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Autore: Nao Yoshikawa    11/06/2019    8 recensioni
Minilong - Starker - Titanic!AU
Dal capitolo uno:
Il mio desiderio è sempre stato quello di volare. Potrei farlo, adesso. Volare per poi cadere in mare. Respirare, anche se per un attimo, la libertà.
Aveva fatto di tutto per trovare una soluzione, com’era solito a fare. Era grazie alla sua capacità di vedere il lato positivo nelle cose che era andato avanti. Ma adesso, anche volendo, non avrebbe trovato niente di positivo.
Tremò profondamente e scavalcò il parapetto, reggendosi. Sotto di sé, il mare era scuro e profondo. Lo avrebbero inghiottito. Oppure sarebbe morto per il gelo. L’idea lo spaventata. Morire faceva paura, ma gli faceva ancora più paura l’idea di continuare ad esistere senza poter effettivamente vivere.

Dal capitolo due:
Tony lesse una grande malinconia nel suo tono. Visto dall’esterno, quel ragazzo possedeva tutto che si poteva desiderare. Ma bastava davvero poco per capire che soffrisse di tante mancanze, la libertà prima fra tutti. Lo aveva capito, Tony. Perché di fatto lui possedeva solo quella.
«Si usano ancora i matrimoni combinati? Che cosa medievale. Perché non provi a ribellarti?»
Peter sorrise tristemente.
«Perché non so come si fa.»

7/7
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Loki, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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«Peter è diverso da come mi aspettavo.»
Steve e Tony avevano approfittato del bel tempo per fumare una sigaretta. Davanti a loro ancora acqua e solo acqua, un po’ come se New York paresse irraggiungibile e stessero viaggiando a vuoto.
«Me ne sono accorto anche io. Non è come gli altri nobili», rispose lui, pensieroso. Non riusciva a levarsi dalla mente le immagini della loro serata trascorsa insieme. Erano stati così bene che il tempo era sembrato poco. Davvero troppo poco. Era rimasto conquistato da Peter, dalla sua dolce ingenuità, ma anche dalla caparbietà e determinazione. Ancora non aveva trovato un nome a ciò che stava sentendo. O per meglio dire, sì, ma evitava di dirlo ad alta voce.
«Sei molto preso da lui, non è vero?»
Steve era la persona che meglio lo conosceva. Per questo, era stato per lui facile capire che qualcosa non andava nel suo amico. Tony era diverso. Era diverso quando vedeva Peter o anche solo quando parlava di lui.
Gli occhi gli si illuminavano.
«È un bravo ragazzo e mi stima molta» mormorò, senza però guardarlo negli occhi. E quella per Steve non fu che un ulteriore conferma,
«Soltanto questo?»
«Cosa stai cercando di farmi dire?»
«Solo quello che pensi davvero, Tony. Ti conosco meglio di chiunque altro , penso di poter capire quando c’è qualcosa che non va»
«Non c’è niente che non va. Io e Peter siamo soltanto amici. All’incirca.»
«Bene. È esattamente come pensavo. Ti prego Tony, fa attenzione.»
«Sai, sei davvero insistente. Volevo prendere aria per trovare un po’ di ispirazione, ma blocchi la mia vena creativa. Fare attenzione a cosa? Io e Peter non siamo amanti, contrariamente a te e Bucky.»
«Non è la stessa cosa. Perché Peter è giovane, poco più che un bambino. Ed è un nobile. Quelli ti fanno fare una brutta fine. Quindi, se volete compiere il grande passo, fate in modo di non farvi prendere.»
«Rogers, metti un’ansia tu…» soffiò fuori il fumo, fingendosi rilassato. Grande passo, grande passo. Era innegabile che fosse attratto da Peter, fisicamente e mentalmente, ma non lo avrebbe mai sfiorato, non era ancora così incosciente da lasciarsi andare alla passione. Non con lui, perché avrebbe finito solo per creargli problemi.  E questo non lo voleva.
 
Come volevasi dimostrare, i tentativi di persuasione di Thor erano stati vani. Dopo la sfuriata di Peter, Loki era immediatamente andato a cercare il signor Stark, giù, nel ponte di terza classe, non nascondendo un'espressione di dissenso. Lo aveva trovato a fumare insieme a Steve e allora si era avvicinato lentamente, impettito.
«Signor Stark.»
«Signor Laufesyion. A cosa devo la vostra visita nei bassi fondi?»
«Sono venuto qui proprio per parlarvi. In privato», affermò lapidario, guardando Steve, il quale non protestò, ma si ritrovò a pensare a quanto quel tipo poco gli piacesse.
Tony gettò la cicca ormai consumata in mare.
«Immagino siate qui per informarmi che non vi  è affatto piaciuta la nostra fuga di ieri sera, no?»
«Siete un uomo saggio, signor Stark. Per questo confido nel fatto che capirete la situazione e che sarebbe meglio che vi allontanaste dal signorino Peter.»
Se l’era aspettato, ma aveva sperato che non accadesse. Se l’era aspettato, ma si era comunque fatto trovare impreparato.
«Non mi sembra il caso di prendere una decisione così drastica. Io e Peter siamo solo conoscenti, le nostre vite si separeranno una volta scesi da questa nave»
«Forse sì. O forse no», Loki si avvicinò di un passo, guardandolo con i suoi grandi e profondi occhi verdi. «Vedete, Peter è una creatura assai fragile. Ha perso i genitori che era solo un bambino e probabilmente vede in voi un esempio da seguire. Ma tutte quelle sciocchezze come il divertimento, la libertà, le feste, non si addicono ad un giovane nobile. Voi capite?»
Fragile? Peter non è fragile, ha molto più forza di me, di chiunque altro.
Ma ancora non lo sa.
«Capisco, ma non la penso come voi» proferì. «Mi prendo la responsabilità di aver risvegliato certi desideri di Peter, ma non potrete fermare in nessun modo la sua natura. E i suoi desideri. Se cercherete ti imprigionarlo, lui fuggirà. Sempre.»
Un sorriso dipinse le labbra di Loki.
«Se questo devo fare per proteggerlo da gente come voi, così sarà», sussurrò al suo orecchio. «Perché anche io vi ho capito perfettamente.»
Loki non aggiunse una parola, ma non ci sarebbe stato bisogno. Tony rabbrividì,  fu bravo a non mostrare alcun sgomento. Non aveva alcuna intenzione di mettere nei guai quel ragazzo, di causargli problemi. In genere non gli sarebbe importato, ma con Peter era diverso. Lui non meritava alcun male. Per questo, decise silenziosamente che lo avrebbe tenuto lontano, per il suo bene.
 
Peter aveva fatto presto a dimenticarsi della sua sfuriata contro Loki. Cosa quest’ultimo dicesse o meno non aveva importanza, lui avrebbe continuato a seguire la sua strada, le sue decisioni. Per questo il pomeriggio stesso aveva deciso di lasciare la prima classe e addentrarsi nella famigerata terza classe alla ricerca di Tony. Da un po’ nella sua mente risuonava una sola parola: amore. Poteva essere amore, quello? Non ne era certo, eppure non gli sembrava così assurdo. Certamente era per lui più naturale che dover sposare una ragazza che non aveva mai visto.
Tony aveva sperato che Peter non venisse a cercarlo. Aveva cercato di concentrarsi invano sulla sua arte, ma sembrava aver perso la capacità di disegnare. E poi udì la sua voce chiamarlo e si chiese se sarebbe stato in grado di tenerlo lontano da sé.
«Ehi, Tony!» esclamò il ragazzo, raggiante. Lui si sollevò, mostrando sin da subito un’espressione diversa dal solito.
«Peter», mormorò.
«Ciao! Perché quella faccia? Non sei felice di vedermi?»
«Sì che sono felice», furtivo si guardò intorno. «Ma penso che non dovresti essere qui.»
«Lo so che non dovrei, ma oramai…»
«No, Peter. Non hai capito. Penso che non dovresti più venire qui. Penso che non dovremmo più vederci.»
Sentì qualcosa nel petto, in realtà la sentirono entrambi. Forse angoscia, forse delusione, al pensiero di doversi separare.
«Cosa? Perché dici così? Ho fatto qualcosa che non dovevo?»
«No. Non è questo. Ma tu sei solo un ragazzo. Sei un nobile. E probabilmente io sono l’ultima persona che dovresti frequentare…»
«Loki ti ha detto qualcosa? È questo? Qualsiasi cosa ti abbia detto,  ignoralo, per l’amor del cielo!»
Fece un passo in avanti e Tony lo frenò bruscamente. Ebbe paura di ciò che stava sentendo. Lo stava allontanando per il suo bene o semplicemente perché era solo un codardo?
«Ascolta, Peter. Tu sei forte e non devi farti sottomettere. Se c’è qualcosa che non vuoi fare, non farla. Puoi fare quello che vuoi nella vita, puoi andare avanti, ma puoi farlo anche senza di me.»
Peter abbassò lo sguardo, sentendo gli occhi pizzicare. Come poteva andare avanti e dimenticare? Dimenticare ciò che aveva provato?
E poi sopraggiunse la rabbia.
«Perché devi essere così codardo? Maledizione, avresti dovuto pensarci prima. Ti detesto», sibilò stringendo i pugni, senza incrociare il suo sguardo.
Tony si trattenne a fatica dal tenerlo stretto a sé, dal dirgli che in verità non avrebbe voluto lasciarlo, mai e poi mai. Lo vide poi allontanarsi forzatamente, forse per evitare di piangere davanti a lui. E si pentì della decisione presa, in quello stesso istante.
 
Aveva pianto parecchio a causa dei nervi, ma poi era arrivata l’apatia totale. Nel pomeriggio, l’ennesima riunione con i suoi conoscenti nobili per un tè, ma contrariamente al solito, Peter non si muoveva, non si agitava, né parlava. Lady Denvers e lady Romanoff , sedute al tavolo con lui, se n’erano ben presto rese conto. E avevano capito anche quale potesse essere la questione.
«Peter, come mai siete qui? Ero sicura che foste col vostro amico, Tony Stark», disse Carol.
«Non lo nominate, ve ne prego. È uno stupido, un codardo, un… tutto, dannazione», si lamentò, poggiando sonoramente un cucchiaino da te sul piattino. «Come può allontanarmi così? Questo non è giusto. Di cosa ha paura?»
Le due donne così trovarono una conferma ai loro dubbi.
«Forse vi ha allontanato nel tentativo di proteggervi da qualcosa…», suggerì Natasha.
«Proteggermi da cosa? Lo so che in quanto nobile la nostra amicizia non è facile, ma cosa c’entra?»
«O magari la vostra non è semplice amicizia», azzardò Carol, sorridendo mentre beveva il suo tè.
Peter sgranò gli occhi, chiedendosi come mai fosse così palese. Non era ancora stato capace di realizzare, com’è che gli altri ci riuscivano così tranquillamente?
«Cosa…? Voi…? Come…?»
«Non preoccupatevi, ovviamente non siamo qui per giudicarvi, ma per darvi un consiglio. E se posso azzardare un’ipotesi, direi che provate un sentimento romantico verso quell’uomo, e che quell’uomo ricambi. Ma sapendo quanto potrebbe essere difficile e doloroso, soprattutto per voi, cerca di tenervi distante. Tutto ciò sarà però inutile. Niente può tenere separati a lungo due amanti destinati ad incontrarsi. E se lo volete davvero, dovete andare da lui e insistere. Se vi desidera davvero, non vi lascerà andare.»
Era incredibile la saggezza che trasudavano le parole di lady Denvers. Peter era rimasto ammaliato, c’era stato qualcuno in grado di comprenderlo. Forse Tony aveva paura? Sarebbe stato logico, erano entrambi esseri umani. E d’altronde di paura ne aveva anche lui, ma non voleva rinunciare, per nulla al mondo.
Si alzò, quasi di scatto.
«Io… amh… io… c’è qualcosa che devo fare. Vi ringrazio, davvero, ma devo proprio andare!»
La luce era tornata nei suoi occhi. E sia Natasha che Carol poterono ritenersi soddisfatte.
 
Era la cosa giusta, questo continuava a ripetersi. In verità Tony si sentiva uno stupido, un perfetto idiota. Da quando si preoccupava di ubbidire e sottostare? Non gli era mai importato niente, ma adesso c’era Peter e tutto aveva assunto un significato diverso. Non si sarebbe mai perdonato se gli fosse accaduto qualcosa. Ma faceva male.
«Allora è proprio finita? Fra te e Peter intendo?»
Steve sembrava volesse inferire di proposito. Ma Tony sapeva che il suo migliore amico era fatto così, diceva chiaramente ciò che pensava e molto spesso ciò si rivelava un bene.
«Puoi per far favore smetterla di ricordarmelo?»
«Mi dispiace, è che non lo accetto. Sarete infelici entrambi se ora accetti di dar retta a quello lì.»
«Di cosa stai parlando? Credevo che non fossi d’accordo»
«Io ho semplicemente detto che devi fare attenzione, non di rinunciare. Perché tu provi qualcosa per quel ragazzo, è innegabile, lo vedo, vedo la luce nei tuoi occhi. E vuoi rinunciare per cosa? Per paura? Questo non è il Tony Stark che conosco.»
«Attento a come parli. Mi stai facendo innervosire.»
«Almeno reagiresti. Sono sicuro che se adesso lasci andare Peter, te ne pentirai per il resto della vita.»
«Potrebbe essere uno dei tanti.»
«O forse no. Io sto trovando l’amore su questa nave, magari lo stesso è per te, invalicabile signor Stark. Perché non lo scopri?»
Odiò Steve e la sua capacità di dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Anche se avesse voluto, Peter sicuramente si sarebbe rifiutato di vederlo, ed avrebbe avuto ragione. Era sempre stato più propenso ad ascoltare la ragione più che i sentimenti.
Era il tramonto quando, vicino alla poppa, Tony pensava e ripensava a ciò che fosse più consono fare. Proprio in quel punto si erano conosciuti, lui aveva salvato la vita di Peter, o forse gliel’aveva rovinata. Il vento soffiava, senza però infastidirlo e il cielo sopra la sua testa era di mille sfumature diverse.
Inizialmente non avvertì Peter arrivargli alle spalle, né il suo respiro affannoso, a causa del rumore del mare.
«Tony!»
Lui si voltò.
«Peter? Ragazzo, come sapevi che ero qui?»
«Infatti non lo sapevo. Ti ho cercato ovunque. Tranne che… beh, qui. Senti, guarda che ho capito tutto. Ho capito perché l’hai fatto, ma ti prego, non avere paura. A me non importa niente di ciò che sono o di ciò che vogliono che io sia. E non deve importante neanche a te!»
«Peter, ho capito. Silenzio adesso», proferì a quel punto l’uomo, afferrandolo per mano e attirandolo delicatamente a sé.
Il sole sembrava star affondando nel mare, ma Peter lo pregò silenziosamente di rimanere lì,  bloccato nell’orizzonte, affinché quel momento non terminasse. Aveva preso a tremare, poiché mai nessuno lo aveva toccato in quel modo, facendolo sussultare. Si perse per qualche istante ad osservare l’infinito davanti ai suoi occhi. E lentamente, senza dire una parola, si avvicinò al parapetto della poppa. Era incredibile come, lo stesso posto da cui aveva tentato di buttarsi, adesso stesse assumendo un significato diverso. Si arrampicò, tenendosi con una mano.
«Il mio sogno è sempre stato quello di volare. Lontano, libero, da tutto e da tutti», sussurrò, il vento tra i capelli. Tony gli si avvicinò e gli afferrò la mano occupata a reggerlo, stringendola alla sua, stringendolo così forte che mai e poi mai sarebbe caduto.
«Così?» domandò al suo orecchio. Non poté vederlo. Ma sorrise. Sentì il suo viso sul proprio, guancia contro guancia e Peter si voltò. Si guardarono, per un breve istante. E poi si arresero a ciò che doveva succedere. Si sfiorarono piano le loro labbra, con lentezza si assaggiarono, poi con passione, sempre più desiderio, sempre più disperazione.
Ignari che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbero visto la luce.
 
 
Il mare aveva inghiottito il sole. In preda ad una felicità contagiosa, Peter aveva trascinato Tony nella sua suite, approfittando del fatto che né Loki né Thor fossero nei paraggi.
Non era solo lui a sembrare quasi inebriato, ma lo stesso Tony, che aveva messo da parte buona fetta della sua ragione.
Il ragazzo aveva fatto presto a prendere il diamante, il Cuore dell’Oceano, e a mostrarglielo.
«Hai visto? Te l’avevo detto io che è esageratamente… troppo!» esclamò afferrando il gioiello e lasciandolo ondeggiare.
«Caspita, un diamante enorme», constatò lui rigirandoselo tra le mani. «Il colore non è male.»
«Sì, piace anche a me. Probabilmente se fossi una donna lo indosserei»
Immediatamente dopo aver formulato quella frase, gli venne un’idea assurda, un’idea che al solo pensarci lo faceva arrossire da capo a piede. Ma sapeva che Tony non gli avrebbe mai detto o no.
«Amh… io voglio un ritratto. Con questo addosso.»
«Ne hai di gusti strani, ragazzo.»
«… Con solo questo, addosso», aggiunse, senza neanche guardarlo negli occhi. Fu invece Tony a rivolgergli un’occhiata sorpresa. Aveva ritratto e visto tanti e tanti corpi, ma con Peter non sarebbe assolutamente stata la stessa cosa.
«È un problema?» mormorò il ragazzo, temendo di essere stato un po’ troppo sfrontato.
«Io sono un professionista, non direi mai di no», disse serio, ma con un certo tremore nella voce. Peter rabbrividì e sentì ansia. Ma era un’ansia di quelle positive.
 
 
Sì, il gran professionista dei suoi stivali. Ma che gli era saltato in mente? Desiderava ardentemente Peter, sarebbe stato difficile resistergli, ma fare mosse avventate era l’ultimo dei suoi desideri. Sistemò i suoi strumenti e affilò il carboncino con cui avrebbe creato il ritratto.
Peter comparve poco dopo, indossava una semplice vestaglia e il cuore dell’Oceano intorno al collo gli donava decisamente più di quel che pensava.
«Sono qui», annunciò.
«Umh… bene. Quando vuoi, stenditi pure sul divano.»
Lui annuì, sentendo il respiro mancare. Era stata una sua dannatissima idea, quindi doveva portarla a termine. Era in imbarazzo sì, ma anche giustamente eccitato. Decise di smettere di pensare e di chiudere gli occhi nel momento in cui lasciò cadere la vestaglia, rivelando il suo corpo senza più barriere. Sentì Tony sospirare e solo allora ebbe il coraggio di riaprire gli occhi.
«Posso?»
«S-sì. Vai», si chiarì la voce, non potendo evitare di mostrare un certo imbarazzo. Peter si distese, sistemandosi.
«Così?» domandò.
«Sì, solo… guarda me. Aspetta. Così, guarda.»
A quel punto si era avvicinato e con delicatezza estrema gli aveva afferrato il viso, costringendolo a puntare gli occhi su di sé. Ed era bastato quel lieve contatto per far fremere entrambi.
«Bene, così il Cuore dell’Oceano si vede e… adesso sta fermo e rimani serio», gli raccomandò, tornando a sedersi.
Peter si rese conto di quanto fosse tutto così inopportuno, meraviglioso ed emozionante. Tony non lo guardava solo con attenzione, ma anche con ardore, poteva percepire il desiderio nei suoi occhi mentre iniziava a tracciarne la figura sul foglio. E lui era così, totalmente esposto, ma per nulla a disagio.
«Tony, ma tu… arrossisci? Pensavo fossi abituato a questo genere di cose», sussurrò sorpreso.
«In realtà è la prima volta che mi ritrovo a ritrarre uno come te. E ad essere emotivamente così coinvolto. Ma la pressione mi fa bene», si portò un dito sulle labbra. «Cosa ti dicevo riguardo al silenzio?»
Peter sorrise.
«Chiedo scusa.»
Effettivamente smise di parlare e calò il silenzio, al che era possibile ascoltare il suono del suo cuore che batteva all’impazzata.
Tony, al di là di tutto, si dimostrò essere davvero professionale e finì il ritratto senza ulteriori indugi, aggiungendo la sua firma e il nome.
«Wow, è stupendo!» esclamò Peter dopo essersi rivestito. «Sicuramente il tuo lavoro migliore.»
«Presuntuoso.»
Peter sorrise e attirandolo a sé lo baciò, questa volta prendendo lui l’iniziativa e lasciando un po’ da parte quell’inutile pudore.
Ma sussultò all’improvviso, quando sentì delle voci a lui familiari.
«Non è la voce di Loki?»
«Dannazione! Via di qui!»
«Aspetta, e il mio disegno?»
 
 
«Cosa vuol dire che non lo hai trovato?»
Loki camminava furente mentre si dirigeva verso la propria suite e Thor gli andava dietro.
«Qual è il problema? Non è un bambino, cosa vuoi che gli succeda?»
«Farai meglio a chiudere la bocca, Thor. So che saresti in grado di coprirlo, perché tu vai sempre contro quello che dico.»
Thor si fermò un attimo, imprecando mentalmente. Loki sapeva essere davvero terribile quando si intestardiva su qualcosa.
«Loki, dannazione», lo chiamò.
Il corvino entrò ben presto nella suite e trovò tutto perfetto ordine. L’unica cosa fuori posto era un certo disegnato lasciato in bella vista sul tavolo. Gli bastò lanciargli una prima occhiata per inorridire.
«Amh, Loki…»
«Quell’uomo ha una mente perversa, lo avevo detto io. Non possono essere lontani. Peter!»
 
Trascinandosi Tony per mano, era riuscito ad uscire da retro della cabina. Camminavano impettiti, trattenendo a stento le risate.
«Dobbiamo fare finta di niente?» domandò l’uomo guardando dritto davanti a sé.
«Sì, finché è possibile», mormorò il ragazzo.
Loki aveva fatto presto ad affacciarsi fuori dalla suite e ad occhiarli. Poi li indicò.
«Voi due!»
Peter sgranò gli occhi.
«Bene, adesso però dobbiamo correre!»
Fu così che ebbe inizio la loro corsa forsennata. Prima o poi avrebbe dovuto fermarsi e decisamente le conseguenze ci sarebbero state, ma almeno per il momento riuscivano solo a ridere. Rideva Peter, che aveva trovato il coraggio di scappare, come un bambino che giocava ad acchiapparello, mano nella mano con l’uomo che lo stava salvando.
Si scontrarono con qualcuno nella loro corsa, probabilmente urtarono qualche persona, ma ciò sembrava non importare. Anche Tony sembrava aver riacquistato una vitalità che credeva perduta. Voleva trascinarlo via con sé, da tutto e da tutti.
Peter lo tirò per un braccio, ansimando, facendogli intendere il suo desiderio di riprendere fiato, desiderio che Tony gli concesse.
«Ti avverto, il tuo tutore mi fa paura.»
«Già, posso capire di che parli. Dici che avrà visto il ritratto che mi hai fatto?»
«Sì, dal momento che non mi hai dato il tempo di riprenderlo. Temo si arrabbierà parecchio.»
Peter udì di nuovo Loki chiamarlo e imprecando ad alta voce afferrò di nuovo il suo amante per un polso.
Riuscirono a raggiungere l’ascensore, chiudendovisi dentro prima che Loki potesse raggiungerli. Il corvino arrivò appena in tempo per vederli scendere verso il piano inferiore.
«Peter! Si può sapere cosa diamine stai facendo?!»
Il ragazzo sorrise dispetto, congiungendo le mani come se stesse pregando.
«Pagherò per i miei peccati, ma non adesso!»
«Tu! Maledizione», imprecò lui. Quei due gli erano scappati di nuovo.
Bisognava seminarlo, si erano detti mentalmente. Arrivarono alle caldaie, le attraversarono correndo, avrebbero corso fin quando non avrebbero avuto più aria nei polmoni. Infine giunsero ad un tranquillo magazzino dove, finalmente, poterono arrestare la loro corsa. Lì in mezzo vi trovarono una marea di cianfrusaglie, oggetti più svariati, ma ciò che non poté loro non saltare all’occhio fu un automobile, sembrava nuova di zecca.
«Wow», ansimò Peter. Tony, già ripresosi dallo sforzo, si avvicinò, aprendo lo sportello.
«Prego, signorino Parker, entrate»
Quest’ultimo rise e decise di stare al gioco, mentre l’uomo prendeva il posto davanti.
«Allora, dove volete che vi porti?»
«Dunque, vediamo. Innanzitutto voglio che mi porti in riva alla spiaggia come mi avevi promesso. E poi non so. Voglio andare lontano, voliamo via di qui.»
«Sarebbe bello se potessimo farlo davvero.»
Peter annuì, stringendogli con forza una spalla. Da quel solo tocco, Tony poté sentire tutta la sua tensione. Decise allora di raggiungerlo nel sedile posteriore e subito godette del calore del suo tocco. Le loro mani si strinsero subito, quasi avessero bramato per chissà quanto quel contatto. Adesso erano di nuovo soli, soli con i loro respiri, i loro cuori, desideri  trattenuti a stento. Tony si permise di sfiorare il viso arrossato e caldo di Peter, accarezzando i suoi lineamenti delicati, quasi bambineschi.
«Tony, non avere paura di toccarmi», gli sussurrò muovendo piano le sue labbra rosse.
«Non posso non provare paura. Temo di poterti fare del male»
«Mi fai del male se non mi tocchi, invece», lo pregò, il fiato contro il suo. Afferrò la sua mano e lo invitò a poggiarlo sul suo fianco. Tony si lasciò guidare, mentre sentiva la ragione annullarsi, ancora una volta. E forse era meglio così. Il bacio che arrivò subito dopo se lo scambiarono nello stesso istante. Sentì le labbra giovani e inesperte di Peter, la sua lingua cercare la propria, sentì il suo tremore, la sua fragilità e la sua forza e se ne innamorò per l’ennesima volta. Aggrappandosi a lui, Peter lo stava pregando di non lasciarlo mai. E d’altronde, non ne aveva alcuna intenzione, perché si erano trovati per salvarsi a vicenda e adesso, nonostante tutto, nonostante tutto ciò che erano, voleva solo averlo. Volevano solo aversi.
 
Nota dell’autrice
Indovinate di chi questo è il capitolo preferito? Sì, il mio. Perché è il punto dove Peter e Tony si uniscono e poi beh, la parte del ritratto, mica potevo non metterla?
Si ringrazi Carol e Steve che hanno dato una rimbeccata ai loro migliori amici, Loki non è riuscito a tenerli lontani a lungo. Anzi, è stato caldamente preso in giro. Ma stiamo parlando di Titanic, lo sapete cosa succede adesso.
Al prossimo – assolutamente non tragico – capitolo.
 
   
 
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