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Autore: cabin13    28/05/2019    2 recensioni
|Angst||IzuOcha|
Le sue pupille color smeraldo, pervase da un’innaturale luce fioca che non era mai stata sua, vagavano per l’ambiente e finivano per posarsi sul vaso di ceramica chiara appoggiato sul davanzale della finestra e sulle corolle delicate e candide in esso contenute; i fiori stavano appassendo giorno dopo giorno, i petali sempre più scialbi e privi di colore. La vita veniva inghiottita da quel vuoto, Deku sentiva che stava divorando anche lui partendo dall’interno, da quello squarcio che gli si era aperto nel petto quando lei era finita lì.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Ochako Uraraka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orchidea bianca

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If this is how it all goes down tonight,

this is how you bring me back to life

(Bring me back to life - Extreme Music)

Ochaco adorava le orchidee, erano le sue preferite: le piaceva il loro tenero profumo, il loro colore candido e i petali screziati di rosa scuro. Sembravano fatte apposta per lei, secondo Izuku; eleganti e pure come l’eroina della gravità, delicate nella loro bellezza. Il nuovo Simbolo della Pace amava il sorriso che le incurvava le labbra quando stringeva il mazzo di fiori al petto e le narici inspiravano piano il buon odore delle corolle bianche: Deku credeva non ci potesse essere visione più bella di questa, gli sembrava di vedere in terra la luce del paradiso.

E invece adesso stava iniziando ad odiarlo, quel colore.

Era la stessa tonalità delle bende che le fasciavano il corpo, del camice dei medici e delle pareti di quella maledetta stanza d’ospedale. Un bianco che sembrava inghiottire tutto il resto, tutta la vita. Da quanto tempo Ochaco di trovava lì immobile in quel letto, tra i lenzuoli sempre lindi, con una flebo attaccata al braccio per tenerla viva?

Ad Izuku, più che cinque settimane, pareva un secolo intero, e lui si sentiva come invecchiato di duecento anni. Stava diventando bianco anche lui, ormai: era pallido ed emaciato, il viso segnato da profonde occhiaie scure che lo facevano assomigliare al fantasma di se stesso.

Aveva ragione Kacchan quando lo chiamava Deku di Merda, alle superiori; davvero non valeva niente, né come persona né come eroe. Quale genere di Simbolo della Pace permetteva ai villain di attaccare la gente senza fare niente? Perché poco importava che tutti gli altri e persino Katsuki – tra un ringhio e una sequela di parolacce – affermassero il contrario, lui sul serio non aveva fatto proprio nulla, era colpa sua se Ochaco si era persa in quel bianco. E solo l’universo sapeva se per lei c’era ancora una strada di ritorno.

Izuku stava seduto delle ore sulla scomoda seggiola di plastica, i polpastrelli callosi che accarezzavano senza sosta la sua mano liscia e orribilmente fredda. Non piangeva, il nono possessore del One for All, tanto non aveva più lacrime: se ne stava fermo ad osservare il bianco e basta. Le sue pupille color smeraldo, pervase da un’innaturale luce fioca che non era mai stata sua, vagavano per l’ambiente e finivano per posarsi sul vaso di ceramica chiara appoggiato sul davanzale della finestra e sulle corolle delicate e candide in esso contenute; i fiori stavano appassendo giorno dopo giorno, i petali sempre più scialbi e privi di colore. La vita veniva inghiottita da quel vuoto, Deku sentiva che stava divorando anche lui partendo dall’interno, da quello squarcio che gli si era aperto nel petto quando lei era finita lì.

Solo la sottile linea che indicava i battiti cardiaci di Ochaco impediva ad entrambi di perdersi del nulla, l’unico punto di riferimento in mezzo a tutto quel bianco. Ma Izuku era stufo anche di quel segmento verde scuro e freddo, perché a guardarlo si ritrovava a pensare che quanto il verde – lui, perché era stata proprio Ochaco ad associare l’eroe al colore della speranza – fosse il responsabile di tutto questo.

Voleva il marrone e il rosa, Deku: la calda tonalità nocciola delle pupille di lei e il vivido colore della sua pelle, delle sue guance e della sua bocca quando sorrideva, quando era vicino a lui e gli regalava un bacio a fior di labbra per ringraziarlo delle orchidee bianche che le aveva portato.

L’orario di apertura al pubblico era quasi terminato, ma Izuku non voleva andarsene. Che senso avrebbe avuto respirare il profumo di fiori per casa se con lui non c’era l’orchidea più bella? Sarebbe rimasto lì con Ochaco ad attendere – che cosa non lo sapeva nemmeno lui, il bianco gli stava rubando anche la speranza: si sentiva davvero patetico e inerme. E pieno di rabbia verso se stesso. Continuava a ripeterselo, che non ci sarebbe dovuta essere la ragazza in quel letto a soffrire per causa sua, per qualcosa che era stato incapace di fare tempestivamente. Le orchidee appassite imprigionavano il mondo di Izuku in un pallore quasi spettrale, lo incatenavano al flebile bip-bip che il segmento verde scuro emetteva.

Il nuovo Simbolo della Pace teneva ancora la mano dell’eroina della gravità tra le proprie e lentamente, con fare esausto, mosse le pupille offuscate verso il macchinario a cui Ochaco era collegata da settimane: la linea luminosa si alzava e si abbassava con il solito, debole ritmo, ripetitivo e quasi ipnotico. Ma poi… poi qualcosa mutò.

Ed Izuku rimase paralizzato, indeciso se scoppiare a piangere o in una risata isterica; perché la sua orchidea era tornata a fiorire. Perché Ochaco aveva appena riaperto gli occhi.

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Heilà gente

Ringraziate le mie amiche se per questa storia c'è una specie di happy ending, perché io avrei voluto terminare il tutto con un bastardissimo finale aperto: "Izuku avrà visto i battiti cardiaci aumentare di intensità o trasformarsi in una linea piatta e immobile assistendo così alla morte di Ochaco?"

Inizialmente ad Ochaco avevo associato le orchidee bianche come fiore così un po' a caso, dato che avevo iniziato a buttare giù due righe a scuola e non avevo internet a portata di mano, ma poi controllando su San Google ho scoperto che l'orchidea bianca è simbolo di bellezza, armonia e sensualità quindi mi sono detta "a posto, è perfetto per Uraraka!"

Spero che non risulti una storia rindondante, era la mia preoccupazione principale finché scrivevo e lo è anche adesso... Assieme alla paura che l'html mi sballi l'ultimo paragrafo o addirittura tutto il testo (con una storia è sucesso e per risolvere ho dovuto dannarmi l'anima per mettere a posto), speriamo non succeda...

Ringrazio chi recensirà o anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

   
 
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