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Autore: Iaiasdream    23/05/2019    0 recensioni
Nel mistico Regno del Nord, la magia viene bandita così come chi la pratica.
I maghi, stremati dalla lotta per sopravvivere alle persecuzioni, si rifugiano nella Radura promettendosi di usare la loro abilità solo per il bene.
Col passare degli anni, i maghi cancellano l'arte oscura, correggendo la parola magia con Alchimia, continuano la loro vita nella tranquillità.
Una notte, però, il fantasma del passato ritorna per ottenere ciò che brama più al mondo.
Cinque guerriere, marchiate dal potere degli elementi primordiali, si ritroveranno a lottare per la libertà e per un mondo nuovo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.
 
Dopo aver appoggiato il bicchiere di terracotta sul tavolino, la cameriera guardò sottocchio la donna che, con fare mascolino, stava raccontando le sue avventure a un gruppetto che le si era formato intorno per ascoltarla. Indossava abiti da uomo, ma il suo corpo formoso non ingannava la sua natura. Il viso attraente era segnato da una cicatrice che le marchiava lo zigomo destro, occhi da cerbiatta verdi come i vasti prati catturavano ogni minima mossa di chi gli stava davanti.
«Ardinne!» esclamò uno di quelli «Perché non ci racconti cosa è accaduto questa notte?»
La giovane guerriera gli scoccò uno sguardo compiaciuto, non aspettava altro e, portandosi alle labbra carnose il bicchiere lasciatole dalla cameriera, mandò giù tutto d’un fiato il forte liquido, si passò un polso fasciato sulla bocca per detergersi e con modi mascolini disse: «Non ho la più pallida idea di come sia giunta fin qui. So solo che se l’avessi trovata in uno stato migliore, non nego che vi avrei fatto un pensierino.», rise maliziosamente lanciando un’occhiata alla cameriera che sorrise a sua volta alzando gli occhi al cielo e, scuotendo il capo, se ne ritornò dietro al bancone.
Un uomo attirò la sua attenzione ridendo sguaiatamente, «Sei sempre la solita!» esclamò dandosi dei colpetti sulla pancia gonfia che traballava a ogni parola.
A un tratto la porta della locanda si spalancò andando a sbattere contro la parete. Tutti i presenti si voltarono a guardare curiosi, mentre la ragazza dalla lunga treccia nera avanzava nello spazio fino a raggiungere Ardinne e, sbattendo un pugno sul tavolo mise a tacere il brusio.
La guerriera sollevò un sopracciglio guardandola incuriosita, poi si portò ancora una volta il bicchiere alle labbra, ma accortasi che era vuoto, fece una smorfia e decise di prestare attenzione all’intrusa.
«Si può sapere dove diavolo l’hai trovata?» scattò quest’ultima.
Ardinne la guardò divertita, poi volse lo sguardo verso il resto dei presenti e chiese: «Che cos’è venuta a fare, Tyana, l’intrepida assistente dell’alchimista in questo covo dissoluto?»
Subito delle risate di scherno esplosero nell’aria, ma la giovane non si fece intimorire, «Avanti, Ardinne, non sto scherzando. Rispondimi!»
«Perché lo vuoi sapere? Sei per caso gelosa?» le domandò accarezzandole il braccio con due dita.
Tyana conosceva i modi di fare di quella donna, era risaputa la sua natura, se solo fosse stata un uomo, forse avrebbe ceduto ai suoi approcci, ma detestava quando si comportava in quel modo davanti a tutti. Così si divincolò bruscamente da quella presa e le afferrò la mano destra mettendogliela davanti. Ardinne non oppose resistenza e la lasciò fare, ritrovandosi a fissare il cerchio marchiato sul palmo della mano.
«Lo vedi questo?» domandò spazientita Tyana «Non ti sei accorta che ce l’ha anche lei?»
Ardinne strabuzzò gli occhi, «Questo significa…»
«Che lei è il quarto elemento.» la interruppe la ragazza dalla lunga treccia nera, mollandole la presa e recandosi alla porta.
Dopo qualche istante di silenzio, un mormorio di incredulità si udì nell’aria. La guerriera si guardò la mano, mentre la cameriera le porse un altro bicchiere non ordinato.
 
 
 
Kalisya si tolse lentamente la garza dal ginocchio e raccolse un po’ del sangue fresco che fuoriusciva da una ferita, poi si piegò sul pavimento e tracciò un segno, sibilando la parola: “AQUA”.
Volse lo sguardo verso la porta, sicura di non essere vista, unì le mani a mo’ di preghiera, esclamando ancora quella parola, infine poggiò con sicurezza la mano marchiata sulla scritta di sangue.
Un cerchio di luce segnato da simboli sconosciuti si estese sul pavimento e iniziò a girare. La ragazza chiuse gli occhi sollevata, mentre le ferite scomparivano a poco a poco.
«Sai, sei fortunata a trovarti qui» riecheggiò una voce alle sue spalle riportandola bruscamente alla realtà. Kalisya si volse di scatto, e la donna, che era entrata standosene appoggiata all’infisso con le braccia conserte, continuò: «Se avessi fatto una cosa del genere fuori dalla radura, a quest’ora staresti bruciando su un rogo» aggiunse indicando con gli occhi il cerchio che scompariva lentamente.
«Chi siete?» chiese Kalisya fissandola sottocchio, come a volersi ricordare di averla vista da qualche altra parte.
«Principessina, sono io che devo farti questa domanda, con l’aggiunta del perché ti trovavi in fin di vita all’entrata della Radura?»
La ragazza si guardò intorno sconcertata, «Io…» disse «Non lo so. Ricordo che ero prigioniera nel quartier generale dei cacciatori di streghe e poi, il buio totale.», volse lo sguardo verso la donna e le chiese se fosse stata lei a trovarla.
Ardinne annuì senza esitare.
«Non c’era nessuno con me?» domandò ancora Kalisya.
La donna scosse il capo, mentre la figlia dello stregone abbassava lo sguardo verso il marchio della sua mano senza accorgersi che anche Ardinne lo stava fissando. «Quello è il simbolo Aqua, vero?» chiese quest’ultima incuriosita.
Kalisya alzò di scatto la testa, guardando incredula la donna che con non curanza aveva alzato anche la sua mano mostrando lo stesso cerchio con un altro simbolo.
«No. Non è possibile» esclamò la ragazza «Quello è l’elemento del fuoco! Come fate ad avere questi marchi? Li ha creati mio padre, come fate ad averli anche voi?»
Ardinne cambiò repentinamente espressione e atteggiamento: incrociò le braccia al petto e si inoltrò nella stanza avvicinandosi alla finestra. «Posseggo questo cerchio alchemico da quando avevo tredici anni.» raccontò chiudendo gli occhi e rivedendosi fanciulla.
I suoi genitori erano medici di corte nel Regno del Nord. Servivano con fedeltà il Re, fino a quando i maghi vennero discriminati, perseguitati e uccisi sui roghi. Ricordò le spregevoli gesta del barone Vlad, lo rivide riverso su sua madre che gridava a squarciagola, rivide il corpo di suo padre appeso dal collo a una trave del soffitto e quel maledetto che si avvicinava a lei con quella malvagia espressione sul volto con la mano imbrattata del sangue di sua madre a stringerle il collo e quella voce abominevole che la intimava di tacere, mentre cercava di saziare quella voglia spregevole che non aveva saziato con la donna.
Ardinne strinse gli occhi per allontanare quell’inquietante ricordo, ma l’immagine di sua madre che la guardava con occhi sbarrati e senza vita era ritornata a invaderle la mente.
Non raccontò nulla di tutto ciò alla ragazza che aveva trovato, disse soltanto che Lord Alexiel le aveva fatto ereditare l’elemento Ignis per salvarla dalla morte.
Quando riaprì gli occhi, si accorse che la figlia dello stregone era trasalita, ripetendo incredula il nome dell’alchimista.
«Non sai chi è?» le chiese «È il signore della Radura!»
«Se lui è qui…» si disse la ragazza «Chi altri, oltre a voi e la ragazza dalla lunga treccia nera, ha il simbolo alchemico?» le chiese ansiosa.
«Stai parlando di Tyana?»
«Non conosco il suo nome. Vi prego di rispondermi.»
«Sirya. La guardiana. Lei ha il simbolo Terra.»
«Non c’è nessun altro?»
A quella domanda, Ardinne ebbe un sussulto e scosse la testa.
«L’alchimista d’oro?» chiese ancora Kalisya con voce speranzosa.
«Chi?» ribatté sconcertata la donna dal marchio di fuoco.
«È la persona che mi ha salvata e mi ha portata qui. Ha un marchio sul petto: il Macro e il Micro cosmo.»
«Ma di cosa stai parlando?»
Kalisya non rispose. Era furibonda e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza pensando sul da farsi. Doveva andarsene al più presto da lì, doveva incontrare quella persona e avvisarla del pericolo che correva. I cacciatori di streghe la stavano cercando e, anche se Kemar era morto nell’incendio, gli altri assassini non si sarebbero fermati.
Ma sapeva che da sola non avrebbe potuto far nulla, suo padre era morto e, ripensando a lui, ricordò dell’alchimista che aveva nominato quella donna dai modi di fare mascolini. A quel punto le chiese dove avesse potuto trovare Alexiel, e Ardinne rispose senza porsi domande. Solo quando la vide andarsene dalla stanza ritornò alla realtà e decise di seguirla.

 



 
   
 
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