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Autore: ToscaSam    28/05/2019    0 recensioni
La solita storia di una ragazza che si iscrive all'università e incontra dei ragazzi.
Più o meno.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XI
 
Era domenica.
Tullia si trovava alla messa insieme a Paolo. Lo stava osservando di nascosto: sembrava tranquillo, in pace con sé stesso. Tullia invece si tormentava le mani e sentiva il desiderio di fuggire.
Era stipata fra Paolo e la madre di Paolo, che di soppiatto fissava lei. Possibile che avesse fiutato l'odore della colpa? Che sarebbe successo se avesse scoperto che il suo figlioletto adorato aveva perso la verginità?
E lei? Come si sentiva ad aver perso la verginità?
Si sentiva terribile. Era fuggita in bagno dopo che Paolo l'aveva penetrata per due o tre volte. Si era sentita come infilzata da un coltello, ogni singola volta. Le era uscito un piccolo scroscio rosso, dentro il water. Era così che succedeva. Il sangue testimoniava l'ingresso nel mondo delle sverginate. Il ricordo di quel sangue sulla carta igienica avrebbe sancito per sempre un legame fra lei e Paolo. Odiava pensare questa verità. Paolo, per sempre. Nella realtà o nei ricordi, Paolo l'avrebbe sempre tormentata.
E allora, perché era lì? Perché si trovava alla messa in uno stupido paesino, circondata da una famiglia oppressiva, a fingere di sorridere per un ragazzo che non aveva la minima idea di quello che stava accadendo dentro di lei?
Mancava quasi una settimana a Natale. Tullia aveva salutato Pisa fino al nuovo anno.
Gli stucchevoli sentimenti cristiani della madre di Paolo la toccavano ben poco, in realtà. E poi almeno che Paolo non le avesse detto cosa era successo, dubitava che la sua espressione tradisse così tanto i pensieri che le percorrevano la mente.
E nella sua mente c'era qualcosa, un tormento. Il mondo del sesso le era sconosciuto e non era certa di aver compiuto il tutto nella più totale sicurezza. La base più ovvia le era chiara: un pene che entra in una vagina; la vagina sanguina, il pene eiacula. Avevano usato un preservativo. Paolo si era casualmente lasciato sfuggire che gli era servita la taglia large, come se a Tullia importasse qualcosa. Le dimensioni del suo pene erano l'ultimo dei suoi problemi.
Dopo il dolore lancinante delle prime spinte di Paolo, Tullia gli aveva gridato di controllare che il preservativo non fosse rotto: le era parso di sentire uno strappo e quasi certamente poteva essersi forato, a contatto con le pareti così contratte della sua vagina.
Paolo si era tolto il preservativo e l'aveva osservato da vicino. Aveva giudicato tutto al suo posto e se l'era rimesso.
Ecco il tormento. Perché se l'era tolto e poi rimesso? Perché Tullia non l'aveva fermato? L'aveva visto che con le mani si era toccato.
In quel tocco poteva aver preso piccoli spermatozoi che si erano trasferiti sulla parete del preservativo ed erano stati spinti fino infondo, nella corsa verso i suoi ovuli da fecondare?
Tullia ebbe la nausea solo al pensiero.
Guardò Paolo, dal lato destro della panca: non aveva la minima traccia di preoccupazione sul volto. Era sicuro di non averla messa incinta? Oppure non si era nemmeno posto il problema?
Ci fu il momento dell'eucarestia e, nonostante la madre di Paolo l'avesse urtata di proposito due volte, fingendo di inciampare, Tullia non si unì ai fedeli che sciamavano verso l'altare. Non credeva in niente di quello che c'era là dentro, ma non se la sentiva proprio ricevere nello stomaco il simbolo cui i cristiani attribuivano la venuta di Gesù nel loro corpo. Che figura avrebbe fatto? Se una divinità fosse entrata nel suo corpo, si sarebbe ritrovata attanagliata dalla paura e dai sensi di colpa; avrebbe visto cosa era successo e cosa forse stava succedendo.
Paolo non fece caso al fatto che Tullia partecipasse o meno alla comunione e ritornò al suo posto con le mani giunte in preghiera. Tullia si chiese cosa pregasse, cosa mai chiedesse a quel Signore.
Finita la messa, fu la volta di pranzare nell'ormai nota villa super ordinata e super cattolica dei genitori di Paolo.
« Ho notato che non hai fatto la comunione» disse la mamma, con toni vezzosi e occhi pungenti, mentre le passava il fagiano al forno.
« No, questa domenica non me la sentivo»
« Devi confessarti?»
« Mamma, lasciala stare».
Tullia fu grata dell'intervento di Paolo. Sua madre lo incenerì:
« Non è una cosa bella non ricevere Gesù per troppo tempo. Quando il corpo ci si abitua gli si fa un grave danno»
« In che senso?» chiese Tullia, vivamente curiosa di cosa mai il mancato ingerimento di un'ostia magica potesse comportare.
La signora si fece rossa in volto e sorrise, compiaciuta:
« Gesù vuole trovare un tempio pulito, quando entra nel tuo corpo. Lui lo rende ancora più santo. Ma devi accoglierlo come si deve. Se non ti confessi, di tanto in tanto, la casa della tua anima si sporca e Gesù vede in te il peccato»
« Non esistono cooperative di pulizie per l'anima?» concluse Tullia, ridendo, sperando di cogliere il sorriso negli occhi degli altri commensali. Paolo, invece, era di pietra. Sua madre la guardava come se avesse detto qualcosa di disgustoso, ma non disse niente.
Il pranzo proseguì, senza più accenni alla comunione. I mille parenti chiesero conferma della presenza di Tullia il giorno di Natale e Paolo garantì la sua presenza.
Finito di mangiare, Tullia e Paolo si sedettero sul divano a fissare la televisione. Tullia vedeva tutto annebbiato. Sentiva forti dolori alla pancia e le veniva da vomitare.
Quando finalmente Paolo si offrì di riaccompagnarla a casa, Tullia scattò in piedi e uscì, regalando ai genitori di Paolo solo un breve cenno di saluto.
« Che ti prende?» chiese Paolo seccato, quando furono entrati in macchina.
« Paolo sei sicuro che io non possa essere incinta?».
Paolo rimase senza fiato. Sbarrò gli occhi davanti a sé.
« Avevamo controllato che non si fosse rotto, no?»
« è questo il punto! Tu ti sei toccato … e poi hai toccato di nuovo il preservativo. E se c'era qualche liquido?».
Paolo non replicò.
Mise in moto e impostò sul navigatore la via di casa di Tullia. Non tornava a Pisa: andava a casa, nel piccolo paese che l'aveva rigettata per tutti quegli anni. Tornava a casa dai suoi genitori e questo rendeva il tutto infinitamente peggiore.
Dopo una mezz'ora di silenzio, Paolo disse:
« Quando ti devono venire le mestruazioni?»
« prima di Natale» rispose Tullia con sicurezza.
Paolo tacque di nuovo.
« Mia mamma mi ucciderebbe se fosse successo qualcosa»
« Perché?»
« Lo sai, Tullia! Non siamo mica sposati! Secondo me, dopo i discorsi che hai fatto stasera, ha anche capito che abbiamo fatto sesso!» sembrava fuori di sé, esasperato.
« E allora? Santo cielo, chi se ne importa? Noi l'abbiamo fatto e ormai non si torna indietro!»
« Sarà bene che tu non sia incinta!»
« E io che posso farci?!»
« Nel caso … nel caso pensi che dovremmo tenerlo?»
Tullia si sentì soffocare e iniziò a piangere a dirotto:
« Paolo ma che ne so! Non ne ho idea! Ma perché cazzo abbiamo fatto sesso? Non c'era bisogno e non è nemmeno bello!»
« L'abbiamo fatto perché ci amiamo, più di ogni cosa al mondo»
Tullia continuò a singhiozzare, finché, un'ora e mezzo dopo, l'auto approdò al suo paese dalle case ingiallite, dai tetti di tegole e le vecchie insegne di bar.
Paolo non era mai stato a casa sua, né alla presenza dei suoi genitori. Per adesso, Tullia lo voleva ben lontano. Si trascinò fuori dalla vettura, verso il bagagliaio, prese la valigia con le cose di Pisa e richiuse con forza.
Paolo non la salutò. Ripartì e sparì nella notte.
Tullia si asciugò con forza le lacrime e si preparò ad incontrare i suoi genitori.
  
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