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Autore: AidenGKHolmes    31/05/2019    4 recensioni
“Ficcare il naso?” Ripeté Judy, fissandolo in un misto di sgomento e incredulità: davvero si trattava dello stesso Nick con cui fino a poco prima aveva riso e scherzato come se nulla fosse?
“Nick, io sto cercando di aiutarti, tutto qui”
“E io ti ringrazio, Carotina... ma magari sono io a non voler essere aiutato. Ci hai mai pensato, a questa eventualità? Oppure, secondo il tuo punto di vista, ogni abitante di questa città deve accettare a prescindere qualunque aiuto non gradito?”
[Tematiche delicate | Violenza]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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WHAT'S LEFT BEHIND

Capitolo 2 - Castle of Glass


 
" 'Cause I'm only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see
For you to see "


***

 
Era difficile distrarre Clawhauser dalla sua attività preferita; dopotutto, la degustazione di sopraffine ciambelline glassate era una passione a cui dedicava tutto se stesso e generalmente, per riportarlo coi piedi per terra. sarebbe stata necessaria l’esplosione di una bomba.
Quando però quel giorno le porte vetrate della centrale di polizia si spalancarono, il ghepardo si rese conto che far saltare per aria un ordigno a pochi metri da lui sarebbe stata un’opzione preferibile a ciò che si trovò davanti.

“Mi spieghi che t’è preso? Non puoi trattare un sospettato in quel modo tanto per fare!”

Judy stava quasi rincorrendo Nick, a qualche passo da lei e apparentemente non interessato a fermarsi e discutere con la coniglietta alle sue spalle.

“Mi stai ascoltando?!” Esclamò lei, prendendolo per un braccio e costringendolo a voltarsi “Non puoi fare quello che ti pare, durante un intervento!”

Afferrando bruscamente il polso della collega, Nick la costrinse a lasciare la presa e la incenerì con un’occhiata che sprizzava vero e proprio risentimento. I suoi occhi color smeraldo incontrarono però la resistenza di quelli violacei dell’amica dal pelo grigio, che non distolse lo sguardo.

“No aspetta, fammi capire bene: vuoi impormi cosa fare coi miei problemi, vuoi darmi lezioni su come comportarmi col mio passato… ed ora vuoi perfino spiegarmi come seguire le procedure d’arresto?” Le ringhiò la volpe, muovendo un passo verso di lei.
Il diverbio, nel frattempo, aveva catalizzato tutta l’attenzione di Clawhauser, oltre che quella di molti altri agenti, impegnati a svolgere le proprie mansioni di routine fino a poco prima: era raro assistere a discussioni del genere tra quelle mura e, com’era ovvio che fosse, nessuno gradiva quel clima di tensione che esse comportavano.

“Ah, quindi colpire più e più volte qualcuno lo chiami arresto? Aveva gettato l’arma, non avevi alcun diritto di fargli del male!” Sbraitò Judy, che a differenza di qualche mese prima, non arretrò d’un metro di fronte a quel gesto quasi minaccioso del suo partner.

Sospirando e cercando di ritrovare un autocontrollo ormai prossimo all’esaurimento, Nick replicò con acidità “E dimmi, le mani le ha alzate? Per quello che ne sapevamo, avrebbe potuto avere un’altra pistola infilata nei pantaloni o chissà dove”

Judy era certa di essere nel giusto: non avrebbe mai intrapreso volentieri una litigata del genere con nessuno, tantomeno col suo migliore amico, ma non poteva neppure accettare che un suo sottoposto pretendesse di darle lezioni su come affrontare i criminali, specialmente dopo aver vissuto insieme decine di situazioni analoghe ed averle gestite in ben altra maniera.

“Sei completamente impazzito, Nick! Te ne rendi conto?! Hai fratturato chissà quante costole a quel poveraccio senza un vero motivo. Cosa credi che dirà il capitano, nel momento in cui leggerà il rapporto?” Sbottò d’un tratto, spintonandolo all’indietro.

A guidarla fu il solo e semplice istinto, ma ciò fece nuovamente riaffiorare quei ricordi che Nick era riuscito ad annegare in un oblio oscuro, appositamente creato dal suo cervello dopo aver conosciuto la coniglietta.
A sua volta, Nick tentò di renderle pan per focaccia, ma appena prima di agire, Clawhauser si intromise tra i due e, data la sua mole, risultò impossibile venire davvero alle mani.

“Vi volete calmare o no?” Il tono del ghepardo era imperioso e non ammetteva repliche: per quanto all’apparenza sembrasse un tenero bonaccione, era altrettanto in grado di farsi rispettare nel momento del bisogno, anche se non poté comunque impedire che i due si scambiassero una serie di sguardi furenti.

Non fu chiaro se il capitano Bogo fosse stato avvertito da qualcuno circa la lite in corso al pianterreno o se invece fossero state direttamente le grida di Judy e Nick ad allertarlo. Ad ogni modo, nonostante la stazza massiccia, il bufalo muschiato si diresse a passo pesante verso l’entrata del quartier generale, aiutando Clawhauser a mettere quanta più distanza possibile tra i due litiganti.

“Qualcuno mi spiega che diamine sta succedendo?”

La sua voce si sovrappose a quella dei due agenti, che squadrò con aria severa. Tuttavia, mentre Nick si limitò ad evitare lo sguardo del suo comandante senza proferire parola, Judy non perse tempo ed espose subito i fatti.

“Lo chieda a quella volpe! Provi a chiedergli come mai abbiamo dovuto richiedere un’ambulanza per il sospettato!”  
“Ah ma sentila, quella che-“ Le parole di Nick non incontrarono una conclusione.

“BASTA!” Tuonò Bogo, facendo quasi tremare le pareti “Hopps, Wilde, nel mio ufficio. E il primo che allunga le mani sull’altro lo sbatto fuori dal mio distretto seduta stante, chiaro?!”

Il capitano Bogo era un superiore dall’inflessibilità quasi totale: egualmente giusto e severo, non permetteva sgarri di nessun tipo a qualunque agente sotto il suo comando, neppure se per una giusta causa, ma nonostante quella sua fama da “sergente di ferro” non poteva non provare una certa preoccupazione per quel deterioramento di rapporti; avrebbe dovuto chiedersi se fosse stato un processo già in atto da tempo o se invece fosse il frutto di un qualche rancore temporaneo a lui ignoto… ma non c’era tempo per quel genere di domande.

***

Quando Nick riaprì gli occhi, si ritrovò sdraiato a faccia in giù sul pavimento della sua stanza, a respirare la polvere che si era accumulata nel corso dell’ultimo mese. Dalla quantità di luce che invase le sue pupille, la volpe intuì che fosse già mattina inoltrata, se non addirittura primo pomeriggio. Per quel che ne sapeva, però, avrebbe potuto tranquillamente trovarsi al cospetto di qualche esperienza premorte.
Con suo sommo sollievo, fu in grado di scartare tale eventualità quando, rotolando su un fianco, andò a travolgere un paio di bottiglie appoggiate a qualche centimetro di distanza; di certo in paradiso non esistevano i negozi di liquori.

Senza curarsi minimamente del liquido rossastro che dalla bottiglia si riversò sulla moquette grigia, la volpe fece un grande sforzo per rimettersi in piedi e si rese subito conto che muovere anche un singolo passo senza stramazzare al suolo fosse un’impresa degna di un equilibrista, ragion per cui preferì mettersi a sedere sul bordo del divano, massaggiandosi le tempie con gli indici.

La sua mente versava in condizioni perfino peggiori del suo corpo: ricordava poco e nulla del giorno precedente, se non la sequela di insulti che lei e Judy si erano scagliati addosso vicendevolmente anche una volta entrati nell’ufficio del capitano Bogo. Ma, per quanto Nick volesse aver ragione a tutti i costi, le parole della collega lo avevano ferito come poche altre volte in vita sua.

Non venne aperta alcuna indagine circa l’arresto effettuato da Judy e Nick, quel giorno: il distretto non poteva permettersi di perdere uno – se non due – elementi così validi, specialmente con una situazione in città prossima a raggiungere lo stato di crisi in tre settori diversi.
L’ultima cosa che Nick rammentava era la porta dell’ufficio che si chiudeva con violenza alle sue spalle.
Da lì in poi, tutto si interrompeva e i ricordi più recenti andavano a mischiarsi a frammenti sfocati risalenti a molti periodi diversi della sua vita passata, senza alcun vero legame logico tra di essi.

Non dovette comunque consultare un indovino per capire cosa avesse fatto per affrontare quella che andava ad unirsi alla sua già ricca collezione di delusioni e fallimenti.

Bere fino a vomitare l’anima e collassare sul pavimento; ecco l’unico modo che era riuscito a trovare per evitare di affrontare il mondo e tutto ciò che lo riguardava, se non altro per qualche ora. Non l’aveva mai fatto di proposito, probabilmente perché le forze per gestire i momenti di sconforto era sempre riuscito a trovarle… ma ora Finnick non era più parte del suo mondo e l’unica amica che avrebbe potuto aiutarlo, ne era sicuro, lo odiava.

I rimorsi cominciarono ben presto a rodere e consumare l’animo di Nick, ma a differenza delle altre volte accadde qualcosa di inaspettato, qualcosa che non aveva mai considerato di provare: decise di riflettere con maggior attenzione.

In fondo, Zootropolis cos’altro aveva da offrire, ad uno come lui? Non voleva mentire a se stesso, la sua buona sorte era stata fin troppo generosa a donargli una seconda chance, fornendogli l’opportunità di cambiare vita, di smettere di vivere nella clandestinità e di stringere un legame vero e proprio con qualcuno che non facesse parte del sottobosco di piccoli criminali che bazzicava tempo prima. E lui, per tutta risposta, aveva gettato ogni progresso alle ortiche non appena cominciò a sentirsi non più adatto per una come Judy.

Aveva troppo da nascondere: troppi traumi, ferite, rancori e lotte interiori ancora in corso… se tutto ciò che lo riguardava fosse stato portato alla luce, la coniglietta l’avrebbe disconosciuto seduta stante e se la loro amicizia fosse stata predestinata a non durare nel tempo, non sarebbe stato lui ad impugnare la mannaia con cui troncarla di netto.

E ormai i giochi erano finiti: indietro non si poteva tornare, né tantomeno presentarsi di fronte alla sua porta promettendo di raccontarle tutto. Di certo non l’avrebbe ascoltato… e anche se lo avesse fatto, lui non sarebbe mai riuscito a dirle la verità.

Il suo sguardo si perse ben presto nell’orizzonte di palazzi e grattacieli visibili dalla sua finestra.

In un certo senso, aveva sempre odiato quella città: una gigantesca metropoli colma solo di belle parole, luci, slogan e soprattutto tanta apparenza che in realtà nascondeva uno strato di marciume non indifferente.
Da piccolo, il suo sogno più grande era stato quello di andarsene via per sempre, lontano da tutto e da tutti, in modo da poter ricominciare da capo, ma per un motivo o per l’altro non aveva mai compiuto quel passo così importante.

Ma ora non aveva più nulla da perdere: il suo business di ghiaccioli e legname da quattro soldi non esisteva più, aveva sicuramente spezzato il cuore della sua Carotina e con ogni probabilità, a causa di ciò, sarebbe stato esposto al rischio di pregiudizi sul posto di lavoro, rimasti sopiti ma mai scomparsi del tutto. 

Della sua vita gli erano rimasti solo piccoli pezzi inceneriti. E non erano sufficienti per permettergli di ripartire da capo per l’ennesima volta.


 
***


Note dell'autore: Zan zan zaaaan! 

Ok, so che come capitono non è tutta sta lunghezza, considerato anche la quantità di lavoro che ho impiegato per la revisione (Non ero mai soddisfatto al 100%, ma alla fine mi conosco e so che se avessi continuato così, per il capitolo 2 avreste potuto aspettare direttamente il sequel del film). 
Che dire, il declino continua! Ad ogni capitolo cerco sempre di aggiungere quel qualcosa in più utile ad approfondire la psicologia dei due protagonisti, anche se in realtà da questo capitolo in poi ci sarà una svolta. Se prestate sufficiente attenzione, forse potreste già intuirla: si tratta di una "tecnica narrativa", se così vogliamo chiamarla, che non sono solito utilizzare ma che ho sempre voluto sperimentare e, beh, perchè non approfittarne ora?

Spero comunque che come secondo capitolo abbia rispecchiato le aspettative, lasciate pure un commento o una critica, se vi andasse di farlo! Sono sempre felice di ascoltare i pareri di tutti! 

Alla prossima ^^

GK
   
 
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