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Autore: milly92    22/05/2019    1 recensioni
“Io sono Alice, piacere. La mediatrice culturale”.
“La che?”.
Offesa, feci una smorfia: il mio era un mestiere come tanti, non di certo uno di quelli super fighi con il titolo tradotto in inglese giusto per sembrare ancora più irraggiungibili.
“La me-dia-tri-ce culturale” rispiegai pazientemente.
“Ah, mediatrice! A causa del viaggio sto così fuso che avevo capito meretrice, ecco perché ero confuso” ridacchiò, con un palese accento romano. “Salvatore, comunque. Piacere. Faccio questo mestiere da cinque anni e non ho mai sentito parlare di una mediatrice nel team!”.
“E’ un’eccezione, oltre agli inglesi ci sono gli spagnoli e l’azienda aveva bisogno di una traduttrice. Diciamo che è un esperimento... Scusami comunque, mi sono bloccata nel bel mezzo della strada perché ho appena ricordato di aver dimenticato l’adattore e il mio cellulare è appena morto”.
“Azzò, sei perspicace, Alice la Mediatrice. Spero non dimentichi le traduzioni delle parole così come dimentichi le cose essenziali”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Epilogo - Giorno per Giorno
Epilogo
Giorno per giorno
22 Dicembre 2018
Sbadigliai sonoramente e controllai le ultime cose da fare prima del breve ma intenso periodo di ferie che mi spettava, sfogliando l'agenda controvoglia.
L'ufficio era cosparso di luci e addobbi natalizi a causa di Lina, la dipendente più rompiscatole di tutte, ma io non sentivo molto la magia del Natale dentro di me.
Prendere il treno per Roma il giorno dopo e ritornare il ventisei mi sembrava assurdo visto che l'anno precedente, seppur da stagista, avevo avuto il privilegio di tornare a lavorare il tre gennaio.
Spuntai un po' di cose fatte e mi decisi a finire di fare le ultime, non badando alla pausa pranzo, per partire con serenità, quando un Saverio allegro più che mai mi si parò di fronte e mi sorrise in un modo che quasi mi faceva paura. Solo due ore prima lo avevo visto rimproverare lo stagista di turno, che gli prendeva?
"Che vuoi? Sto lavorando" sbottai, alzando lo sguardo di malavoglia.
"Alice, è ora di pranzo! Continua così e a fine anno la fascia di Miss Acidità sarà tua" mi rimbrottò seppur affettuosamente, cosa che mi faceva ancora più strano, onestamente.
"Senti, non torturarmi, dimmi cosa devo fare e lo faccio. Tra dodici ore torno a Roma e non ho ancora fatto i bagagli e comprato i regali di Natale...".
"Mi sono deciso, Ali!" m'interruppe, evidentemente non ascoltando le mie solite chiacchiere disperate, "A Capodanno darò l'anello a Nadia".
Avrei potuto fare mille battutine, dire cose del tipo "Sempre se lo vuole" e simili, ma me ne infischiai e mi portai una mano alla bocca, raddolcita.
Negli ultimi mesi lui e la mia amica erano diventati ufficialmente una coppia perfetta, che agisce in sincrono ma senza risultare smielata e ovviamente avevo continuato a dire a lui di sbrigarsi con la proposta.
"Era ora" sussurrai, prima di abbracciarlo.
"Lo so. Lo farò dopo la mezzanotte, con i fuochi d'artificio...".
"Ma al locale dove andremo?".
"Sì. Per favore, potresti provare a immortalare il momento in maniera discreta?".
Con gli occhi lucidi, emozionata come se si trattasse del mio matrimonio, annuii e sorrisi affettuosamente all'uomo che avevo di fronte, così diverso dall'uomo un po' cinico e quasi anaffettivo che avevo conosciuto quasi diciotto mesi prima.
Poi, infischiandomene delle cose da fare, delle scadenze, degli impegni, mi alzai e lo presi sottobraccio con aria affabile, sentendo di essere tornata ai nostri soliti momenti di confidenza che avevano sempre la meglio su tutto.
"Non dovevi lavorare?" mi chiese, ironico.
"Certo che devo lavorare, anzi, mi aspetta un lavoraccio... Farti rendere questo Capodanno unico senza farti sbagliare nulla altrimenti ti ammazzo!".
Saverio rise, felice come non mai, e mi strinse a sé con l'aria di chi ha capito tutto quando vide che lo stavo portando nel bar dell'azienda.
Noi, due caffé, le chiacchiere in sottofondo di chi si prendeva una meritata pausa e tutto poteva tornare al proprio posto senza problemi, in nome dei vecchi tempi e dei nuovi che sarebbero giunti.


31 Dicembre 2018
I miei genitori e quelli di Nadia, Saverio e Mario avevano deciso di venire da noi a Milano visto che dovevamo continuare a lavorare, così ci eravamo ritrovati a fare un mega cenone tutti insieme.
Fu una situazione tragicomica, mangiammo cibo della tradizione napoletana misto a quella delle tradizioni romane e abruzzesi, con i nostri genitori che diventavano amici e si raccontavano storie d'infanzia come se si conoscessero da anni e anni.
"Devo dirvi la verità, Alice nomina Saverio così tanto che credevo fosse il suo ragazzo, ho anche pensato che avesse mollato quel Luca per lui" ammise mia mamma, facendoci ridere tutti con gusto.
"Mamma, lo sai che io sceglierei Mario, è più simpatico" ironizzai.
Sentendo ciò Mario, che ormai aveva superato il periodo di adattamento ed era felicissimo presso l'agenzia di eventi di Milano che lo aveva assunto, mi si avvicinò e mi appoggiò una mano sulla spalla con l'aria di chi la sapeva lunga.
"E io ti direi di no, sei troppo antipatica".
"Gli opposti si attraggono!" cinguettò Nadia, ridendo.
"Ecco perché stai con quello scemo di mio figlio, cara, non c'è altra soluzione. Che tu sia benedetta!" esclamò la singora Capone, guardando la fidanzata del figlio come se fosse Beyoncé.
"Ora capite da chi ho preso il mio essere sempre molto affettuoso" sospirò Saverio, bevendo un goccio di vino con aria truce, mentre Nadia lo abbracciava.
Fu una cena divertente, mangiammo a volontà e in armonia come se fossimo una vera famiglia, poi, alle dieci, io e Nadia decidemmo di andare a prepararci per la serata post mezzanotte in una discoteca che sponsorizzava l'agenzia di Mario.
"Quindi non lo hai più sentito?".
La domanda di Nadia mi trafisse come cento spilli tutti insieme, rabbrividii e finsi di concentrarmi solo su una ciocca molesta di capelli che non voleva starsene al suo posto.
Scrollai le spalle e scossi il capo, improvvisamente rattristita.
"Nadia, gli ho confessato che ad Agosto, dopo solo otto giorni dopo averlo salutato, sono stata con il mio ex dopo ben tre mesi dalla nostra separazione... E' normale che sia scosso e che voglia il suo tempo quando mi stava aspettando seppur in un altro continente, anche se è stata una cosa di mezzo pomeriggio" risposi, rabbuiata.
In un secondo rividi davanti ai miei occhi il litigio con Luca dopo il suo bacio, il suo intrufolarsi in casa mia, lui che mi urlava le sue ragioni – che per me erano torti – e, infine, il mio cedere per l'ultima volta e cadere tra le sue braccia, prima di piangere per ore e cacciarlo di casa perché avevo capito che avevo messo tutto a rischio per nulla, perché per me quel ragazzo non contava più nulla e ne avevo finalmente avuto la prova definitiva.
Ero stata stupida, per quegli insipidi minuti ero tornata ad assere l'Alice disperata dei mesi precedenti e avevo lasciato che la parte di me che aveva sofferto l'avesse vinta su tutti i progressi fatti a luglio anche grazie al mio mediatore.
Non dimenticherò mai la sensazione di delusione provata dopo, capire di aver tradito la fiducia di Maurizio per qualcosa che ormai non esisteva più dentro il mio cuore era terribile e avevo avuto il coraggio di confessarlo solo dopo mesi e mesi.
"Non dovevi farlo" disse la mia amica, decisa. "Non gli devi spiegazioni, non è il tuo ragazzo...".
"Al posto suo avrei voluto saperlo, Nadia, soprattutto nel caso in cui riesca ad andare avanti e a voler provare a stare con me al ritorno" sussurrai.
"Sì, ma ora che manca poco...".
"Un mese esatto" sospirai.
"Ecco! Rischi di... Insomma, Alice, fatti furba, se per te Luca non significa più nulla non eri tenuta a rovinare le cose tra voi!".
"Non è così, Nadia".
Decisi di lasciare i capelli sciolti e aiutai la ragazza a chiudere la cerniera del bellissimo vestito color bronzo che aveva deciso di indossare.
"Maurizio è in Argentina e sin dall'inizio è stato più presente che mai, mi ha scritto un'email bellissima in cui parlava di noi, di ciò che è stato, di ciò che potrebbe essere... Lo sento davvero vicino a me nonostante tutto, omettere l'incontro con Luca sarebbe stata una carognata. Sono fiduciosa, e se non si fa viva sono decisa a parlargli quando tornerà, perché rivederlo con quel macigno sul petto non era proprio una cosa che mi sentivo di fare, non se lo merita" mi spiegai cautamente, sforzandomi di non piangere al pensiero di non ricevere più messaggi da parte sua.
Nadia mi guardò e mi abbracciò, affettuosa come sempre. "Scusami, hai ragione. Andrà tutto bene, succederanno tante cose belle!".
"Oh, anche a te" risposi, senza riuscire a trattenermi.
1 Gennaio 2019
"Buon anno!"
Nelle mie fantasie più impronunciabili allo scattare della mezzanotte Maurizio sarebbe entrato in sala e mi avrebbe baciato alla Ryan Atwood, ma questa era la vita vera, la vita in cui io e lui eravamo in due continenti diversi e non ci sentivamo da settimane. Eppure, mai come in quel momento, sentivo il suo ricordo e la sua presenza più vividi che mai dentro di me.
Ogni cosa mi ricordava lui e il suo amabile sorriso.
Presi il cellulare, pur sapendo che a Buenos Aires fossero ancora le otto di sera, e scrissi rapidamente un messaggio.


Ciao dal 2019.
Capisco il tuo silenzio ma ci tengo a dirti che anche 
nel futuro ti penso ancora e, se ti va, ci sarò al tuo ritorno.
Ti avevo promesso che il 1 gennaio avresti saputo
 qual è il mio ristorante preferito... 
Se ti andrà di saperlo te lo dirò. Un bacio.
La tua Alice.
Lo inviai senza pensarci due volte e avvertii Mario prendermi per mano.
"Ali, muoviti, prepara il telefono, Saverio sta portando Nadia fuori alla terrazza per farle la proposta!" disse concitato, quasi tirandomi con forza.
"Sì, sì, vengo!" risposi, muovendomi a impostare la telecamera.
Impiegammo un po' a raggiungere il luogo stabilito a causa della gente ma alla fine ce la facemmo in tempo perché la coppia stava semplicemente guardando quel bellissimo spettacolo pirotecnico.
Nadia tremava per il freddo, così, con naturalezza, Saverio le appoggiò la sua giacca sulle spalle, poi iniziò a parlare.
Appostati dietro una delle pareti che davano sulla terrazza io e Mario guardavamo il tutto con aria imbambolata e i cellulari rivolti verso i nostri amici.
Saverio parlava, sorrideva imbarazzato, poi, alla fine, si inginocchiò e aprii la scatolina con l'anello comprato cinque mesi prima a Dublino.
Vedendo quella scena non riuscii a resistere e scoppiai in lacrime, emozionatissima, seguita a ruota dal mio amico, tanto che fu difficile riuscire a registrare senza far traballare la schermata.
Ovviamente Nadia si portò le mani alla bocca, si agitò, pianse, toccò Saverio come per rendersi conto che fosse vero, fatto di carne ed ossa, prima di urlare "Sì! Certo che sì! Mille volte sì!", inginocchiarsi a sua volta – ricordandomi tanto Monica e Chandler di Friends – e baciarlo dopo che lui le ebbe messo l'anello al dito.
Finimmo di riprendere, scattammo qualche foto un po' scura e poi restammo così, immobili, per non disturbarli.
"E' stato magnifico" constatai, ancora in lacrime.
"Sì. L'amore esiste, Ali".
Quella constatazione mi scaldò il cuore e annuii, abbracciandolo.


1 Febbraio 2019
Faceva freddo, tanto freddo, a tal punto che tremavo come una foglia nonostante le mille maglie, il cappotto super caldo e la sciarpa enorme che indossavo.
Il pensiero di uscire dall'ufficio e dover camminare fino alla fermata della metro mi faceva impazzire ma dovevo farmi coraggio, così indossai il cappello alla francesina che avevo comprato poche settimane prima, i guanti, la sciarpa e mi apprestai a prendere la borsa.
"Damigella, io vado, ci vediamo domani!" esclamò Saverio, salutandomi con la mano e correndo via come un lampo.
Sospirai, da quando Nadia mi aveva scelto come damigella d'onore mi chiamava sempre così e la cosa a lavoro mi imbarazzava. Inoltre, come al solito c'erano alcuni membri dei vari team che non vedevano di buon occhio la nostra confidenza e non perdevano tempo nel diffondere voci poco carine sul nostro conto.
Damigella!
Sì, ero una di quelle damigelle che se la cavavano da sole, senza cavaliere ed erano appesantite dalle mille richieste della propria dama. Non che non volessi bene a Nadia ma ultimamente andava in crisi per ogni cosa e starle dietro risultava sempre più complicato perché non sapevo cosa dirle per rassicurarla.
Come per confermare questo pensiero, il mio cellulare squillò e mi ritrovai a leggere un suo messaggio.
"Sono al bar vicino l'ufficio, ho bisogno di un consiglio, ti prego!".
Alzai gli occhi al cielo e mi imposi di essere gentile e carina come Nadia lo era sempre stata con me, il fatto che quel giorno fosse un giorno particolare che non era andato come avevo immaginato era un problema mio, non suo, e non dovevo incolparla se così facendo mi stava portando via dal mio piano per la serata composto da sushi da asporto, "La verità è che non gli piaci abbastanza" e del vino.
"Certo, arrivo" risposi.
"Tavolo 12, ho già ordinato il tuo solito spritz".
Sospirai e mi avviai verso il bar, squadrando il mio riflesso nelle vetrine davanti cui passavo. 
Vedevo una ragazza improvvisamente più matura, i tratti da bambina che avevano sempre caratterizzato il mio viso un po' rotondetto stavano scomparendo lasciando la traccia di una giovane donna pronta ad emergere. Forse anche il taglio un po' più corto e le tracce di trucco un po' più pesante davano il loro contributo, chissà.
Entrai nel bar destreggiandomi tra la solita folla del venerdì sera e iniziai la ricerca della mia amica, avvicinandomi alla zona del tavolo dodici.
Non la vedevo, non c'era traccia della sua chioma corvina e delle sue tinte labbra sempre molto marcate.
Arrivata al tavolo undici mi voltai verso il dodici e vidi che era occupato da un uomo che si guardava intorno.
Una seconda occhiata e l'uomo si voltò verso di me.
Aveva una folta chioma riccia e una barba incolta, il naso un po' lungo e un sorriso gentile.
"Alice!".
Improvvisamente le gambe mi tremarono e fui costretta ad appoggiarmi al tavolo per non cadere, l'espressione sorpresa e la faccia di chi non crede ai suoi occhi.
"Maurizio?".
Pronunciai il suo nome in modo flebile, quasi inaudibile, mentre lui si alzava e mi veniva incontro.
Improvvisamente la folla cessò di essere rumorosa, non sentivo nulla oltre al suono delle parole di chi mi stava di fronte.
Maurizio era più elegante del solito, indossava una camicia sotto ad un maglione scuro e dei pantaloni eleganti, mi si avvicinò con cautela e mi accarezzò una guancia come se fossi fatta di vetro.
"Non dici niente?" chiese, quasi imbarazzato.
Cosa dovevo fare, saltare di gioia o dirgli che era uno stronzo perché non mi aveva più degnato di mezzo messaggio da quando aveva saputo la verità su me e Luca?
Il calore del bar e della folla era troppo così, non riuscendo a resistere, gli voltai le spalle e uscii dal locale, in ansia e accalorata.
Presi posto su una panchina e lui mi seguì, sedendosi al mio lato.
"Credevo non volessi più avere a che fare con me. Chi tace acconsente" sussurrai, sentendo un grande nodo alla gola.
"Sì, ma acconsente a cosa? Non lo sapevo nemmeno io, Ali, finché non è venuto il momento di ripartire e di realizzare che avrei potuto rivederti" rispose cauto, cercando di mantenere il contatto visivo.
"Ho sbagliato ma potevi rispondere, a Capodanno...".
"Ci sono stato male, mettiti nei miei panni".
"Ti ho giustificato per mesi, davvero, ma ora mettiti tu nei miei panni, credevo non ti avrei rivisto se non per caso, magari in metro, e...".
La voce mi si spezzò e, senza riuscire a trattenermi, iniziai a versare un mare di lacrime tanto da sentirmi stupida e infantile come non mai.
Mi alzai, celando il viso, e prontamente Maurizio mi seguì, afferrandomi per le braccia e obbligandomi a guardarlo.
"Non volevo farti piangere! Sono uno scemo, ho organizzato questa sorpresa con Nadia e Saverio perché non avevo la forza di contattarti e invece ti ho sconvolto! Scusami, davvero. Quando mi hai rivelato di te e Luca ero convinto di un vostro ritorno di fiamma" si giustificò, cauto come non mai.
Feci cenno di no e pescai un fazzoletto nella borsa per asciugarmi il viso.
"Te l'ho detto dopo mesi... Quando è successo ho avuto la conferma del fatto che non lo amavo più e mi sono odiata per avergli ceduto, ho capito che era finito tutto e....".
"Basta, Ali. Il tuo ex ci ha già danneggiato abbastanza. Io so solo che sono di nuovo a Milano e che mi sei mancata da morire anche se ci siamo conosciuti solo per un mese" m'interruppe, asciugandomi una lacrima con dolcezza e stringendomi a sè con decisione, pronto a non farmi andare più via.
Quell'abbraccio fu terapeutico, sentii tutta la sua voglia di rivedermi, provare a conoscermi di nuovo, riavermi al suo fianco di nuovo nella quotidianità questa volta nel mondo vero, non in quello un po' plastificato della vacanza studio.
Ricambiai la stretta con energia e continuai a piangere, sentendo che in quel modo avrei chiuso definitivamente con il passato e sarei stata pronta a vivere nel bel presente che mi aspettava.
"Sbaglio o devi dirmi il tuo ristorante preferito e portarmi a cena?" sussurrò contro il mio orecchio, facendomi ridere tra le lacrime.


8 marzo 2019
Sentivo gli occhi di Saverio e Nadia fissi su di noi mentre prendevamo i piatti per il dessert.
Ci avevano appena mostrato la foto che ci avevano scattato a Dublino di nascosto e noi ci eravamo imbarazzati non poco visto che, un mese dopo esserci rivisti, eravamo in una fase strana in cui ci frequeventavamo ma le cose andavano con estrema lentezza a causa del mio voler fare tutto bene senza fretta.
"Nadia, spiegami perché hai voluto questi due alla nostra serata tra donne, è la nostra festa!" esclamai appena Maurizio e Saverio iniziarono a prendere in giro la mia torta mimosa.
"Così il signorino qui mi perdonerà quando non saprà nulla del mio addio al nubilato" rispose la futura sposa, ammiccante.
Maurizio sorrise incerto come ogni volta che si accennava al matrimonio: io ero la damigella d'onore e lui evidentemente non sapeva se saremmo arrivati insieme ad agosto, il mese delle nozze.
"Scherza pure ma ricorda che il mio lo organizzerà Mario..." disse Saverio, stuzzicandola.
"Sì, ho sentito che ha fatto scappare tutte le spogliarelliste di Milano" inventai.
La serata fu piacevole e verso le undici la coppia ci lasciò soli, tornando a casa in vista della solita sveglia minacciosa del giorno dopo.
Non era la prima volta che eravamo soli da me ma quella sera tutto sembrava diverso, più nitido.
Mi finsi impegnata con le stoviglie da lavare, poi Maurizio mi si avvicinò e mi cinse la vita con le braccia.
Chiusi gli occhi e lasciai che mi stringesse a sè, comprendendo il perché di quei gesti.
"L'Argentina ti ha reso più sensuale" sghignazzai quando avvertii un lieve bacio sul collo.
"Milano ti ha reso un po' fredda" ammise lui, mesto.
Deglutii, colpita, e mi voltai di scatto.
"Milano non c'entra niente, Maurizio" dissi, decisa.
"E cosa c'entra? Mi sento come un mostro, quasi tremi se provo a starti più vicino, non pretendo niente che non ti vada di fare, solo che ho paura di non piacerti più" confessò.
Mentre parlava ripensavo a tutte le nostre uscite dell'ultimo mese, al nostro riavvicinarci con calma, godendoci ogni istante senza l'ansia di una separazione imminente.
Lo guardai. Con la barba meno folta di quella di un mese prima era davvero affascinante e amavo il suo corpo flessuoso, le sue gambe atletiche, le sue mani che reclamavano gentilmente il mio corpo...
"Mi piaci fin troppo, Maurizio. Non so perché ma cerco di andare con calma perché... Quando ci siamo lasciati andare, a Dublino, mi hai rivelato il tuo segreto. Temo la cosa si possa ripetere" confessai, dando voce al pensiero che mi assillava da non poco.
Notai uno sguardo di comprensione sul volto del ragazzo e mi si avvicinò di nuovo, scuotendo il capo. "Ti giuro su ciò che vuoi che sono qui".
Sospirai e gli appoggiai delicatamente le braccia attorno al collo, senza smettere di mantenere il contatto visivo.
"Per favore, qualsiasi cosa sia successa in Argentina, qualsiasi cosa, dimmela, iniziamo col piede giusto" lo supplicai.
"Quindi vuoi iniziare?" sottolineò, sornione. "Comunque te l'ho detto Alice, niente, niente di niente. Sai che non ero lì per divertirmi, ho viaggiato molto, scritto la tesi e ho stretto molte amicizie, stop. Nessun flirt, nessuna storia, niente di niente".
"Forse non me ne sono resa conto, ma voglio iniziare da luglio..." sussurrai, stringendolo a me.
"Non sai quanto sono felice di averti qui, di vederti, di averti nella mia vita...".
Ci baciammo per suggellare quelle parole, a lungo, dolcemente, come se fosse la prima volta.
Sentivo il mio cuore esplodere di felicità, finalmente le mie stupide ragioni non avevano più spessore dei miei sentimenti e non prevalevano più su di loro.
"Però, ti prego, non corriamo, non roviniamo tutto con stupide etichette, continuiamo ad essere noi stessi" lo implorai quando fu chiaro ad entrambi che quella sera saremmo andati oltre come se fosse la prima volta.
"Non m'importa delle etichette, per me tu sei l'unica ed è ciò che conta" rispose, separandosi da me per accarezzarmi una guancia e sorridermi con emozione.
"Sei il solo ed unico e credo tu lo abbia capito, ormai" mormorai, sentendo di non avere chissà quanto fiato in gola.
"Da quando ti sei messa a piangere quando mi hai rivisto".
"Piangevo perché sei uno scemo, non si fa così...".
"Vuoi già litigare?".
Scoppiammo a ridere e lo condussi nella mia stanza come se fosse la cosa più giusta ed assoluta dell'universo, l'unica verità accettabile in un mondo fatto di caos e problemi.
28 agosto 2019
"Ma cosa ci fai qui? Non stavi ultimando la tesi a Milano?" domandai, sconvolta.
Ero scesa nella hall dell'albergo che mi aveva ospitato per il matrimonio di Saverio e Nadia e mi ero ritrovata davanti Maurizio, quello che circa dodici ore prima avevo definito ufficialmente "Il mio fidanzato" dopo sette mesi di intensa frequentazione, dichiarazioni di affetto reciproco fin troppo palesi e momenti indimenticabili per la loro intensità.
Maurizio mi sorrise, bello come non mai con indosso una camicia bianca e dei jeans scuri, per poi avvicinarsi a me e baciarmi con slancio, senza dire nulla.
"Ecco qui, ora che sei la mia fidanzata vuoi sapere tutto e controllarmi, che noia!" ironizzò, prima di cingermi la vita con le braccia e stringermi come se potessi sfuggirgli via da un momento all'altro.
Risi e poi lo guardai negli occhi, per poi prenderlo per mano e portarlo su uno dei divanetti della hall.
"Sei arrabbiato perché ti ho definito "fidanzato" al telefono...?" chiesi.
Lui scosse il capo e appoggiò una mano sulla mia, stringendola con affetto.
"No, sono solo arrabbiato per le tempistiche. Se me lo avessi detto un giorno prima....".
Era ironico, potevo percepirlo, proprio come potevo capire che era lì per una semplice voglia di vedermi ora che avevamo fatto il grande passo.
"Sono stata felice così. Non dovevo dimostrare niente a nessuno e sapevo quanto tu fossi occupato con la tesi del dottorato, non me la sentivo di trascinarti qui per tre giorni, distrarti...".
"Ali, scherzavo. Mi conosci, quando si tratta di te divento meno razionale, dopo la tua telefonata di ieri non potevo starmene a Milano senza te... Che ne dici se prolunghiamo questi giorni abruzzesi, solo io e te?".
Era una proposta troppo allettante per dire di no, il pensiero di stare con lui in un'altra regione senza l'ansia del lavoro mi riempiva il cuore di dolcezza e felicità.
Mi sentivo leggera come un palloncino, a tal punto da accettare senza nemmeno pensarci due volte per poi appoggiarmi sul suo petto mentre mi teneva stretta a sé, pronto a non lasciarmi mai.
Penso sia inutile dire che quel giorno stesso ci scambiammo il nostro primo e autentico "Ti amo", sotto le luci soffuse del tramonto mentre eravamo in spiaggia a goderci l'alba della nostra storia.
13 Agosto 2020
"Eccoli, eccoli!".
Ero stanca morta e intontita dopo aver dormito in aereo eppure non stentai a riconoscere le voci sorprese ed eccitate di Saverio e Nadia.
"Ma non ci credo, sono venuti davvero!" esclamai, felice come non mai, notandoli a circa una ventina di metri di distanza.
"Credevo scherzassero!" mi diede man forte Maurizio, accelerando il passo.
Storditi dal cambio climatico – dopotutto a Dublino c'erano solo dodici gradi contro i quaranta di Milano – e dal carico di lavoro che ancora ci turbava nonostante tutto si fosse concluso, io e il mio fidanzato corremmo in direzione dei nostri amici.
Ripensandoci, era meglio rivedere Saverio subito, senza avere il pensiero fisso di ciò che mi avrebbe detto e di cosa aveva saputo sul mio operato.
"Ragazzi!".
"Eccola, l'usurpatrice del mio trono, la Coordinatrice a mie spese!".
Diretto, semplice, preciso, Saverio non si smentiva mai, nemmeno a trentasei anni suonati.
"Non è colpa mia se hai preferito badare a una sola bambina invece che a un centinaio di adolescenti per tutta l'estate" lo presi in giro affettuosamente, prima di dire: "Ecco la principessa di zia Alice!".
Tra i due coniugi c'era una carrozzina blu in cui c'era una bellissima bambina di soli due mesi, Emma.
Rivedendo il suo faccino dolce, i capelli scurissimi come quelli della mamma e il sorrisino di chi sembra già capire la magia degli aeroporti ricordai tutti i momenti magici che ci aveva regalato seppur da lontano, come tutte le volte che ci svegliavamo e Nadia ci riempiva di foto della piccola.
Grazie alla sua nascita io ero stata proposta e poi accettata come "supplente" di Saverio che non se la sentiva di partire con una bambina appena nata, così a mia volta mi ero ritrovata coinvolta in una sfida più grande di me che avevo superato solo grazie al costante aiuto di Maurizio, Mario e Salvatore. 
Mi sarei rifiutata di partire senza di loro e l'addetta alle risorse umane aveva compreso alla perfezione la situazione di emergenza.
"Per favore, andiamo, la bambina è stata fin troppo esposta a germi di ogni tipo qui, su" disse Saverio.
"Ma la smetti? E' figlia tua, ha l'aeroporto nei geni, non le succederà nulla e l'abbiamo vaccinata" gli ricordò pazientemente Nadia.
Abbracciai la mia amica mentre Maurizio dava una pacca sulla spalla al neo papà e ci avviammo verso l'uscita.
Raggiungemmo l'auto e ci avviammo verso casa sotto il sole ardente di Agosto che scaldava anche i nostri cuori, felici come eravamo di essere di nuovo a casa con i nostri amici.


"E' stata dura, eh?".
Per nostra fortuna, Emma era molto tranquilla e quella sera ci lasciò cenare in pace mentre mangiavamo una pizza nel bilocale che io e Maurizio condividevamo da circa sei mesi.
Saverio continuava a guardarmi in modo strano, mi metteva in soggezione anche se non riusciva a smettere di essere il solito e a fare battutine.
"Non sai quanto. Abbiamo avuto dei genitori stronzissimi, una buona percentuale di ragazzini viziati... Per fortuna Cristina è stata una group leader fantastica, mi sono permessa di segnalarla come team leader" risposi, commossa mentre ripensavo alla gioia di aver incontrato una delle mie colleghe preferite.
"Ora non lo ammetterà mai ma è stata fenomenale, ha gestito bene i momenti di panico ed era amata da tutti" mi diede man forte Maurizio.
"Non avevamo dubbi. Saverio non ha nemmeno pensato alla sua scelta, ti ha pensato in automatico" mi incoraggiò Nadia, accarezzandomi il braccio.
Mi aspettavo qualche battutina che, però, non fu pronunciata.
"Posso chiederti perché io e non Mario o Salvatore?" domandai, dando voce ad un quesito che mi ponevo da quel caldo giovedì in cui avevo saputo della mia sorte come Coordinatrice.
Molto tranquillamente Saverio ingoiò il boccone, si pulì le mani e incrociò il mio sguardo.
"Ho semplicemente pensato: a chi lascerei Emma per un mese e mezzo? E ho pensato a te. Salvatore è un grande, bravissimo, ma gli manca un po' la gentilezza e il voler comunicare tipico di chi eseguisce comandi roboticamente. Mario è troppo innamorato di quel che fa, strappargli la carica di activity leader sarebbe un danno per tutti.... Tu conosci tre lingue, sei brava a farti capire, hai una componente umana invidiabile ma allo stesso tempo hai una capacità di problem solving molto elevata. Sei il futuro dell'azienda, ormai lo dicono tutti in ufficio" mi spiegò, lasciandosi sfuggire un sorriso soddisfatto, come quello di chi scopre un diamante grezzo che sfugge all'occhio degli altri.
Senza parole spalancai gli occhi, emozionata. "Anche quando non fai il turno con me devi darmi la votazione finale, oh! Non so cosa dire...".
"Dì che ti è piaciuto coordinare tutto, su" ridacchiò Nadia. "Ma ci pensi? Nell'estate del 2017 eri alla prima esperienza, ci siamo conosciute, eravamo entrambe un po' perse, ed ora, quattro anni dopo eccoci qui, tu coordinatrice, io con Emma, entrambe con un uomo fenomenale al nostro fianco...".
Quanta verità, pensai. Quante cose possono cambiare in quattro anni?
Annuii e mi voltai verso Maurizio. "E' stato la mia roccia quando stavo per dare di matto" dissi.
Lui mi strinse a sé e mi diede un bacio sulla guancia, prima che il pianto di Emma ci allarmasse tutti, riportandoci alla realtà dei fatti.
Mi sentivo stranamente leggera come un palloncino come ogni volta che tornavamo da una vacanza studio, avevo davanti a me il resto di agosto da passare in vacanza con il mio grande amore e poi di nuovo in ufficio per la Emperor Travel, questa volta ancora più consapevole e determinata a dare del mio meglio.
L'arrivo di un messaggio mi distrasse dalle urla di Emma, così presi il cellulare e lo lessi.


Salvatore: Alì, ti sei scordata di restituirmi l'adattatore!
Scoppiai a ridere, poi sorrisi tra me e me: ad adattarmi mi ero adattata e fin troppo, ma, per fortuna, certe cose non cambiano mai.
La vecchia Alice, quella pasticciona, impacciata, che si presenta di corsa alle prove di evacuazione in pigiama senza reggiseno e che va nel Regno Unito senza adattore era ancora lì dentro di me ed ero determinata nel fare il possibile per continuare a farla vivere in eterno.
Fine

E così la storia di Alice è appena finita ufficialmente ma, secondo il mio punto di vista, è iniziata davvero solo ora.

I primissimi capitoli della prima parte sono abbastanza autobiografici ma poi, piano piano, Alice ha preso vita indipendentemente da me e ha dato vita a un personaggio diverso da quello che tendo a descrivere.
Sono "fiera" di lei, perché sembra assurdo ma mi ha insegnato tanto: a prendermi meno sul serio, a farmi valere anche nei momenti bui, a credere in certi legami che nascono per caso e sono sempre più forti giorno dopo giorno.
Non so cosa dire, il finale si è scritto da sè ed è stato un processo molto naturale.
Alice cresce, inizia a lavorare seriamente per la sede di Milano della Emperor Travel e nel frattempo vive mesi tumultuosi tra il confessare la verità a Maurizio su quel pomeriggio passato con Luca e l'aiutare i suoi più cari amici con le future nozze.
Sì, Alice ci è "ricascata" con Luca. Perché?
Perché è umana, perché non ha avuto una degna chiusura con lui e ha preferito cedere piuttosto che iniziare un'avventura con Maurizio senza essere certa di tutto al cento per cento.
Il mese che ha trascorso in compagnia del mediatore le ha dato tante piccole gioie ma la realtà, purtroppo, è sempre diversa e lei le ha tentate tutte per trovare la sua strada. Spero davvero che la cosa non vi abbia sconvolto ma la vita è così ^^
Passando a Saverio, ho personalmente amato scrivere di lui e i suoi siparietti con la sua nuova migliore amica. I fidanzati vanno e vengono, un Saverio c'è sempre (tranne quando si arrabbia xD).
Volevo renderlo padre alla fine perché in fin dei conti anche se è sempre burbero è pur sempre un uomo che dedica ogni estate della sua vita al benessere di tanti adolescenti... E grazie a lui Alice può provare l'esperienza di "coordinare" tutto, non solo il reparto di mediazione, con i fidati Maurizio, Mario e Salvatore.
Che dire, grazie a tutti i lettori, a coloro che mi hanno spronato e alla mia fedele lettrice ineedofthem!
Se vi va di lasciarmi il vostro parere ci sono sempre e leggerò con piacere.
Grazie e a presto!
La vostra milly.



  
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