Astoria Greengrass
8. Tutto ciò che c’è da dire
Astoria lasciò
che i capelli ormai divenuti biondi cadessero sulle spalle; osservò con
criticità le onde di quei fili sottili, arricciando le labbra ad ogni minuscolo
difetto, inesistente ad occhi esterni.
Il ciarlare
delle compagne di stanza la infastidiva esageratamente; massaggiava le tempie
in segni evidenti ma nessuna di loro vi faceva caso.
Le porgevano
domande su ragazzi che lei mai aveva visto per i corridoi di quel castello,
urlando come delle oche quando Astoria esprimeva un parere non consono a ciò
che loro pensavano.
Chiuse gli
occhi verde bottiglia per un secondo, cercando di allontanare quel baccano da
sé.
Sentiva il
sapore di torta di mele ancora nella sua bocca, così come si sentiva soffocare
a causa della camicia bianca troppo stretta al petto: sua madre l’avrebbe visto
come un segno positivo, pensò scettica; avrebbe detto che stava diventando più
femminile e che finalmente non si sarebbe imbarazzata nei negozi di vestiti in
sua presenza.
Un ghigno le
deformò il volto pallido, mentre il ricordo di mesi prima ancora le balenava
nella mente ogni qual volta cercava di chiudersi dal mondo esterno.
Il suo cuore,
debole e spezzato, batteva come un pazzo al ricordo delle labbra sottili di
Draco ad un millimetro dalle proprie.
Un sussulto la
coglieva inaspettata, quando il profumo di lui le tornava alla mente, le
inebriava i sensi come se fosse lì di fronte a lei e non solamente il fantasma
di un ricordo ormai quasi sbiadito.
Non si erano
più rivolti la parola da quel giorno.
Draco Malfoy
era diventato solamente un oggetto dei desideri da osservare da lontano ed in
silenzio, che non le rivolgeva più occhiate ormai da mesi, che non la provocava
più con battute maliziose che le coloravano le guance di un adorabile color
carminio.
«Astoria,
potresti prestarmi i tuoi appunti di Storia della Magia?», domandò
interrompendo il flusso dei suoi pensieri Tracey Davies, un fiocco argento e
verde nei capelli a bloccare le ciocche ribelli.
La giovane
Greengrass sbatté un attimo le palpebre interdetta, prima di annuire stanca e
leggermente seccata in direzione dell’unica amica che aveva in quel covo di
serpi giulive.
Indossò le
graziose e costose ciabattine verdi ai piedi, annodandosi poi la camicia da
notte il più saldamente possibile: non poteva sapere chi avrebbe incontrato, in
quel piccolo viaggio notturno fino alla Sala Comune.
Scese le scale
a chiocciola con passo leggero, udendo il vociare ovattato proveniente dai
dormitori maschili ed il rintocco dell’unico orologio presente in tutto il
sotterraneo.
Le undici e
trentaquattro minuti.
Una volta
raggiunta la Sala Comune arricciò il naso: un disordine tale che a sua madre
sarebbe venuta una sincope al solo vederla.
Con malignità
pensò che non sarebbe stato male avere una macchina fotografica, in quel
momento.
Scotendo il
capo leggermente divertita, si concentrò alla ricerca dei maledetti appunti.
Trotterellò
fino alla scrivania più nascosta a cui era solita studiare, frugò frenetica tra
le decine di pergamene e, con un grido di vittoria, estrasse un foglio
dall’aria sciupata e pieno di scritte discontinue e disordinate.
«Che cosa ci
fai qui a quest’ora?»
S’immobilizzò
sul posto come se qualcuno l’avesse colpita con un Petrificus
Totalus, mentre brividi di emozione le salivano lungo
la schiena.
Gli occhi
verdi pizzicarono per un momento, pieni di lacrime di gioia.
«Non...sono
affari tuoi, Malfoy»
Astoria si
congratulò con sé stessa per non aver fatto tremare la sua voce in alcun modo.
Tuttavia, si
diede della sciocca per non essere scappata subito quando il biondo con due
ampie falcate le si avvicinò, bloccandola contro il muro dipinto di nero con le
braccia.
Tentò
inutilmente di sgusciare via, le mani che premevano sul petto del re delle
serpi.
«Mi stai
evitando da mesi, Astoria», sussurrò
al suo orecchio, il naso che sfiorava la guancia ormai imporporata della
giovane.
Aprì e chiuse
la bocca nel tentativo di emulare una frase di senso compiuto, mentre le mani
di Draco andavano a sfiorarle con delicatezza il fianco magro.
«Odio chi mi
tiene all’oscuro di qualcosa, sai?»
Lei deglutì
rumorosamente, osservando di sottecchi le labbra stese in un ghigno del
ragazzo.
Chiuse gli
occhi, prendendo fiato.
«Pansy ce l’ha
con me. Pensa che potrei rovinare il vostro rapporto, sempre ammesso che ne
abbiate uno», gracchiò allora con perfidia, spingendolo via, gli occhi ridotti
a fessure per non far cadere gocce salate dispettose.
Forse fu
perché fu colto di sorpresa dall’inaspettata forza della giovane, o forse fu
per la frase appena pronunciata, ma Draco ricadde sulla sedia in pelle dietro
di sé, trascinando la ragazza per un braccio e facendola sedere sulle sue
ginocchia.
Con un gesto
secco, la obbligò a guardarlo negli occhi grigi.
Astoria pregò
che lui non sentisse il battito impazzito del suo cuore.
«Io e Pansy
non abbiamo un rapporto, a meno che pomiciare indichi un fidanzamento. Ma ciò
che mi chiedo è perché le è saltato
in mente che proprio tu avresti potuto rovinare ciò che non esiste», brontolò
sovrappensiero il giovane; la ragazza pensò che si sarebbe addirittura grattato
il mento con un dito, se avesse avuto le mani libere e non intorno ai suoi
fianchi.
Con gli occhi
più attenti del mondo si beò di quell’istante, osservando con attenzione il
profilo aristocratico del ragazzo, immaginando di poter accarezzare con una
mano le guance lattee e lisce come quelle di un bimbo appena nato.
Seguì la linea
del collo, fino ad arrivare al petto lasciato scoperto dalla camicia bianca
sbottonata in modo sbarazzino; sorrise imbarazzata, trovandolo ancora più
bello.
«Che hai da
ridere?», chiese seccato il biondo facendola saltare sulle sue ginocchia.
Lei scosse il
capo, arrivando ad un centimetro dalla bocca di Draco, che si azzittì.
Di colpo
sembrò che il vociare degli studenti ed il fruscio proveniente da una finestra
aperta fosse scomparso, in modo da lasciare solamente i loro respiri in quella
stanza.
Forse fu a
causa di un incantesimo, oppure di un folletto che sorvolava sulla sua testa,
oppure solamente degli ormoni sballati che Astoria si ritrovava in
quell’istante.
Si sporse
maggiormente verso di lui, baciandolo.
Un bacio
casto, appena uno sfioramento di labbra. Draco non ebbe nemmeno il tempo di
assaporare appieno quel momento; riuscì solamente a gustare un qualcosa di
dolce, che gli fece leccare avidamente le labbra.
«Pansy ha
semplicemente capito questo, Malfoy», chiosò allora la giovane Greengrass,
prima di alzarsi e scappare nella sua stanza, le gote arrossate e lo stomaco
contratto per l’emozione.
A quel bacio non ne seguì un altro.
Ci furono solamente sguardi imbarazzati di Astoria,
nascosta dietro una colonna, silenzi carichi di tensioni ed allusioni poco
esatte di Tracey.
Passò un anno da quel giorno. Un anno senza mai
sfiorare Draco, senza mai parlare con lui, senza poterlo amare senza
condizioni.
Solo sogni. Sogni in cui Draco rivedeva e risentiva
le labbra a forma di cuore della giovane.
N/a
Ta-dan! Sono
tornata! ;)
Chiedo scusa
per il ritardo. Sapete, tra esami, nipotino e ispirazione in vacanza non ho
potuto fare granché.
Però sono
felice di aver finito il quarto anno di Draco. Finalmente inizia la vera
storia, dopo questo bacio.
Il prossimo
capitolo sarà l’unico riguardante il quinto anno. Poi si passerà al momento
che...beh, credo tutti aspettiamo dall’inizio di questa raccolta!
Ringrazio di
cuore tutte le persone che hanno recensito, aggiunto la Fic ai preferiti, alle
seguite e solamente letto.
Spero
seguirete ancora questa storia.
Ci si vede
verso il cinque agosto. Prima sarò al mare. ;)
Cà.