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Autore: ArrowVI    17/05/2019    0 recensioni
L'Arcadia, un luogo idilliaco dove chiunque vive in tranquillità ed armonia, la nazione con meno criminalità e la qualità di vita migliore fra tutte...
Fino a quando rimani all'interno delle mura della sua capitale.
Dietro la facciata di "Nazione perfetta", si cela un lugubre teatro dove chi non è considerato utile alla nazione viene rapidamente allontanato, un mondo dove coloro che sviluppano abilità speciali sono considerati demoni e prontamente eliminati.
Si dice che la luce della speranza possa nascere anche nei luoghi più bui... Sarà veramente così?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 6-2: Diana

 


All'inizio non riuscii a credere a quella scena. Nonostante tutto, quella persona era mio padre.
Mi domandai se fosse vero, se per caso stessi sognando.

Ero abituata, ormai, a quel genere di scene, non so dire se per mia fortuna, o sfortuna... Eppure non riuscii a sopportare quella vista.
Quell'uomo fece così tanti errori... Più volte pensai di abbandonarlo, d'insultarlo, urlargli contro tutta la mia rabbia.

Eppure non lo feci, mai. 
Era mio padre, dopotutto. Non importava quante volte dicessi che l'odiassi, o che non avrei più voluto vederlo...

... Era comunque mio padre.
L'unica persona che mi era rimasta... L'unica persona che non provò a farmi del male...


Era ormai andata.



Non conoscevo le ragioni che spinsero quel bastardo a farlo fuori, quantomeno mi interessarono.
Potei sentire la mia rabbia travolgermi come un fiume in piena, crescere sempre di più come le fiamme nel mezzo di un bosco.

Non riuscii a pensare ad altro, in quel momento.
Più fissai quell'uomo, più quel desiderio cresceva sempre di più dentro di me.

"Voglio vederlo morto."

Quel bastardo mi tolse l'ultima cosa che mi era ormai rimasta... Quindi io l'avrei ripagato con la stessa moneta.



<< Guarda un po' chi abbiamo qui... >>
Lo sentii ridacchiare, in quell'istante.

<< ... Se oggi non è il mio giorno fortunato, non so quale dovrebbe esserlo. >>
Continuò.

<< Cosa c'è? Credi di aver vinto, per caso, la lotteria? >>
Ringhiai.

Non mi rispose. 

<< Anzi, in realtà hai vinto qualcosa. >>
Aggiunsi subito dopo, estraendo il coltello che avevo legato alla mia cinta.

<< Che ne dici di un viaggio di sola andata per il cimitero? Sarò gentile, non ti farò pagare nemmeno la bara. >>
Digrignai i denti, senza smettere di fissarlo.

<< Perdonami, ma ho paura di dover rifiutare l'offerta. >>
Mi rispose, con un tono divertito.


Volevo saltargli addosso e farlo a pezzi con le mie stesse mani. Non so esattamente cosa mi fece desistere.
Quell'uomo... Sapevo perfettamente chi fosse.

Gran Generale Levyathan Melvillei, uno dei militari più importanti dell'Arcadia, conosciuto per essere probabilmente il migliore soldato che abbia mai messo piede in questa nazione.
A furia di ricevere così tante medaglie e riconoscimenti deve aver cominciato a credersi migliore di tutti gli altri.

Lo vedevo dal modo in cui mi fissava.
Mi fissava con gli stessi occhi con cui chiunque guarderebbe un animale da circo, chiuso dietro delle sbarre, mentre prova a raggiungerli.

Non riuscii a sopportare quel suo sguardo, ancora di meno dopo quello che fece.
Mi lanciai contro di lui con tutta l'intenzione di pugnalarlo in pieno petto, ma fu completamente inutile.

Mi afferrò il polso con una mano, non appena lo raggiunsi, prima che potessi colpirlo, stringendolo con forza e facendomi cadere il coltello nel terreno.
Non disse nulla: mi diede una semplicissima ginocchiata in pieno ventre.

Mi accasciai nel terreno, reggendomi il ventre con entrambe le mani, tossendo e sputando nel terreno... Poi sollevai di nuovo lo sguardo verso di lui.


Odiai quegli occhi...! 
Mi fissò dall'alto in basso, con uno sguardo che sembrò quasi sfottermi: non mi vide probabilmente nemmeno come una minaccia.

Non riuscii a sopportarlo. Frustrata da quei suoi occhi, afferrai della terra con una mano, per poi tirargliela addosso.
Se ne rese conto, ma non fu abbastanza veloce da coprirsi gli occhi.

Non appena si portò le mani al volto, mi alzai rapidamente dal terreno, dopo aver afferrato di nuovo il mio coltello.
Provai a pugnalarlo per la seconda volta nel petto, ma stavolta mi sembrò quasi come se qualcosa bloccò il mio attacco prima che potesse raggiungerlo.


Non riuscii a comprenderne il motivo: sembrò quasi come se qualcuno avesse afferrato la mia mano, impedendomi di colpirlo. Eppure non c'era nessuno.
Quell'uomo approfittò all'istante della mia confusione: mi colpì in pieno volto con un pugno, facendomi cadere per la seconda volta nel terreno.

In quell'istante, non mi importò nulla del dolore. Non ci feci caso.
Mi voltai rapidamente verso di lui, ringhiandogli contro.

Potei, però, sentire un sapore metallico provenire dal mio labbro inferiore.


<< Giochi sporco, eh? >>
Disse quell'uomo, infastidito dai miei metodi.

<< Dovresti vergognarti. >>
Continuò, afferrando poi l'elsa della sua spada.

<< Oh? Dovrei essere io a vergognarmi, e non tu?! >>
Ringhiai.

<< Perché dovrei essere io a vergognarmi, esattamente? >>
Non riuscii a credere mi avesse fatto quella domanda.
Lo fissai in silenzio per qualche secondo, incredula, per poi ringhiargli contro e lanciarmi di nuovo verso di lui in preda alla collera.

Non avevo più il coltello in mano, ma non mi interessò. Tutto intorno a me divenne rosso: l'unica cosa su cui riuscii a concentrarmi fu quel bastardo.
Lo volevo vedere morto, volevo farlo a pezzi con le mie stesse mani.


Era troppo forte. In uno scontro di quel tipo, non ne sarei mai uscita vincitrice.
Evitò la mia carica semplicemente spostandosi di lato, quindi mi colpì con una gomitata nel collo.

Potei sentire un forte fischio risuonare intorno a me, mentre caddi al suolo. Provai a rialzarmi, ma sentii qualcosa bloccarmi con forza nel terreno.
Come sollevai lo sguardo, vidi quell'uomo, sopra di me, mentre mi bloccava al suolo con un piede.

<< Certo che sei davvero fastidiosa. >>
Gli sentii dire, non appena fui in grado di sentire di nuovo i rumori intorno a me.

<< Quando rivedi tuo padre... >>
Mi disse subito dopo, estraendo la sua spada e sollevandola verso l'alto.

<< ... Digli che ho detto: "Non mi interessa". >>
Continuò.


Sapevo che, se non avessi reagito, non sarei uscita viva da li.
Avevo sentito dire che quel bastardo fosse forte, ma non mi sarei assolutamente mai immaginata che la differenza tra me e lui fosse così ampia...

Dopotutto, trascorsi gran parte della mia vita, fino a quel punto, ad allenarmi: la sola idea di venire sconfitta così rapidamente in uno scontro corpo a corpo non mi passò neanche lontanamente per la testa, neanche una volta.


Compresi perfettamente che in uno scontro di quel tipo non avrei potuto sconfiggerlo. Se avessi voluto ottenere la mia vendetta, avrei dovuto usare modi molto meno ortodossi.

Prima che, però, potessi fare qualsiasi cosa, sentì la voce di qualcuno urlare "Basta!".

Sorpresa, e confusa, da quell'urlo, mi voltai nella direzione da cui provenne quella voce, e lo stesso fece Levyathan.
Il ragazzo che incontrai poco prima era in piedi, davanti a noi, con in mano uno strano arco rivolto nella nostra direzione, che sembrava quasi fatto di cristallo...

... Anzi, sembrava quasi fatto interamente di luce.

<< Basta così, generale! >>
Esclamò quel ragazzo, ancora una volta.

<< Blake? Che assurdità è mai questa? Sei cosciente del fatto che stai puntando la tua arma verso un tuo superiore, vero? >>
Domandò quel bastardo al ragazzo, con un tono visibilmente infastidito.

<< Lo so perfettamente. Nessun altro deve soffrire, oggi. Dovremo semplicemente- >>
Prima che potesse finire di parlare, quell'uomo lo bloccò.

<< Stai al tuo posto, soldato. Non hai la benché minima idea di cosa stiamo affrontando: io, invece, si. Quell'uomo era un criminale, e questa ragazzina, sua figlia, è esattamente come lui. Stai proteggendo un Ribelle, Blake, e questo è un motivo più che valido per subire la pena capitale! >>
Esclamò Levyathan.

<< Ora, abbassa l'arma... E io ignorerò questo tuo comportamento. >>
Continuò, subito dopo.


Quello, probabilmente, fu il momento migliore per attaccare... Se non fosse che Levyathan avesse la punta della sua spada sulla mia gola.
Se avessi fatto anche il minimo movimento, quindi, mi avrebbe sgozzata li, in quell'istante, come un maiale.

Non mi importava, sinceramente: se avessi potuto farmi saltare in aria e portare quel bastardo all'inferno insieme a me, mi sarebbe andato più che bene.
Ma non mi bastava... Volevo vederlo soffrire


<< Non posso! >>
Continuò quel ragazzo.
Il fatto che si stesse opponendo a quell'uomo mi colse del tutto impreparata: non era una cosa che mi sarei mai aspettata.

<< Non so molto riguardo ai Ribelli, ma... Ucciderli non porterà a nulla! Se è davvero una criminale, allora arrestiamola semplicemente! Non è necessario uccidere anche lei, ho già visto abbastanza! >>
Continuò. 
Levyathan non gli rispose.

<< Se tu la uccidi, io me ne vado. Non ho intenzione di aiutarti in nessun modo, e porterò Mirajane insieme a me. Torneremo al villaggio, non vogliamo niente a che fare con questo genere di cose. >>
Concluse.
Devo ammetterlo, non mi aspettai assolutamente che uno dei suoi sottoposti potesse minacciarlo...

Ma ciò che mi interessò di più, in quel momento, fu il comprendere che quella sarebbe potuta essere la mia occasione perfetta: se mi avessero arrestato, sarei potuta entrare all'interno della capitale.


<< Che idiozia. Hai la minima idea di chi sia questa ragazza? >>
Domandò il bastardo a quel ragazzo.

<< Flare, l'assassina della Fazione Azzurra. Un killer spietato e violento che ha fatto fuori circa ventitré persone... Almeno dieci delle quali soldati. >>
Continuò, senza aspettare la sua risposta.

Quel "Blake" posò il suo sguardo confuso su di me, quasi come se stesse cercando una conferma.



Quella era la mia chance.



<< Di cosa cazzo stai parlando?! >>
Ringhiai al bastardo, attirando la sua attenzione.

<< Non sono io Flare! Hai preso la persona sbagliata! >>
Le mie parole lo colsero di sorpresa.

<< Come sarebbe a dire?! >>
Mi rispose, con tono confuso e sorpreso.

<< Il mio nome è Diana Garcia! Non sono "Flare"! Se lo fossi stata, stai pur certo che ti avrei già cotto come uno spiedino, pezzo di merda! >>
Continuai.
Le mie parole colsero il bastardo alla sprovvista: notai con piacere lo sguardo confuso con cui mi guardò.

<< Cosa?! >>
Ripeté, confuso e infastidito dalle mie parole.
Mi hanno sempre detto fossi brava a fingere.

<< Non provare a prendermi per i fondelli, ragazzina! Non sono così stupido da cadere vittima delle tue bugie! >>
Continuò, infastidito.

<< Generale. >>
Disse quel ragazzo, attirando la sua attenzione.

<< Credo la scelta migliore sia arrestarla per aver attaccato dei militari, per ora. Non appena la porteremo alla capitale, faremo degli accertamenti per verificare se sia, o meno, veramente chi lei dice che sia. In quel caso, prenderemo altri provvedimenti. >>
Continuò.


Mi venne da sorridere, ma fui in grado di trattenermi.

 
<< Ti sta prendendo per i fondelli, soldato. >>
Lo avvisò Levyathan, senza successo.

<< La teniamo sotto controllo e nel mentre ci assicuriamo se sia, o meno, innocente. >>
Replicò il ragazzo.

<< Non è innocente. >>
Controbatté il bastardo, con tono infastidito.

<< E se lo fosse? Le andrebbe davvero bene uccidere un innocente, generale? Se la sua risposta è affermativa, allora le faccio sapere che non è per questo motivo che io mi sono arruolato. >>
Aggiunse il ragazzo.


In quell'istante capii che avessi raggiunto il mio obbiettivo.
Il bastardo si voltò verso di me, furioso come una bestia incatenata. Potei vedere l'odio riflesso nei suoi occhi, e a stento fui in grado di trattenermi dal ridere.

Digrignò i denti, per poi voltarsi di nuovo verso quel ragazzino.

<< E sia. La porteremo alla capitale per accertamenti. Sia ben chiaro, però... Se dovesse succedere qualunque qualcosa, la colpa ricadrà su di te. >>
Lo avvertì Levyathan.


In quell'istante, pensai una sola cosa:
"Grazie mille, Blake."


____________________________________________________________________________________________________________

Fine del capitolo 6-2, grazie di avermi seguito e alla prossima!




 

   
 
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