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Autore: Fireworks    14/05/2019    1 recensioni
Nelle note del telefono non scrivo solo password e promemoria, ma anche come mi sento riguardo a ciò che mi succede. Questa è una selezione di ciò che scrivo quotidianamente, non vogliono essere poesie, non c’è uno schema, non c’è un ordine, se volete lasciare un pensiero mi fa piacere, ma questo è più che altro terapeutico per me.
Mi fa pensare che non mi sto sprecando.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA SUA CHITARRA

 

Si sedette. Su quella sedia morbida che il culo ci sprofonda. Con i braccioli in legno intagliato e liscio. Con i ghirigori che ci puoi stare un giorno intero a sentirne e percepirne tutte le scanalature. Affondi le dita nei buchi, le giri e le rigiri e poi ti prendi le schegge, ma tanto non ti alzi. Hai tempo per tirarle via. E quella stoffa ruvida sopra le imbottiture, con i fili intrecciati così stretti, e che formano disegni così belli e così complessi, ma non li vedi, ci sei seduta sopra. 

E stai lì ferma, le braccia sopra i braccioli e le mani, le dita che corrono freneticamente per gli intagli, e cercano, cercano, senza mai fermarsi per trovare. 

Le persone ti passano accanto e ti chiedono che ci fai lì seduta. Poi passano oltre.

Sei ancora lì che aspetti, e il tuo viso è sereno, ma le tue dita adesso mostrano tagli profondi.

C’è polvere sulle tue ciglia e immagini che provando a alzarti le giunture delle ossa scricchiolerebbero come rami secchi. Non sai se hanno ancora la forza di sostenere il peso della realtà.

Poi un giorno scopri che non è così. Scopri che non sono rami secchi, solo rami. Sono flessibili e elastici, reggono agli urti e cerchi di rialzarti. Come il tuo culo pieno di piaghe si alza dalla sedia lei scompare. E sei in piedi. 

Ti sei alzata perchè 

hai visto

delle mani. Pizzicano delle corde e si muovono veloci. E degli occhi. Occhi socchiusi, una testa che si alza per un frazione di secondo e pianta il suo azzurro nella tua mente. Attraversa la sedia e la schianta. E allora ti ricordi che non ti sei alzata. Sei cascata con il culo per terra e sei stata rialzata di peso, dal perno dei suoi occhi.

Uno sguardo che ti spoglia nuda e ti inchioda. 

E sorridi. In quel modo che usi,quando sai di doverlo usare. 

E non so nient’altro.

   
 
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