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Autore: il_bosco_di_Lothlorien    23/05/2019    0 recensioni
Dopo la fine della guerra magica, Harry si trova impegnato ad aiutare la comunità magica messa in ginocchio e spossata dalla guerra. Decide di prendere alcuni provvedimenti nei confronti dei giovani ragazzi che durante la guerra si erano uniti a Voldemort che lo porteranno a collaborare a stretto contatto con Draco Malfoy... Il loro rapporto si evolve portando entrambi a cambiare opinioni e convinzioni, a mettersi in dubbio e in gioco, a cercare nell'altro un sostegno e un conforto. Il loro rapporto si evolve facendo scoprire ai due ragazzi nuovi sentimenti, una nuova possibilità di vita.
E il finale chi può sapere come sarà?
Magari alcuni di voi non apprezzeranno il carattere che ho dato a Harry in questa ff, un carattere deciso e sicuro di sé, un po' diverso da quello del libro e anche da quello che ha in molte ff, ma questo Harry è come me lo immagino io dopo la guerra, stufo di odio, dolore e di non essere quasi mai preso sul serio.
Se decidete di leggere... buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Bill Weasley, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Angelina/George, Bill/Fleur, Blaise/Pansy, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Il mattino dopo Harry si svegliò mezz'ora prima del previsto.
La luce del sole entrava dalla finestra e avvolgeva la stanza di una luce irreale.
Il ragazzo decise di non indugiare oltre e si alzò, recuperò a terra i vestiti – a dir poco inadatti per un processo – e si diresse in bagno. Si guardò allo specchio, decisamente insoddisfatto dal risultato e decise di provare a trasfigurare i vestiti. Non l'aveva mai fatto di persona, ma aveva visto la signora Weasley e altri maghi eseguirlo e si disse che non poteva essere troppo difficile. Recuperò la bacchetta, si concentrò cercando di rievocare le parole, e...
...non ce la fece. Almeno, ce la fece solo in parte. La maglietta era rimasta pressocché identica a prima, mentre i pantaloni erano per metà jeans e per metà eleganti pantaloni neri.
Sbuffò irritato.
Riprovò.
Dopo diversi tentativi, fu quasi soddisfatto del risultato e decisamente stufo di ripetere quell'incantesimo infernale – come aveva cominciato a considerarlo – e decise che preparare colazione era decisamente più utile, quindi si diresse in cucina e cominciò a preparare le classiche uova con bacon, azione che gli veniva ormai meccanica.
 Prima che gli spiacevoli ricordi invadessero la sua mente, entrarono i tre Serpeverde, impeccabili e altezzosi come al solito. Indossavano tutti e tre eleganti vesti da mago. Quella di Malfoy era blu notte con un dragone cinese argento ricamato sul petto, la coda attorcigliata sulla manica sinistra, una fiammata che scendeva a spirale dalla destra. Nott aveva optato per una rosso corallo ricamata sui polsini, sul colletto e sul bordo al fondo di nero; infine quella di Goyle era nera con il busto di broccato verde.
Harry si sentì soffocare dall'inadeguatezza e avrebbe voluto scomparire. Scrollò le spalle e decise di fregarsene, come quando era ancora con i Dursley e optò per un caloroso “buongiorno, avete dormito bene?”. Goyle grugnì qualcosa, Nott annuì, ancora assonnato, mentre Malfoy lo squadrò da capo a piedi.
 -Tu non hai intenzione di venire così a testimoniare.- il solito tono strascicato copriva a mala pena l'ansia che il biondo provava.
 -Be', veramente...-
Mentre gli occhi grigi lo perforavano con uno sguardo assassino, entrò Bill e salvò la situazione.
 -Buongiorno, ragazzi! Harry, ti ho portato una veste, visto che non ne hai. L'ha fatta Fleur apposta per te. Mangia veloce e vai a cambiarti.-
Gli occhi grigi furono invasi dal sollievo, subito mascherato dall'indifferenza. -Questa è la prima e ultima volta che l'arrivo di un Weasley non mi disgusta.- il suo borbottio fu incomprensibile a tutti tranne che a Nott, poiché gli era seduto vicino. Quest'ultimo alzò gli occhi al cielo, ma non commentò.
 Harry mangiò in fretta il contenuto del suo piatto, poi volò a cambiarsi. Dispiegò la veste sul letto e la osservò per un attimo. Era di un colore a metà tra l'azzurro e il grigio che gli ricordò gli occhi di Silente, assieme alla fiammeggiante fenice ricamata sul petto come le ali dispiegate. L'intento di Fleur era chiaro: voleva innestare a tutti il ricordo di Silente che di conseguenza veniva collegato a Harry, quasi come se il ragazzo fosse il suo erede. Questo elemento gli avrebbe guadagnato come minimo la totale attenzione dell'auditorio e, in particolare, del giudice.
Un sorriso astuto e soddisfatto si fece largo sul suo volto e ringraziò mentalmente Fleur.
Si tolse i suoi banali vestiti babbani e si fece scivolare quel morbido tessuto sulla pelle, poi tornò di corsa dagli altri che lo aspettavano nell'ingresso e rimasero a bocca aperta.
 -Ora sei soddisfatto, Malfoy?-
 -Se quella veste non traspirasse il ricordo di quel filobabbano da ogni fibra, lo sarei di più.-
Questa volta fu Harry ad alzare gli occhi al cielo, poi prese il controllo della situazione.
 -Andiamo.- disse in tono risoluto, prima di spalancare la porta e di incamminarsi all'aria aperta.
Mentre gli passava accanto, Bill gli diede una pacca sulla spalla facendogli l'occhiolino, dopo di ché si disposero tutti in cerchio e si strinsero le mani per poi materializzarsi dal Ministero.
 Una volta dentro vennero accolti da un funzionario che dopo aver accennato un inchino al Salvatore, li condusse verso l'aula dove si svolgevano i processi. Nonostante Harry avesse cercato più volte di cambiare l'aula – quella dei sotterranei era troppo legata al ricordo di Voldemort e della guerra – Shacklebolt si era dimostrato irremovibile: lì erano stati processati ingiustamente i figli di babbani e lì dovevano essere processati giustamente i Mangiamorte come era già avvenuto in passato. Il ragazzo non condivideva per niente questo pensiero, ma lo capiva e alla fine l'aveva anche accettato.
 Vennero fatti accedere nell'aula.
A Harry scesero i brividi lungo la colonna vertebrale: si ricordava fin troppo bene le due volte che ci era stato e il volto da rospo della Umbridge gli si formò davanti agli occhi, facendogli venire un fastidioso prurito alla mano destra.
 Shacklebolt si trovava in posizione centrale rispetto all'ingresso ed era circondato dai membri del Winzengamot che non erano stati destituiti e dai membri dell'Ordine della fenice che aveva eletto come “consiglieri”.
Sulle panche laterali si trovava chi voleva assistere al processo e poiché si era sparsa la voce che il Salvatore avrebbe testimoniato a favore dei Malfoy, erano particolarmente piene.
Harry non ebbe difficoltà a scorgere i suoi amici in mezzo alla folla. Fece un cenno nella loro direzione e con Bill, seguiti dai Serpeverde, si diresse verso loro.
 -Signor Potter... ai testimoni è riservato un altro posto...- esordì il mago che li aveva accompagnati fin lì.
 -Ma certamente, devo solo prima parlare con una persona, visto che c'è ancora parecchio tempo prima che il processo inizi, se non vi dispiace.-
 -Assolutamente, fate pure, io non sapevo... Vi aspetterò qui.- e fece un altro piccolo inchino.
Harry ringraziò e non appena gli diede le spalle alzò gli occhi al cielo, strappando un piccolo sorriso ai suoi compagni, a eccezione di Malfoy che aveva il volto pallido tirato.
Mentre si dirigevano verso gli altri, Harry sentì alcuni insulti seguire i Serpeverde. Si voltò irato.
 -Non so chi abbia osato insultarli, ma sappiate che sono sotto la mia protezione e hanno la mia totale fiducia; se insultate loro, insultate me. Provateci un'altra volta e ve ne pentirete seriamente. Non siamo più in guerra. Esigo rispetto, da tutti verso tutti.-, fece scorrere lo sguardo sulla folla, aspettandosi che qualcuno ribattesse. Quando si accorse che non sarebbe accaduto, ricominciò a camminare verso un Ron che lo guardava stupito.
 -Ciao, Harry, come stai?- gli chiese Hermione.
Il ragazzo scrollò le spalle in risposta. Poi aggiunse: -Vorrei parlare un attimo con Ginny. Ron, Hermione, vi vorrei chiedere se sta sera vi va di venire a cena da me, a Grimmauld Place.-
I due annuirono sorpresi, mentre Ginny si alzò, incrociando lo sguardo di Harry con il suo. Gli occhi castani della ragazza cercavano di nascondere le emozioni che le turbinavano dentro, ma Harry vi lesse comunque malinconia e un briciolo di speranza.
Si misero un po' in disparte e Harry evocò un incantesimo in modo che nessuno potesse sentirli.
 -Ginny,- esordì, -so di aver sbagliato a ritardare così tanto questo momento e immagino che ora non sia quello giusto, ma se non lo faccio ora Bill mi scuoia.- si concesse una risatina leggermente isterica, poi tornò serio. -Il fatto è questo: ti lascio. Definitivamente. Mi dispiace dirtelo così, ma lo preferisco a mille giri di parole per addolcire una pillola che non può essere addolcita. Ti lascio, perché mi sono accorto di aver scambiato quello che è semplice affetto fraterno con qualcosa di più serio.-
La ragazza sospirò. -Ammetto che non è piacevole. Proprio per niente. Cazzo. Avrei preferito che mi lasciassi subito, al funerale di Silente. Invece hai aspettato un anno. Un anno! Io ci speravo ancora Harry. Ci spero da quando ho undici anni.- si passò una mano sul volto. -Credo che sarà difficile superarlo, ma ce la farò. In fondo, l'ho sempre saputo che non saremmo durati a lungo.- il suo sguardo si fece più intenso -Dimmi solo come hai fatto a capirlo.-
Harry deglutì. Glielo doveva. Ma era difficile da dire. Ricambiò lo sguardo con uguale intensità e deglutì di nuovo. -Ecco, io, vedi... Il fatto è che...- chiuse gli occhi -Ho capito di essere gay.- l'ultima parola venne a mala pena sussurrata, ma piombò tra loro come un macigno.
Harry tenne gli occhi chiusi, ma avrebbe potuto giurare di sentire la bocca di Ginny spalancarsi con un verso strozzato.
 -Oh Harry...- a differenza di quanto si era aspettato, non c'era disprezzo nella sua voce.
Riaprì gli occhi. Ginny aveva un'espressione strana, che Harry non sapeva interpretare, ma decise che era positiva, soprattutto dal momento che due secondi dopo la ragazza gli circondò le spalle con un abbraccio. Harry non ebbe il tempo di ricambiarlo che la ragazza si staccò e tornò a sedersi vicino ai fratelli.
Prima di voltarsi per scendere le scale, per un attimo gli occhi verdi incontrarono quelli grigi incuriositi. Gli rivolse una piccola smorfia e Malfoy sbuffò. Mentre tornava dal funzionario, incrociò sulle scale il gruppo di Fleur che si dirigeva verso gli altri ragazzi. Si fermò un attimo per salutare e ringraziare Fleur, poi continuò la discesa e vide che stava entrando in sala anche il gruppo di Zabini con i ragazzi più giovani e anch'essi andarono a sedersi vicino agli altri.
 -Eccomi- si rivolse al funzionario che per l'ennesima volta si inchinò.
 -Mi segua Sal... Signor Potter.-
Come al solito, Harry gli rivolse un sorriso, ma mentre quello gli dava le spalle si concessa un'alzata di occhi al cielo.
Venne condotto su una panca vuota vicino a quelle del Winzengamot e capì di essere l'unico testimone. Quanto meno faremo in fretta... Non mi piace stare in questa stanza. Pensò mentre si sedeva. Si era accorto che durante il tragitto dall'ingresso a quel posto tutti avevano rivolto l'attenzione su di lui e sulla sua veste, zittendosi. Non appena toccò il legno della panca, il chiacchiericcio esplose di nuovo nell'aula e Harry era certo che tutti stessero parlando di lui: aveva ripreso quelli che insultavano Malfoy, Nott e Goyle; aveva tenuto un misterioso colloquio con Ginny; e ora tutti avevano notato la sua veste e si chiedevano quale fosse il suo ruolo.
Prima che il processo iniziasse, arrivò ancora parecchia gente, tra cui gli altri quattro gruppi con i ragazzi più grandi, e molti, non trovando più posto a sedere, furono costretti a restare in piedi.
Poi Shacklebolt si alzò e un silenzio totale scese sui presenti. Si schiarì la gola e poi cominciò con lo spiegare il perché fossero lì e i crimini di cui erano accusati Narcissa e Lucius. Infine, chiese ad Harry cosa volesse fare. “Testimoniare a favore degli accusati, in particolare della signora Malfoy”. E quindi di esporre la sua testimonianza.
Harry si alzò dalla panca e fece qualche passo verso il centro, ovvero verso i signori Malfoy. I suoi occhi incontrarono quelli grigi di Narcissa e un lampo di speranza e fiducia li attraversò per poi abbandonarli al loro solito distacco. Il ragazzo si schiarì la gola e prima di cominciare a parlare incrociò lo sguardo del ragazzo biondo che lo fissava in trepidante attesa. Gli occhi verdi cercarono di dirgli “Abbi fiducia in me, lì salverò” e in qualche modo ci riuscirono perché l'altro deglutì e poi rilassò leggermente le spalle. Infine il moro spostò lo sguardo sulla corte, li osservò a uno a uno, assicurandosi di avere la loro totale attenzione.
Allargò le braccia. -Voi mi vedete qui, vivo e vegeto. Voi mi esaltate perché ho sconfitto Voldemort e sono sopravvissuto una seconda volta all'anatema che uccide.- fece una breve pausa, -Quello che voi non sapete è che mi è stato possibile sopravvivere e sconfiggere Voldemort solo grazie a Narcissa Malfoy.- un mormorio si diffuse nell'aula, Harry aspettò che si calmassero, poi riprese, -Sì, avete capito bene, grazie a Narcissa Malfoy che con coraggio e rischiando la propria vita ha mentito allo stesso Voldemort dicendogli che ero morto quando non era così e permettendomi di sopravvivere e di tornare al castello per riunirmi a voi e infine di sconfiggerlo. Non aveva nessun dovere nei miei confronti, non aveva nessun motivo per farlo, ma l'ha fatto. Se non gli avesse mentito, ora sareste sotto il regime dittatoriale di Voldemort.- si fermò e fece di nuovo scorrere lo sguardo sulla corte: sbaccaliti al punto giusto. Riprese, -Inoltre ho visto con i miei occhi nell'ultima battaglia nella Sala Grande i due accusati combattere contro i Mangiamorte per difendere il figlio che nel corso della notte era passato dalla nostra parte.- si fermò di nuovo per assicurarsi che recepissero le sue parole. Shacklebolt lo guardò negli occhi, poi si rivolse ai Malfoy.
 -Confermate le sue parole?-
Annuirono. Con immenso stupore di Harry, Percy Weasley alzò lo sguardo dalla pergamena su cui stava riportando il verbale e chiese la parola che la corte gli diede.
 -Per quanto riguarda l'ultima parte della testimonianza del signor Potter, posso confermare. Ho visto anch'io la famiglia Malfoy combattere insieme contro i Mangiamorte e allo stesso tempo difendersi, senza incantesimi offensivi, dai membri dell'Ordine che continuavano ad attaccarli. E non penso di essere stato l'unico.- concluse alzando lo sguardo verso George e Angelina che confermarono. A poco a poco anche altri si fecero avanti e confermarono, tra cui Nott e la Parkinson.
 La corte si consultò. Ma prima che enunciassero il verdetto, Harry riprese la parola.
 -Dato il loro passato, immagino che non sarete propensi a lasciarsi in piena libertà nella loro casa. Per questo propongo, dopo essermi consultato con l'interessata nei giorni scorsi, di darli in custodia alla sorella della signora Malfoy, Andromeda Tonks, che si è mostrata disponibile a prendersi quest'incarico affermando che così non sarebbe sola nel crescere il nipote Ted Remus Lupin e che la guerra le ha già portato via il marito, la figlia, il genero e una sorella, non vuole perdere altri membri della sua famiglia.-
La corte prese atto e chiese ad Andromeda se confermava; si consultò nuovamente. Al momento dei voti, furono tutti favorevoli ad assolverli.
Harry si voltò sorridente verso i signori Malfoy. Narcissa ricambiò il suo sorriso e sussurrò un “grazie”. Lucius si limitò a guardarlo con rispetto. Poi Harry guardò in alto, verso i suoi amici, alcuni un po' interdetti, altri felici. Incrociò di nuovo gli occhi grigi, ormai familiari, pieni di sollievo e gratitudine. Poi lo raggiunse Andromeda che lo abbracciò e lo ringraziò.
 -Domani a pranzo tu e i tuoi ragazzi siete invitati a casa mia.-
Dopo averlo liberato dalla stretta si avvicinò al funzionario che si stava occupando dei signori Malfoy affinché si sbrigasse perché aveva un piccolo bimbo che li aspettava. Prima che se ne andassero, i due genitori abbracciarono il figlio.
 -Ora, andrà tutto bene.- gli disse Narcissa.
 -Siamo salvi, una volta per tutte.- continuò Lucius -Oh, sono stato un padre tremendo. Pensando di fare ciò che era meglio per noi ho sbagliato tutto. Ma ora non farò più gli stessi errori. Spero che tu sia un uomo migliore di me, figlio mio.-
In risposta, Draco lo abbracciò. -Non sei un padre tremendo. Volevi il nostro bene, e questo è un nobile ideale. Non dimenticarlo.- Poi lasciò la presa e tutti e tre ricomposero le loro maschere di indifferenza. Si salutarono e Draco tornò verso il suo gruppo. Lo sguardo di Harry incontrò quello di Narcissa un'ultima volta ed entrambi piegarono il capo in segno di rispetto.

 Una volta tornati nel loro appartamento, Weasley improvvisò una piccola festa, facendo comparire una bottiglia di champagne per un brindisi.
Alzò il proprio calice, -Al futuro!-
Gli altri alzarono i loro bicchieri e risposero allo stesso modo con slancio, anche Draco si concesse di abbandonarsi per mezzo secondo alla speranza e vide che anche Greg e Theo facevano altrettanto.
Quando aveva sentito Potter pronunciare quel discorso, guardarlo con quello sguardo, e infine quando era stato pronunciato il verdetto e aveva abbracciato i suoi genitori, aveva capito che c'era davvero una possibilità per lui, la sua famiglia e i suoi amici, che sarebbe stato difficile, ma il Mondo Magico li avrebbe riaccettati. Aveva capito che sì, aveva sbagliato, ma poi aveva fatto la scelta giusta e gli veniva data l'occasione per continuare a farla, per riscattarsi. Aveva visto e sentito che Potter credeva veramente in lui e la sua famiglia più di quanto lo facesse Draco stesso o chiunque altro. E ora cominciava a pensare, per quanto fosse insopportabile quest'idea, che forse, solo forse, Potter lo vedeva e lo capiva veramente.
 Scosse la testa e buttò giù un sorso di champagne e constatò che era davvero di ottima qualità, come aveva detto il Weasley. Era impossibile che quel grifondiota lo capisse meglio dei suoi amici. Impossibile. Gli faccio solo pena. Si ripeté per l'ennesima volta nell'arco di due giorni scarsi. Continuava a dirselo, ma ne era così sicuro? No. Ma allora perché? Posò il suo sguardo su Potter, che in quel momento aveva la testa buttata leggermente all'indietro per far scendere nella gola l'ultimo goccio di champagne contenuto nel suo bicchiere. Draco fece altrettanto. Quali demoni ti tormentano, Potter? Perché sei qui quando potresti entrare nel corpo degli auror in un battito di ciglia? Perché ci hai salvati? Lo meritiamo davvero? Scosse di nuovo la testa e si girò verso Theo che si stava riempiendo il bicchiere per la terza volta.
 -Non vorrai ubriacarti, spero.- lo rimbrottò.
L'amico ammiccò, -Perché no? Comunque ti confondi. È Blaise quello che dopo due bicchieri di birra è già ubriaco fradicio. Io reggo bene l'alcool. Infatti mi diverto sempre un mondo quando voi altri siete andati.- ridacchiò.
Come osava quel piccolo traditore viscido. Assottigliò lo sguardo. -I Malfoy non si ubriacano mai.- sentenziò.
 -Se lo dici tu.-
Draco distolse lo sguardo da Theo e lo posò su Weasley e Greg che stavano parlando.
Come scusa?
Greg?
A dir la verità si trattava più del rosso che parlava e Greg che grugniva ogni tanto. Ma comunque. Incredibile.
Potter invece era un po' in disparte con lo sguardo perso nel vuoto. Draco decise di usare il suo metodo per richiamarne l'attenzione. Gli fece una linguaccia. Cosa? Un Malfoy... Merlino, quanto era caduto in basso! Potter decisamente faceva male alla sua salute mentale. Sentì lo sguardo incredulo di Theo perforargli le spalle ma non ci fece caso. Era troppo preso dalla reazione di Potter, che strabuzzò gli occhi ed emise uno strano verso che sembrava quello di un cervo davanti ai fanali di una macchina. Si lasciò sfuggire un sorrisetto.
 -Che guardavi in modo così intenso? La tua ragazza inesistente?-
 -No, c'erano i nargilli.-
 -I che?-
 -Niente-
Potter fece un passo indeciso verso di loro.
 -Sta mattina non ho avuto il tempo di chiedervi... Avete dormito bene? Non vi ho sentiti salire le scale, probabilmente dormivo come un sasso, è la prima notte in cui ho avuto tempo di farlo da dopo la fine della guerra...-
 -Non c'è male, Potter, non c'è male.-
Il grifondiota annuì. -Bene.-

 Durante il pranzo, Bill annunciò che nel pomeriggio sarebbero arrivati il gruppo di Fleur e quello di Blaise e si sarebbero presi cura tutti insieme delle Creature Magiche nel loro giardino.
 -Due dei tutor nel gruppo dei più piccoli sono i fratelli Scamander, Rolf e Mike, non so se ce li avete presente. Loro se ne intendono come tutti gli Scamander.-
Harry invece riferì dell'invito a pranzo per il giorno dopo da parte di Andromeda. Ne furono tutti entusiasti, in particolare Malfoy, come c'era da aspettarsi.
Harry gli rivolse un'occhiata incuriosita, -Tu... non hai ancora conosciuto Teddy.-
 -Già-
Harry sorrise teneramente pensando al figlioccio. -Lui... è incredibile.-
Malfoy lo guardò poco convinto, ma non disse altro.

 Gli altri gruppi arrivarono nel primo pomeriggio e ci fu una scambio di saluti e abbracci e ultime notizie che non finiva più. La Parkinson stava appiccicata a Zabini mentre parlavano con gli altri Serpeverde del loro anno. Il Grifondoro si accorse che Nott si era fatto silenzioso e guardingo e aveva messo in piedi la solita maschera di disprezzo che portava sempre nei corridoi a scuola; ne dedusse che non gli piacesse stare in mezzo a così tanta gente. Bill e Fleur chiacchierarono un po' in disparte, scambiandosi qualche tenerezza, mentre Harry parlò con Angelina e i due battitori, Andrew e Jack di Quidditch. Dopo mezz'oretta vennero richiamati tutti all'ordine dai due Scamander che erano andati a dare un'occhiata alle Creature.
 -Ci sono tre Ippogrifi, un albero con parecchi Asticelli, degli Snasi e un Demiguise. Dovremmo dividerci a coppie o trii. Oggi verrà attribuita a una coppia una Creatura, domani un'altra e così via, per vedere con quale si ha più affinità. Dopo di ché rifaremo le coppie o trii in base a questo. Tutti d'accordo?- spiegò Rolf che ottenne il consenso generale. Mike era rimasto in silenzio, palesemente timido e un po' impacciato. Quel genere di persona che si relaziona meglio con gli animali che con le persone.
 In una ciotola vennero messi i bigliettini, ognuno con il nome di una persona presente, poi Bill li estrasse a sorte.
 -Blaise Zabini con Gwendolyn Perks-
 -Willelmina Holmes con Jack Sloper-
 -Pansy Parkinson con Angelina Johnson-
 -Mike Scamander con Theodore Nott-
 -Tracey Davis con Sally-Anne Perks-
 -Draco Malfoy con Harry Potter-
 -Leila Blue con Rolf Scamander-
 -Fleur Delacour con James Marcus Cornelius De Lillo-
 -Andrew Kirke con Daphne Greengrass-
 -Millicent Bulstrode con Ramona Carrow-
 -Gregory Goyle con il sottoscritto-
Successivamente, ogni coppia venne assegnata a una creatura (tre agli Ippogrifi, una al Demiguise, quattro agli Asticelli e quattro agli Snasi). Dire che Harry e Malfoy vennero assegnati a un Ippogrifo sarebbe veramente troppo e cadere nel banale, per questo si trovarono a gestire il Demiguise.
Quando i due si ritrovarono davanti a quella “specie di scimmione argento” – come lo definì Malfoy, strappando una risatina a Harry – Rolf li redarguì velocemente sul da farsi.
 -Questo Demiguise si chiama Millard. Può rendersi invisibile e prevedere a distanza di pochi secondi un possibile svolgersi dei fatti, quindi non siate prevedibili. Generalmente è considerato pericoloso, ma se vi limitate a dargli da mangiare, è erbivoro!, e a essere gentili con lui non avrete problemi. Inoltre quest'esemplare è abbastanza mansueto, dev'essere abituato ad avere a che fare con altra gente. In ogni caso, se avete bisogno chiamate o me o mio fratello senza farvi problemi, siamo a vostra disposizione.-
 -Va bene, grazie.- lo congedò con tono snob Malfoy e anche Harry lo ringraziò prima che si allontanasse verso un'altra coppia.
Una volta soli i due si scambiarono un'occhiata complice. Che dovevano fare? Non avevano mai trattato con un Demiguise a scuola.
 -Cura delle Creature Magiche era la tua materia preferita, Potter.- strascicò Draco finendo con un ghigno.
 -Oh, ma sei tu che eri particolarmente dotato... soprattutto con gli ippogrifi e gli unicorni...- ghignò a sua volta Harry.
Per la prima volta si stavano prendendo in giro scherzando e non per insultarsi a vicenda... wow.
Draco arrossì lievemente per la battuta sugli unicorni, poi decise di cominciare a lavorare e si abbassò all'altezza degli occhi di Millard.
 -Ehi piccoletto, come te la passi? Hai fame?-
L'interpellato si limitò a sbattere una volta le palpebre.
 -Mi sa che non è un tipo molto loquace. Hai idee sul non essere prevedibile?- Harry aveva assunto la stessa posa di Malfoy.
 -Mhm, non so. Non sono molto creativo.-
 -Be', la gente si aspetta che noi due litighiamo o che non andiamo d'accordo, quindi la prima cosa penso che sia fare lavoro di squadra. Anche se a quello servono già le coppie. Mhm. Non so. Possiamo partire dal dargli da mangiare. Sembra affamato.-
 -Okay, anche se non capisco da che cosa tu deduca che è affamato. Gli occhi vacui? Comunque ti conviene portare da mangiare camminando a testa in giù.-
Harry lo guardò stranito, senza capire. Malfoy alzò gli occhi al cielo spaziantito. -Ricordi la storia della prevedibilità?-
Harry si alzò e si allontanò senza dire niente, alla ricerca di qualche cosa vegetale commestibile. Di sicuro Malfoy non si aspettava di vederlo tornare camminando sulle mani con un cespo di lattuga appoggiato sulla pianta dei piedi. Millard si spostò di mezzo metro sulla destra, giusto prima che il biondo perdesse l'equilibrio per la sorpresa e si ritrovasse a gambe in aria.
 E così passarono le due ore seguenti, cercando di intrattenere Millard, ma soprattutto cercando di fare qualcosa di più imprevedibile rispetto all'altro in un crescendo di azioni ridicole che facevano scoppiare a ridere chiunque li guardasse e che spesso li apostrofava prendendoli in giro, ma loro se ne fregavano altamente: la loro competizione era più importante della loro reputazione (imprevedibile, per restare in tema, a dirsi di un Malfoy). E competere in quel modo, prendendosi in giro scherzosamente e tendendo verso un fine comune, era mille volte meglio che competere da nemici.
 Alla fine, Harry sentì di aver stabilito l'inizio di un legame con il biondo. Gli sorrise. Malfoy lo guardò un attimo interdetto, poi si alzò spazzolandosi i pantaloni e ricomponendo la sua maschera di indifferenza. Tese la mano a Harry.
 -Prima di afferrarla, sappi che io di solito non do seconde possibilità, Potter.-
Gli occhi verdi si riempirono di stupore e ne vide una punta anche in quelli grigi, quasi come se il biondo stesso non si credesse capace di un gesto simile.
Afferrò la mano che gli veniva tesa con una presa salda e il biondo lo aiutò a tirarsi su.
Rimasero a fissarsi ancora un attimo negli occhi, senza dare il segnale di avere intenzione di mollare la stretta.
 -Credo che sia arrivato il momento di iniziare a chiamarci per nome, Draco.-
 -Forse sì,- si passò la punta della lingua sulle labbra, come se stesse prendendo una decisione di grande importanza, -Harry. Ma non pensare che smetterò di chiamarti Potty. O Sfregiato. O con dei bellissimi nuovi nomignoli che avrò occasione di inventare in quest'anno.-
 -Ma certo. Aspettati altrettanto da me, Furetto.- detto questo ammiccò e si allontanò verso l'ingresso per andare a preparare qualcosa per merenda.

 Draco si andò a sedere sotto un pruno che cresceva sul retro della casa per ritagliarsi qualche minuto per sé. Era una giornata... strana. Fino a quella mattina aveva pensato che Potter facesse tutto quello solo per pietà e senso del dovere, ma quella mattina, durante il processo, aveva capito che non era così. Pott... Harry aveva veramente fiducia nei suoi genitori, in lui e in tutti gli altri ragazzi. Harry credeva in lui, e questo l'aveva piacevolmente stupito.
Mentre ascoltava il suo discorso aveva sentito qualcosa sciogliersi nel suo petto: la paura. La paura di avere nuovamente tutte le strade chiuse perché nessuno si sarebbe più fidato di lui. La paura di non avere un futuro, o meglio, il futuro che gli sarebbe piaciuto avere. La paura di non poter esprimersi ed essere se stesso. Quella paura che aveva albergato in lui per anni, quasi diciotto, e che ora, in due giorni scarsi, era stata scacciata da quei due dannatissimi occhi verde smeraldo.
E ora, come se non bastasse, si era davvero trovato bene a collaborare con quel grifondiota da quattro zellini. In quelle due ore si era dimenticato di tutto il suo dolore e il vuoto era stato colmato dalle proprie labbra incurvate in un sorriso. Sorriso che gli aveva strappato quel deficiente che faceva l'imitazione di Piton. O altre cose oltremondo stupide, che solo un grifondiota avrebbe potuto fare. Arrossì e si rimproverò perché si ricordò di aver fatto lo stesso e anche di peggio. Ma poi si accorse che in realtà desiderava solo correre dentro da Potty per fare di nuovo il cretino e lasciarsi andare, per scacciare di nuovo quel vuoto che era certo sarebbe tornato se si fosse di nuovo abbandonato al dolore dei ricordi.
 -Draco... tutto bene?- la voce dolce di Pansy lo riscosse dai suoi pensieri.
 -Oh, Pans... siediti qui con me.-
Sorpresa, la ragazza eseguì. Aspettò qualche secondo in silenzio, poi esplose.
 -Allora? Com'è Potter? Eh? Sembravi seriamente divertito... è così? Ti sei trovato bene con lui?-
Draco sorrise lievemente, Pansy non riusciva proprio a stare zitta. Anche se il tono di rimprovero gli fece corrugare la fronte.
 -Sì. È stato... strano. Ma mi ha fatto dimenticare tutto. Pensavo solo a... fare qualcosa di più imprevedibile di lui e... Gli ho dato una seconda possibilità, così come lui l'ha data a me. Ora credo che siamo qualcosa di simile ad amici.-, mentre parlava teneva lo sguardo sollevato verso il cielo, la testa reclinata all'indietro.
 Pansy osservò quel ragazzo a cui era tanto affezionata e che di cui un tempo era stata infatuata, prima di capire che non aveva possibilità con lui e di accorgersi che tesoro fosse Blaise, e capì che non stava scherzando. Sospirò.
 -E allora spiegami perché sei qui e non appiccicato alle chiappe di quel grifondiota.-
L'espressione del biondo era quella di uno che ha appena rischiato di strozzarsi con un boccone andato storto.
 -Dai, è un modo di dire! È palese che state bene insieme e soprattutto che vi state innamorando l'uno dell'altro! Dovresti stargli appiccicato!-
 -Io non mi sto innamorando di nessuno! Tanto meno che di Harry Potter! Quindi smettila con sta storia. Sì, mi trovo bene con lui, ma come amico. E basta. Okay? E poi non crederai mica a quella stupida teoria di Theo!-
Pansy fece un sorrisetto malizioso. -Certo, certo, non ti stai innamorando di nessuno. Mi sa che devo cominciare a cercare una divisa da tassorosso. E poi fidati, Potter è gay come lo schifo.-
Draco sbuffò.
 -Magari tu non l'hai notato sta mattina, ma ha lasciato ufficialmente la Weasley, che si ci è rimasta malissimo, ma non era arrabbiata con lui, anzi, l'ha pure abbracciato.-
 -E allora? Non vuol dire niente. E poi chi se ne frega. È più il tipo di Theo che mio.-
 -Disse quello che ha avuto solo ragazzi con i capelli neri.-
 -Piantala. Non mi piace Potter. Questione chiusa.-
Si alzò per farle capire che reputava davvero il discorso chiuso lì e si avviò di nuovo verso il giardino davanti, certo che l'amica l'avrebbe seguito.

 Più tardi, poco prima che gli altri due gruppi dovessero tornare alle proprie case, si materializzò nel giardino Shacklebolt che parlò con i tutor per sapere come stava andando e per ricevere i rapporti, riferendo anche i programmi che avrebbero seguito nelle settimane successive.
-Bene. Harry, suppongo che ti vedrò al corso per auror a settembre, giusto?-, il ragazzo annuì, -Mentre Blaise e Daphne, cosa volete provare?-
 -Mediazioni interculturali tra maghi- esordì Daphne Greengrass, con voce delicata ma decisa.
Zabini invece si mostrò più indeciso e infine optò per una specializzazione in Pozioni e Incantesimi.
 Poi, dopo aver spedito a casa i più giovani che sarebbero tornati ad Hogwarts, Shacklebolt parlò privatamente con ognuno dei ragazzi per sapere che lavoro volevano scegliere su cui tenere un tirocinio di un mese, dopo il quale avrebbero potuto decidere se volevano continuare su quella strada o cambiare.
 -Harry- chiamò -Puoi prendere nota di quello che scelgono? Non ho una buona memoria.-
 -Certamente.-
Molti scelsero di provare con dei negozi di Diagon Alley – Nott e Tracey Davis da Madama McClan, Goyle nel negozio con i vari strumenti e ingredienti necessari per le pozioni di cui Harry non ricordava mai il nome, Millicent Bulstrode al Ghirigoro e Sally-Anne Perks da Ollivader –, mentre la Parkinson optò per un Dipartimento del Ministero che si occupava di controllare la magia dei maghi minorenni (Harry non se lo sarebbe mai aspettato) e infine Malf-ehm-Draco disse, senza alcuna traccia di esitazione “Voglio fare il medimago, reparto pediatria” Shacklebolt annuì soddisfatto.
 Dopo aver salutato tutti e raccomandato di fare attenzione ed essere responsabili in qualsiasi occasione, il mago se ne andò, seguito dal gruppo delle ragazze.

 Harry si materializzò nell'ingresso di Grimmauld Place, che ora non era più protetta da incantesimi (li aveva sciolti con l'aiuto di Shacklebolt e della McGranitt).
Non aveva ancora avuto tempo di mettere in ordine tutto quanto e di far diventare quella casa la propria casa, ovvero di metterci le radici e di personalizzarla. E ora ne avrebbe avuto ancora meno. Per fortuna c'erano Kreacher e alcuni altri elfi di Hogwarts che si occupavano di tenerla pulita e di sistemare le stanze più in disordine e lasciate andare.
 -Sono a casa!- annunciò, senza paura di far urlare la madre di Sirius perché, dopo che Harry le aveva annunciato che quella ora era casa sua, lei aveva preferito trasferirsi in un'altra cornice nella sua casa natale.
Dopo due secondi comparve davanti a lui il suo elfo. -Padron Potter! Ieri sera ci siete mancato, anche se avevo ricevuto la vostra lettera. Come state? Siete stanco? E i padroni Weasley e Granger quando arrivano? Comunque non preoccupatevi, abbiamo già una favolosa cena pronta!-
Harry sorrise di fronte al modo di fare di Kreacher. -Sto bene, grazie. I miei amici arriveranno tra mezz'ora, ho giusto il tempo di farmi una doccia! Grazie anche per la cena, non so come farei senza di te e gli altri.-
 -Non dovete ringraziare, padron Potter.-
Il ragazzo colse un lieve rossore sulle guance dell'elfo, così gli sorrise di nuovo, poi scomparve su per le scale per andare a darsi una sistemata.

 Avevano trascorso piacevolmente la cena parlando del più e del meno, evitando volutamente gli argomenti più difficili che sapevano sarebbero usciti più tardi. Infatti ora gravavano tra di loro nel silenzio galleggiava sul salotto reso accogliente e piacevole da Kreacher. I suoi amici si erano seduti rigidamente sul divano e lo fissavano mentre cercava una posizione comoda sulla poltrona.
Harry si schiarì la gola più volte, ma non sapeva da dove partire e aveva capito da un quarto d'ora che né Hermione né Ron avrebbero cominciato il discorso. Quindi si alzò, si avvicinò alla credenza e prese la bottiglia di limoncello, un liquore italiano che gli aveva regalato Hagrid, e ne riempì tre bicchierini. Con un gesto della bacchetta, ne spedì due ai suoi amici, mentre ritornava con il proprio verso la poltrona. Con calma bevve il contenuto, imitato dagli altri due; nel frattempo cercava di capire da che parte cominciare il discorso e cosa dire esattamente.
 -Scusatemi. In questi ultimi giorni non vi ho praticamente considerato...-
 -Sei stato molto impegnato Harry, è comprensibile.- lo interruppe subito Hermione.
 -Vero, ma non è solo quello. Ho volutamente evitato voi e gli altri. Il fatto è che quando sono con voi mi sento in dovere di essere felice, di sorridere, di rispondere a tutte le vostre domande, di continuare a tenere la maschera che indosso in pubblico. Il fatto è che non sono così felice e sereno come dovrei. – Non sto dicendo che non sono felice di aver sconfitto Voldemort, affatto. – Ma... non so neanch'io bene come mi sento e perché. Credo di essere cambiato, di vedere le cose da un altro punto di vista. Mi sembra di aver tenuto gli occhi chiusi fino ad adesso. – Non sto dicendo che ora appoggio Voldemort e le sue idee. – Ma non vedo più tutto bianco e nero, come mi aveva detto di fare Sirius. Silente non era tutto bianco, ma neanche tutto nero. Così come mio padre, come me, come tutti noi. E i Mangiamorte non sono tutti neri, tanto meno i Serpeverde. Ma non è solo questo: sono stanco di essere sempre al centro dell'attenzione, di essere il Salvatore, di essere conosciuto da tutti. Sono stanco di essere al centro della vostra attenzione. È come se quando fossimo insieme moderaste sempre le parole in base a come pensate che potrei prenderle, volete darmi talmente tante attenzioni che risultate assillanti. E lo so che lo fate per il mio bene, e vi sono grato, ma vorrei che il nostro rapporto fosse quello di normali amici. Inoltre proprio questo atteggiamento mi fa sentire a disagio e inadeguato perché è come se voi sapeste meglio di me quello che voglio io. Ma in realtà non è così. Non sono neanche sicuro di voler fare l'auror, di sicuro non tornerò ad Hogwarts a settembre: voglio far stare bene chi posso aiutare. E sì, sconfiggendo Voldemort ho liberato la comunità da una minaccia, ma ho distrutto famiglie intere. E sono divorato dal senso di colpa e vorrei fare qualcosa per fare in modo che non sia così. Ho evitato che i ragazzi non andassero in prigione, ma non tutti quelli che ci andranno se lo meritano, non tutti credevano negli ideali di Voldemort, erano solo stati illusi o comunque si sono ricreduti, e in ogni caso meritano una seconda possibilità. Ho impedito che dividessero i Malfoy, ma tutti gli altri ragazzi che si troveranno senza genitori? O i genitori che si troveranno senza figli? Per non parlare di tutti i morti, da entrambi gli schieramenti...-
Il panico e il senso di colpa regnavano sul suo volto. Si passò le mani tra i capelli e poi sul volto, cercando di calmarsi.
 -Oh Harry...-
 -E lo so che ho fatto del mio meglio, che se non avessi ucciso Voldemort sarebbe stato solo peggio. Eppure quella è una cosa che dovevo fare perché nessun altro poteva. Ora, invece, voglio fare qualcosa per far stare meglio me e chiunque io possa aiutare, per costruire un futuro più stabile per tutti quanti.-
Hermione si alzò dal divano e lo abbracciò. Il moro deglutì e poi ricambiò l'abbraccio.
 -Ho bisogno di crescere, di capire cosa voglio dalla vita, di trovare la mia strada, e per farlo ho bisogno di staccare da tutto questo vortice che rischia di inghiottirmi, dalle domande e dal continuo ricordare il passato e legarmi all'immagine del me di undici anni che non mi corrisponde. Ora mi è concesso pensare al mio futuro, e mio soltanto. Senza condizionamenti, senza obblighi. E voglio costruirmi una vita che mi piaccia. Voglio fare nuove esperienze, vedere altri punti di vista, seguire il percorso che ritengo migliore. Voglio staccarmi dal passato, abbandonare il fantasma dei morti e il fantasma di come tutti vi aspettate che io sia. Farò ancora il discorso di commemorazione, poi scomparirò dal primo piano e mi dedicherò a me e al compito che ho scelto di portare avanti.-
Di nuovo calò il silenzio, ma Hermione rimase nell'abbraccio. Harry era consapevole di esserci andato giù un po' deciso, ma aveva bisogno di sfogarsi.
 -Detto questo... Non pensate che non vi voglia bene e non vi sia grato per la vostra amicizia. Siete gli amici migliori che potessi desiderare, davvero. Vi voglio un sacco bene. Ma penso che faccia bene a tutti e tre se troviamo la nostra strada in base a quello che siamo ora, non a quello che eravamo o che siamo tenuti a essere. Non sto dicendo che voglio troncare i rapporti, non lo farei mai, siete troppo importanti per me anche solo per pensarlo. Ho solo bisogno di costruirmi come sono e non come voi pensate che io sia. Tutto qui. Okay?-
 La ragazza si staccò e lo fissò negli occhi. -Penso che tu abbia ragione, Harry. Ti diamo troppo per scontato. E la tua scelta di troncare definitivamente con Ginny ne è stata la conferma. Solo, lei non ci ha voluto spiegare perché, nonostante ci sia rimasta male, non sia arrabbiata con te o anche solo delusa. Ha detto che ce ne avresti parlato tu. Quindi...?-
 -Come al solito mi trovo a concordare con Mione. E penso che tu abbia ragione, anch'io ho bisogno di trovare la mia strada. Per questo non penso che tornerò a Hogwarts. E tutto sommato è un bene che tu abbia lasciato la mia sorellina, mi faceva strano vedervi insieme.- intervenne Ron, dando una pacca sulla spalla a Harry.
Hermione lo fulminò un attimo con lo sguardo, poi spostò di nuovo l'attenzione sul moro, che si alzò e si avvicinò alla finestra. Fuori la piazza era immersa nell'oscurità, punteggiata dalla luce dei lampioni, e quella visuale di calma lo tranquillizzò. Si voltò di nuovo, fronteggiando i suoi amici, pronto – o quasi – a fare il suo secondo coming out.
 -Ho lasciato Ginny perché sono gay.- buttò fuori, tutto d'un fiato.
Hermione dissimulò lo stupore con un sorriso, mentre Ron non ci provò neanche, lasciando cadere la mandibola a terra.
 -Bro, davvero? Ma... non ti sono mai interessato io, vero? O Seamus? Dean? O...-, si interruppe con una smorfia, -Non ti interessa nessuno dei Serpeverde con cui ora convivi, vero???? E Bill???-
Harry non poté trattenere una risata che lasciò nuovamente sbaccalito il suo amico.
 -No, non mi siete mai interessati tu e i nostri compagni grifondoro. Per quanto riguarda i Serpeverde, neanche loro mi interessano, anche se sono decisamente un'ottima compagnia: ci sono troppi pregiudizi a tenere lontane le case di Hogwarts – tienilo a mente, Herm, per il prossimo anno. Bill è un gran figo, ma è troppo grande per i miei standard. Penso di avere invece avuto una cotta per Cedric.- si fermò di fronte alla faccia del rosso per scoppiare di nuovo a ridere, aveva bisogno di sfogare la tensione. Non fece parola della fissa per MalDraco che lo tormentava da anni e a cui non era ancora riuscito a dare una risposta; anche se di certo il Serpeverde si poteva definire tutt'altro che brutto e anche Nott non era male, e di certo era molto gay; magari il giorno dopo gli avrebbe parlato.
   
 
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