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Autore: Adele Emmeti    19/05/2019    1 recensioni
In un mondo apocalittico, dove gli umani sopravvissuti all'avvento dei sanguinari Succhiatori cercano di armarsi per reagire all'assalto, la piccola Carey viene ritrovata allo stremo delle forze, sfatta e affamata, ancora sconvolta dallo straziante omicidio del padre.
In grembo all'umana che la soccorre, la bambina non può immaginare che da lì a breve diventerà una delle combattenti più temute e che proprio tra coloro che odia e che caccia con violenza, si nasconde quel qualcuno che ha sempre cercato, fin dalla nascita...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«E per quanto sia straziante ricordare i caduti, dobbiamo continuare a farlo, perché soltanto così avremo sempre chiari i veri obiettivi della nostra lotta. Saranno i loro volti a spingerci oltre. Che siano i nostri padri, madri o figli: noi dobbiamo urlare il loro nome ogni giorno, perché ogni giorno è guerra

«La prossima volta saremo più compatti.»

«La prossima volta non porteremo in braccio nessuno!»

«Loro sono forti... ma noi siamo uniti!»

«La Luce contro le Tenebre!»

I militanti urlavano all'unisono alle soglie del palco, sistemato nella piazza centrale della città fortificata. Il comandante Duncan  sedeva sul bordo, mentre gli altri lo guardavano dal basso. Aveva il volto stanco e la barba incolta, indossava un'abbondante felpa verde, dei jeans consumati e un cappellino scuro.

A Newborn, le botteghe allestite alla buona erano attive per ventiquattro ore al giorno. I rifornimenti arrivavano soltanto quando i militanti tornavano dalla spedizioni con le camionette piene; ai sopravvissuti era concesso l'acquisto dei prodotti in cambio dei frutti dei loro esigui terreni o di prestazioni professioni. Chi era stato medico forniva soccorso e gestiva gli ambulatori, chi ingegnere o architetto studiava i materiali e gli spazi a disposizione per l'innalzamento di nuove strutture, chi insegnava si occupava di radunare i pochi bambini della cittadina e provvedere a una loro pur minima istruzione. Tutti si rendevano utili e nessuno si estraniava dalle scelte collettive, dalle riunioni settimanali e dai turni di sorveglianza. Per le strade regnava un labile silenzio: i sopravvissuti erano concentrati e attenti, poiché sapevano che bastava abbassare la guardia o distrarsi per un istante e la vita sarebbe stata sfilata loro come un velo leggero sotto una folata di vento.

Quella mattina Carey era rimasta nella stanza delle assemblee a pianificare gli spostamenti della quasi prossima spedizione esplorativa. Sally comparve dalla porta socchiusa.

«Tesoro, l’incontro è quasi iniziato.»

«Arrivo» le rispose e attese che uscisse dalla stanza prima di alzarsi. Il ginocchio destro le faceva ancora male dall'ultima spedizione, ma non voleva che nessuno se ne accorgesse o l'avrebbero tenuta fuori per chi sa quanto tempo.

Ai piedi del palco, dove poco prima inneggiavano i militanti, un gran numero di volti nuovi, ammanettati e legati tra di loro, era stato condotto e lasciato nel centro, sotto stretto controllo. Essi erano stanchi ed emaciati, indeboliti da chi sa quanti mesi di malnutrizione, malattie e da un terrore inevitabile che urlava con forza dagli occhi. Il comandante Duncan, i secondi comandanti Ferguson e Tyler, e i rappresentanti dei diversi gruppi d'accoglienza e addestramento, li attendevano sul suddetto palco.

«Bene, possiamo iniziare. Salve a tutti e ben arrivati a Newborn. Inizio con lo scusarmi per le corde e le manette, ma dovevamo assicurarci che, spaventati e disorientati, non faceste nulla di avventato. Io sono il comandante dei militanti di Newborn, James Duncan e loro sono i miei collaboratori. Questa cittadina è stata messa in piedi dopo i primi grandi scontri tra le fazioni opposte ed è abitata interamente da sopravvissuti come voi. Qui gli umani vengono accolti, o condotti, e trovano riparo e protezione. Trovano case, cibo, calore, amici e compagni con i quali possono provare a ricondurre una vita quantomeno dignitosa.» Il comandante si era fatto avanti e parlava guardandoli negli occhi, uno per uno.

«Venimmo a conoscenza del vostro rifugio per bocca di un viaggiatore che, durante il suo cammino, ebbe modo di sostare per alcuni giorni nel vostro bunker; una volta ripartito, dopo mesi di vagabondaggio, venne trovato durante una spedizione, allo stremo delle forze, quasi moribondo. Portato a Newborn e soccorso dai nostri due medici, Nik si integrò subito e ci raccontò di essersi imbattuto nel vostro covo ben nascosto. Ci chiese di cercarvi e di condurvi qui perché desiderava che vi venisse salvata la vita... e noi abbiamo accolto la sua richiesta.»

Nik era sul palco, poco distante dagli altri, e annuiva col volto basso e gli occhi inumiditi dai ricordi.

«Il motivo per cui all'alba di quest'oggi... siamo irrotti nel vostro covo e vi abbiamo condotti sui nostri mezzi senza troppe spiegazioni è che lì fuori, purtroppo, nessuno di noi è al sicuro e la morte si nasconde dietro ogni angolo. Agire con rapidità è la nostra prima regola, per cui mi scuso ulteriormente se quello che avete subito è potuto sembrarvi un sequestro. Noi non siamo sequestratori e non vogliamo farvi del male. Noi siamo vostri amici e siamo estremamente felici che un gruppo così grande di persone sia sopravvissuto per tutto questo tempo.»

Gli umani sfatti e impauriti fissavano il capitano cercando di comprenderne le reali intenzioni. Molti di loro iniziarono a tranquillizzarsi e alcuni caddero sulle ginocchia, sollevati dal pensiero che quel palco non fosse il loro patibolo.

«Saranno molti i dubbi che vi hanno afflitti in questi anni. Molte sono le domande che avreste voluto porre a chi ci governava, a chi avrebbe dovuto proteggerci o tenerci uniti. Se sono qui, dinnanzi a voi, non è soltanto per accogliervi ufficialmente a Newborn, ma è anche per darvi le risposte che cercate, per raccontarvi cosa è accaduto e perché siamo stati condannati a una vita di stenti e sofferenze. Tutto ha avuto inizio quando un certo Tim Nowak, fanatico satanista e adoratore del diavolo, dopo aver speso gran parte della sua esistenza a studiare i testi esoterici e i vangeli apocrifi, riuscì in qualcosa in cui nessuno era riuscito: fece risalire dagli inferi un demone e lo fece reincarnare nel corpo morto di un pluriomicida, giustiziato in carcere pochi giorni prima. Quello che ne venne fuori fu un essere apparentemente immortale, cieco d'ira, assetato di sangue e di anime; nessun esorcista o sciamano riuscì nell'intento di scacciarlo poiché il demone non aveva occupato un corpo vivo, bensì uno sottratto alla morte, dunque ne era diventato il legittimo possessore. Era nato il primo Succhiatore della storia, il generatore, colui che trasformò successivamente tutti gli altri.

E mentre i primi demoni iniziavano ad impossessarsi del mondo, voi umani continuavate a vivere tranquilli e inconsapevoli, all'ombra dell'oscura minaccia. Entro pochi mesi, decimarono intere contee, spargendo veleno nel sangue dei popoli, trasformando parte delle proprie vittime in fratelli e riducendo a squallido pasto la restante.»

Gli umani, memori delle atrocità vissute, delle urla dei loro cari ammazzati senza pietà e dei feroci teatri di sangue e lacrime ai quali assistettero, iniziarono a piangere, chi silenziosamente, chi in uno sfogo lento e viscerale. Il comandante Duncan si fermò per alcuni secondi, così da lasciar loro il tempo di metabolizzare le informazioni date. Si tolse il cappellino e lo lasciò cadere a terra.

«Vi starete chiedendo come sia possibile che un solo demone abbia potuto infettare un intero mondo. Eppure ho visto eserciti di Succhiatori invadere le scuole e le piazze, le stazioni dei treni e le metropolitane. Li ho visti marciare di notte, come ombre, insinuarsi nelle case, nei cinema e nei teatri, ovunque pullulasse la vita. E... ho visto tanti umani offrirsi a loro, convinti di poter intraprendere una vita più gloriosa.»

Un umano si asciugò il volto e si fece avanti, raccolse le poche energie residue e prese parola: « anche noi abbiamo visto tutto questo. Fuggiamo proprio da loro, da quegli eserciti di belve bastarde. Ma voi come avete fatto a fortificare una cittadina intera? Come avete fatto a tenerli fuori? Nemmeno la polizia e l'esercito con i mitra e gli scudi riuscivano a frenarli. I colpi dei proiettili li trapassavano senza ucciderli, le bombe li sventravano e mutilavano... ma quelli continuavano a correre. Un uomo normale non può nemmeno lontanamente immaginare di poter avere la meglio su di loro.»

Il capitano aspettò che costui finisse di parlare. Poi si tolse la felpa e rimase con il petto e le spalle nude. Scese dal palco con un salto e gli andò vicino. Gli prese una mano e se la pose sul petto. L'uomo notò che la sua pelle era molto calda, quasi ustionante e che nelle iridi mancavano le pupille, così che l'azzurro dei suoi occhi appariva intenso e sgargiante, come fari accesi.

«Infatti noi non siamo uomini, non siamo nemmeno più umani... o almeno in parte.»

Tutti i superstiti sbigottirono e fecero qualche passo indietro.

«Chi pensate che possa contrastare la furia dei diavoli, la loro sete di sangue e la loro potenza ultraterrena, se non... degli angeli

Ancora con la bocca aperta, l'uomo scansò la mano incredulo.

«Il primo angelo mandato tra gli umani, Sert, dovette scegliere una tra le più pure e innocenti creature del mondo per incarnarsi: una bambina dai capelli rossi, morta in seguito a un incidente, insieme ai suoi genitori. La piccola giaceva nella sua bara bianca, quando i suoi occhi si riempirono di calda luce e le sue mani ripresero il colore della vita. Quando videro che sopravviveva ai colpi dei Succhiatori, che sfuggiva ai loro morsi e li tirava fuori dai corpi posseduti, con preghiere in una lingua sconosciuta, allora tutti iniziarono ad adorarla.

Molti umani accettarono di diventarne dei seguaci e si prestarono alla trasformazione in creature semi-divine. Sert poteva incantare solo i migliori di loro, quelli che avevano realmente il desiderio di combattere per il Bene, che avevano coraggio e voglia di risorgere. Raccolte le sue lacrime luminescenti in calici di pietra, essi dovevano berle e lasciare che l'anima se ne nutrisse fino ad ardere come lava incandescente. Il loro corpo moriva e rinasceva sorretto da tale luce, molto più forte e resistente di prima. Tali discepoli presero il nome di Rubini per il rossore che il loro corpo assumeva nei giorni della transizione, e iniziarono a contrastare l'azione sfrenata dei Succhiatori fin da subito. Sono stati loro a mettere in piedi le prime cittadine fortificate, a creare dei sistemi di controllo e di guardia affinché i sopravvissuti potessero rifugiarsi e la razza umana non venisse sterminata del tutto.»

Gli umani erano rimasti a fissarlo increduli. Qualcuno di loro iniziò a guardarsi intorno, a osservare gli altri militanti e i capitani sul palco.

«La maggior parte di noi è semi-divina. Newborn è la cittadina con la concentrazione più alta di Rubini. Siamo una sorta di commando primario che dirige e controlla i gruppi militanti delle altre cittadine.» Intervenne il secondo comandante Ferguson.

«Chi di voi vorrà vivere qui e collaborare al mantenimento comune, restando umano, è libero di farlo e gliene saremo grati per sempre. Chi invece vorrà unirsi a noi e subire la transizione per diventare un soldato del Bene e vendicarsi con le proprie mani di tutto il male e le atrocità subite, allora venga da me in persona e io lo inizierò alla vita del Rubino.» Continuò.

Gli umani lo guardarono con occhi lucidi e colmi di commozione. Dopo tanto tempo, sentivano che forse il peggio era passato, che forse un fragile raggio di speranza li aveva colti, e che, se avessero voluto, sarebbero potuti risorgere dalla ceneri.

Intanto Carey sostava in un angolo e ripensava al giorno in cui Sally, pochi mesi prima di compiere diciotto anni, accettò di aiutarla ad entrare nell'esercito dei Rubini. Tutti i nuovi aggregati come lei si erano presentati nella sala dell'iniziazione, allestita dall'anziano sacerdote Stenson. Con indosso una sola veste di lino sottilissima, si erano disposti uno accanto all'altro, davanti all'altare ottenuto dall'unione di pezzi di altri altari, racimolati durante le spedizioni.

«Come Sert in persona afferma: i Rubini sono angeli che trovano posto nei corpi di voi umani. Sono spiriti divini che si fondono con quelli terrestri e ne potenziano le facoltà fisiche e intellettive. Essi si nutriranno di luce e di meditazione. Non avranno mai paura di affrontare i figli delle tenebre, non si sottrarranno mai ai loro doveri, non tradiranno mai i loro compagni e la loro causa, non smetteranno mai di credere che un giorno tutto l'inferno portato a galla tornerà nei bassifondi del cosmo.» Il sacerdote Stenson aveva continuato a elencare tutti gli obblighi morali dei Rubini e i mutamenti che avrebbero subito proseguendo tale cammino. I nuovi aggregati erano rimasti ad ascoltarlo attentamente, tutti fortemente convinti della scelta fatta. Gli altri Rubini e gli umani sostavano in piedi alle loro spalle; Sally era rimasta indietro ma riusciva a intravedere la sua Carey, quella bambina spaventata che dal giorno del ritrovo, tra i rifiuti di un ex fast-food, era diventata a tutti gli effetti sua figlia, che aveva consolato e tenuto stretta nelle notti di incubi violenti, che aveva educato e addestrato come fosse sangue del suo sangue e che aveva imparato a conoscere così bene da sapere che, prima o poi, le avrebbe chiesto di poter subire la trasformazione.

Conclusi i chiarimenti, il sacerdote si avvicinò all'altare e aprì uno sportellino sigillato da dieci lucchetti, con dieci chiavi diverse. Dal piccolo vano scoperto, aveva portato fuori un grosso calice di pietra. Si era avvicinato lentamente ai dodici iniziati e gliel'aveva porto. Costoro avevano fatto un solo sorso e si erano diretti, uno per volta, all'esterno della sala, da una porta laterale che dava su un cortile in salita. Ivi, illuminati da un sole in tramonto, essi erano crollati a terra, chi in ginocchio, chi con il viso sull'erba, e i loro corpi avevano iniziato a illuminarsi come torce roventi, visibili sotto il lino sottile delle vesti. Urlando a squarciagola, le loro anime si erano fuse con quelle divine. Le loro lacrime erano evaporate al contatto con le guance e gli abiti avevano iniziato a fumare. Sotto gli ultimi raggi rossastri, essi avevano ringraziato il cielo con le braccia alzate e gli occhi traboccanti di luce. Avevano chiesto perdono per tutti gli sbagli e le incertezze che avrebbero avuto. Si erano prostrati al Bene e si erano riempiti di forza ultraterrena.

Al contrario degli altri, Carey non era crollata a terra. Era rimasta in piedi, immobile, con lo sguardo rivolto verso i confini del cielo. Aveva stretto i pugni, contratto il viso e contenuto le lacrime. In quel preciso istante, il comandante Duncan aveva compreso che costei aveva qualcosa di diverso. Decise, allora, di addestrarla e istruirla personalmente, nonché di iniziarla alla strategia di combattimento e alla gestione di gruppi d'assalto. La fece diventare un'esperta di piani tattici, oltre che una silenziosa e letale arma di difesa e d'attacco. In poco meno di cinque anni, Carey era divenuta una delle prime punte dell'esercito e saliva al fianco del comandante in tutte le spedizione, supportandolo e spalleggiandolo come pochi riuscivano a fare.

«Ah, sei qui. Ti sto cercando da ore.» Max apparve alle sue spalle e la distrasse dai suoi ricordi.

«Dove pensavi che fossi?» Gli rispose.

«Dovevamo ispezionare le camere dell'ala nord. Dovevamo farlo adesso, mentre tutti sono qui.»

«L'ho già fatto ieri, mentre erano in riunione. Non tutti avrebbero lasciato le camere per venire a vedere i nuovi arrivati questa mattina.»

Max rimase a fissarla incredulo.

«L'hai fatto di nuovo, cazzo. Hai fatto di testa tua senza avvertirmi.»

«Eri troppo preso dal banchetto augurale.» Carey si scostò dal muro e si incamminò verso l'armeria.

«Come faccio a imparare se mi ignori! Sono stato affidato a te, non a un altro! Non migliorerò mai se continui così!» Il giovane Rubino era alla sua seconda spedizione e se da un lato era profondamente grato al comandante di essere stato affidato a Carey, dall'altro temeva di restare indietro rispetto agli altri, poiché la sua istruttrice era piuttosto difficile da seguire.

«Parte del tuo addestramento consiste proprio nel capire quando è il momento giusto di agire. Invece di prendertela con me, prova a meditare su quanto tu sia stato superficiale.» Gli rispose senza nemmeno fermarsi.

«Vai a cercarmi le cartine del distretto C e portale in sala riunioni. Poi vai a prepararti: domani partiremo molto presto.»

Max non ribatté, fece un sorriso di beffa e si allontanò nella direzione opposta.

   
 
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