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Autore: arcadialife    31/05/2019    4 recensioni
Dal testo:
"Ha bisogno di me.
Lei è stata l’unico nemico dalla quale mi sarei fatto cavare il cuore dal petto.
Anzi, per la sua salvezza, glielo avrei offerto io stesso a palmi aperti come ho fatto ogni giorno della nostra relazione.
In fin dei conti, è praticamente quello che è successo vista la ferita che mi squarcia il torace nonostante il suo profumo che ancora aleggia sulla mia pelle."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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ANGOLO DELL’AUTRICE

Buon salve a tutti,

io avevo giurato che non avrei abbandonato questa Fic e sto tentando di rispettare le mie stesse parole. Le tempistiche sono un’altra questione…

So che una Long non aggiornata costantemente possa stufare, ma mi auguro che ugualmente possa soddisfare le aspettative di chi, nonostante la mia vergogna, decida di continuare a seguirmi.

In fin dei conti scrivo per me, ma pubblico per voi quindi mi auguro davvero che possa essere soddisfacente.

Questo è un capitolo di “passaggio” che doveva esserci, ma nel prossimo si entra nel clou della trama e tutto inizierà a prendere senso , spero heheh…

Un abbraccio virtuale!

Arcadia






Gli occhi lacrimavano e i polmoni stavano bruciando assieme all’aria stessa di quella maledetta stanza, ma il suo intero essere era pregno di quell’urgenza viscerale che non gli faceva pensare lucidamente.

Non poteva fermarsi, non doveva!

Per un assurdo momento, il cervello gli suggerì lapidario di scarnificarsi la pelle pur di liberarsi da quel bruciore insopportabile, ma chiaramente fu il delirio istintivo di un momento.

Aveva imparato da tempo ormai ad anteporre il dovere a qualunque altra esigenza e, in quel preciso istante, la priorità era la salvezza del suo compagno lì,inerme al suolo. Privo di sensi, Usopp stava rischiando di inalare troppo fumo nonostante questo tendesse a salire verso il soffitto; Zoro sapeva che privi di conoscenza non si era in grado di regolare il respiro come lui stesso stava facendo.

Imperterrito, lo spadaccino avvolse i canali respiratori del nakama con la sua inseparabile bandana verde e si coprì egli stesso naso e bocca con la cinta di tessuto salda in vita. Con quelle necessità cui adempiere, lo yukata si sarebbe rivelato più un intralcio che una protezione dalle fiamme così se ne liberò di slancio.

Subito sentì anche la pelle del busto surriscaldarsi e iniziare a grondare sudore nel disperato tentativo di preservare l’intero organismo, ma anche quello passò in secondo piano così come ogni altra sensazione fisica.

Aveva da sempre trovato incredibile quell’abilità del suo corpo: quando l’essere infuriava il materiale sembrava annullarsi per fargli spazio. Capitava durante le battaglie, le risate delle feste, le emozioni forti che faticava a controllare e non era così semplice da razionalizzare tale processo con la semplice affermazione: “adrenalina!”

Gli era capitato anche poco prima quando non si era accorto del maledetto bastone climatico che gli arroventava la mano, gli era capitato con lei. In così tante occasioni a dirla tutta…

Scrollò il capo come un animale e si riscosse tornando a concentrarsi sul moro per caricarselo addosso. Lo spostò appena in tempo che un tizzone incendiato cadde dall’alto nel punto esatto dove giaceva e concretizzò l’importanza di muoversi con maggiore fretta. Il peso del cecchino non gli gravava minimamente sulle forti spalle, il capo abbandonato con la fronte contro il suo addome e colava sangue insozzandogli i pantaloni, Zoro si guardò velocemente intorno.

Mosse i primi passi decisi, ma in un boato il pavimento dinanzi al tragitto crollò su se stesso e dalla voragine si scatenarono le più immense e torride fiamme che ebbe mai avuto modo di vedere. Dalla parte opposta a quell’inferno, la sua via di fuga iniziava a cedere assieme all’intera infrastruttura.

Mai avrebbe immaginato che un incendio fosse capace di provocare quel fracasso: il rumore del fuoco che divorava ogni cosa era assordante e capace di incutere timore anche in un uomo come lui, pronto a tutto da sempre.

Lo scricchiolio del legno che collassava tutto intorno e il sangue che pompava nelle vene ribollendovi dentro, un’unica possibilità di salvezza farsi strada nelle membra.


~


Assurdo come tutto il marasma intorno fosse ampiamente surclassato dal martellare dei loro cuori che rimbombavano nei timpani. L’essere catapultati improvvisamente in una circostanza di allarme e immediato pericolo per tre dei nakama dei quali non conoscevano le sorti li stava sconquassando dentro.

_ Che diavolo è successo?! _ ringhiò Sanji prendendo per la collottola uno dei fuggiaschi, probabilmente anch’egli un ospite dell’ostello che stava andando in cenere di fronte agli occhi dell’intera città. Il poveretto, già shockato dall’essere appena scampato ad un incendio mortale, quasi svenne di fronte all’espressione ringhiante del biondo sconosciuto che sembrava in procinto d’un attacco isterico.

_ Ti prego, dei nostri amici potrebbero essere ancora la dentro! _ incalzò Chopper avvicinandosi e deciso ad ignorare i modi bruschi del cuoco.

Se già il povero malcapitato fosse ai limiti della propria sopportazione allo stress, vedere quello che chiaramente appariva come un animale con corna e naso blu che gli rivolgeva la parola si rivelò decisamente troppo: Sanji se lo vide svenire tra le mani e con uno sbuffo frustrato lo liberò lasciandolo accasciarsi a terra.

_Sanji!! _ chiamò disperato il medico con il panico negli occhi. Cercava aiuto in lui e un riferimento che sapesse cosa fare, che sapesse come opporsi a quella sua stessa paura che lo stava impossessando.

Il biondo ricambiò lo sguardo sconcertato rivedendo i suo stessi sentimenti riflessi nelle pupille della piccola renna, ma al contrario non si perse d’animo e digrignando i denti si voltò verso l’edificio in fiamme _ D’accordo! _ mormorò propenso ad avanzare risoluto.

Chopper si fece immediatamente coinvolgere dalla stessa determinazione e con tutte le intenzioni di gettarsi nelle fiamme assieme al compagno assunse le sue sembianze più muscolose, ma in quel frangente riconobbe una figura nella folla. Robin e Brook stavano correndo nella loro direzione e persino l’aspetto inquietante del canterino non destò alcuno spavento nelle persone che li circondavano.

C’erano madri che abbracciavano i figli rincuorate dal poterlo fare, uomini che esternavano la loro apprensione chi con le mani fra i capelli chi abbandonato seduto per terra con le gambe incapaci di sorreggere il loro stesso peso e chi si dava da fare facendo la spola avanti e indietro con secchi colmi d’acqua. Come se veramente si potesse contrastare la furia naturale del fuoco che divorava sempre più la sua preda.

I quattro pirati si ricongiunsero trafelati ed ebbero il tempo di scambiarsi sguardi sconcertati quando un fracasso li fece sobbalzare. Senza alcun preavviso, la fragile struttura in legno che li aveva tutti ospitati crollò su se stessa liberando in aria scintille e detriti mentre le fiamme sembrarono prendere più vigore e i Mugi non poterono fare altro che indietreggiare coprendosi il volto. Il calore sembrava divenire palpabile nell’aria satura di fumi e altre urla di terrore si librarono nell’esatto frangente in cui Franky e Rufy giunsero sul luogo del disastro.

_Namiiii ! _ gridò il capitano pronto a balzare in quell’inferno poco prima di essere arrestato da delle famigliari braccia spuntate dal suo stesso corpo _ Lasciami andare! Sono la dentro! _ cercò con gli occhi la più logica fra i suoi Nakama e Robin ricambiò con espressione austera.

_ Usopp?! Zoro sarà ancora li… _ constatò il cyborg come alla ricerca di rassicurazione. Lo spadaccino era quanto di più intraprendente conoscessero e la speranza che fosse riuscito a sopravvivere anche a quella situazione dava loro un anelito di fervore.

_ Dobbiamo fare qualcosa! _ piagnucolò Chopper e sentirono il cuoco mormorare una maledizione a chissà cosa sbattendo ferocemente un tallone al suolo.

Stavano per farlo, stavano per attivarsi e cercare una qualunque soluzione possibile grazie alle loro molteplici abilità quando i loro occhi catturarono un ennesimo fatto stupefacente.

Un fracasso di distruzione si sovrappose a quello dell’incendio e una figura famigliare si fece strada grugnendo feroce tra le macerie carbonizzate: la caratteristica zazzera verde dello spadaccino si erse fiera con in spalla un Usopp privo di sensi e i calzoni della gamba sinistra che si ritiravano preda della fame di alcune fiamme.

Impietriti dal tumulto d’emozioni che li sconquassava dentro, videro Zoro avanzare d’un paio di passi stremati per poi gettarsi sulle ginocchia e liberarsi del peso del cecchino mentre un paio di sconosciuti si stavano per avvicinare a dargli manforte.

Lì, i pirati si riscossero e corsero al suo fianco per sincerarsi della loro condizione: il compagno a terra era svenuto e marcava una vistosa ferita alla fronte mentre il verde era ricoperto di escoriazioni più o meno evidenti, tremante nemmeno si rendeva conto della coscia in combustione.

_ Zoro! Che è successo? _ chiamò Rufy affrettandosi a sorreggerlo per le spalle.

Celere, Franky fece uscire una canula metallica dal palmo robotico e vi fuoriuscì dell’acqua vaporizzata diritta sul pantalone dello spadaccino per spegnere il fuoco; subito poté vedere la carne arsa e rossastra: _ Dottore! _ chiamò allarmato.

Chopper gli fu subito accanto e Sanji assieme a Brook tentarono di occuparsi del nakama dal naso lungo: ad eccezione della ferita alla testa, sembrava fuori pericolo seppur si potesse sentire il respiro rantolante e incerto.

_Dov’è Nami? _ chiese l’archeologa che mai tradiva la propria lucidità.

La renna rizzò il capo e il capitano strinse le spalle dello spadaccino come per incalzarlo, ma l’altro guardava dritto di fronte a sé con il furore nello sguardo e non proferiva parola.

_ Rufy fallo sedere! _ ordinò Chopper temendo in un crollo psico-fisico del verde.

Sembrava fuori di sé, lo spadaccino guardava un punto lontano dinanzi a lui respirando a fondo, il naso arricciato in un’espressione di rabbia e l’occhio sbarrato senza mancare di far resistenza alla pressione del suo giovane capitano che tentava di farlo adagiare al suolo. L’inferno continuava ad ardere alle loro spalle e il riverbero del disastro creava inquietanti giochi di luce e ombra sul volto sfatto e incarognito del giovane, gli rendeva i tratti più temibili quanto spigolosi.

_ Zoro, ti devi mettere giù! _ esclamò il dottore con tono quanto più autoritario riuscisse ad ottenere e scambiandosi uno sguardo d’intesa con Rufy che, senza farselo tacitamente ripetere, si preparò ad usare maggio solerzia.

_ Ragazzi, Nami-san? _ Brook risollevò la questione con tono incerto.

I giovani si scambiarono occhiate spaesate e non si accorsero del profondo respiro di Zoro che, incontrastabile, si mise in piedi liberandosi della cinta di tessuto rosso ormai calata sul collo: _ E’ scappata! _ voce ferma e risoluta, sembrava essersi ripreso di colpo.

_ Che stai dicendo? _ domando il cuoco ancora accovacciato al fianco del compagno incosciente.

_ Credo sia successo qualcosa. Non è in sé ed è fuggita via _ rispose il verde scrollandosi della cenere dal torso nudo.

_ Quindi si è svegliata? _ cinguettò il medico sollevato per la chiara salvezza della cartografa, ma la faccia per nulla serena di Zoro non lo rassicurava per niente.

_ Cosa è successo? _ incalzò l’archeologa che aveva chiaramente compreso la gravità della situazione.

Con scarne e lapidarie parole, il giovane spadaccino riassunse sommariamente quanto capitato poco prima e i Mugi abbandonarono velocemente l’incredulità per l’apprensione.

Non c’erano spiegazioni razionali per giustificare il comportamento di Nami, ma nessuno mise in dubbio la stranezza della situazione e si sforzarono di non formulare alcun giudizio nemmeno per inconscio.

_ Ora che facciamo? _ esordì il carpentiere portandosi una mano a grattarsi il mento, ma tutti in cuor loro conoscevano distintamente il da farsi.

Rufy strinse i pugni tesi lungo il costato : _ Chopper, prenditi cura di Usopp. _ e reattivo il dottore se lo prese in spalla annuendo solerte all’ordine.

Una vena in rilievo sulla tempia dello spadaccino pulsò al serrarsi della mandibola, guardò dritto negli occhi Monkey D Rufy che lo ricambiò complice e la determinazione infervorò l’animo del suo vice : _ Andiamo! _

  
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