Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    21/05/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
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[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Thoros negò con insistenza, picchiettando le dita sul bancale. -Non erano questi gli accordi! Erano otto monete d’argento, non quaranta!-

La locandiera però sembrò non smuoversi. -Beh, ora i prezzi sono questi. Dieci argenti a testa.-

-Erano due ieri sera!- gridò Arya, cercando di arrivare con gli occhi al bancone. Stava prendendo davvero i brutti modi di Thoros, e non andava davvero bene. In quella situazione sì.

La locandiera abbassò lo sguardo, facendo cenno loro di guardarsi alle spalle. Un folto gruppo di soldati stavano accompagnando un lord, con tanto di seguito di cantori, giocolieri e servette. C’era anche una giovane lady, a quanto pareva. -Vi posso fare ancora otto- sussurrò la locandiera all’uomo dai capelli rossi, per non farsi sentire. Voleva far soldi con quel ricco gruppo appena arrivato, ovviamente. -ma dovete far finta di pagare quaranta. E magari darmi una piccola mancia per…-

-Seh, seh.- borbottò Thoros, dandole il doppio di quello per cui aveva contrattato.

Arya sbuffò contrariata, ma una manata gentile sulla testa la tranquillizzò, almeno finchè non fosse sorto il prossimo problema.

La locandiera afferrò i soldi e sembrò scappare via, e anche tutto il biascicare dei soldati crollò alle loro spalle.

Un lord si era avvicinato loro. Thoros afferrò Arya per il braccio e abbassò la testa, cercando di essere più umile possibile. Ma quell’uomo stava proprio puntando a loro.

Thoros lo conosceva, e quel lord conosceva lui. Vestito di velluti verdi e con una grossa spilla d’argento e di pietre preziose a forma di merlo a tenere fermo il lungo mantello e quegli occhietti verde-azzurro che lo perforavano da parte a parte.

Erano ormai anni che si conoscevano, avevano praticamente vissuto nella stessa fortezza per troppo tempo.

Petyr Baelish si piazzò davanti a Thoros e sorrise consapevole. Si era fatto scoprire? Era quasi irriconoscibile, era impossibile.

Squadrò entrambi per quello che sembrava un tempo infinito, e Thoros iniziò a sentire la mano stretta in quella di Arya completamente sudaticcia.

-M'lord..?- tentò. Ditocorto sorrise, forse anche peggio di prima.

-Qual è il tuo nome, carota?-

Qualche soldato in ascolto rise. Thoros si sentì bruciare dentro ricordando quel nomignolo che gli davano anche al tempio rosso di Myr, tirandogli i capelli e una volta lanciandogli persino un pomodoro. Tentò comunque di sorridere. -Il mio?-

Baelish annuì sicuro.

-Dennis, m'lord. E questo è mio figlio Wes, m'lord. Ho altri figli che…-

Petyr scosse quasi infastidito una mano. -Va bene, va bene. Ti piace giocare o non lo sai davvero?-

Thoros piegò un po’ la testa di lato. Era un attore nato, si sentiva davvero un contadinotto spaventato da un grande lord. -Cosa?-

Il Lord afferrò il braccio magro di Arya e lei scoppiò quasi a piangere, brava a mentire tanto quanto Thoros. -No!- gracchiò, forse impaurita davvero, stringendogli la mano con tutta la sua forza. -Padre!!!-

Thoros entrò nel panico e lasciò trasparire quel panico sul suo viso, mentre stringeva la mano della bambina. -La prego m'lord…No..!-

-Arya Stark. Io ti conosco.-

Arya si bloccò e boccheggiò e sembrò un pesce fuori d'acqua con un amo in bocca. Negó e si voltò verso Thoros e sembrò dover mettersi a gridare, ma lui cercò comunque di reagire. -M'lord questo è mio figlio Wes… io non so…-

Le guardie li accerchiarono e Arya si divincolò dalla stretta di Baelish solo per fiondarsi tra le braccia di Thoros, che la strinse con tutte le sue forze. -Lasciaci stare- sussurrò lui.

Lo avrebbero ucciso e avrebbero portato via Arya, facendola sposare a chissà chi, facendole chissà cosa. Beric sarebbe rimasto da solo e Ned avrebbe dovuto vederlo morire ancora, Ned sarebbe rimasto perso, sperduto in un mondo crudele.

Strinse le mani sulle spalle di Arya mentre Ditocorto si inginocchiava davanti a lei, faccia a faccia.

-Sei cambiato davvero in questi anni, Thoros. Sembri dieci anni più vecchio.-

Thoros si lasciò scappare una risata anche se avrebbe voluto piangere. -Sono cambiato davvero.-

-Mia lady- salutò Baelish, mentre Arya affondava il viso nella casacca di Thoros. L'uomo dai capelli rossi le accarezzò i corti capelli, tentando di calmarla e farla ragionare. Sii furba, ascolta, impara e agisci di conseguenza. L'aveva ripetuto chissà quante volte a lei, a Beric e anche a Ned, ma nessuno sembrava voler imparare.

-Posso portarti da tua zia lady Lysa. Non vuoi venire con me, dalla tua famiglia, al sicuro?-

Lo sguardo di Arya si fece più attento, ma negó ancora una volta, voltandosi e stringendosi al corpo rigido di Thoros, che al momento aveva una daga puntata al collo e nessuna voglia di scherzare.

Il sorriso di Petyr si incrinò. -Ti hanno rapita?-

La bambina negó senza voltarsi.

-Non vuoi rivedere tua sorella Sansa?-

Questo fece scatenare qualcosa in Arya. Si voltò verso Ditocorto, che stava parlottando con una guardia dall'elmo così basso da coprirgli gli occhi.

-Sansa è morta.-

Ditocorto non sembrò interessarsi alle sue parole. Sparí nella folla che li accerchiava e tornó con una ragazza, alta e dallo sguardo triste, sottobraccio.

Thoros non l’aveva riconosciuta, non avrebbe potuto, ma Arya sì. Sentì le sue mani staccarsi dalla sua casacca e, con passi incerti, si avvicinò a quella ragazza che si era già messa a piangere. -Sansa.. Sansa!- gridò, correndole contro. Sansa la strinse tra le braccia e gridò dal pianto contro i capelli sporchi e corti della più piccola.

Una guardia prese Sansa per un braccio e un’altra, più grossa e aggressiva, fermò Arya per le spalle e la tirò con forza.

Arya scalciò e quasi sparì dietro a quella guardia, con solo un elmo sulla testa e con una semplice casacca di cuoio a coprirlo.

Mentre Thoros veniva trascinato sul retro della locanda per finire il lavoro e non lasciare superstiti.

-Petyr- gridò Thoros, mentre una guardia già sguainava la spada. -sei stato davvero per tanto tempo a Approdo del Re, vero?-

Ditocorto, a pochi metri da lui, lo squadrò male. In che senso?

Thoros sorrise, troppo vicino a una torcia appoggiata al muro. -Non hai sentito niente riguardo la Fratellanza e le loro spade di fuoco?-

Il silenzio crollò. Era troppo tardi.

-Vai, Arya!- gridò Thoros, mentre afferrava velocemente la torcia al muro. Una guardia dallo spadone già sfoderato decise di piantarglielo nel fianco, ma la fiamma si propagò presto per la lama e raggiunse le sue braccia e il suo viso in pochi istanti.

Entrambe le guardie al suo fianco crollarono a terra divorate dal fuoco mentre Thoros impugnava la spada coperta del proprio sangue, e un istante dopo coperta di fuoco. Le altre due guardie che gli si scagliarono contro furono tagliati e bruciati, e fortunatamente il prete era abbastanza ubriaco da poter sopportare il dolore lancinante al fianco sinistro.

Fissò la spada che aveva rubato a quel soldato: una coltella a due mani dalla lama lunga e micidiale, quasi perfetta tra le sue mani, e di una fattura troppo raffinata per un soldato semplice. Quello che aveva bruciato vivo era probabilmente un nobile, un quarto o quinto figlio di qualche casata minore della valle.

Arya, nel frattempo, al segnale del prete tirò fuori il coltellino che le aveva donato e lo conficcò nel basso ventre della guardia che aveva avuto la sfortuna di averla vicino. Questi si abbassò, contorto dal dolore, e fu sufficiente per Arya per piantargli il coltello nel petto, finendolo.

Finì a terra rantolante, mentre il soldato che teneva la sorella indietreggiava terrorizzato.

Fu l’occasione per Arya di afferrare a sua volta Sansa per mano e tirarla con sé. -Andiamo, andiamo assieme!-

Sansa aveva ancora le lacrime agli occhi, ma non disse nulla. Strinse la mano sanguinolenta della sorella e corse tra i soldati nel panico che schizzavano da una parte all’altra. Nella confusione, Ditocorto riuscì ad afferrare Sansa per una ciocca di capelli.

Sansa gridò, lo colpì in pieno viso con una gomitata accidentale e quasi cadde in avanti quando l’uomo perse la presa sui suoi capelli, con una scarsa ciocca ancora incastrata tra le sue dita.

Le sorelle corsero verso la porta in legno che ormai stava andando a fuoco. Thoros le stava aspettando.

Arya gli si lanciò addosso e lui tirò entrambe fuori dalla sala, dove ormai erano arrivati anche i proprietari della locanda e gli altri ospiti che soggiornavano lì.

Accompagnò entrambe le ragazzine alle stalle, dove Ned e Beric già erano montati sul loro cavallo.

Sollevò prima Sansa e poi Arya di peso sulla sella del grosso cavallo che aveva scelto per quel viaggio e poi salì a sua volta, gridando dal dolore quando il profondo taglio sul suo fianco si fece sentire di nuovo, colando ormai fiotti di sangue sulla sua coscia e sul fianco del povero cavallo che spronò ad andare più veloce che poteva.

-Via, via!- gridò con una voce che nemmeno lui riconobbe, stravolto dal fiatone, dal dolore e dalla paura. Beric si strinse confuso a Ned, che seguì col terrore negli occhi le orme di Thoros.

 
   
 
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