tra la vita e la morte, quando Demon necessitava di contributi economici per guarire, con lui non c'era Debrah; c'ero io. 

Nel pensare a quei particolari, a causa di un impeto di rabbia acuta, mi alzai di scatto spingendo e facendo cadere Castiel sulla sabbia umida. «Perché?» la mia richiesta di spiegazioni fu disperata. Pochi giorni dopo il concerto mi aveva chiesto di provarci, di metterci insieme, non si era sentito neanche un po' sporco? «Cos'è... Hai avuto bisogno di tastare entrambe le mercanzie prima di decidere tra una delle due? O prima di propormi una relazione esclusiva avevi bisogno di rifare un giro sulla giostra dell'adolescenza?»

«No!» urlò e, scattando in piedi anche lui, si posizionò di fronte al mio volto. La tentazione di schiaffeggiarlo e sputarlo fu forte. 

«E allora cosa, Castiel?»

«Volevo che la smettesse di metterti sempre in mezzo». 

«Uhh, che carino... Ti sei sacrificato per me!» risi incredula ed amareggiata.

«Volevo dimostrarle che non eri così importante, l'ho fatto per te, per noi...»

«Che tenero, l'hai fatto per noi... Mi hai preso per una cretina o cosa?! Se non ti fosse piaciuto, se non l'avessi desiderata sul serio, il tuo pisello non si sarebbe mosso. Dì le cose come stanno almeno e falla finita. Stai risultando soltanto ridicolo negando l'evidenza», lo schernii, non m'importò di star utilizzando un linguaggio scurrile che non mi apparteneva. 

Era appena terminata la fase di commiserazione ed iniziata quella di arrabbiatura acuta.

«Mi sono sforzato...» 

Davanti a quella sua risposta stupida mi misi a ridere, non per il divertimento ma per la rabbia. Nonostante fossi scettica nel credere alle sue affermazioni, tralasciai quell'argomento per concentrarmi sui pezzi di quella storia insulsa che continuavano a non essere chiari. 

«E dopo tutti questi tuoi sforzi, pochi giorni dopo, mi chiedi di diventare la tua ragazza? Noi non ci siamo più nascosti, Castiel... Lei ci vedeva baciare o camminare mano nella mano, non credi avrebbe sospettato un minimo dei tuoi sentimenti per me?! Sempre se di sentimenti si può parlare, ovvio. Non mi stai dicendo tutto, è palese. Cos'altro c'è da sapere?»

«Le ho parlato e ha capito, le ho detto che non l'avrei mai potuta dimenticare e...»

«Debrah che si fa ammaliare da due frasi buttate lì, Debrah che comprende la situazione e non tenta di vendicarsi o di riaverti, conosciamo la stessa persona o ne esistono due?»

«Ho sbagliato, okay? L'errore peggiore che potessi fare, ma non si può più tornare indietro ormai... Anzi dovresti essere sollevata che sia stato io a parlartene».

Pretendeva di avere parte di ragione persino in un'occasione di quella portata. Non potevo credere alle mie orecchie.

«In realtà lo stai facendo solamente perché Debrah ha minacciato di raccontarmi tutto», specificai.

«Sì, ma...» lo frenai. 

«Quante volte ci sei stato? Dimmi la verità!»

«Solo quella volta».

«Non ti credo...»

«Perché?»

"Che faccia tosta!" 

«Hai persino il coraggio di chiedermelo?»

«Lo giuro su quello che ho di più caro al mondo, è successo solo quella sera», alzò la voce per poi passarsi le mani tra i capelli. 

Era disperato, frustrato, ma non poteva immaginare quanto lo fossi io: delusa così brutalmente dalla prima ed unica persona che avevo amato. 

«Non so neanche se uno come te sia capace di tenerci realmente a qualcuno, sai solo ferire chi ti sta vicino, altrimenti ci penseresti due volte prima di distruggere...» lo fissai con uno sguardo smarrito e parlai con una nuova consapevolezza, quella della verità. 

Prima di quella sera ogni suo gesto, parola o immagine, veniva visto dalla sottoscritta come una foto scattata e ritoccata di cui non s'intuivano i difetti... eppure erano sempre stati lì, sotto il naso. Ed io li avevo finalmente trovati. Castiel smise di essere affascinante per la sua aria misteriosa, iniziò a provocarmi solamente rabbia. 

«Hai ragione, per la maggior parte delle volte è così, ma ora ti sbagli», lui era convintissimo delle sue insulse affermazioni, ma io non più.

«Illuminami allora».

«Sei tu. Tu sei la persona a cui tengo di più in questo mondo. Quindi vedi che c'è qualcuno di cui m'importa realmente? Non è mia madre, non è Debrah, sei solo tu... E resterai tu, qualunque cosa accada. Non pensavo fosse possibile e invece è successo...» si avvicinò lentamente tentando di sfiorarmi le braccia, ma io mi scostai. 

Non volevo su di me quelle stesse mani che avevano toccato Debrah, non più. Non dopo averlo saputo.

«Continua la frase. Cosa dici ti sia successo Castiel?» gli chiesi con voce flebile. 

Stava per dire quello che immaginavo?

Nonostante volessi mantenere le distanze, nonostante non sapevo se stesse mentendo o meno, ero interessata ad ascoltare quel discorso fino alla fine. Non mi sarebbe più capitata occasione di sentire un Castiel così propenso alle rivelazioni.

«Perché ti sei allontanata?» Spostò l'attenzione su altro.

«Sei un codardo! Non sei capace di terminare un discorso, di ammettere qualcosa...»

«E tu perché ti allontani quando ti tocco? Hai paura di cedere e di doverla smettere con questa farsa dell'essere incazzata con me?»

«Sarebbe una farsa la mia delusione? Stai scherzando, spero. Non solo stai giocando con i miei sentimenti... non ti rendi neanche conto delle assurdità che dici.»

Dopo quelle parole, d'istinto, sfiorai quei ciondoli del bracciale regalatomi per il mio compleanno. Da quel giorno lo avevo custodito gelosamente - come facevo con ogni cosa che mi ricollegava a lui - lo portavo sempre legato al polso, non me ne separavo mai. Il significato di quel bracciale lo ricordavo bene, forse lui un po' meno. Per tutti quei mesi aveva scritto frasi con troppa leggerezza, aveva sussurrato promesse con troppa superficialità, da grande menzognere qual era. Non mi fidavo più di lui, di fronte a quell'evidenza mi sfuggì l'ennesima lacrima di quella sera. 

Era ubriaco di me e di noi, lo diceva continuamente, ma prima o poi la sbornia era destinata ad avere una fine... E la nostra era appena terminata. Restavano da smaltire solamente gli effetti dei postumi, poi sarebbe passato alla successiva bottiglia. Alla successiva ragazza.

«Perdonami...» all'improvviso rientrò a contatto con la realtà, dopo aver abbassato anche lui lo sguardo sul mio bracciale, «sai come sono fatto quando mi si nega qualcosa...»

«In verità non so più nulla», abbassai il volto per non doverlo guardare negli occhi. 

Faceva male osservarlo senza sapere più chi fosse. Era un traditore o una persona leale? Aveva sul serio voluto proteggermi con quel gesto di concedersi alla sua ex? La mente ed il cuore si ritrovarono a combattere per la milionesima volta senza riuscire a proclamare un vincitore. 

«In questo periodo è fuoriuscita la mia parte migliore grazie a te. Io sono quello che tu hai conosciuto Miki», mi sollevò il volto ponendo indice e pollice sotto il mento. Tentò di convincermi, però non sarebbe stato semplice. 

Lo fissai per qualche secondo, ma subito dopo mi allontanai da quel contatto pericoloso. Non dovevo assolutamente permettergli di soggiogarmi. 

«Mi fidavo di te, sul serio. Nonostante la gelosia che ogni tanto fuoriusciva, io mi fidavo... Non dovevi farmi una cosa del genere», scossi la testa ancora incredula. «Sei stato con lei dopo pochi giorni dalla nostra prima esperienza intima. Non avevi ceduto neanche a Dicembre, quando tra noi non c'era niente ed invece lo hai fatto ora. Qual è il senso di tutto questo? Come posso continuare a fidarmi di te?» mi sfogai proseguendo senza guardarlo, puntando lo sguardo nel vuoto. 

«Ciò che provo con te non l'ho mai provato con nessun'altra».

Era un ottimo attore, dovetti ammetterlo. 

«Sì, certo... E magari hai detto le stesse cose anche a lei. Non attacca più con me, Cass!» lo guardai di sbieco senza essere timorosa del suo fascino. «Ora dimmi tutta la verità: perché Debrah non ci ha più disturbati in questi mesi? Cos'è accaduto in quel bagno oltre a quello che mi hai già detto? Voglio saperlo, ne ho il diritto!» incrociai le braccia al petto in attesa di risposta.

«Nulla, sei solo sconvolta per ciò che è accaduto, in più ora fai fatica a fidarti di me e vedi il male in ogni cosa», si giustificò riuscendoci malamente.

«Hai ragione, è soltanto colpa mia. Sono una stupida», dandogli le spalle mi voltai verso il mare. Dietro quella mia ammissione si nascondeva molto di più. «Ora... Ho bisogno di stare un po' per conto mio, non aspettarmi. Torna a casa da solo». 

Quelle semplici frasi racchiusero un significato più profondo, lo capì persino lui, ma non avevo ancora il coraggio e la forza di ammetterlo ad alta voce. 

«Dove vai? Io... Non riesco, non posso tornare a casa da solo», percepii la sua voce rotta, ma probabilmente anche quella fu illusione; non mi voltai. Castiel non piangeva per nessuno.

«Conosci la strada» e m'incamminai per la mia, di strada.

«No... Non andartene, ti prego!» affranto mi afferrò il polso per fermarmi, non mi girai per guardarlo in viso.

«Cosa vuoi ancora?»

«Te!»

«Avresti dovuto pensarci prima, non credi?»

«Ci ho pensato constantemente. Perché pensi che ti abbia scritto o detto tutte quelle cose sul nostro eventuale addio? Sapevo già che mi avresti lasciato una volta conosciuta la verità».

"Parte della verità", avrei voluto aggiungere. Non mi aveva raccontato tutto, era palese. 

«E allora lasciami andare, dovresti essere già preparato».

«Non ci riesco... Ora che sta accadendo realmente, non ci riesco.» 

Avvilito, angosciato, pentito, fuoriuscirono tutti quegli stati d'animo dalla sua voce.

La pelle del mio polso bruciò tra le sue dita, non perché lo stesse stringendo, ma perché sapevo già che quel nostro contatto sarebbe stato l'ultimo. 

«Se mi raccontassi come sono andate realmente le cose, forse...» lo misi alla prova per l'ultima volta, ma fallì miseramente. Era solo un bugiardo, probabilmente persino tutti i piagnistei di quella mezz'ora erano stati finti. Perché davanti a quella richiesta mollò improvvisamente il mio braccio, come se scottasse. «Ecco, come immaginavo», risi tristemente davanti a quella sua replica tacita e scossi il capo ormai totalmente disincantata. «Non seguirmi Castiel. Ciao!» e me ne andai. Quella volta per davvero.

Corsi per tutta la spiaggia perdendomi nel buio, allontanandomi dal male. Avrei tanto voluto sparire per davvero, affogare nell'acqua gelida. Il dolore che percepii al centro del petto era disumano, troppo forte e straziante. Castiel non aveva avuto il coraggio di raccontarmi tutto, pensavo di essere più importante per lui ma, evidentemente, anche quella era stata una mia illusione. Non sapevo cosa mi stesse nascondendo, presto lo avrei scoperto, probabilmente Debrah sarebbe stata lieta d'informarmi. 

Era stato dentro di lei e pochi giorni dopo dentro di me, quella verità mi provocò un forte senso di nausea e disgusto. Il suo non era stato un vero e proprio tradimento visto che all'epoca non stavamo insieme, ma per me lo era ugualmente. Perché gli avevo già concesso me stessa, gli avevo donato il mio cuore e lui lo aveva calpestato invece di custodirlo. Se davvero ci avesse tenuto a me avrebbe trovato una soluzione diversa dal prostituirsi per quella strega che non aspettava altro da mesi. Lui che tanto si professava furbo era cascato nei tranelli di Debrah; voleva dividerci, voleva averlo tutto per sé e finalmente ci era riuscita. Metabolizzando quei dati di fatto esternai parte di dolore percepito fin dentro l'anima e fu inevitabile piangere. 

Giunta alla fine della spiaggia salii su quegli scogli che mesi prima avevo tanto ammirato in lontananza. Mi sedetti sul masso più in alto e abbassai lo sguardo, sotto di me vi era un precipizio. Era realtà e metafora al tempo stesso; in quel momento così delicato mi trovavo proprio sull'orlo di un precipizio. L'amore d'altronde era anche quello: coraggio di cogliere il fiore di un sentimento sul bordo di una voragine. Ed io non sapevo più se fossi abbastanza audace. 

Ci eravamo baciati ed ero caduta sotto il suo incantesimo, mi ero innamorata di lui ed avevo fatto di tutto per guarirlo. Sin dall'inizio della nostra storia avevo mostrato più forza rispetto a lui. Come una palla da demolizione avevo provato a distruggere i suoi muri, quei muri che innalzava da anni con chiunque. Inizialmente aveva posto resistenza anche con me, poi pian piano ero riuscita ad avvicinarmi al suo cuore. Stavo proprio per oltrepassare il muro quando decise di distruggermi senza pietà, senza avvertire, lasciando cadere sul mio corpo le macerie di quei mattoni che io stessa avevo provato ad annientare. Non volevo iniziare una guerra, volevo solamente demolire quella corazza per poter essere felice insieme a lui. E invece avevo finito solamente per lacerare ed incatenare il mio cuore al suo. 

Distruzione, fu tutto quello che riuscii a scorgere intorno e dentro di me. Nient'altro. 

Insieme avevamo volato in alto ma, giunti vicino al sole, mi aveva lasciata bruciare da sola. Mi ero rannicchiata tra le fiamme in attesa di salvezza, invece ero finita per cadere sul terreno seminando cenere; quella della nostra storia. Attesi un suo ritorno, una sua discesa, ma lui non ritornò al suolo. Preferì restare senza di me. Scelse di lasciarmi andare piuttosto che tendermi la mano e svelare ogni bugia. Evidentemente non ero poi così importante per lui come sosteneva.

"Non dire mai che sono stata io ad andarmene, ti vorrò sempre, ma non posso più vivere nelle tue menzogne. Solo quando il battito del cuore supererà le ombre del tuo passato il nostro amore potrà trionfare sul destino".

Ero abituata a rialzarmi a furia di cadere, ma quella volta lo avrei fatto voltando anch'io le spalle.

-


CASTIEL 

Miki aveva ragione, c'era altro da sapere, ma io ero stato troppo codardo per raccontarle ogni cosa dal preambolo. L'avrebbe fatto Debrah, probabilmente il giorno dopo, sarebbe stato meglio così. Preferivo ricordare la ragazza dai capelli ramati con rabbia, amore ed un briciolo di speranza negli occhi, non ero ancora pronto all'odio che inevitabilmente avrebbe nutrito per me una volta conosciuta tutta la verità. Perché non mi avrebbe creduto; avrei potuto giustificarmi fino allo sfinimento, ma non mi avrebbe più neanche considerato. 

E forse era persino giusto così, era giunto il momento di lasciarla andare. Mi preparavo da giorni a quell'evenienza, ma una volta arrivata non ero capace di dirle addio sul serio. I mesi trascorsi insieme a lei li avrei custoditi gelosamente in un cassetto del mio cuore gelido. La parte di muscolo che ormai le apparteneva era viva, rovente, ma ciò non bastava. Perché lei meritava e pretendeva tutto. Avrei dovuto donarle ogni parte di me, non solo uno spicchio, in quei mesi non era stato possibile a causa dei segreti che mi tormentavano. Presto li avrebbe conosciuti, ma una volta libero dalle catene del passato sarebbe stata lei a non volermi più accanto. 

Puttana la vita, mi toglieva sempre tutto l'attimo dopo avermi offerto quel minimo di felicità e stabilità indispensabile per vivere. 

La sua risata, i suoi occhi, il suo ottimismo, la sua intelligenza, il suo corpo, la sua testardaggine, la sua forza, tutto... Mi sarebbe mancato ogni aspetto di lei. Gli occhi erano lo specchio della sua anima: un tunnel buio, ma con una porticina in fondo che dava accesso ad un enorme giardino di fiori colorati tanto simile al parco floreale di Parigi. Proprio perché parecchio simile a lei mi ci trovavo così bene in quel posto. La sua anima era nera a causa del passato ma - grazie ad anni di esperienza, temerarietà e solitudine - aveva imparato a rialzarsi dopo ogni caduta, aveva persino imparato a vedere attraverso il buio. Pian piano e con le proprie forze era giunta davanti a quella porta chiusa, l'aveva spalancata con la sua inesauribile energia e non l'aveva più richiusa. 

Miki era anche pura ed ingenua, aveva concesso persino a me d'entrare dentro il suo cuore. Senza meritarlo avevo accettato quel regalo, ma non ero stato poi così bravo a custodirlo: lo avevo riparato, danneggiato e distrutto subito dopo. Ero un disastro e, nonostante ciò, lei mi aveva reso migliore per quanto era possibile con uno come me.

Ariel: così bella e cocciuta, così minuta e piccola, ma con un grande coraggio dentro di sé. Da quella ragazzina avevo imparato molto, col tempo persino a volerle bene e forse qualcosa di più... peccato però che non l'avrebbe mai saputo.

Da quella notte in poi non sarei mai più ritornato a casa, avevo smarrito la mia strada. Non avrei mai più sorriso, avevo perso la mia felicità. Da quella notte in poi non avrei mai più respirato, avevo perso il mio ossigeno

"Chissà se un giorno, guardando negli occhi di chi ti avrà dopo di me cercherai qualcosa che mi appartiene". 

Io sarei stato incapace di farlo...

Perché da quella notte in poi non avrei mai più amato, avevo perso la mia Ariel.

 

 

 

 

 

 

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😭N.A.😭

💔S.O.S.💔 DOPO QUESTO CAPITOLO HO BISOGNO DI 10 BOMBOLE D'OSSIGENO. HELPATEMI, PLEASE! Ho pianto mentre lo scrivevo, sentivo e sento un'alveare nello stomaco. Quindi spero sia all'altezza, perché sono parecchio instabile emotivamente right now. 

Detto ciò: è giunto il fatidico momento che Castiel temeva da praticamente due mesi. 

CASTIEL HA AMMESSO QUASI (il quasi c'è sempre con lui OBV) ESPLICITAMENTE DI ESSERE INNAMORATO DI MIKI, mi fa così strano dirlo... CASPITERINA.

Miki riuscirà sul serio a camminare per la sua strada?

Cos'altro c'è da sapere su quel fatidico momento magico (si fa per dire) vissuto da Castiel e Debrah?

Lo scopriremo nel prossimo capitolo 😵 (non so come riuscirò a scriverlo, sarà una tortura). 

Ora vi saluto, 

All the love💖

Blue🦋 versione fazzoletto ambulante😭

  
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