La
spiava all’ombra, ne seguiva i movimenti fluidi del corpo
sinuoso velato dal
peplo candido; s’incantava nel vederne i capelli inanellarsi
intorno al viso
ridente, agli occhi fulgidi.
Di
tanto in tanto lei si fermava e guardava nella sua direzione. Allora il
cuore
di Ade accelerava i battiti e sussurrava:
«vedimi!», ma non accadeva. Lei
tornava a giocare, a correre e ridere.
Un
giorno la trovò sola, raccoglieva fiori e li infilava in una
corolla.
Le
arrivò alle spalle, fremente, e osservò la luce
del tramonto disegnarne il
profilo, donando ai capelli un riflesso di fuoco.
Le
mani tremarono, mentre si sfilava l’elmo dal capo e
l’Invisibile diveniva
alfine Visibile.