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Autore: Miss Halfway    26/05/2019    0 recensioni
REVISIONATA FINO AL CAPITOLO 5
«All'improvviso sentii un soffio gelido spirarmi sul collo, mentre una mano, altrettanto gelida, mi accarezzava i capelli e coi polpastrelli mi sfiorava la pelle. O forse no: quella mano dal tocco glaciale in realtà non mi stava affatto accarezzando i capelli ma me li stava semplicemente spostando delicatamente dal collo per scoprirmi la carotide, sfiorandomi appena. Continuavo a percepire un venticello fresco, nonostante ricordassi chiaramente di aver chiuso la finestra quella notte per via dei lupi che ululavano alla luna e gli spifferi di corrente andavano diffondendo nell'aria un profumo che avevo già sentito e che ormai conoscevo bene.» (cap. 11)
Streghe, vampiri, licantropi... Saranno solo vecchie leggende e sciocche superstizioni? O la realtà, in fondo, cela qualcosa di sovrannaturale? Cosa nasconde la biblioteca scolastica? Chi è il ragazzo misterioso e qual è il suo segreto?
In seguito alla morte della nonna materna, la quale lascia in eredità l'antica Villa dei Morgan, Meredith insieme alla sua famiglia allargata farà ritorno a Salem, sua città natale. Lì comincerà per lei una nuova vita alle prese con un potere sovrannaturale, sogni premonitori, bizzarre amicizie e il coinvolgimento in uno strano triangolo amoroso...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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18) Memorie.


      Salem, 30 aprile 1892.
    Erano ormai passati esattamente due secoli dall'ultima esecuzione di una strega. Le leggende riguardanti queste malvagie donne che praticavano magie e incantesimi erano ormai soltanto un lontano ricordo relegato a pura e semplice leggenda. Alle accuse di stregoneria non si dava più credito, gli attacchi di isteria collettivi non venivano più associati alle possessioni demoniache e gli omicidi erano investigati secondo il metodo scientifico senza più accusare
creature sovrannaturali di essere le uniche responsabili delle morti cruente che caratterizzarono quei secoli bui.
    Provenienti dal Vecchio Mondo, continuavano ad attraccare al porto di Boston navi cariche di persone piene di speranza che giungevano nelle Americhe per cominciare una nuova vita in una nuova terra. Fra questi vi erano famiglie provenienti dalle più disparate nazioni Europee che portarono con sé la propria cultura, le proprie tradizioni e le proprie festività. Quella notte dell'ultimo di aprile del 1892 infatti fu la prima in cui venne celebrata a Salem la Notte di Valpurga ed io ero lì, a Willows Park, che partecipavo ai festeggiamenti in onore dell'arrivo dell'estate. Il popolo era in festa e banchettava insieme alle ricche famiglie indossando tuniche e cappucci neri sotto un cielo
limpido illuminato dai fuochi d'artificio.
    Coperti dal frastuono dell'esplosione e dalle voci delle persone che intonavano canti popolari, nessuno si accorse delle urla che provenivano al di là del parco. Cominciai a correre a perdifiato seguendo quelle grida di aiuto e giunsi dinanzi ad un uomo di spalle, vestito anch'egli con una tunica nera e con la testa coperta da un cappuccio. Non potei riconoscerlo perché tutti indossavano abiti simili quella notte. Non potei nemmeno vederlo in faccia.
    «Dove hai preso questo ciondolo?» intimò quell'uomo incappucciato alla ragazza che teneva in ostaggio, bloccata fra sé ed il tronco di un albero.
   
«È mio.»    
   
«Sei solo una sporca schiava nera*. Dove lo hai rubato?» disse afferrandola al collo.
    «È mio. È un regalo della mia padrona» rispose la ragazza inerme e terrorizzata coperta totalmente da quella losca figura.
    L'uomo a quel punto l'azzannò al collo coi suoi canini bianchi e affilati risucchiandole tutto il sangue che aveva in corpo. La povera ragazza, accasciandosi a terra, fece scricchiolare le foglie sul prato col suo peso. L'uomo si inchinò su di lei ormai in fin di vita ed esangue, prese il ciondolo dalla pietra azzurra incastonata appeso al collo della ragazza pronto a strapparglielo mentre la ragazza invano tentava di tamponare la ferita. A quel punto mi feci coraggio e cominciai a gridare andandogli incontro. Preso alla sprovvista si voltò verso di me, il volto sporco di sangue e le iridi completamente nere e languide. Non era un uomo, era un vampiro, dall'aspetto intuii che fosse stato trasformato a poco più di vent'anni. Mi sorrise minacciosamente e scomparve nel buio della notte. Con il cuore in gola corsi verso la ragazza distesa a terra gridando aiuto. La riconobbi, era la mia compagna di scuola Brianna. Continuava a premersi con le mani la ferita alla gola cercando di fermare la fuoriuscita di sangue. Volevo aiutarla, avrei potuto aiutarla se non avessi avuto paura ma ormai era troppo tardi. Le strinsi la mano e lei esalò il suo ultimo respiro.
    «Nooooooooooo!» gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
    E poi mi svegliai, disturbata dalle mie stesse urla e coperta di sudore. Erano le tre del mattino. Non ricordavo più l'ultima volta che ebbi un incubo e che mi svegliai alle tre puntuali.
    A differenza dei miei precedenti incubi, quello non era affatto un sogno premonitore, era come un ritorno al passato, era tutto così reale come se io fossi realmente lì, nella Salem del 1892. E quel vampiro, non so perché, aveva un'aria tremendamente familiare ma non riuscivo proprio a ricordarmi dove avessi visto il suo viso umanizzato senza le fattezze di vampiro assetato di sangue. Non sapevo neache dire se lo avessi davvero incontrato nella realtà o se lo avessi solo sognato.
    Dovevo assolutamente parlare con Brianna, ero convinta che quel vampiro che avevo appena sognato fosse lo stesso che l'aveva attaccata durante la festa della Notte di Valpurga. Ero anche convinta che era lo stesso che stava sterminando tutte quelle donne e Brianna, forse, era l'unica vittima ad essersi salvata dalle sue grinfie e ad averlo visto in faccia.





    La mattina dopo la Notte di Valpurga telefonai ad Heric per accertarmi che stesse bene e che si fosse ripreso dalla sera prima e ci accordammo per vederci quel pomeriggio per prendere un gelato e fare una semplice passeggiata.
    Ci demmo appuntamento alle quattro direttamente alla caffetteria in centro dove andammo per il nostro primo vero appuntamento, perché il nostro primo non appuntamento fu al Luna Park, quando ancora non sapevo che Heric fosse un vampiro e volevo dimostrare solo che le mie teorie fossero fondate. Heric come al solito ordinò un gelato alla menta ed 
io ordinai dei pancake. Faceva ancora freddo per ordinare un gelato nonostante fossimo già a maggio e soprattutto non mi ero ancora abituata a quel clima freddo del nord.
    Ci accomodammo a un tavolo per due accanto alla finestra. Heric guardava fuori e sembrava assente, come se stesse pensando a chissà che cosa tenendo il cono gelato fra le mani senza rendersi conto che stesse iniziando a sciogliersi.
   
«Quindi tu sanguini?» gli domandai per catturare la sua attenzione.
    «Cosa? O no, il gelato!- esclamò mentre avvicinava il cono alle labbra per leccare il gelato che colava -Cosa mi hai chiesto?»
    Rimasi incantata alcuni secondi a guardarlo.
    «Scusa- scossi la testa per scacciare via i miei pensieri erotici su di lui come una sciocca -Tu sanguini?»
     
    Sorrise per ciò che gli avevo appena chiesto come se questa fosse una cosa scontata.
    «Ti sembrerà strano ma ho anche un cuore che batte e un apparato circolatorio a dir poco perfetto e funzionante» rispose orgoglioso e compiaciuto.
 Ero sempre più affascinata da lui e sempre più incredula perché tutto ciò andava contro non solo alle mie convinzioni ma anche alla scienza. Lui in fondo era morto dunque era biologicamente impossibile che il suo cuore battesse e che nelle sue vene circolasse del sangue. Quello era il momento perfetto per fargli la mia fatidica domanda. A bassa voce e avvicinandomi al suo viso gli sussurrai di aver un favore da chiedergli per una persona a me molto cara.  Dovevo far in modo che sembrasse un'idea mia, beh in fondo lo era.
    «Il lupo...» asserì quasi disgustato, ma non ci feci caso: si odiavano reciprocamente per natura e dovevo farci l'abitudine. 
    «Jeremy non è pronto per essere un licantropo. Voglio che lui ritorni come era prima e ho letto nel grimorio della nonna  di una pozione che annullerebbe le fatture. Ed ecco, oltre a della genziana e a dell'eucalipto, mi occorrerebbe del sangue di vampiro» gli dissi tutto d'un fiato. Heric mi fissò inarcando il sopracciglio come se avessi appena detto una sciocchezza.
    «Io credo che questo non sia possibile. Ti aiuterei volentieri ma potresti ucciderlo col mio sangue. Il mio morso gli sarebbe letale così come il suo sangue. Allo stesso modo il morso di un licantropo sarebbe per me mortale così come il suo sangue o i suoi fluidi in generale» smontò subito la mia idea facendo spallucce come a voler dire di esser in ogni caso dispiaciuto di non potermi aiutare.
    «Se ciò ti può consolare, conobbi personalmente un branco di licantropi quando visitai la Svezia.»
    «Sei stato in Svezia?» lo interruppi meravigliata.
    «Sì, nel 1765 se la memoria non mi inganna. Durante il Settecento visitai l'allora denominato Vecchio Mondo.»
    «Wow! E come si sono trasformati quei licantropi che hai conosciuto? E quanto vivono? E come si sono trasformati?» lo interruppi di nuovo tempestandolo di domande.
    «Tuo fratello non te l'ha raccontato? Io non sono particolarmente esperto in realtà. I vampiri e i licantropi sono nemici per natura di conseguenza non ho mai pensato di approfondire la loro conoscenza. Essendo esseri viventi, o nascono tali da due genitori licantropi oppure la licantropia può esser loro causata da una ferita inflitta ad un umano da parte di un altro licantropo. Secondo altre leggende occorre uccidere un lupo e indossarne le pelli (testa compresa) ricorrendo all'aiuto di una strega che pratichi magia nera ma del rituale non so dirti molto. Potrebbe anche succedere che l'umano in questione sia vittima di un incantesimo malvagio e venga trasformato per volere della strega, ma per compiere tale maleficio è necessario che questa strega sia davvero molto potente. Non so come il branco svedese si fosse trasformato o quanto antica fosse la loro stirpe, erano piuttosto numerosi, un’intera famiglia. Essendo umani di giorno e lupi mannari solo le notti di luna piena, vivono quanto una persona normale. La loro condizione permette loro di poter vivere un'esistenza fondamentalmente umana sebbene siano dotati di una forza sovraumana e necessitino di un grande autocontrollo per tenere a freno la rabbia e altri istinti primordiali. Ma con la pratica e la disciplina sono in grado di trasformarsi quando vogliono e di mutare il proprio aspetto in quello di un vero lupo.
Dunque vedrai che con il passare degli anni il tuo fratellastro imparerà anche a trasformarsi a proprio piacimento a prescindere dalla luna piena, ma nelle notti di plenilunio è inevitabile che ciò avvenga
    «Il paletto d’argento li ucciderebbe?»
    «Sì, stessa cosa per i vampiri con quello di frassino. Siamo molto forti entrambi ma questo è il nostro punto debole, anche se i licantropi hanno una soglia del dolore molto più bassa della nostra essendo loro animali a sangue caldo. Però i vampiri hanno un altro svantaggio perché anche la luce solare li ucciderebbe. Loro invece esistono solo di notte e solo alcune notti. Siamo entrambi esseri notturni. Io sono un’eccezione» rispose chinando il capo per indicare il ciondolo.
    «Dunque non sai se esista un qualcosa per annullare questa maledizione?» gli domandai.
    «Quello che siamo io e Jeremy non è una vera e propria maledizione, Meredith, è più una dannazione. Siamo stati dannati a questo destino. Ma come ti ho detto, almeno per tuo fratello ci sarà una fine e soprattutto la pace dopo la morte.»
    Un velo di tristezza gli comparve sul viso. Finì di mangiare il suo gelato, si asciugò le labbra con un tovagliolino di carta e cominciò a fissarmi dritta negli occhi.
    «Ti va di andare in un posto segreto?»
    Risposi entusiasta alla sua proposta senza pensarci due volte. Per qualche strano motivo mi fidavo ciecamente di Heric, nonostante l’avvertimento del ciondolo, nonostante fosse mille volte più forte di me e nonostante fosse immortale senza nulla di cui temere. Io potevo benissimo essere una sua facile preda, o la sua seconda merenda dopo il gelato alla menta ma in quel preciso momento, quella di morire morsa da un vampiro, era l'ultima delle mie paure.
    Ci alzammo dal tavolo per andare alla cassa: Heric si offrì di pagare anche la mia merenda e mi aprì pure la portiera quando salimmo in auto. Non ero abituata a tanta galanteria: era proprio un gentil’uomo di altri tempi! 
Mise in moto la macchina e strinse il volante. Non sapevo dove mi avrebbe portata, ma ero eccitatissima!
    Dopo un quarto d'ora di viaggio, gli domandai un po’ perplessa dove ci stessimo dirigendo, usando quella domanda con un doppio scopo: avere qualcosa di cui conversare e scoprire dove stessimo andando di preciso. Eravamo in macchina già da un pezzo ormai e non avevo la minima idea di dove mi stesse portando.
    «Tra un po' arriviamo, non aver paura» ammiccò.
    Ci imbucammo in un piccolo sentiero ed entrammo in una foresta: ricordavo perfettamente di aver già percorso quella strada alberata.
    «Stiamo andando a casa tua?» 
    «No. Ma si trova vicina al posto segreto» sorrise. Non potei non sorridergli a mia volta, arrossendo stupidamente.
    Oh quanto mi piaceva! Nonostante tutto mi piaceva da impazzire: quel suo sguardo enigmatico, il suo modo di sorridermi, la pazienza con cui rispondeva alle mie domande idiote e la maniera in cui riusciva a farmi fidare di lui. E poi era così calmo e composto nei modi di fare. Non riuscivo ad immaginarlo mentre uccideva qualcuno e ne risucchiava il sangue. Pur cosciente di cosa fosse realmente, conservava ancora quell’aria di mistero che mi aveva colpita fin dall'inizio. Volevo sapere di più di lui, del suo passato, della sua vita da umano, di cosa avesse fatto in tutti questi secoli. Tutto.
    Spense il motore e il panorama immobile al di là del finestrino catturò la mia attenzione.
    «Di solito non vengo mai in macchina qui. Sono molto più veloce a piedi» disse aprendo lo sportello e invitandomi a scendere dall'auto.
    Eravamo immersi nel verde, non c’era nient’altro intorno se non alberi da cui attraverso la luce del sole filtrava faticosamente fra le foglie e i rami delle alte querce.
    Heric si accostò ad un albero accarezzandone la corteccia ruvida.
    «È qui che avvenne la mia trasformazione- sospirò -quando attaccarono la carrozza dove stavo viaggiando insieme alla mia famiglia eravamo nella strada qui vicino. Non ho visto chi ci attaccò né il vampiro che mi trasformò. Dopo che venni ferito dai ladri, continuai a camminare addentrandomi sempre di più nel bosco passando per questa radura. Mi accasciai accanto questa quercia ormai privo di forze e rassegnato alla morte. Fu proprio qui che morii e rinacqui, la notte a cavallo fra il 5 e il 6 Giugno del 1687».
    Si fermò per riprendere fiato. Io non sapevo cosa dirgli e lo guardavo impaziente di ascoltare il resto.
    «Ogni tanto vengo qua, mi ricorda il mio passato. Ci torno nella speranza di ritrovare la vampira che mi ha trasformato. Credo fossero un bel po’ i vampiri giunti a Salem in quell'anno attratti dal fatto che qua a Salem vi erano diverse congreghe di streghe che avrebbero potuto aiutarli.»
    «Sembra così tranquillo qui. E poi è così luminoso. Pensi che dei vampiri vengano qui?» domandai.
    «Ormai non più. A parte me, quando sono nostalgico oppure quando ho fame. Ci sono diversi animali selvatici.»
    «Quindi tu cacci per sopravvivere?»
    «Sì, ma la mia meta preferita è vicino a Ipswich River. Io non bevo più sangue umano da un po' mentre Madeline, ogni tanto sì, o si nutre di qualche cliente del Shadow's o ruba le sacche delle donazioni del sangue dagli ospedali della zona. Lei è più forte di me, ha più autocontrollo.»
    «Ah. Che sapore ha il sangue umano?»
    «È buono. Caldo, dissetante e con un gusto agrodolce.»
    Solo parlare del sangue fece scurire i suoi occhi e cambiò espressione.
    Involontariamente feci un passo indietro; intuì che mi fossi spaventata all’idea di poter essere il suo prossimo pasto della serata e si strofinò gli occhi.
    «Scusa. Non volevo farti pensare di essere la mia cena» mi disse, leggendomi come se fossi un libro aperto.
    «Da quanto tempo non ne bevi?»
    «Intendi dire da quanto non uccido un essere umano per nutrirmi?»
    «Sì, intendevo quello.»
    «L'ultima persona a cui purtroppo ho tolto la vita è stato 125 anni fa. Ma non bevo sangue umano da circa cinquant'anni» rispose fiero e orgoglioso della sua astinenza dal sangue.
    Continuammo a parlare ancora per un bel po’ di tempo sedendoci sull’erba umida.
    «Raccontami qualcosa di te. Della tua famiglia o della Florida per esempio. Non ci sono mai stato.»
    Cosa potevo inventarmi di interessante in confronto alla sua vita avventurosa? Odiavo parlare di me. E poi non c’era molto da raccontare: prima degli ultimi due mesi era tutto monotono e ripetitivo nella mia vita. Le mie giornate erano un susseguirsi delle stesse azioni: colazione, scuola, compiti, qualche litigata con Ashley e Jeremy, cena, doccia, dormire. Per anni avevo ripetuto lo stesso circolo vizioso di azioni automatiche. 
    Raccolsi il coraggio e decisi di fargli un riassunto della mia noiosissima esistenza, risparmiandoli la routine della mia patetica giornata.
    «Beh, che dire. La mia vita non è stata emozionante come la tua. Sono una ragazza normale, almeno lo ero fino a qualche mese fa prima che mi trasferissi qui. Mia madre è nata e cresciuta qua a Salem, è stata sua la decisione di tornare quando la nonna è morta. Mio padre è invece originario di Coral Springs. Si conobbero qui mentre lui svolgeva degli studi sul folklore locale. Una volta laureato si sposarono e decisero di vivere qui, nella casa di mia nonna e con mia nonna in casa. Ma dopo tre anni però ci trasferimmo in Florida, sia perché mio padre non andava molto d'accordo con la nonna sia perché diceva che in casa succedessero cose strane: rumori, ululati, ricordo che se ne lamentava spesso, e poi mia nonna era sempre intenta a fare filtri magici e invitare a casa delle sue amiche, forse streghe anche loro. Così, stanchi di questa situazione, i miei decisero di cambiare non città, ma direttamente stato. Ci trasferimmo in Florida, a Coral Springs, la città di cui era originario mio padre. Avevano comprato una casa bianca con uno splendido giardino ma mia madre in fondo non era felice di aver lasciato la nonna sola così nei cinque anni seguenti non facero altro che lamentarsi e litigare. éer questo motivo mio padre se ne andò. Non fu facile all’inizio. Ogni tanto mi telefonava e veniva a trovarmi, poi però si è risposato anche lui. E ora non ci vediamo più e ci sentiamo di rado.»
    Mi fermai. Gli occhi mi erano diventati lucidi e abbassai lo sguardo.
    Heric mi guardò e, prendendomi il viso fra le mani, mi passò il pollice sotto l'occhio per spazzare via quella lacrima nostalgica. La sua mano era fredda come nei miei sogni, ma il suo tocco era leggero e delicato. In quel momento ero sicura che non mi avrebbe mai potuto far del male: Heric era molto più umano di tante altre persone.
    Mi voltai di colpo strofinandomi la manica della maglietta sugli occhi per asciugarmi le lacrime macchiandola di mascara. Non volevo che mi vedesse piagnucolare e con l'espressione corrucciata e il trucco sbavato.
    «Un bel giorno però mia madre incontrò Joseph, il padre di Ashley e Jeremy. Lui era vedovo già da un po’ e così dopo poco più di un anno di convinvenza si sposarono e tutti e tre si trasferirono nella nostra casa bianca con giardino. Fui costretta a dividere la mia camera con Ashley, non la sopportavo, anzi tuttora non la sopporto. Non la odio perché è comunque parte della mia famiglia, ma non le sono neanche affezionata ecco! Jeremy invece, beh lui è un tipo strano. Sta sempre sulle sue ed è solo ultimamente che abbiamo iniziato ad instaurare un rapporto. Joseph mi piacque fin dall’inizio, e sono contenta per mia mamma e quando, qualche mese fa abbiamo saputo della scomparsa della nonna e che ci aveva lasciato la villa in eredità, non esitò un attimo alla decisione di trasferirci qui. E di questo ne sono ancora più contenta perché qui a Salem mi sento davvero a casa mia.»
    «Non avevi amici in Florida?» avevo capito benissimo che per amici intendesse soprattutto ragazzi.
    «Sì, avevo qualche amica in Florida, ma i miei rapporti con le persone non andavano oltre la conoscenza superficiale. Il peggio era con i ragazzi, le mie relazioni erano piuttosto brevi e instabili. Tu invece? In 340 anni avrai avuto molte donne immagino...» cambiai argomento: parlare dei miei ex fidanzati e delle mie scottature non mi andava per niente.
    «Eh sì. Ne ho avute diverse ma solo alcune furono davvero importanti.» 
    «E come è finita?» domandai curiosa.
    «Le ho lasciate. Ho dovuto. Non volevo vedere la persona che amavo morire davanti ai miei occhi. Loro invecchiavano e io avrei iniziato a sembrare loro figlio e poi loro nipote, ma allo stesso tempo non volevo nemmeno destinarle a questa insulsa vita da mezzo morto. Bisogna essere davvero egoisti per condannare la persona che ami a vivere nell'ombra e combattere i propri istinti giorno dopo giorno, per sempre. Così me ne andavo via ma finisco sempre per tornare qui a Salem ogni volta.»
    Questo era infatti il mio chiodo fisso nella nostra relazione. Ogni giorno che passava io diventavo più vecchia, mentre lui rimaneva sempre lo stesso. E con la sua fissazione del non voler dannare altre persone a questa esistenza, non mi avrebbe mai resa immortale. Non gli feci altre domande sulle sue precedenti storie d’amore, mi parve abbastanza malinconico dopo aver accennato al fatto che le ragazze della sua vita invecchiavano e lui no. Non potevo però ignorare il fatto che io potessi essere per lui una delle tante ragazze di passaggio nella sua eterna esistenza di vampiro.
    «Perché stai con me allora? Credi possa essere diverso fra noi due oppure in cuor tuo sai già che te ne andrai perché abbiamo un tempo limitato?»
    «Meredith, sto con te perché voglio stare con te. So che questo ti sembrerà egoista da parte ma voglio godermi il presente insieme a te senza pensare a cosa ci serberà il futuro. Tu sei molto importarte per me dunque è giusto che anche tu rifletta e decida cosa sia meglio per te. E qualunque sarà la tua decisione, io la accetterò e mi metterò da parte» mi prese il viso tra le mani e ci fissammo per un attimo senza dire una parola.
    «Non voglio pensare al futuro né rimuginare sul fatto che prima o poi te ne andrai. L'importante è che tu sia qui con me ora.»
    Gli misi le mani intorno al collo e chiusi gli occhi. Il cuore mi batteva all'impazzata: c'eravamo solo io e lui e la quiete del bosco.
    Heric si avvicinò di più al mio viso e mi baciò.  
    Ci baciammo per un lungo interminabile minuto senza staccarci e poi restammo lì, seduti sul prato in silenzio ed abbracciati, aspettando il tramonto.
    Il sole era quasi del tutto scomparso oltre agli alberi e si stava facendo notte.
    «Non è sicuro stare qui!» esclamò a bassa voce alzandosi in piedi a
ll'improvviso e guardandosi attorno.
    Improvvisamente la pietra del mio ciondolo divenne un pezzo di ghiaccio.
    Il pericolo era vicino, e non era Heric.
    «Dobbiamo andare Meredith» sgranò gli occhi porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
    «Heric! Che succede?»
    «Qualcuno sa di te. E ti sta cercando...»




Angolo autrice.
*Sporca schiava nera: in questa scena siamo alla fine del 1800. Vi pregherei dunque di contestualizzare l'offesa razzista al solo fine della trama.
Questo capitolo, intitolato appunto Memorie, è una finestra nel passato dei due protagonisti, soprattutto di Heric. Mi perdonerete dunque l'enorme quantità di dialoghi e monologhi, ma spesso e volentieri li preferisco ad enormi e dilaganti descrizioni.
Inoltre
, vi segnalo la mia "nuova" storia incentrata sul vampiro Heric, una raccolta delle sue memorie dal 1687 a... non so. Le due storie sono leggibili anche separatamente e non sono strettamente collegate, ma leggere il passato di uno dei protagonisti di questa storia potrebbe comunque spoilerarvi Do you believe in Old Legends
Qui il link Bloody Memory
Alla prossima :)
   
 
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