Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pierjc    19/05/2019    1 recensioni
La storia dell'ultima stagione della serie tv del Trono di Spade, raccontata in modo differente, con avvenimenti ed epilogo completamente diversi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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I non morti erano giunti alla Fortezza Rossa e avevano intrapreso l’ennesimo scontro. Si erano diretti tutti al cancello principale, sfondandolo e penetrando nell’ultima linea di difesa. Con loro, anche gli estranei erano giunti per prendere parte a questo scontro finale, estraendo le loro armi e combattendo contro gli ultimi soldati rimasti. Il Re della Notte era giunto lì davanti e osservava, non spiegandosi come mai il resto del suo esercito non potesse entrare nella capitale. Ma non gli importava, quelli che erano riusciti a penetrare erano più che sufficienti per portare a termine quella battaglia. Così estrasse la sua spada e oltrepassò le mura del castello, combattendo e cominciando ad uccidere uomini. Dopodiché si fece di lato e vide passare un elegante cavallo di ghiaccio, dal quale scese la sua regina. Ella scese e, con un solo sguardo, le fece capire dove fosse diretta. Entrò nella Fortezza Rossa e si diresse alla sala del consiglio, mentre invece il Re della Notte ripose la sua spada e andò nella sala del trono. Lì avrebbe trovato ciò che gli spettava. E ci si sarebbe seduto, assaporando quello che aveva aspettato di conquistare da più di ottomila anni. Si avviò da solo, senza i suoi generali impegnati a tener testa e ad annientare la Compagnia Dorata, ormai rimasta l’unica ancora a fronteggiarli.
 
In cielo i due draghi continuavano a colpirsi con grande violenza. Jon era ancora aggrappato alla coda di Rhaegal, ma sapeva che non poteva rimanere lì ancora per molto. Sarebbe bastato un altro movimento brusco di quella bestia per farlo precipitare. Viserion era stato sfigurato e aveva metà del viso mancante. Così quando lanciava i suoi soffi incendiari le fiamme andavano in tutte le direzioni, non potendole concentrare in un unico punto. Il drago di Jon ne approfittò e rispose al fuoco, centrandolo in pieno. Dopodiché lo azzannò al collo e con un colpo secco gli staccò la testa. Infine gettò un terrificante urlo. Era come se stesse soffrendo per aver ucciso suo fratello. Quello era un urlo liberatorio e carico di dolore. Jon si arrampicò nuovamente e riprese il controllo del drago. Virò verso la Fortezza Rossa, dove ormai erano giunti i non morti e vide i combattimenti in atto. Sapeva che ormai non c’era più nulla da fare. I soldati di Cersei erano mescolati ai nemici, per cui colpirli con il fuoco sarebbe stata una pessima idea. Poi guardò più in là e vide Drogon, a terra, esanime. Gridò il nome di Daenerys, poi fece atterrare Rhaegal e si diresse a controllare. Il drago più grande dei tre era morto, dopo essere stato colpito dalle balestre giganti di Euron. Poi alzò lo sguardo e vide il punto colpito da Drogon, al di sopra del quale c’era una finestra. Forse Daenerys era stata scagliata lì dentro. Estrasse la sua spada, Lungo Artiglio, ed entrò nella Fortezza Rossa alla ricerca della sua regina.
 
Il terrore governava ad Approdo del Re. Le poche persone ancora in vita sapevano che per loro non c’era più niente da fare. C’era chi si era nascosto, c’era chi continuava a correre imperterrito e c’era chi, con tutte le proprie forze, cercava di resistere ai non morti. Nel giro di qualche minuto la capitale avrebbe perso tutta la sua popolazione e gli estranei avrebbero preso il controllo. Qyburn si muoveva circospetto, cercando di raggiungere la Fortezza Rossa e scappare insieme alla sua regina. Sapeva che c’era un piano di fuga, nel caso in cui le cose si sarebbero messe male, e questo era il momento di attuarlo. Ma non riuscì a fuggire dalla morte molto a lungo. Davanti a lui si presentò una figura spaventosa. Aveva gli occhi spenti, i capelli che coprivano solo una parte del capo e i vestiti quasi completamente strappati. Nonostante la morte stava per prenderselo, Qyburn non poté fare a meno di studiarlo. La pelle era putrefatta e in alcuni punti era possibile anche scorgere delle ossa. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne riempita con una lama. Venne rigirata tranciando completamente lingua e muscoli. La mano del re ci mise poco a morire, affogata con il proprio sangue. Adesso poteva diventare quello per il quale aveva sempre nutrito un insano interesse: un non morto.
 
Nella sala del consiglio c’era Cercei che guardava come la sua guardia del corpo si dirigeva verso Daenerys per ucciderla. Elor si era diretto a controllare se la strada per la fuga era libera. La regina dei draghi si muoveva a fatica, alla ricerca di salvezza. Aveva afferrato alcuni vasi e li aveva gettati verso la Montagna, ma senza successo. Si erano infranti contro quella statuaria figura come se fossero di sabbia. Daenerys continuava ad ansimare e a cercare di rimettersi in piedi, senza mai però ridursi a chiedere pietà. Non lo avrebbe mai fatto. Se questa era davvero la sua fine, l’avrebbe accolta con l’autorità che spetta ad una regina.
«Se ti opponi sarà peggio» commentava Cersei, tornando a guardare fuori dalla finestra. «Guarda fuori. Ci sono non morti ovunque e presto arriveranno anche qui. Dovresti considerarlo un favore, il mio. Essere l’ultima persona ad essere uccisa da un uomo vivo».
Si girò per un attimo, squadrò Gregor Clegane e si corresse: «Beh…quasi vivo».
«È ammirevole questa tua testardaggine. L’esercito dei morti è giunto alla tua porta e nonostante questo ti ostini a volermi uccidere perché mi vedi ancora come un avversario politico» rispose Daenerys. «Entro questa sera non ci sarà più alcun trono su cui sedersi».
In quel momento la porta della sala del consiglio si spalancò. Cersei si aspettava fosse Elor per avvertirla che era tutto pronto per scappare, ma non fu così. Era Sansa Stark. Ma non aveva un aspetto normale. Aveva gli occhi di un blu agghiacciante e anche la sua pelle era diventata bianchissima. La Montagna si bloccò, capendo che forse le sue priorità erano improvvisamente cambiate. Si girò e andò incontro alla nuova arrivata, roteando la sua spada per poi lanciare un fendente verso di lei. Ma la Regina della Notte alzò la mano e bloccò la lama, senza subire alcun danno. Cersei, guardando quella scena, indietreggiò e forse, per la prima volta, un po’ di paura cominciò a farsi largo nel suo cuore.
«Che cosa ti è successo?» domandò Daenerys.
Non ottenne risposta. Sansa girò quella lama e la infilò nella gola della Montagna. Era impossibile che una donna come Sansa potesse avere più forza di Gregor Clegane, uno degli uomini più possenti di tutto Westeros. Eppure era così. Dopo avergli tagliato la gola, finì il lavoro staccandoli la testa, che finì a terra e venne schiacciata dal suo pesante corpo. Poi alzò lo sguardo e lo indirizzò a Cersei. Era lei l’obiettivo. La regina in carica cominciò a tremare e si schiacciò contro il muro, non sapendo da che parte fuggire. Fino a pochi istanti prima era Daenerys a trovarsi in quella situazione, ora le cose era drasticamente cambiate.
«Cosa vuoi fare?» chiese Cersei a Sansa.
Ma anche questa volta non ottenne risposta. La Regina della Notte si muoveva imperterrita nella sua direzione e, nonostante i tentativi di Cersei di sfuggirle, venne presa, sbattuta all’angolo e presa alla gola. Le mani di Sansa bloccarono il suo collo e cominciarono a stringere con forza. Sempre più forza. A Cersei sembrava di sentire i propri occhi uscire dalle orbite, il sangue fare sempre più fatica a passare e il respiro diventare sempre più affannoso. Le sue mani cercavano di bloccare quelle di Sansa, ma senza esito. Da lontano c’era Daenerys che assisteva a quella terribile scena, senza però avere la minima intenzione di intervenire. Cersei stava avendo quello che si meritava.
 
Il Re della Notte, nel frattempo, era giunto nella sala del trono. Era stato assaltato da qualche guardia, ma se ne era liberato facilmente. Ed era rimasto solo. Distante poche centinaia di metri dal trono. Il Trono di Spade. Una sedia di ferro che aveva innescato guerre, sofferenze e caos. E ora era lì, di fronte a lui. Si incamminò, lentamente, verso di essa. Sul suo viso si disegnò un sorriso. I suoi passi accelerarono. Salirono lentamente le scale che precedevano il trono e toccò, lentamente, i braccioli. Poi si girò e si sedette. Era arrivato al suo obiettivo. Conquistare il trono di spade dopo aver sconfitto gli uomini e aver posto fine a tutti i conflitti di Westeros. Ora non ci sarebbero state più guerre. Non ci sarebbero state più casate in lotta tra loro per il predominio. Ci sarebbe stata solo morte e inverno. Dopo tanto tempo, aveva raggiunto il suo obiettivo. Poi, alle sue spalle, spuntò Arya Stark, con un pugnale di ossidiana, pronta a colpirlo. Aveva abbassato la guardia, si era crogiolato in una vittoria, che a quanto pareva, non era ancora del tutto arrivata. Ma riuscì a bloccare la mano sinistra della ragazza, che però fece scivolare il pugnale in quella destra e lo infilzò poco sotto il pettorale sinistro, esattamente nel punto in cui era stato trafitto dai Figli della Foresta che lo resero un estraneo. Lo sguardo del Re della Notte si fece cupo. Aveva progettato tutto nei minimi particolari, aveva pazientato per così tanto tempo. Ma, alla fine, una piccola distrazione ad un passo dalla vittoria lo aveva sconfitto. Esplose in un milione di pezzettini di ghiaccio, sparendo nel nulla. E in questo modo tutti gli altri estranei, impegnati nel combattere con la Compagnia Dorata videro lo stesso esito. Si dissolsero nel vento, ponendo fine al conflitto che, infine, vide prevalere la vita sulla morte. Tutti i non morti tornarono ad essere solo cadaveri senza impulsi vitali. I soldati, dapprima reticenti, avevano continuato a colpirli prima di accorgersi che non serviva a nulla continuare. Avevano vinto ancora una volta. E una volta ancora la Compagnia Dorata aveva potuto rispettare il loro contratto che sanciva che da qualsiasi lato dello schieramento si sarebbero trovati a combattere loro, quello schieramento avrebbe senz’altro vinto. Ma se per le altre volte era stato più semplice in quanto si erano schierati sempre dalla parte del più forte, questa volta era stato un vero e proprio rischio. Ben ricompensato. Ma pur sempre un rischio.
 
Nella sala del consiglio, Cersei non poteva credere di essere ancora in vita. Era ad un passo dalla morte quando aveva visto Sansa smaterializzarsi e sparire nel nulla. Ora la regina Lannister si trovava a terra, respirando a fatica e toccandosi il collo dolente. Ma non ebbe neanche il tempo di riaprire gli occhi che il suo collo tornò sotto una stretta mortale. Questa volta, però, era Daenerys a tentare di toglierle la vita. Solo che la sua presa era molto più debole di quella che era stata la forza di Sansa, per cui Cersei riusciva a contrastarla. Anche se per poco.
«Ti prego, lasciami andare. Ho delle navi che mi aspettano, scapperò via da Westeros, non mi vedrai mai più. Non è rimasto nessuno della mia famiglia, non è rimasto nulla dei miei possedimenti e non ho neanche più oro» diceva con un filo di voce Cersei, cercando di convincere Daenerys.
«Finché tu resterai in vita, io non sarò mai del tutto regina» rispose la madre dei draghi.
«Ti prego» continuava Cersei, con le lacrime agli occhi. «Voglio solo andarmene da qui e partorire il mio bambino. Voglio essere una mamma migliore di quanto non lo sia stata con i miei tre figli».
«Io sono la sola e unica regina. Tu sei solo una donna morente» sentenziò Daenerys, con il fuoco negli occhi.
Le sue mani stringevano sempre più forte e l’adrenalina che aveva in corpo le aveva donato ancora più forza. Sentì la vita di Cersei finire sotto le sue dita. La guardò negli occhi, mentre spirava. Era la cosa che le aveva dato più soddisfazione della sua vita. Quando fu sicura di averla uccisa, la lasciò andare. Si rimise in piedi e fece dei respiri lunghi e profondi.
«Non era questo che dovevi diventare» esordì una voce alle sue spalle.
Daenerys si girò e vide che Jon era lì e aveva assistito a tutta la scena.
«Jon…io…ho dovuto farlo».
«No, avevi una scelta. Hai sempre detto che volevi rompere la ruota, che volevi essere un sovrano differente da tutti gli altri. Ma non ti sei dimostrata tale. Ti sei macchiata di sangue, come è sempre stato nella conquista del Trono».
«Lei sarebbe tornata, avrebbe cercato in tutti i modi di spodestarmi dal trono, di fomentare il popolo contro di me, di minare il mio potere».
«Quale popolo? Non hai visto che sono sopravvissuti solo poche decine di persone?».
Daenerys riprese il controllo di sé stessa e si avvicinò a Jon, parlando da Regina.
«Non devo giustificarmi con te. Ho quello che mi spetta. E me lo sono guadagnato. E se ti azzarderai a fare parola di quello che hai visto, sarà l’ultima volta che parlerai».
Jon si sentiva tradito. Deluso. Aveva sempre dichiarato che lei fosse la sua regina. Ma adesso non lo era più. Era cambiata. Non rispecchiava quegli ideali che aveva condiviso.
«Bene, allora governerai senza di me» disse Jon.
«Non ho bisogno di te».
«Tornerò a Grande Inverno. Come Lord Protettore del Nord. Ci sarà da ricostruire tutto. Spero che non ti dispiaccia se volessi mantenere la mia carica».
«Rimarrai sotto il mio comando. Il Nord si sottometterà a me. Come tutti gli altri regni».
«Noi siamo indipendenti, i popoli del Nord…».
Daenerys lo bloccò sul nascere: «I popoli del Nord sono tutti morti. Ora c’è da ricostruire da zero. E tu lo farai a mio modo. Altrimenti sai che ci sarà solo una soluzione a questo problema».
«Mia regina!» proruppe una voce.
Era Jorah Mormont, che era entrato nella sala del consiglio. In battaglia era stato scagliato lontano dopo l’urto di Drogon contro la Fortezza Rossa. Ma adesso era riuscito a ritrovare la sua khaleesi. Ma non aveva potuto fare a meno di vedere il corpo senza vita di Cersei all’angolo della stanza.
«Cosa è successo?» aveva chiesto.
«Cersei è morta per mano degli estranei. Ora la regina è Daenerys. Lunga vita alla regina» disse Jon, con un velato tono di stizza.
Daenerys sostenne il suo sguardo, poi lo oltrepassò, andando ad abbracciare Jorah.
«Ser Jorah, spero che tu possa accettare la carica di Prima mano della Regina» propose al vecchio Mormont.
Jorah non poteva credere alle proprie orecchie. Accettò senza riserve con grande commozione.
 
Jon tornò a Nord, dove, per il momento, si considerava sottomesso alla regina Daenerys. Bisognava ricostruire tutto, ripristinare tutte le casate che erano state annientate da quella battaglia contro i non morti. Era da solo. Anche se lo sarebbe stato ancora per poco.
   
 
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