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Autore: Carme93    30/05/2019    3 recensioni
"Il mondo era finito, e allora perché la battaglia non era cessata, il castello non era ammutolito per l'orrore e tutti i combattenti non avevano deposto le armi? [...] perché Fred Weasley non poteva essere morto" ("Harry Potter e i Doni della Morte", capitolo 32).
Fred e George Weasley, gli inseparabili e più amati gemelli di Hogwarts, possono sopravvivere l'uno senz'altro? George pensa di no, l'amore di Angelina può aver alleviato il suo dolore ma la lacerazione causata dalla perdita di Fred non si è ancora cicatrizzata.
La nascita del piccolo Fred, però, lo farà sorridere ancora, riconciliandolo alla vita.
[Questa storia si è classificata terza al contest "Di pancioni e nuove nascite" indetto da amicadeilibri sul forum di EFP ]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, Fred Weasley, Fred Weasley Jr, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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[Questa storia si è classificata terza al contest "Di pancioni e nuove nascite" indetto da amicadeilibri sul forum di EFP].
 
 
      “[…] la trama di ogni storia è nascere, non certo morire. E se la trama si sfilaccia sanno che l’amore ricuce lo strappo tra la felicità e la vita, perché solo l’amore permette alla vita di rinascere una e una volta ancora” (Ogni storia è una storia d’amore, Alessandro D’ Avenia).

 
 




 

La promessa di un padre
 
 



 
Le tenebre della notte avvolgono l’anima rendendola vulnerabile: le paure prendono vita, s’ingigantiscono e sembra inevitabile soccombere.

E George lo sapeva bene.

Si rigirò tra le lenzuola, inquieto, voltandosi alla bramosa ricerca del viso della moglie. Sovente era bastevole percepirne la presenza, ma a volte, le peggiori, le tenebre non si rischiaravano.

Conscio che non avrebbe più dormito per quella notte, si alzò e, nel farlo, notò che la moglie aveva dimenticato di chiudere le persiane. Il riflesso sul vetro gli restituì il suo volto. Il volto di Fred. Ansimò e, prima di rendersene conto, il viso era stato sostituito da un mucchio di frammenti di vetro insanguinati.

«George!» strillò Angelina svegliandosi di soprassalto. «Oh, la finestra» sospirò comprendendo all’istante. Caracollò difficoltosamente giù dal letto e lo raggiunse. «Vieni» sussurrò spingendolo delicatamente.
«Scusa» mugugnò George, accarezzandole il ventre prominente con la mano sana.
Angelina, passandogli una mano tra i capelli, tentò di calmarlo, ma George si scostò. «Scendo un po’ in laboratorio. Tu riposati».
«George, aspetta».
«Solo dieci minuti» ribatté leggermente irritato.
«George».
Colse un mutamento nel suo tono e si voltò: era sconvolta.
«Si sono rotte le acque».
Come pietrificato, la fissò quasi senza respirare.
«Accompagnamiii… al San Mungo…» strillò ella, colta da una contrazione, riscuotendolo.
George si sbrigò ad aiutarla.
 
Il silenzio del San Mungo gli ferì le orecchie tanto quanto i gemiti acuti della moglie mentre l'aiutava a usare il camino del soggiorno. Silenzio in cui si persero le sue rimostranze quando un’infermiera lo costrinse a medicarsi la mano, prima di raggiungere la moglie. Il medesimo silenzio ovattato in cui gli sembrò di sprofondare quella notte, quasi fosse diventato sordo: le voci concitate del medimago e delle infermiere erano per lui poco più di un brusio, persino le urla della moglie sembravano non sfiorarlo.
Le strinse per tutto il tempo la mano sudata e scivolosa, traendone conforto egli stesso, e gridò con lei a una nuova contrazione, spaventato all’idea di lasciarla sola in quel frangente. Spaventato all’idea di rompere quel contatto e rimanere solo.
 

Un pianto improvviso ruppe la bolla di ovatta che lo circondava.

George si rilassò e sfiorò il capo della moglie con un leggero bacio.


«Complimenti».
George sollevò lo sguardo e incrociò quello sorridente di un’infermiera. Incerto prese tra le braccia il neonato, lasciandosi guidare dalla donna; la gola troppo secca e improvvisamente afasico per spiegarle che non era necessario, che aveva già imparato con i suoi nipoti.
Il bambino si era assopito. Aveva ciuffetti rossastri sulla testa e la carnagione scura. George gli strinse la manina contemplandolo.
«Potrei vederlo anch’io?» sussurrò Angelina ironica.
George annuì distrattamente e le si avvicinò.
I loro occhi s’incontrarono. Angelina annuì quasi impercettibilmente. Non ne avevano mai discusso, ma non era necessario.

«Fred» disse George. «Fred Weasley».

E questa volta non avrebbe tollerato perderlo: l’avrebbe protetto si ripromise, sfiorandogli la fronte con un bacio delicato, suggello della promessa.
Il bambino si svegliò e lo fissò con i suoi occhioni.


E George sorrise, come non faceva da anni.
 
 


 
 
 
 
 
 
 
   
 
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