Oh cribbio! Ma quanto tempo è passato dall'ultimo aggiornamento? Non ho avuto internet per un sacco di tempo, quindi non è assolutamente colpa mia.
Ma, volevo sapere, vi è piaciuto lo scorso capitolo? Mi è sembrato che non ha riscosso molto successo. Oltretutto non sapevo come cambiare il raiting solo per quel capitolo. È stato troppo pesante?  Lo so che non è lo stile generale di questa fan fiction ma ho immaginato che la disperazione di Edward potesse arrivare a tanto. Speriamo che con questo cap andrà meglio!!
Inoltre vorrei farvi notare che il nostro Eddy non parla molto delle sue “vacanze” in giro per l'America. Quindi devo lasciare correre moooolto la mia immaginazione, no?
Vabbè vabbè! Vi saluto, guys! Bacini baciotti.
Kisses Tess


Capitolo 18
“Correre”

Correvo. Gli eucalipti alti e robusti mi scivolavano a destra e a sinistra ad una velocità pazzesca.
Riuscivo a mala pena a scorgere il colore sbiadito della loro corteccia.
Il bosco attorno a me era silenzioso.
Rinvigorito dal sangue umano di cui mi ero nutrito, correvo più spedito, alla caccia di Victoria.
A occhio e croce mi stavo dirigendo a Sud, verso il confine con il Messico.
La vampira che stavo inseguendo aveva un dono naturale per la fuga, una sorta di autoconservazione che le permetteva di trovare riparo in caso di pericolo. Ogni volta che riuscivo ad avvicinarmi di più a lei, trovava qualunque espediente per sfuggirmi.
Non ero nemmeno sicuro di stare percorrendo la giusta via, ma non avendo altra scelta, avrei continuato per quella strada.
Mi fermai per controllare la scia lasciata dalla vampira. Le tracce indicavano proprio la via verso il Messico. Ma perchè proprio il Messico? Non aveva senso.
Sfiorai con le dita una foglia su cui era poggiato un capello color del fuoco. Era di Victoria, l'odore era inconfondibile.
Ma sembrava lasciato là di proposito, non caduto per caso.
A che gioco stava giocando? Al gatto e il topo?
Mi lasciai cadere sulle radici di un albero.
Non potevo continuare così. Vivere alla giornata era caratteristico dei vampiri ma non di noi Cullen.
A quanto pareva, mi ero lasciato alle spalle ben più di una tradizione vecchia cent'anni. Disgustavo me stesso già solo per il fatto di aver bevuto sangue umano. Quella povera ragazza...
Per un interminabile istante realizzai che quella ragazza che stavo uccidendo solo per nutrirmi, per un fatale destino, avrebbe potuto essere Bella, se non mi fossi trattenuto a suo tempo. Perchè? A cosa serve la felicità se poi ti viene strappata così brutalmente?
Guardai il bosco attorno a me. Troppo simile alla vegetazione di Forks.
Volevo tornare. Non vivevo più da quando mi ero allontanato da Bella.
Per la prima volta dopo mesi, mi lasciai trasportare dai ricordi.
Sulla mia pelle fredda e dura sentii chiaramente la sensazione di avere un corpo leggero e fragile vicino. Un profumo inebriante di fresia e lavanda si insinuò nelle mie narici. Dei capelli lunghi a boccoli mi solleticarono il viso.
Bella...
Sembrava che la stessi abbracciando, stringendola a me. Sembrava che lei appoggiasse il suo capo al mio petto muto e marmoreo.
Avevo già vissuto quella sensazione. In una splendida radura, circondata da alti alberi e decorata da fiori colorati.
Ebbi la sensazione di due labbra calde e morbide che baciavano con tenerezza e passione le mie.
Bella...
Fui pervaso dal calore che scaturisce dall'amore che ricevi incondizionatamente. La consapevolezza di sentirti accettato malgrado i tuoi difetti, di essere capito malgrado ti senti un mostro, di essere amato malgrado tu non sia degno.
Potrò mai vivere ugualmente anche senza la luce che mi aveva ridato la vita? Senza di lei, il mio canto nel silenzio?
Si dice che Dio scriva dritto sulle righe storte. Poteva essere scritto qualcosa di bello e puro su delle righe impossibili? Poteva essere composta una soave melodia su di un pentagramma disordinato?
E ancora. Potrà mai esistere la felicità per un mostro come me? Ne sono meritevole?
Posso accettare di essere amato da una creatura così candida come Bella?
E se potevo accettarlo, significava che potevo tornare da lei?
Mi passai una mano sul viso in preda a una folle disperazione. Ma chi volevo prendere in giro?
Dare la caccia a Victoria non era assolutamente ripagante come speravo, né mi permetteva di distrarmi dal pensiero fisso su Bella.
Lei era permeata in me come l'ossigeno e non se ne sarebbe mai andata.
Mi augurai che stesse bene, che avesse ritrovato la felicità dopo che io gliel'avevo brutalmente estirpata dalla sua vita. Scossi il capo.
Sarei tornato da lei, in ginocchio, sperando che mi riaccettasse nella sua vita dopo tutto il disastro che le avevo procurato. Se lei non mi avesse accettato, sarebbe stato più che comprensibile.
Sarebbe stata la cosa più giusta, per lei. Ma avrei lasciato a lei la scelta questa volta. Sarebbe stata lei a decidere per la sua vita, senza che io potessi interferire.
Finalmente dopo mesi di agonia riuscii a trovare un barlume di speranza. Stavo tornando, stavo tornando. Un euforia incredibile prese il sopravvento e scattai in piedi pronto per rimettermi a correre in direzione Nord. Immaginai la felicità di Alice e quella di tutti gli altri miei familiari.
Già nella mia testa si delineava un discorso più o meno coerente da formulare nel momento opportuno.
Feci due passi ancora tentennando. Stavo facendo la cosa giusta? Bella mi avrebbe accettato?
Ma la felicità di poterla vedere ancora era immensa e folgorante rispetto a tutti i miseri dubbi che mi premevano nella coscienza.
Feci altri due passi cercando di prendere quanto più coraggio potevo. Nella mia testa non si delineava più il giusto e lo sbagliato. Esisteva solo lei e per lei avrei dato tutto me stesso.
“Bella...” sussurrai con il respiro irregolare per l'emozione.
Sentivo pizzicare agli angoli degli occhi un fastidioso prurito che purtroppo, nei miei occhi, non avrebbe trovato alcun sollievo.
Strinsi gli occhi e piegai le ginocchia pronto per scattare nella mia corsa. Non sarebbero state miglia e miglia di distanza a fermarmi. Un sorriso si delineò sulle mie labbra. Da troppo tempo non mi sentivo così... vivo.
Solo lei era capace di farmi sentire così, di farmi vivere concretamente, pur non vivendo in realtà.
Un altro passo ancora, mi chinai ancora di più pregustando lo slancio per la corsa che mi avrebbe condotto direttamente da Bella.
“Sto tornando, amore mio.”
Un rumore alle mie spalle mi fece congelare il sorriso sulle labbra. Scattai sul ramo di un albero.
Mi guardai tra gli alberi intorno. Non c'era traccia di nessuno.
Eppure l'odore era inconfondibile. Vampiro.
Victoria era vicina.
Per un momento interminabile mi trovai sull'orlo di una decisione impossibile.
Inseguire Victoria e continuare la caccia o tornare da Bella?
Lasciare la vampira sadica e crudele alle sue vittime? Ripensai a quella povera ragazza a Philadelphia, vittima designata per il suo nutrimento. Che poi era servita disgraziatamente al mio.
Che disgusto che provavo per me stesso. Ma ero anche nelle intenzioni di diventare migliore e la prima buona azione che avrei compiuto sarebbe stata sia per Bella che per me.
Ritornai coi piedi sul sottobosco, pronto per scattare verso Nord. Di nuovo mi accucciai sulle ginocchia pronto allo slancio.
Un fruscio di foglie mi distrasse ancora. Correva verso Sud, la direzione opposta alla mia.
Victoria o Bella?
Digrignai i denti per la rabbia e per la frustrazione. La cosa giusta, sempre.
La mia felicità avrebbe atteso un altro momento per essere appagata. Ruggì di rabbia mentre mi voltavo in direzione Sud e cominciavo a correre.