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Autore: RoseScorpius    26/05/2019    7 recensioni
Scorpius Malfoy, nonostante fosse il mio ex ragazzo storico, nonché fratellastro, nonché migliore amico del mio cugino/migliore amico e tante altre cose che avevano reso estremamente imbarazzante la fine del nostro rapporto, non aveva mai davvero fatto parte della lista di quelle persone che avrei volentieri preso a Schiantesimi alla prima occasione. A meno che non si volessero considerare i nostri primi anni a Hogwarts, ma quella era storia del paleolitico. (E comunque non ero più così infantile... O, beh...)
In ogni caso, tra la marea di difetti con cui ero nata, ero sicura di possedere almeno un pregio. E questo, se vi interessa saperlo, era proprio il pregio di non essere una ex ragazza asfissiante. Al contrario, da quando avevamo chiuso mi ero letteralmente eclissata, sparendo per sempre dalla vita di Scorpius. Quindi si poteva ragionevolmente presumere che non fossi una di quelle ex ragazze patetiche che finivano per odiare il proprio ex ed insultarlo davanti a chiunque fosse disposto ad ascoltarle.
Ma, d'altro canto, quell'intero assunto partiva dal postulato di base che Scorpius non fosse un cafone.
Postulato che, come ebbi modo di scoprire, non era poi tanto vero.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 6

Di vuoti di memoria e camere d’albergo

 

Era il 4 gennaio quando Leigli rivolse la parola per la prima volta. Scorpius sedeva da solo nell'archivio del Wizengamot, immerso nella lettura di una sentenza del 1871. Tessa era in vacanza con i suoi da qualche parte sulle Alpi, ma aveva preferito starsene al Ministero da solo piuttosto che a casa con Hermione che esternava le proprie ipotesi su perché Rose non fosse tornata a casa e si irritava perché a quanto pareva non era possibile allacciare il camino di casa alla rete della Metropolvere australiana. 

Scorpius pensava spesso a Rose. E quando lo faceva, inevitabilmente finiva a chiedersi cosa stesse facendo di tanto bello laggiù, tanto bello da convincerla a non tornare a casa per Natale dal suo ragazzo e dalla sua famiglia. Si era anche chiesto, più di una volta e con crescente insofferenza, se il meraviglioso Daniel Hook avesse qualcosa a che fare con la faccenda. 

«Hey »lo salutò Cynthia, sedendosi al suo tavolo. «Sei da solo? »

Indossava un tubino nero sotto al mantello con il cappuccio di pelliccia e degli stivali alti con il tacco. Era appariscente, come sempre, ed il rossetto scuro forse era un po' troppo aggressivo per i gusti di Scorpius, ma non si poteva negare che fosse molto elegante. Tessa l'aveva individuata subito come il capo del gruppetto di Durmstrang, e lo aveva debitamente informato sul suo albero genealogico e sui titoli accademici di cui era in possesso. Scorpius, una volta assodato che Cynthia non avrebbe mai risposto ai suoi saluti di cortesia quando si incrociavano a lezione, aveva provveduto a rimuovere tutte le informazioni che Tessa continuava a rigurgitargli addosso. 

«Uhm, sì, siediti pure »disse, facendole spazio sul tavolo. 

«Anche tu hai disertato i parenti oggi? »chiese Cynthia. 

Sembrava che volesse fare conversazione con lui. Scorpius alzò gli occhi dalla pergamena, stupito e vagamente diffidente. 

«Oh... sì, avevo da studiare »

Cynthia si sfilò il mantello si sedette di fronte a lui accavallando le lunghe gambe avvolte dai collant, senza dare il minimo segno di voler studiare.

«Non ci siamo mai presentati come si deve. Sono Cynthia Walton. E tu sei Scorpius, giusto? »

Per essere una che fino a quel momento non lo aveva degnato di uno sguardo, era notevole che si fosse ricordata il suo nome. Scorpius strinse la mano fresca di manicure che gli veniva tesa sopra il tavolo, avvampando. 

«Scorpius Malfoy »confermò.

Cynthia continuò imperterrita a non estrarre alcun materiale di studio dalla tracolla che aveva portato con sé. 

«Scusa se te lo chiedo. Ma non sarai mica il nipote di quelLucius Malfoy? » insistette. 

«Beh, sì »ammise Scorpius. 

«Mio nonno, Albert Walton, era un suo compagno di scuola. Serpeverde anche lui, ovviamente. Erano buoni amici, ma non mi aspetto che tu lo abbia sentito nominare, è morto prima che noi nascessimo »

«Oh »disse Scorpius. «No, in effetti temo di non averlo mai sentito nominare, mi dispiace »

Cynthia scoppiò a ridere. 

«Oh, beh, non fartene una colpa. Immagino che tu e Lucius abbiate cose più interessanti di cui parlare ».

In realtà, negli ultimi anni, Scorpius aveva avuto ben poco di cui parlare con suo nonno. Non che prima lo avesse frequentato molto: Narcissa e Lucius erano affezionati ad Astoria, sua madre, ma già allora Draco preferiva avere poco a che fare con loro. Dopo Hermione, i tentativi di Lucius di riavvicinarsi al figlio erano cessati del tutto. 

«Noi in realtà non... »cominciò Scorpius, a disagio, ma Cynthia lo interruppe. 

«Sei libero sabato sera? Joseph e Clive organizzano una festa a Londra con i loro coinquilini. Pensavo che potresti venire anche tu, se ne hai voglia. Siamo tutti compagni di corso, in fondo »

 

*

 

«QuellaCynthia Walton »ripeté Tessa per la quattordicesima volta. 

«Sì »confermò Scorpius, esasperato. 

Tessa proseguì imperterrita con l'accurata rianalisi della situazione. 

«E ti ha invitato a una festa con quelli di Durmstrang ».

Era la settima volta che lo diceva. Scorpius alzò gli occhi al cielo.

«Così pare ».

«E tu cosa le hai detto? »insistette lei.

Scorpius intinse la penna nel calamaio e scarabocchiò alcune rune sul margine del quaderno, sbuffando. «Che ci avrei pensato ».

«Non essere un idiota »sbottò Tessa. «La ragazza più carina del corso ti chiede di uscire e tu cosa fai? »

«Io sto con Rose e la ragazza più carina del corso, che fino a ieri non si degnava nemmeno di rivolgermi la parola, può trovarsi altri venti accompagnatori più single di me per andare alla sua stupida festa »rispose Scorpius senza il minimo entusiasmo.

Da quando Rose aveva disertato il Natale, Tessa aveva preso la pessima abitudine di considerarlo single e, conseguentemente, cercare di accoppiarlo con qualunque ragazza avesse la malaugurata idea di rivolgergli la parola al Ministero. Non era molto di aiuto. 

«Oh, per favore. Rose non si è nemmeno degnata di tornare a casa per le vacanze. Scorpius, aprigli occhi. Sarà rimasta in Australia per passare il Capodanno con Daniel. Fanculo Rose, sarà la festa più figa del mese, ci devi andare ».

«Ci devo andare o vuoi che ci porti te? »s'informò Scorpius, scoccandole un'occhiataccia. 

 

***

 

«E così tu non ricordi niente? »

«Nulla »confermai. 

La Strega dietro allo sportello del Ministero dei Trasporti ricambiò il mio sguardo con un misto di sospetto e fastidio per quella che, non ne dubitavo, stava cominciando ad interpretare come una svergognata presa per il culo.  

«Nulla di nulla? »ripeté, sgranando gli occhietti color grigio topo dietro ad un paio di occhiali decisamente troppo grandi per il suo viso rotondo. 

Tossicchiai, mentre alle mie spalle la coda di Maghi e Streghe in attesa del proprio turno allungava il collo e sgomitava per scoprire come mai stessi intasando lo sportello da più di dieci minuti. Appoggiai i gomiti sul banco per avvicinare il mio volto all’orecchio di Tessa MacMillan. 

«Assolutamente nulla »bisbigliai, combattendo contro l’istinto di lanciarmi alle spalle un Muffliato.«Posso prenotare la mia Passaporta ora? »

Non l’avrei pregata. Era il suo lavoro, per Merlino, non mi sarei ridotta ad implorarla di timbrare le mie maledette carte e lasciarmi in pace. 

Tessa era sembrata stupita almeno quanto me, quando ci eravamo ritrovate una di fronte all’altra separate dal vetro dello sportello. Aveva strabuzzato gli occhietti color topo ed era arrossita violentemente, balbettando qualche parola di saluto che io avevo ricambiato con altrettanto imbarazzo. Mi ero resa conto di non sapere cosa Scorpius avesse detto di me alla sua migliore amica – anche perché, francamente, nemmeno ricordavo cosa ci fosse da dire in merito – e mi ero ritrovata a chiedermi se Tessa facesse parte della nutrita schiera di maghi e streghe dell’emisfero boreale che volevano il mio sangue. Eravamo quasi andate d’accordo per un periodo, ma dubitavo che la nostra reciproca tolleranza fosse sopravvissuta alla mia relazione con Scorpius. Probabilmente mi detestava. 

Tessa, con mio sommo disappunto, continuò ad ignorare la mia richiesta di fare il lavoro per cui veniva pagata (più di me, tra l’altro).

«Come fai a non ricordarti niente? »sibilò. 

Naturalmente, non aveva potuto esimersi dal chiedermi cosa ci facessi in Inghilterra e se avessi visto Scorpius, conversazione che era rapidamente degenerata in un interrogatorio sulle circostanze della nostra rottura. Strano che non le fosse giunta voce del nostro exploit al funerale di Lucius (Scorpius doveva essersi assicurato di mettere a tacere tutte le voci in proposito, supposi). Strano che non fosse venuta al funerale, in effetti. Strano, altresì, che fosse così determinata a tormentarmi, se lei e Scorpius non erano più in stretta confidenza. 

Magari ce l’ha con me perché le sto antipatica e basta. 

Spinsi la mia richiesta di Passaporta Internazionale oltre il vetro che ci separava, sbirciandomi alle spalle con crescente disperazione. 

«Tessa, per favore…»supplicai. 

La mix ex compagna di scuola valutò per un attimo le pergamene che le stavo schiacciando sulle braccia incrociate, poi con uno sbuffo le timbrò e me le restituì. Mi affrettai a farle sparire dentro alla borsa, prima che Tessa potesse cambiare idea.

«Solo un secondo »disse, chinandosi sotto al bancone. Ne riemerse poco dopo con un ditale sul palmo della mano. «Ecco a te. Domenica alle 14.27 in punto. Destinazione Perth ».

Presi il piccolo oggetto coperto di ruggine e me lo infilai nella tasca del giubbotto. 

«Grazie »borbottai, mentre il Mago dietro di me per poco non mi sollevava di peso per reclamare il suo turno. «Mi scusi ». 

Mi tirai il cappuccio sulla testa e mi allontanai lungo il corridoio, imprecando tra i denti. 

 

***

 

La Londra Babbana era in pieno tumulto. Erano le sei di sera e i Londinesi si erano riversati nelle strade della capitale come uno sciame di formiche, pronti ad infilarsi dentro alla prima stazione della metropolitana per tornare a casa dopo una lunga giornata. 

Ero seduta sulle scale di un palazzo vittoriano, poco distante dall’ingresso visitatori del Ministero della Magia. Ogni tanto il guizzo di un mantello scuro ed il cigolio della porticina rossa della cabina telefonica accompagnavano la comparsa di un mago o di una strega che, dopo essersi lanciati attorno un’occhiata circospetta, si immergevano nella fiumana di lavoratori Babbani. Nessuno faceva caso alla piccola cabina rossa sull’angolo del marciapiede, o a come sembrasse fagocitare e risputare fuori individui che prima non c’erano mai stati. 

I Babbani, notoriamente, non si erano mai accorti di un cazzo, per dirla con la finezza che avrebbe usato mio cugino James. Erano ciechi, ignari e perfettamente felici delle loro insulse vite. O, almeno, così apparivano ai miei occhi gonfi di sonno e di qualche lacrima trattenuta a stento, mentre me ne stavo a gelarmi il culo su quei gradini pensando a quanto fosse incasinata la mia vita. 

Mi ero chiesta centinaia di volte come facessi a non ricordare nulla di quel periodo. Ricordavo distintamente il lavoro alla Riserva, Daniel, le uscite al pub con gli altri Ranger, le lettere minatorie di Albus, ma tutto quello che riguardava Scorpius sembrava essere stato fagocitato in un insondabile e nebbioso oblio. Era come se di lui non fosse rimasta più alcuna traccia. 

Estrassi quello che restava di un fazzoletto usato dalla manica e mi soffiai il naso per la ventesima volta. Albus aveva ragione, che diavolo ci ero venuta a fare in Inghilterra dopo tutto quel tempo? Non ero venuta per restare, o per riallacciare i rapporti con i miei vecchi amici; solo una settimana, il tempo di rispolverare qualche ricordo doloroso e rendermi conto di quanto mi sentissi fuori luogo in quel posto che un tempo avevo chiamato casa. 

«Sei un’imbecille, Rose ». 

Fui alquanto sorpresa di sentire le parole che stavo pensando dette ad alta voce, e da una bocca che non era la mia. Feci sparire il fazzoletto, tirai su con il naso ostentando nonchalance ed alzai uno sguardo infastidito su Tessa, che era ritta in piedi di fronte a me e mi fissava con un misto di pietà e disgusto. 

«Ti ho già detto che non me lo ricordo. Perché non chiedi a Scorpius, visto che ti preoccupi tanto per lui? Pensavo foste amici per la pelle. E francamente sei l’ultima persona a cui devo spiegare… »

«Sei sempre stata un’imbecille»puntualizzò Tessa, interrompendo la mia stizzosa apologia di me stessa. «Anche prima di lasciare Scorpius». 

«L’ho lasciato io? »chiesi stupidamente.

Non avrebbe dovuto importarmene nulla di chi aveva lasciato chi, o del perché, eppure sentii quelle parole uscirmi dalla bocca e non potei fare nulla per impedirlo.

Dannazione, Rose! Un po’ di contegno!

«Certo che lo hai lasciato tu »sbuffò Tessa. «Lui non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Merlino, vuoi smetterla di fare finta? So che sai come sono andate le cose e mi dispiace, ok? Ho sbagliato. Non avrei dovuto intromettermi in quel modo ».

Non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando. Tentai maldestramente di mettere su un’espressione annoiata, quella di chi è un’adulta in grado di intendere e di volere ed ha perfettamente chiaro l’andamento logico e cronologico dei punti salienti della propria vita, per esempio. 

«Ok, Tessa, come ti pare »mi sentii rispondere. 

La minima parte del mio cervello che poteva definirsi adulta mi fece notare che non ero suonata molto convinta. 

«Cosa ci fai al Ministero dei Trasporti, comunque? »aggiunsi, prima che Tessa potesse tornare alla carica con la discussione su Scorpius e sulle mie discutibili capacità cognitive. «Pensavo che anche tu avessi studiato Magisprudenza ».

Tessa scosse la testa. «Beh, mi sono diplomata l’altroieri praticamente, e non abbiamo tutti le raccomandazioni che ha Scorpius. Vorrei lavorare per il Wizengamot un giorno, ma per ora, come puoi vedere, sono qua ».

Si strinse nelle spalle. Non sembrava particolarmente entusiasta della cosa. 

«Beh, ehm… »dissi, incerta. «Non credo di averti vista al funerale »buttai lì alla fine, visto che Tessa non sembrava intenzionata a tornare da dovunque fosse venuta.

Tessa scosse la testa con un sorriso mesto.

«Scorpius non ha molto tempo per quelle come me, di questi tempi »spiegò. 

Provai parecchia pena per lei in quel momento. Sapevo che Scorpius, ai tempi della scuola, era stato più o meno il suo unico amico. Io ovviamente non mi ero mai fatta problemi a prenderla per il culo, da brava giocatrice di Quidditch popolare e cafona. 

«Non ha tempo nemmeno per quelle come me, a quanto pare »borbottai, indicando il mio giubbotto Babbano ed i jeans strappati con un gesto eloquente. 

«Esce solo con gli amici di Cynthia e con il gruppo di Medisprudenza ora »disse Tessa. «Cioè, il gruppo figo di Medisprudenza. Non gli amici come me ».

Notai – e la cosa aumentò a dismisura la mia sensazione di non starci capendo letteralmente un tubo – che Tessa aveva gli occhi lucidi.

Non sapevo se fosse un buon momento per dare dello stronzo a Scorpius, perciò mi astenni dagli insulti ed optai per un diplomatico: «Tessa… mi dispiace. Davvero ». 

Tessa scosse la testa, come per scacciare un brutto pensiero dalla mente.

«No, me lo merito. Non sono stata una buona amica ».

Io, per l’esattezza, avevo sempre ritenuto e predicato a Scorpius che Tessa fosse un’amica di merda, ma non lo avevo mai trovato in linea con le mie opinioni. Naturalmente aveva dovuto aspettare che ci lasciassimo per iniziare a pensarla come me. 

Tessa era ancora immobile di fronte a me. Sembrava che non riuscisse a decidersi a voltarmi le spalle e andarsene. 

«Rose, mi dispiace per come sono andate le cose tra te e Scorpius, sul serio »disse, ficcandosi un dito sotto alle lenti per asciugare una lacrima che le era sfuggita dalle ciglia. 

A me no. 

Sinceramente, Tessa MacMillan era l’ultima persona da cui avrei voluto ricevere quel genere di compassione. Scrollai le spalle.

«È successo secoli fa. Non avrebbe mai funzionato, comunque ».

«Certo che avrebbe funzionato, se tu non fossi scappata come una codarda »mi contraddisse Tessa. «E probabilmente avrebbe anche funzionato, in qualche modo, se io non… »

S’interruppe per tamponarsi gli occhi con il dorso della mano. 

«So che sai cosa ho fatto. E l’ho fatto in buona fede, davvero, ma… Rose, mi dispiace davvero. Ero gelosa di te e non capivo come avessi potuto andartene così. Ero così arrabbiata: avevi tutto, tutto quello che io avrei voluto. Insomma avevi Scorpius, avevi la tua famiglia, e per qualche motivo non apprezzavi nulla di quello che avevi ed eri disposta a gettare tutto al vento senza pensarci due volte. E io… lo sai che io volevo bene a Scorpius. Gliene voglio, anche adesso, anche se ci siamo persi di vista da un bel pezzo. Mi dispiace tanto per quello che ho fatto... Metà delle cose che ti ho detto erano inventate di sana pianta. È solo che, maledizione Rose, lo hai fatto soffrire così tanto e io pensavo che non te ne importasse nulla di lui e che sarebbe stato meglio se vi foste lasciati e così ho detto quelle cose e io… io… Rose, mi dispiace, non so nemmeno come dirtelo che mi dispiace, non faccio che pensare che tutto quello che è successo è stato colpa mia e… e… »s’interruppe per soffiarsi il naso. Ora stava singhiozzando in mezzo alla strada, incurante degli sguardi perplessi dei passanti. 

Io, dal canto mio, continuavo a non avere idea di cosa diavolo stesse parlando. 

«Rose, non pensavo che mi avresti creduto »aggiunse, piantandomi addosso uno sguardo implorante. «Lo so che non mi perdonerai mai e… Ma avevo bisogno di dirtelo, mi sento così meschina. Scorpius e Cynthia, loro… Cynthia gli ronzava attorno, questo sì, ma lui non ha mai… Anche se io gli ho detto tante volte che avrebbe dovuto… Ero solo arrabbiata, Rose. Mi dispiace così tanto… »

Mi alzai bruscamente.

«Non ho veramente idea di cosa tu stia dicendo. Ma qualunque cosa tu abbia fatto non cambia quella che sono io, e quello che è diventato Scorpius. Quindi fammi un favore, smettila ». 

Mi Smaterializzai nel bel mezzo del marciapiede prima che Tessa avesse il tempo di rispondere. Nonostante la loro proverbiale ottusità, vidi distintamente una coppia di Babbani sobbalzare e indicare il punto del marciapiede da cui stavo scomparendo. Con un po’ di fortuna, la multa del Ministero sarebbe arrivata via Gufo quando mi trovavo già dall’altra parte del pianeta. Non avevo la minima intenzione di pagarla. 

 

***

 

Passai il pomeriggio con mio padre e Hugo, combattendo contro l’istinto di mandare un Patronus ad Albus e chiedergli cosa diavolo intendesse Tessa. L’unica cosa che mi trattenne dal farlo fu il profondo senso di vergogna che provavo nei confronti di mio cugino, dopo la nostra conversazione della sera prima. Nemmeno la meritata vittoria dei Cannoni di Chudley riuscì a distrarmi dalle mie congetture, che nell’arco del pomeriggio erano virate da un plausibile ‘Tessa si è messa in mezzo in qualche modo che non voglio sapere accelerando l’inevitabile decorso delle cose’ a ‘Tessa è in realtà Cynthia sotto Polisucco e sta per sposare Scorpius’, passando per ‘ma chi mi assicura che Tessa non abbia fatto una cosa a tre con Cynthia e Scorpius’ e l’inevitabile ‘Scorpius ha chiesto a Tessa di farlo per estorcermi ammissioni di colpa sul tradimento con Daniel’. Arrivata alla congettura sulla Polisucco cominciai a trovare i miei stessi pensieri piuttosto ridicoli e decisi di piantarla. 

Mio padre – Melino lo benedica per la sua totale assenza di empatia – accolse la mia mancanza di qualsivoglia interesse per la partita con malcelato fastidio e mi chiese con aria evidentemente preoccupata se avessi rinnegato i Cannoni per tifare qualche squadra di Quidditch australiana. Giurai, tenni una linea omertosa sui motivi del mio cattivo umore e quando mi fu chiesto come andava a casa di Hermione e Draco mentii spudoratamente. 

Dopo la partita mi fermai a malapena per bere una pinta assieme e declinai con decisione l’invito a cenare dai nonni Weasley. Tirai un sospiro di sollievo solo quando mio padre estrasse il portafogli per pagare le birre e ci salutammo. Ricordavo di essere stata così esausta e sollevata solo dopo la fine della stagione riproduttiva delle Iguane, negli ultimi anni. Ad ogni modo, il mio sollievo durò ben poco. Per la precisione, durò quattro minuti e mezzo: il tempo di raggiungere un vicolo appartato (non che avesse molta importanza, visto che avevo sicuramente già preso una multa per infrazione dello Statuto di Segretezza), Smaterializzarmi, varcare la porta di casa ed imbattermi in una pericolosa ed infida versione di mia madre infilata in un grembiule da cucina macchiato di sugo. La quale, per coronare la mia giornata di merda, mi informò di aver appena invitato il mio ex fidanzato e la sua attuale fidanzata per cena. 

« Rose... »

« No »ripetei fermamente, puntando verso le scale.

« Ho fatto l’arrosto... »mi supplicò. 

« Scordatelo ».

Per quanto mi riguardava, preferivo tirare avanti a fagioli in scatola o morire d’inedia piuttosto che cenare con Scorpius e Cynthia. Mia madre, appurato che le sue buone maniere non stavano sortendo alcun effetto, incrociò le braccia sotto al seno ed assunse un’aria scocciata. 

«Hai detto che avresti cenato con noi »mi ricordò.

Certo, lo avevo detto, prima che lei mi pugnalasse alle spalle e tentasse di ritorcermi contro la mia promessa. 

« E tu hai graziosamente omesso di dirmi che il 'noi' includeva anche Scorpius ».

E Cynthia. Avrei anche potuto tollerare Scorpius, in un universo alternativo in cui Tessa non mi aveva placcata fuori dal Ministero dicendo cose sconclusionate che mi avevano tormentata per il resto della giornata, ma che mi scambiassi convenevoli con Cynthia davanti ad un piatto di arrosto era un’aspettativa francamente utopistica. 

Feci una finta verso destra e poi, con un balzo, sgusciai a sinistra tra mia madre ed il muro e mi infilai su per le scale. Mia madre rispedì il mestolo in cucina con un colpo di bacchetta e mi rincorse al piano di sopra. 

« Pensavo che vi foste chiariti »ansimò, salendo i gradini a due a due.

Spalancai la porta della mia mansarda e mi voltai per lanciarle uno sguardo sarcastico. 

« Sì, certo »risposi. « Abbiamo chiarito che ci odiamo e che non ci rivolgeremo mai più la parola ».

« Non essere testarda... »

« Mamma, non sono testarda »puntualizzai. « Lo odio ».

E dovresti farlo anche tu– aggiunsi mentalmente.

C’era una certa differenza tra intestardirsi contro qualcuno senza un valido motivo e odiare una persona che se lo meritava pienamente. Scorpius, ritenevo superfluo specificarlo, rientrava a pieno diritto nella seconda categoria. 

Mio malgrado, fui braccata anche lungo la seconda rampa di scale, fino alla mansarda. 

« Oh, ma per favore, Rose »si spazientì mia madre. « Lo conosci da quando avevate undici anni ».

« E allora? »ritorsi. « Questo non sembra avergli impedito di prendersela con la mia famiglia e di mettermi le corna con Cynthia mentre ero in Australia ».

Fui oltremodo offesa dal sopracciglio alzato che mi fu rivolto in risposta alle mie affermazioni. 

« È questo che ti ha detto Scorpius? »s’informò mia madre, per nulla convinta.

« Già »confermai, gonfiando il petto per sfidarla a contraddirmi.

Hermione scosse la testa, guardandomi come mi avrebbe guardata quando ero poco più di una poppante e mi sbucciavo le ginocchia rincorrendo gli gnomi nel giardino dei nonni. 

« E tu ci hai creduto? »

Arrossii, indispettita. Mia madre non ci andava mai per il sottile, quando voleva farti sentire un’idiota. 

« Non vedo perché non dovrei crederci »dissi. « Lo ha detto lui ».

E comunque ho ventiquattro anni suonati. Smettila di tirarmi quelle facce saccenti come se fossi una deficiente. 

Ovviamente, non smise. 

« Rose »mi rimproverò con un sospiro sconsolato. « Sinceramente… »

« Sinceramente, mamma?! »sbottai. « Sinceramente non me ne frega nulla. Né di lui, né di Cynthia, né di quello che ha fatto o non ha fatto mentre ero in Australia »(Beh, quello non era del tutto corretto. Ma non c’era bisogno di informare mia madre del pacco di seghe mentali che mi ero fatta in proposito ultimamente). « Sai cosa si è permesso di dire sul mio lavoro? »

Questa volta Hermione ebbe perlomeno la decenza di abbassare lo sguardo.

« Sì, Rose, lo so »rispose. « E hai completamente ragione su questo, tu ti sei mantenuta da sola fin da quando avevi diciannove anni e lui non ha nessun diritto di giudicare le scelte che hai fatto. Sono molto orgogliosa di te, in realtà. Lo siamo tutti, anche se non hai fatto quello che ci aspettavamo. E anche Scorpius sa bene quanto hai dovuto darti da fare per arrivare dove sei adesso. Porta molto rancore nei tuoi confronti, ma sono sicura che non pesa veramente quello che ti ha detto ».

« Sì, beh… »cominciai ad obiettare, ma fui stroncata sul nascere.

« E, per Merlino Rose, non ti ha messo le corna con Cynthia. Ne sono più che sicura. Se proprio lo vuoi sapere, tutti noi, io inclusa, gli abbiamo detto di lasciarti perdere ad un certo punto. Ma ogni volta che qualcuno provava anche solo a suggerire che avrebbe dovuto lasciarsi la vostra storia alle spalle lui andava su tutte le furie ».

Mi ci vollero un paio di secondi per comprendere il significato di quello che avevo appena sentito uscire dalle labbra di mia madre. Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, senza riuscire ad emettere nulla di più articolato di un paio di gemiti oltraggiati.

« Tu... »esclamai alla fine, furibonda. « Tu hai fatto cosa?!»

« Era disperato, Rose. Cosa avremmo dovuto dirgli? »

Per qualche motivo, la donna che mi stava davanti (e che mi aveva partorita dopo 24 ore di travaglio, ma questo non sembrava averle impedito di suggerire al mio ex di lasciarmi) non dimostrava di provare il minimo rimorso per le sue azioni. 

« Oh, non lo so, non lo so proprio cosa avreste dovuto dirgli! »mi ritrovai ad urlare. « Ma di sicuro non mi aspettavo che mia madre avrebbe fatto il tifo perché il mio ragazzo si liberasse di me! »

Mia madre si lasciò sfuggire un sospiro. Sembrava stanca e, per la prima volta, pensai che sembrava anche invecchiata. 

« Rose… Hai fatto le tue scelte. Sono felice che tu le abbia fatte. Ma è stato crudele nei confronti di Scorpius, e non serve che sia io a dirtelo. Quando hai dovuto scegliere, non hai scelto lui ».

« Cosa, io… non è vero! »esclamai. Con sommo fastidio, mi resi conto che mi era sfuggita una lacrima. L’asciugai sulla manica del maglione, maledicendo me e Scorpius e chiunque altro ritenesse di avere qualcosa a che fare in quella stupida, ridicola storia. « Io non ho mai voluto lasciarlo! Dovevo stare via solo per un anno e avevamo detto che saremmo rimasti assieme! »

« Tu hai detto che sareste rimasti assieme »puntualizzò Hermione.

« Ecco, lo vedi! »urlai. « Lo vedi? È lui che non voleva stare con me. E voi tutti continuate a darmi la colpa di tutto quello che è successo! »

« Rose, per favore, calmati… »

Vedermi singhiozzare come un’adolescente cerebrolesa doveva averla impietosita almeno un minimo – pensai, disgustata da me stessa e dal mio inesistente autocontrollo.

« Sai cosa? »dichiarai. « È meglio se dormo da un’altra parte stanotte ».  

 

***

 

Al Paiolo Magico, sempre per restare attinenti al tema ‘giornata di merda’, avevano finito le stanze. 

Svuotai il salvadanaio sul bancone della reception, sotto lo sguardo velatamente schifato della strega ben vestita che mi aveva accolta. L’hotel Alla Fenice sorgeva a pochi passi dalla Gringott, sulla via principale di Diagon Alley, ed era decisamente al di là della mia portata finanziaria. 

« Ancora due Galeoni ha detto? » chiesi, contando il gruzzolo di Falci che erano rimasti sul bancone. 

« Due e mezzo » precisò la receptionist. 

Avrei potuto andare da mio padre, o dai nonni Weasley, ma il solo pensiero di dover rispondere alle loro domande con altre pietose balle a cui nessuno avrebbe creduto mi faceva venire il voltastomaco. Quello, ed anche il fatto che preferivo fare un mese di straordinari a Makulu piuttosto che ammettere che il mio stipendio mi bastava a malapena per pagarmi l’affitto e l’alcol in cui affogare la mia disperazione. 

Finalmente riuscii a racimolare la somma richiesta per pernottare in una suite di cui ero palesemente indegna (dovetti frugarmi nelle tasche per recuperare un ultimo falcio, sotto lo sguardo ormai ilare della strega di fronte a me), afferrai le chiavi che mi venivano porte e filai su per le scale trascinandomi dietro il mio zaino sgualcito e le Converse con la suola mezzo staccata. 

« Come cazzo fai a non ricordarti niente?! » ringhiai rivolta a me stessa, mentre ripensavo per l’ennesima volta ai discorsi incomprensibili di Tessa.

L’Elfo Domestico che avevo travolto lungo i gradini balbettò, da un punto imprecisato tra le mie gambe: « Padrona, desidera? »

« Non dicevo a te » borbottai, scavalcandolo come se si trattasse di un sacco di patate (provai un sadico senso di rivalsa nei confronti di mia madre per aver maltrattato un Elfo Domestico innocente). 

Sul serio, come era possibile che non mi ricordassi nulla del giorno in cui lo avevo lasciato, o del perché lo avessi fatto, e che non ricordassi nemmeno di essere stata io a farlo? Essere un’idiota senza speranze era un conto – onestamente, se fosse esistito un corso di laurea in idiozia sarei stata titolare della cattedra – ma avere un totale vuoto di memoria su una cosa così importante? Non avevo mai fatto caso a quanto poco ricordassi di quella faccenda perché generalmente avevo di meglio da fare che ripensarci, ma ora che ci facevo caso era davvero ridicolo che io non ricordassi un assoluto ed emerito cavolo di niente. 

In effetti, era anche davvero ridicolo che di tutti i posti in cui avrebbe potuto trovarsi quella sera, Cynthia Walton avesse deciso di trovarsi proprio nel corridoio del secondo piano dell’hotel Alla Fenice, a trenta centimetri dal mio naso. Mi bloccai in bilico sull’ultimo gradino, maledicendo Merlino e la sua biancheria intima. Cynthia mi passò oltre senza degnarmi di uno sguardo, come io pochi secondi prima avevo scavalcato l’Elfo Domestico senza nemmeno accorgermi della sua esistenza. 

Tirai un sospiro di sollievo. Se c’era una persona al mondo a cui non volevo dover spiegare perché mi trovavo a passare la notte in un hotel e non a casa dei miei genitori, quella era Cynthia Walton. E Scorpius. Merlino, speravo che mia madre non avesse detto nulla a Scorpius del modo in cui mi ero precipitata fuori di casa con le scarpe in una mano e uno zaino mezzo vuoto nell’altra. Speravo che nemmeno Albus non lo scoprisse, anche se non ci contavo poi troppo, conoscendolo. Oh, e Draco. In sintesi, si poteva dire che non esistesse una singola persona in Gran Bretagna a cui avessi voglia di spiegare la mia situazione attuale. 

Quando Cynthia fu sparita in fondo al corridoio, presi un profondo respiro e mi avviai alla ricerca della mia stanza, cercando di non piangere al pensiero dei sedici Galeoni che avevo lasciato sul bancone della reception. La mia stanza era la numero 27. Per quello che mi era costata, era molto meglio per loro che mi facessero trovare dei cioccolatini ed una bottiglia di champagne in omaggio sul comodino. Anche perché, in caso contrario, avrei dovuto uscire a procurarmi alcol e cioccolata pagandoli in natura, visto che non mi restava più un singolo Zellino in tasca. Infilai la chiave nella toppa.

Qualcuno, dietro l’angolo, aprì la porta di una stanza. 

« Signor Abernahty »disse Cynthia con voce melensa. « Ho portato i fascicoli che mi aveva chiesto ».

« Prego, tesoro, entra pure »rispose la voce profonda di un uomo. 

La porta si richiuse con un tonfo attutito ma non prima che, sbirciando dietro l’angolo, avessi visto Cynthia sparire tra le braccia di un mago con i capelli brizzolati. Lo vidi distintamente posare le labbra sul suo collo prima di trascinarla dentro la stanza, in un saluto assai poco formale, soprattutto considerato l’anello da venti trilioni di carati che splendeva attorno al dito di Cynthia. 

   
 
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