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Autore: Nao Yoshikawa    04/06/2019    10 recensioni
Minilong - Starker - Titanic!AU
Dal capitolo uno:
Il mio desiderio è sempre stato quello di volare. Potrei farlo, adesso. Volare per poi cadere in mare. Respirare, anche se per un attimo, la libertà.
Aveva fatto di tutto per trovare una soluzione, com’era solito a fare. Era grazie alla sua capacità di vedere il lato positivo nelle cose che era andato avanti. Ma adesso, anche volendo, non avrebbe trovato niente di positivo.
Tremò profondamente e scavalcò il parapetto, reggendosi. Sotto di sé, il mare era scuro e profondo. Lo avrebbero inghiottito. Oppure sarebbe morto per il gelo. L’idea lo spaventata. Morire faceva paura, ma gli faceva ancora più paura l’idea di continuare ad esistere senza poter effettivamente vivere.

Dal capitolo due:
Tony lesse una grande malinconia nel suo tono. Visto dall’esterno, quel ragazzo possedeva tutto che si poteva desiderare. Ma bastava davvero poco per capire che soffrisse di tante mancanze, la libertà prima fra tutti. Lo aveva capito, Tony. Perché di fatto lui possedeva solo quella.
«Si usano ancora i matrimoni combinati? Che cosa medievale. Perché non provi a ribellarti?»
Peter sorrise tristemente.
«Perché non so come si fa.»

7/7
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Loki, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Peter ci aveva pensato tutta la notte. Alla fine era arrivato ad una conclusione: doveva rivedere quell’uomo, Tony Stark, e ringraziarlo. Era sempre stato attratto da quel tipo di persone, sembravano così libere e felici ma, si ripeté, non era certo questo il motivo per cui ci teneva tanto a parlare con lui. Doveva ringraziarlo, dopotutto gli aveva salvato la vita, oltre a metterlo nei guai. Loki gli aveva sempre raccomandato di non dare confidenza a persone di quel tipo, ritenendole pericolose e approfittatrici.
Era un ragazzo troppo ingenuo, gli ripeteva anche. E forse non aveva torto, ma Peter sentiva lo spasmodico bisogno di fare come voleva.
Quel pomeriggio assolato riuscì a trovare l’occasione giusta per uscire dalla sua lussuosa suite e andare a cercare più giù, per il ponte della terza classe, molto più chiassoso a causa dei numerosi bambini che scorrazzavano in giro. Dovette ammettere di sentirsi piuttosto fuori posto. E probabilmente, coloro che incrociava sul suo cammino, dovevano starsi domandando cosa ci facesse un giovane nobile lì.
A qualche metro di distanza, Tony Stark aveva deciso di lasciarsi alle spalle la sua disavventura del giorno prima, cercando di dedicarsi ai suoi disegni. Steve, però, sembrava non volergli lasciare tregua.
«E così, il freddo e invalicabile Tony Stark ha dato il suo aiuto ad un ragazzino nobile e ha anche rischiato di farsi arrestare, eh?»
«Non sei divertente, Steve. Ho fatto quello che dovevo, quello che era giusto.»
«Certo. E in cambio quelli ti hanno invitato al loro circolo dei ricchi?»
«Tanto non intendo andare, comunque. Lo sai che quelli odiano la gente come noi.»
Tony tagliò lì il discorso e Steve lo lasciò perdere, dedicandosi a rubare ogni tanto un bacio  o due a Bucky, seduto a lui di fianco. Era scoccata la scintilla e trattenersi molto spesso era impossibile.
Mentre Rogers gli rubava l’ennesimo bacio, dato di nascosto, sgranò gli occhi e si staccò all’improvviso.
«Beh? Cosa c’è?» domandò Bucky contrariato. Poi capì: Steve stava fissando un ragazzino.
«Amh… Tony… penso che tu abbia visite», mormorò. Seccato, l’altro sollevò lo sguardo. Peter era senza ombra di dubbio imbarazzato, ma anche apparentemente felice di vederlo.
«Emh… salve, signor Stark. Vi dispiacerebbe scambiare due parole con me?»
 
In seguito, Tony si sorprese della sua totale incapacità di rifiutare. Non voleva avere problemi con quella gente, ma se si trattava semplicemente di parlare, allora forse poteva anche concederglielo. Avevano preso a camminare sul ponte, quello della prima classe, poiché lì tirava un vento piacevole e batteva il sole. Peter era nervoso. Tony poté giurarci, non aveva mai conosciuto ragazzino più timido e impacciato.
«Io, ecco… volevo solo ringraziarvi per avermi salvato. Non ne ho avuto l’occasione.»
«Non c’era bisogno che mi ringraziassi, chiunque al posto mio lo avrebbe fatto. Anche se, certo, ho rischiato di farmi arrestare per molestia…»
Peter arrossì, avvilito.
«Loki è uno dei miei due tutori e… tende ad esagerare, ma ci tiene a me. Deve aver pensato che foste pericoloso…»
«Intendi perché sono un pezzente?»
«Sì. Cioè no! Molti nobili la pensano così, ma io no. Non do tutta questa importanza al ceto sociale.»
Peter lo vide ridere.
«Davvero? Ma tu pensa, ed io che credevo tu fossi il classico ragazzino viziato, sono sorpreso. Allora cosa sei? Un giovane tormentato?»
Il ragazzo sospirò, osservando l’immenso oceano di fronte a sé, l’orizzonte.
«Non credo mi prendereste sul serio, signor Stark.»
«Tony, chiamami solo Tony. Se lo pensi, mettimi alla prova. Mi piacerebbe sapere cosa ha spinto un giovane con tutta la vita davanti, al suicidio.»
Si stupirono entrambi. Quelli non erano fatti suoi, Tony Stark non era conosciuto per la sua empatia, ma con Peter era stranamente diverso. Leggeva nei suoi occhi una profonda tristezza ed esasperazione.
Se ne sorprese il più giovane. Assai raramente gli capitava di essere compreso, di essere letto dentro a quel modo. Ciò non lo mise a disagio come tanto aveva temuto, ma meglio.
«Cosa, mi chiedi? Tutto. Tutta la mia vita è stata un’oppressione continua. Perché pensi che io mi trovi qui? Chiaro, sto andando ad incontrare la mia promessa sposa. Non l’ho mai vista, non so neanche che aspetto abbia, sta di fatto che dovrò sposarla. E questo non è giusto. Dovrei poter scegliere con chi passare il resto della mia vita. Almeno questo.»
Tony lesse una grande malinconia nel suo tono. Visto dall’esterno, quel ragazzo possedeva tutto che si poteva desiderare. Ma bastava davvero poco per capire che soffrisse di tante mancanze, la libertà prima fra tutti. Lo aveva capito, Tony. Perché di fatto lui possedeva solo quella.
«Si usano ancora i matrimoni combinati? Che cosa medievale. Perché non provi a ribellarti?»
Peter sorrise tristemente.
«Perché non so come si fa.»
Non pretendeva di risolvere i suoi problemi, gli bastava avere accanto qualcuno che lo ascoltasse. Se dapprima Tony gli era sembrato quasi infastidito, adesso lo trovava più a suo agio. Poi, così com’era solito a fare, saltò da un discorso ad un altro.
«In quella cartella che ti porti sempre dietro ci sono i tuoi disegni, non è vero? Ti ho visto poco fa, te ne stavi chino sul foglio. Sei un artista?»
«Non per il resto del mondo, ragazzo.»
«Io lo trovo affascinante, invece. Potrei vederli…?»
E per l’ennesima volta, quel ragazzino finì per sorprenderlo. E sorprendere Tony Stark era già di per sé un’ardua impresa. Gli porse la cartella e allora Peter inizio a sfogliare i vari disegni realizzati in matita o in carboncino. La maggior parte erano ritratti.
«Wow… wow!» esclamò stupito. «Sono davvero bellissimi. Tony, tu diventerai famoso!»
«Oh, ti ringrazio, ma dubito sarà così facile.»
«No, dico davvero. Meriti molta più visibilità, a mio avviso.»
Ad un certo punto  i disegni avevano iniziato a cambiare. Non più semplici ritratti, ma corpi nudi di donne, di modelle sensuali dagli sguardi languidi.
Peter arrossì di colpo, richiudendo la cartella.
«Forse questo avrei dovuto immaginarlo…»
«Non mi dire che ti vergogni», lo stuzzicò Tony.
«U-un po’. Beh, immagino che tu abbia avuto molte avventure, allora…»
A Tony venne da ridere, trovava adorabile la goffaggine e la timidezza di quel ragazzo.
«In realtà sono un professionista, non faccio sesso con le mie modelle», poi assottigliò lo sguardo. «Sai cosa penso? Che ti presteresti bene per un ritratto.»
«Io? Davvero lo pensi?»
Gli venne da sorridere a quello che doveva essere un complimento. Adesso, portandosi una mano sul cuore, lo sentiva battere ingiustificatamente più forte.
Insieme a Tony si perse per ore a parlare, a camminare, in avanti e indietro per il ponte della prima classe. Ma nessuno dei due sembrava essersene accorto.
Tony dovette rendersi conto di quanto Peter fosse sorprendente. Era gentile, curioso, allegro, nonostante la malinconia che aveva negli occhi. Gli aveva fatto molte domande circa la sua vita, ne era sembrato quasi affascinato.
«Non c’è molto da dire su di me, se non che ho perso i genitori quando ero poco più giovane di te. Da allora ho lavorato qua e là, sopravvivevo. Ma non è un grosso problema, gli stenti mi hanno reso ciò che sono ora. E mi hanno portato qui. Non proverai pietà per me, vero?» domandò, pur sapendo già la risposta.
«Ah, no. Io non provo pietà. Sono solo affascinato. Hai viaggiato per il mondo?»
«L’ Europa.»
«Anche io, ma poco. Davvero poco. E non mi sono mai divertito per davvero.»
«Ma pensa, sei nel fiore degli anni e non ti sei mai divertito?» domandò sorpreso. «Mai giocato a pallone? Mai andato al mare? Mai ubriacato?»
«Non mi fanno toccare neanche un goccio d’alcol.»
«Ah, che mi venga un colpo! Sai, io e il mio amico Steve quante avventure abbiamo vissuto? D’accordo, ragazzino. Non puoi stare su questa terra se non conosci almeno un po’ i piaceri della vita.»
Peter sorrise radioso.
«Vorrai dire che mi porterai al mare?»
«Già. A giocare a pallone e a bere birra scadente.»
«Sembra meraviglioso. Allora promettimelo, Tony! Io e te al tramonto, sulle rive del mare!» sussurrò avvicinandosi al suo viso, come se volesse preservare il loro segreto.
Tony spalancò leggermente gli occhi per osservare meglio il viso del ragazzo, i suoi occhi pieni di speranza e qualche lentiggine sul viso.
Era bello. Senza ombra di dubbio.
«Signorino Peter?»
Il loro idillio venne interrotto bruscamente. Loki Laufesyon aveva lasciato un po’ di respiro a Peter, considerando la sua disavventura della sera prima, ma mai si sarebbe sognato di trovarlo in compagnia di quell’uomo. A seguirlo c’erano Thor e le due lady Romanoff e Denvers.
«Ah, emh! S-salve. Salve, signore. Posso presentarvi il signor Tony Stark? Lui è un artista.»
«Ah, non esageriamo…» disse sottovoce, alzando poi lo sguardo verso Loki. «È un piacere rivedervi.»
«Sì, il piacere è tutto mio.»
Thor si schiarì la voce.
«Allora, signor Stark. Vi aspettiamo questa sera a cena. Mi raccomando, non mancate.»
«Non lo farò di certo.»
«Meraviglioso, senza ombra di dubbio meraviglioso», tagliò corto Loki. «Signorino Peter, forse è meglio andare e iniziare a prepararsi per la serata.»
«Ah, giusto. Allora ci vediamo dopo, Tony. Cioè, signor Stark!» si corresse subito, seguendo i suoi tutori e lasciandolo in balia di Natasha e Carol, che avevano fatto caso al modo particolare in cui Tony lo guardasse.
«E così voi siete amico del nostro Peter?» chiese la seconda.
«Il vostro Peter?»
«Gli vogliamo bene come ad un fratello minore», chiarì subito Natasha. «Sembrate andare d’accordo, mi fa piacere. È giusto che si faccia qualche amico.»
«Già, già. Piuttosto signor Stark, non avrete mica intenzione di presentarvi a cena così?»
«Ho forse alternativa?»
Carol alzò gli occhi al cielo, prendendolo sotto braccio.
«Natasha, va a cercare Clint. Ci serve.»
 
Tony non capì come in seguito si fosse ritrovato tra le grinfie di quella donna, quella nobile così esuberante. Aveva fatto velocemente la conoscenza di Clint Barton, che era stato così gentile da prestargli un suo abito. E doveva ammettere che in smoking faceva una certa figura.
«Permettetemi di darvi qualche consiglio, signor Stark», disse Carol sistemandogli il papillon. «I nobili impazziscono per i soldi, quindi faccia finta di essere ricco e la adoreranno. Ci sono alcune persone più gentili come me e Natasha. E poi ci sono quelli come Loki.»
«Sì. Penso di aver capito che genere di persona sia», si schiarì la voce, sentendosi un po’ stretto in quegli indumenti. Cosa diamine ci faceva lì?
 
Peter aspettava impaziente. E nell’attesa, aveva preso a parlare con Thor riguardo la fantastica giornata che aveva appena passato.
«Mi fa piacere sapere che avete un nuovo amico», gli disse l’uomo.
«Non poteva essere altrimenti. Lui è così intelligente, divertente… sa un sacco di cose e poi è un artista.»
«Brutta razza gli artisti», si lamentò Loki. «Dovreste fare amicizia con qualcuno della vostra età. E del vostro ceto sociale.»
«Suvvia Loki, non siate esagerato.»
«Non sono esagerato.»
Peter non ebbe più modo di ascoltarli. Perché davanti a lui, in cima alle scale, era apparso Tony. E si incantò a guardarlo per qualche istante. Non era un qualcosa che aveva mai provato in vita sua, ma era piacevole. Sottobraccio a Tony arrivò lady Denvers, già pronta a prendere in mano la situazione.
«Oh, salve. Qualcuno vuole scortare una signora al tavolo? Tony, andate con Peter, io dopotutto posso vantare due cavalieri. Thor, Loki.»
«Sì, lady Denvers, grazie. Arrivo. State molto bene, signor Stark» affermò il corvino languido, senza alcun calore.
Peter tentò di trattenere una risatina di imbarazzo, per poi avvicinarsi a Tony.
«Scusa. Ti ho lasciato nella fossa dei leoni.»
«Non fa niente, ho affrontato di peggio. E così sono entrato nel circolo dei ricconi.»
«Già, benvenuto. Ci sono tante persone qui, ma quelle con cui abbiamo più confidenza te le dirò adesso. Lady Denvers la conosci già. Ha ereditato le sue ricchezze dalla famiglia e come avrai potuto notare è molto particolare.»
«Puoi ben dirlo.»
«L’uomo con gli occhiali laggiù è Bruce Banner, nonché progettista di questa nave. Probabilmente in serata verrà a trovarci il capitano Fury, chi può dirlo? Natasha Ramanoff è una giovane vedova. Ma noi pensiamo abbia una relazione con Barton. Lui però è sposato, quindi sta cercando di nasconderlo.»
«Però, sei informato, ragazzino.»
«È giusto che tu conosca almeno le basi. Immagino che lady Denvers ti abbia già detto cosa dire, vero?»
«Già.»
Peter sorrise in direzione di Natasha, Clint e Bruce, i quali stavano conversando con Nick Fury, il capitano del Titanic.
«Signori, lasciate che vi presente ufficialmente Tony Stark. Nonché mio salvatore e artista.»
«Ah, vedo che il mio vestito vi sta bene», notò Clint, sottobraccio a Natasha.
«Sì. Grazie, comunque.»
«Capitano Fury», salutò poi Peter, facendo un cenno.
«Singorino Parker, è un piacere vedere che state bene. Ho saputo quanto è successo. È una fortuna che ci fosse il signor Stark con lei. Ottimo lavoro.»
«Non è stato niente di che. Il ragazzino qui si caccia nei guai.»
Peter fece per lanciargli una gomitata, ma la cena fu annunciata poco dopo e non ne ebbe l’opportunità. Lui e Tony si sedettero accanto. Nonostante fosse in un luogo che non gli confaceva, gli sembrava molto a suo agio. O almeno fingeva di esserlo. Sembravano tutti molto interessati a lui e al fatto che fosse un artista. Eccetto Loki, che sembrava star cercando in tutti i modi una scusa per umiliarlo.
«È la prima volta che ho a che fare con una persona come voi. Ovviamente spero che non vi sentiate a disagio, immagino che siate abituato a tutt’altro ambiente, dico bene signor Stark?» domandò Loki sorseggiando il suo champagne.
«Effettivamente sì. State tranquillo, sono davvero poche le cose che riescono a mettermi a disagio.»
A Peter venne da sorridere al pensiero che ci fosse qualcuno in grado di tenere testa a Loki, non era capacità di molti.
«Peter poc’anzi diceva che siete un artista», disse ad un tratto Bruce.
«Non mi considero un artista, ma possiamo dire che è così.»
«Andate a New York per cercare fortuna?» domandò Natasha a bassa voce.
«Può darsi. Chi può dirlo? Mi sono ritrovato su questa nave per semplice fortuna, grazie ad un biglietto vinto a poker. Ieri vivevo tra gli stenti di Londra, oggi sono qui a mangiare caviale con dei nobili, domani chi può dirlo? Sempre meglio non pensare troppo al domani e vivere al momento.»
«E a voi va davvero bene questa vita?» domandò Loki lapidario. Tony lo osservò un istante prima di rispondere.
«Assolutamente. Trovo assai meno noioso il fatto di non avere una vita programmata. Non si sa mai cosa può succedere. Se c’è una cosa che ho imparato nel corso della mia esistenza, è che la vita è preziosa e lo è ogni suo singolo attimo.»
Sembravano tutti incantati dalle parole di Tony, Peter per primo.  Più parlava con lui, più lo conosceva e più bramava di somigliargli, di avvicinarglisi, forse anche più di quanto avrebbe dovuto.
«A questo punto non posso che proporre un brindisi» disse proprio il ragazzo. «Alla vita e ad ogni suo singolo attimo.»
Loki vedeva bene le occhiate d’intesa tra quei due. Quell’amicizia non gli piaceva.
Peter era un ragazzino ingenuo, alle volte tendeva ad essere ribelle , non sapeva ancora cosa era meglio per lui. E di certo, la presenza di quell’uomo non rendeva più facili le cose.
Tutti lì sembravano essere affascinati da Tony e dalla sua storia, lui invece pareva l’unico a provare un certo ribrezzo. Alla fine della cena, Thor, che ovviamente sembrava far sempre di tutto per andargli contro, la raggiunse nella sala fumatori, mentre il corvino beveva dello scotch.
«Non sapevo fumassi, Loki»
«Ah, Thor. Che cosa vuoi?»
«Non sei bravo a nascondere il tuo malumore.»
«Non è questione di non saper nascondere il malumore. Quel Tony Stark non mi piace. Cos’è, un maniaco? Mira a farsi amico Peter? Che cosa vuole?»
«Sono certo che Peter sa benissimo quello che sta facendo. Suvvia, non ha mai
 avuto un amico.»
«E allora che si faccia un amico della sua età. E del suo stesso ceto sociale.»
Thor capì che insistere non sarebbe servito a nulla. Sembrava che fossero da soli, gli altri uomini stavano parando di affari. Motivo per cui ne approfittò, poggiando una mano sulla parete e guardandolo dritto negli occhi.
«Non so se questo modo di fare sia inquietante o tenero. Sei un bravo tutore. Un po’ troppo rigido, forse.»
«Bene, perché tu sei un tutore pessimo. Dobbiamo compensare, in qualche modo», affermò, mandando giù infine lo scotch tutto ad un fiato.
 
«Tony! Tony, ma che ci fai lì?!»
Peter era andato un po’ in panico nel non vedere più Tony, ma aveva poi trovato quest’ultimo in cima alle scale ad attenderlo e subito lo aveva raggiunto.
«Ehi! Vuoi già andare via?»
L’uomo, per tutta risposta, si voltò, guardandolo con un sorriso.
«In effetti sì, ma pensavo di andare via con te. Mi hai mostrato come voi nobili vi divertite, mi sembra giusto adesso ricambiare il favore. Cosa pensi?»
A Peter brillarono gli occhi. Si sarebbe cacciato nei guai di nuovo, poco ma sicuro, ma Tony gli stava offrendo una possibilità che non poteva assolutamente rifiutare. Quindi afferrò la mano che lui gli aveva teso.
 
 
Fu strano, in seguito, ritrovarsi in un posto completamente diverso. Diversa era la musica, niente più violini, più che altro cornamuse e una melodia allegra. E non champagne, bensì fiumi di birra, niente abiti eleganti, solo gente comune che si divertiva in allegria. Fu ancora più strano quando Tony lo presentò al suo migliore amico Steve e a Bucky, che inizialmente si erano approcciati a lui con diffidenza, ma poco dopo, probabilmente complice anche l’alcol, si erano subito sciolti.
«Un nobile da queste parti, eh?» Steve gli circondò le spalle con un braccio, mentre con la mano libera teneva il boccale. «Tu non sembri però così male, probabilmente perché sei ancora giovane e innocente.»
«Già. Non mi avevi fatto una buona impressione, ma se sei amico di Tony allora non puoi essere così orribile », affermò Bucky. Peter sorrise, non aveva ancora toccato il suo boccale di birra, in verità non sapeva cosa sarebbe successo se si fosse lasciato andare all’alcol. E Tony? Perché lo aveva lasciato da solo con quei due? Erano simpatici, ma lo stavano molestando.
«Beh… grazie. Mi piace l’atmosfera che c’è qui. Tutto ciò sembra così… divertente.»
«Lo è. Scommetto che voi piccoli nobili avete un’idea tutta vostra del divertimento», Steve finì di bere. «Oh, guarda Tony. Non ricordavo fosse così bravo a ballare.»
E in effetti Tony aveva offerto un ballo ad una sua piccola ammiratrice di otto anni circa. A quella visuale, il cuore di Peter si era riempito di tenerezza.
«È davvero fantastico», sussurrò sognante.
«Già. Ehi, Bucky. Balli con me?»
«Me lo chiedi? Scusa ragazzo, il mio cavaliere mi chiama», lo congedò lui. E Peter non poté fare a meno di pensare che ciò che per gli altri poteva essere strano, per lui era incredibilmente naturale.
Guardò il boccale di birra e decise che un po’ non avrebbe avuto chissà quali conseguenze. Ne bevve un sorso e scoprì di apprezzare il sapore amaro.
All’improvviso Tony si avvicinò, con una mano tesa.
«Sono sicuro che sai ballare, ma sono certo che non hai mai ballato sulle note della magnifica musica celtica. Avanti, alzati.»
«I-io? Non sono sicuro che sia una buona idea.»
«Il mio è un ordine, Peter. Vieni!»
Lo afferrò per un braccio e a quel punto il ragazzo si ritrovò senza altra scelta. Due uomini che ballavano insieme? Questo andava ogni oltre sua immaginazione. Ma non quanto la mano di Tony che ora si poggiava dietro la sua schiena e lo attirava a sé.
«Dobbiamo stare vicini. Coraggio, non essere rigido!»
Il tocco di Tony era sempre stato gentile, sicuro, per questo gli infondeva un sacco di protezione. I loro cuori vicini, ne era certo, dovevano star battendo alla stessa velocità. In verità Peter era davvero molto portato nel ballo, ma tutta quella situazione era completamente nuovo.
Sospirò e pensò che forse, in quel mondo, tutto era concesso e che quindi poteva lasciarsi andare. Nel vederlo più rilassato, Tony lo trascinò con sé in quella danza forsennata, allegra e poco dopo lo scoppiò a ridere. Oh, decisamente nulla a che vedere con il valzer.
«Sei bravo, ragazzo.»
«Grazie! Ma non andare così veloce o rischio di cadere.»
«Questo non accadrà, ti tengo io.»
Lo so, lo so che mi tieni. Lo sento.
Accanto a loro, Bucky e Steve, ormai completamente andati, si erano concessi qualche effusione un po’ spinta.
«Rogers, aspetta almeno che la festa sia finita!» lo richiamò Tony.
Per tutta risposta, l’amico sorrise.
«Ehi, Stark, vedo che ti sei trovato un compagno, guarda un po’ tu che carini che siete!»
Era diverso, Peter se ne rendeva conto. Non si sentiva più a disagio, anzi, era come se in qualche modo lui fosse sempre vissuto lì, tra quella gente.
Tony afferrò forte le sue mani.
«Ti gira la testa?»
«Da morire, ma non voglio più fermarmi! Non farmi cadere!»
Il perfetto controllo che ogni qualvolta sforzava era finalmente scomparso. Poteva finalmente ridere come qualsiasi ragazzo della sua età faceva, cadere e rialzarsi, senza preoccuparsi di essere rimproverato. Per la prima volta, Tony vide i suoi occhi brillare e si sentì incredibilmente bene. Peter era giovane, innocente pieno di speranza. E in qualche modo la sua presenza gli faceva solo tanto bene.
All’ennesima giravolta, Tony capì che sarebbe stato meglio sorreggerlo prima che cadesse. Peter però stava bene e, anzi, non aveva nascosto il suo desiderio di bere ancora un po’.
«Forse non dovresti esagerare», gli consigliò lui, accendendosi una sigaretta.
Per tutta risposta, Peter gli tolse quest’ultima dalle labbra.
«Non ho mai fumato, chissà com’è?»
Inspirò a fondo il fumo, finendo poi per tossire rumorosamente.
«Ah-ah!» lo prese in giro Bucky. «Povero piccolo, gli è andato di traverso!»
«Non prendermi in giro. Io non sono piccolo! Sono grande!»
Fiero, Peter compì un passo in avanti e probabilmente sarebbe caduto rovinosamente al suolo se sono Tony non lo avesse afferrato.
«Sì, un grande stupido. L’alcol ti ha dato alla testa, ragazzino?»
Con il viso arrossato, Peter lo guardò.
«Mi hai salvato», sussurrò, felice, col cuore leggero, per la prima volta dopo tanti anni.
 
Era decisamente arrivata l’ora di andare, ma prima di riaccompagnare Peter alla sua suite, Tony aveva convenuto fosse meglio fargli prendere un po’ d’aria. Si era premurato di coprirlo con la sua giacca per evitare di fargli prendere un malanno, oltre a sostenerlo poiché totalmente incapace di camminare.
«Mi piace questa musica. Oh, Tony. Gira tutto.»
«Ragazzo, non c’è nessuna musica. Si vede che non sei abituato a certe cose.»
«È stato bellissimissimo!» esclamò il ragazzo, ignorandolo. «Averti incontrato è stata una fortuna.»
«Lo pensi davvero o è l’alcol a parlare?»
«No, è vero! Tu mi piaci. Mi piaci un sacco. Sei Tutto ciò che voglio... e che voglio essere!» fece gonfiando le guance. «Oh, guarda che belle le stelle, non sono stupende?»
Più che le stelle, Tony si era perso a guardare proprio lui, chiedendosi la motivazione del calore che stava provando. Peter andava protetto, ma non era solo ciò. Era un’anima diversa dalla sua, ma per certi aspetti anche simile. Stava iniziando ad essere spaventato, da ciò che stava iniziando a provare. Di certo, l’immagine di Peter che osservava le stelle, gli sarebbe rimasta in mente.
«Forza, ragazzo. Meglio affrettarci.»
 
 
Peter aveva dormito tutta la notte e l’indomani si era svegliato con un dirompente mal di testa, eppure non riusciva a smettere di pensare alla sera precedente. Probabilmente la serata più bella che avesse mai vissuto. Stava pian piano prendendo atto del fatto che quella verso Tony non era solo semplice ammirazione. Avrebbe dovuto essere spaventato, ma forse per incoscienza non riusciva a provare timore alcuno. Dopotutto non sarebbe successo nulla, se avesse custodito quel segreto.
Si presentò a colazione pallido in viso e con addosso i postumi della sbornia, ma tentò di non darlo a vedere. A Loki però non era potuta sfuggire la sua fuga improvvisa.
«Siete sparito ieri sera. Immagino foste con il signor Stark», affermò mescolando lo zucchero nella tazzina da tè.
«Eh… sì, esatto. Mi spiace di aver fatto tardi, ma… non mi sono accorto del tempo che passava», ammise.
Thor vide Loki riposare il cucchiaino e guardando la sua espressione capì che doveva star partendo l’ennesima ramanzina.
«Quell’uomo ci sa fare, non c’è dubbio, ha conquistato la simpatia dei nostri amici. E mi dispiace constatare che non mi ascoltate.»
«Ma… lui è mio amico…»
«Forse per voi. Siete ancora giovane e non sapete quanto può esser complessa e maligna la mente di un adulto. Per questo preferirei che non lo vedeste più.»
«Loki, non vi pare un po’ troppo?» si intromise Thor.
«Proteggere Peter non mi sembra troppo.»
«Ma non faccio nulla di male! Lui è così in gamba, mi ha praticamente illuminato su… su tutto…»
«Ci sono cose che non capite…»
«Io capisco e…»
«Non capite! Il tempo di sognare è finito. Siete cresciuto oramai e siete salpato su questa nave per incontrare la vostra futura moglie!»
Peter si era zittito a quel rimprovero. Si era alzato e aveva fatto stridere la sedia.
Cos’era che non capiva? Cosa? Non era uno stupido come tutti pensavano.
«Vorrei semplicemente che mi lasciaste in pace», mormorò, in modo che l’altro potesse sentire.
Senza aggiungere altro, se ne andò, mentre Loki evitava di richiamarlo a sé.
«Gli passerà.»
«No che non gli passerà. Loki, perché ti comporti così?»
«Perché, mi chiedi? Io mi sono accorto di come lui lo guarda. In modo in cui un ragazzo non dovrebbe mai guardare un uomo.»
Thor se n’era accorto. E come non avrebbe potuto? Peter era completamente cristallino.
«Perché giudicarlo quando sei esattamente come lui?» domandò in un sussurro, al che Loki si sentì rabbrividire, ma badò bene a non far notare il suo sgomento.
«Non tirare in ballo questo discorso. Visto che ovviamente Peter non mi ascolterà, andrò a parlare direttamente col signor Stark.»
Thor lo afferrò saldamento per un polso.
«Non farlo. Sarà inutile.»
Sapeva che non gli avrebbe dato retta. Ma neanche Loki avrebbe potuto mettere un freno a ciò che stava per sbocciare.
 
Nota dell’autrice
Che dire, mi è piaciuto scrivere questo capitolo ancor più del precedente. Tony e Peter sono totalmente cotti e tra una festa e l’altra l’amore sta sbocciando. Da un lato c’è Carol che si comporta da brava Starker shipper, dall’altro Loki che vorrebbe mettere un freno a questa relazione. E poi c’è Thor in mezzo, non sa cosa fare visto che chiaramente c’è qualcosa fra lui e Loki. Quindi cosa combinerà quest’ultimo?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ;)
   
 
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