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Autore: Arashi_art    26/05/2019    2 recensioni
Diana è una ragazza dalle origini italiane che ha vissuto a Busan, il suo migliore amico si chiamava Jimin e la abbandonò all'età di 15 anni per inseguire il suo sogno a Seoul. Tra varie peripezie, i due non hanno più notizie e si rincontreranno 6 anni dopo per caso o per volere del destino? Diana non sa che lui è diventato un idol di fama internazionale e quale sarà la sua reazione?
Si creeranno situazioni ambigue e scopriranno entrambi a loro spese quanto siano cambiati in questi anni.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lontana

2019

{Diana}


Eravamo seduti in macchina, entrambi nei sedili posteriori, senza avere il coraggio di scendere. La mia mano tremava terribilmente contro il freddo sedile di pelle.

- Diana, farai tardi. - disse l'autista quasi sottovoce.

Così Jimin aprii lentamente la portiera e si spostò lasciandomi lo spazio necessario per scendere. Ci incamminammo verso l'entrata speciale dell'aeroporto, quella riservata alle persone importanti che non desideravano essere viste. Jimin aveva chiesto espressamente di poter utilizzare quell'entrata in modo da accompagnarmi fino al gate. Guardai il mio gonfio e rosso nel riflesso delle porte automatiche, tutto il trucco che avevo ormai era completamente svanito. Avevo salutato i ragazzi al condominio ed era stata una valle di lacrime. Non aveva nemmeno provato a trattenermi, anche perchè Jungkook aveva ceduto subito, ed il suo sguardo triste mi aveva squarciata in due. Ci eravamo promessi di non piangere, ma uno ad uno avevamo seguito il maknae e avevamo finito in un abbraccio di gruppo singhiozzante. Tutti tranne Jimin, che ero rimasto a fissarci con gli occhi lucidi.

La voce elettronica annunciò che mi rimaneva ancora un po' di tempo prima di dover lasciare il mio ragazzo. Sospirai quel momentaneo sollievo ed entrammo in una piccola sala d'attesa con un monitor che segnava tutti i voli del giorno. L'autista parcheggiò le mie valigie accanto alle seggioline e poi si inchinò per salutarmi lasciando me e Jimin da soli. Mi aiutò a trasportare i bagagli verso il check e poi tornammo nella saletta, in totale silenzio. Evitavo continuamente il suo sguardo nascondendomi sotto la visiera del cappello, non ce la facevo. Il pensiero che non avrei potuto toccarlo per un tempo indefinito, mi struggeva il cuore. Avrei potuto sentire la sua voce stupenda solo tramite un dannato cellulare. Il tremolio delle mie mani aumentò e si spostò persino sulle labbra, così decisi di camminare nel tentativo di smaltire la rabbia.

Sì, provavo molta rabbia.

Il destino sembrava continuamente remarmi contro, ed io con la mia piccola zattera non potevo sperare di combattere quella corrente. Ero inghiottita da quel mare di sfortuna.

Una mano salda afferrò la mia impazzita, costringendomi a fermare il mio tragitto sempre uguale.

- Diana... - Jimin sussurrò dietro di me.

Non volevo voltarmi, non volevo guardarlo, non volevo abbandonarlo. Una domanda mi frullava nella testa di continuo. Ero terribilmente preoccupata e disperata per mia madre, ma Jimin avrebbe aspettato il mio ritorno? Avrebbe sopportato tutta quella distanza? Avrebbe...

L'aria si bloccò a metà della mia gola, mi sentivo i polmoni schiacciati dalle preoccupazioni. Rimasi immobile con il braccio teso verso Jimin che aspettava una mia qualsiasi reazione, ma non accadde. Lui si mosse per me, mi costrinse dolcemente a girarmi e mi tolse il capello per vedermi bene il viso.

- Ti prego, dì qualcosa. - mi supplicò con la voce bassa.

- Cosa dovrei dire? - chiesi piano ed pregai i miei occhi di non lasciar andare le lacrime.

- Qualsiasi cosa, ma parla. -

Sapevo perchè me lo stava chiedendo, entrambi odiavamo il silenzio. Il silenzio era sempre stato il protagonista delle nostre incomprensioni e disagi, le parole ci avevano sempre salvato e lui sperava che fosse così anche in quel momento. Ma qualsiasi parola avessi pronunciato, non avrebbe cambiato il mio destino. Avvolse le mie mani e poi mi rivolse uno sguardo interrogativo come se non si fosse accorto del forte tremolio. Obbligai le mie labbra a controllarsi, perchè dovevo chiederglielo a tutti i costi.

- Jimin...mi aspetterai? - domandai con un filo di voce.

- Certo, che domanda è? - rispose come se la risposta fosse fin troppo ovvia, ma non lo era per me.

Chinai la testa, incapace di reggere il suo sguardo dolce che mi sarebbe mancato da morire. Non resistetti più, le lacrime caddero violentemente sul pavimento liscio dell'aeroporto seguite dai miei singhiozzi. Due braccia forti mi avvolsero le spalle agitate ed una mano sorresse mia nuca.

- Non so quando potrò tornare...come fai a dirlo? - urlai, ma la mia voce era soffocata dall'incavo del suo collo.

- Amore, ti ho aspettata per tutta la vita. Qualche mese non cambierà niente. - Non c'era insicurezza o paura nella sua voce, solo una forte determinazione.

Amore.

Era la prima volta che mi chiamava così. Afferrai il tessuto morbido della sua felpe e affondai ancora di più sul suo petto, avrei voluto sparire dentro il suo corpo per poter rimanere con lui per sempre.

Un suono squillante fece illuminare la scritta sul monitor del gate che si era appena aperto: era il mio volo. Jimin allentò la presa su di me e il terrore mi invase completamente. Mi gettai su di lui con la paura di doverlo lasciare sul serio, così incatenai le braccia sul suo collo tra le lacrime disperate.

- Per favore... - mi pregò lui e questa volta la sua voce era spezzata e roca, ma mi abbracciò di nuovo per un momento.

- Non ce la faccio...non posso... - mi lamentai sulla sua pelle setosa e profumata.

- Devo darti una cosa. - riuscii a farmi allontanare quel poco che bastava per consegnami un pacchetto sottile. - Non aprirlo adesso. Fallo quando sarai sull'aereo. - disse sorridendo.

Lo conoscevo abbastanza bene da capire che stava trattenendo le lacrime con tutte le forze per mostrarsi forte davanti a me.

Non avevo più tempo.

Lo ringraziai con un bacio lento e poi afferrai le sue dita per l'ultima volta prima di lasciarle scivolare via. Oltrepassai il metal detector trascinando i piedi come se pesassero dieci volte di più, poi commisi un grave errore. Mi voltai per controllare che fosse ancora lì e lo vidi nascondersi il viso completamente rosso con le dita minute. Corsi il più lontano possibile per impedirmi di sfondare le barriere e tornare da lui, così arrivai davanti alle scalette dell'aereo con il fiato corto. Mi risvegliai dallo stato di trance, quando mi ritrovai seduta al mio posto con quel piccolo regalo tra le mani sudate. Strappai la carta fine ed il mio cuore perse un battito quando lessi il titolo del libro: Racconti Perduti. Raccolsi il piccolo bigliettino scritto a mano che bagnai subito con le lacrime.

The morning will come again

No darkness, no season is eternal

Lo infilai tra le pagine del libro e poi mi accoccolai contro lo schienale della poltroncina, stringendo quel piccolo tesoro.












Buona domenica!
E' passata una settimana dall'ultimo aggiornamento, sorry ;;
Ho ricominciato a studiare, quindi sono super incasinata, ma cerco di organizzarmi meglio <3
Non ho aggiunto la frase finale perchè c'è già Spring Day e volevo che rimanesse solo quella.
Diana non dovrebbe avere dubbi sull'amore di Jimin, ma credo che chiunque abbia timore di 
mesi di lontananza. 
Il prossimo capitolo sarà un altro Diana POV solo per una scelta narrativa perchè non mi veniva 
in mente niente di carino..
Grazie come sempre!
A presto, prometto!!


 

   
 
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