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Autore: Claire087    08/06/2019    3 recensioni
Nonostante i tragici eventi accaduti nel 1995, il nuovo e ambizioso Capo dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici è determinato a organizzare una nuova competizione che coinvolgerà ancora una volta le Scuole di Magia di Beauxbatons, Durmstrang e Hogwarts. Tre campioni si affronteranno in una nuova sfida e per una giovane strega sarà l'occasione per mettersi alla prova.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Lucy Weasley, Molly Weasley Jr, Nuova generazione di streghe e maghi, Roxanne Weasley | Coppie: Angelina/George, Arthur/Molly, Audrey/Percy, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Vi chiedo scusa se non ho potuto aggiornare prima. Purtroppo gli ultimi mesi sono stati un delirio. Per fortuna, ora è finito. Scommetto che neanche Dobby ha mai sgobbato così tanto in vita sua. 

Questo capitolo è stato più lungo degli altri. Dovevo introdurre altri personaggi e non sono per niente sicura di come mi sia riuscito. A proposito, sto rileggendo in inglese 'Harry Potter and the goblet of fire'. Di sicuro mi tornerà utile.

Bando alle ciance, vediamo come prosegue la storia...

Capitolo quattro: Il primo di settembre 
 
 "Lo giuro su Ulick Gamp, questa è l'ultima volta che ci svegliamo così tardi!" 
 
Ogni primo settembre, da quando era entrata a Hogwarts, Molly sentiva suo padre pronunciare quella frase. Lo considerava ormai una sorta di rito ufficiale che annunciava la fine delle vacanze, anche più del discorso della Preside McGrannit durante il banchetto di inizio anno. Anzi, a dire il vero era solo una piccola parte di quel rito che vedeva i membri della famiglia, mezzi vestiti e non del tutto svegli, correre avanti e indietro da una stanza all'altra, cercando di raccattare vestiti e oggetti di scuola mancanti. 
 
Il primo settembre aveva uno strano potere sulla sua famiglia, soprattutto su suo padre. 
 
"Possibile che non siate mai pronti?" esclamò Percy, di cattivo umore. "Ve l'avrò detto un migliaio di volte, di preparare i bagagli il giorno prima! Lo sapete che per me è essenziale arrivare in orario! Sono..." 
 
"Sei il Capo del Dipartimento dei Trasporti Magici e devi arrivare in orario per assicurarti che tutto sia al suo posto e funzioni perfettamente affinché non ci siano inconvenienti durante il viaggio!" sbottò Audrey, la quale girava per la casa ancora in camicia da notte. "Tesoro, sono sposata con te da vent'anni. Pensi che possa scordarmi, anche solo per un secondo, che lavoro fa mio marito?" 
Percy si schiarì la voce, spingendosi gli occhiali su per il naso. Molly, che in quel momento stava uscendo dal bagno, si affrettò in camera sua per non sorbirsi la solita paternale sull' essere sempre pronti e organizzati. Doveva assolutamente finire di preparare il suo baule. Sapeva già, che si sarebbe dimenticata qualcosa a casa e che sarebbe stata costretta a farsela inviare via gufo. All'inizio del terzo anno era persino riuscita a scordarsi la divisa. 
 
Mentre infilava in fretta vestiti, libri, fogli di pergamena e boccette d'inchiostro - quel giorno non poteva permettersi il lusso di trovare un ordine a tutto - sentì che nella stanza accanto era scoppiato un litigio. Da quel che poteva intendere dalle urla confuse, Lucy aveva accusato Artie di aver fatto uscire Astrid (la sua civetta, regalo di compleanno da parte dei genitori, chiamata come una famosa giocatrice di Quidditch norvegese che ammirava molto) dalla gabbia. Lui, già nervoso di suo perché non trovava il suo manuale di Erbologia, l'aveva chiamata "Gnomo da giardino". In tutta risposta, Lucy l'aveva colpito con il suo manico di scopa. Altre grida, altri insulti. I genitori che entravano in camera e cercavano di calmarli, senza risultato. Altre discussioni, finché... 
 
"NON MI INTERESSA CHI HA COMINCIATO! VI VOGLIO TUTTI IN MACCHINA! ORA!" 
 
Sospirando, Molly afferrò il suo baule - ancora mezzo aperto - lo trascinò giù per due piani di scale. I suoi fratelli non tardarono a raggiungerla, silenziosi e imbronciati. Percy li seguiva a ruota, tenendo in mano la scopa da corsa. Evidentemente non aveva escluso la possibilità che Lucy servisse qualche altra percossa ad Artie; conosceva troppo bene i suoi figli per lasciar loro il beneficio del dubbio. 
 
I bagagli furono caricati e salirono tutti in macchina. Per ultima arrivò Audrey, spettinata e con la camicetta sbottonata. Era riuscita a trovare il manuale di Artie e a rinchiudere Astrid nella gabbia. 
 
"Ecco qui," disse, consegnandoli ai figli, "il manuale l'avevi lasciato in cucina, Artie. E tu, Lucy, devi imparare a tener a bada la tua civetta".  
 
"Non è colpa mia," protestò la ragazza, "siete stati voi a scegliermi un uccello indemoniato". 
 
"Tale uccello, tale padrona" borbottò Artie, ancora seccato con la sorella per la rissa precedente. Lucy lo fulminò con uno sguardo. 
 
"Sciocchezze. C'è modo e modo di trattare un gufo. Mi ricordo di come Ron trattava il suo: per forza era sempre agitato! Invece io, quando ricevetti Hermes, ci misi solo qualche giorno ad abituarlo..." 
 
"A proposito, caro..." Audrey lo interruppe, porgendogli una bacchetta. "Non vogliamo che il nostro Capo del Dipartimento dei Trasporti Magici arrivi in stazione senza la possibilità di fare magie, vero?" 
 
"Oh, grazie cara..." sorrise il marito imbarazzato. "L'avevo lasciata in camera... Non mi ero reso conto... Grazie".
 
Audrey si allungò verso di lui e gli stampò un bacio sulle labbra. "Lo so," disse sorridendo, "hai la moglie migliore del mondo". 
 
Molly fu impressionata dalla tranquillità con cui sua madre affrontava queste situazioni: c'erano delle volte in cui era già tanto se si ricordava di uscire con i vestiti addosso, ma durante i momenti di crisi in famiglia era l'unica a non perdere la testa. Le dovrebbero fare un monumento solo per il fatto che è in grado di gestire le nostre paturnie... pensò Molly, mentre osservava la madre che si abbottonava in fretta la camicetta. 
 
Il viaggio verso la stazione di King Cross proseguì senza impedimenti. Lucy riuscì a monopolizzare tutta l'attenzione verso di sé, parlando delle mosse che voleva tentare durante gli allenamenti di Quidditch (non aveva dubbi che l'avrebbero tenuta in squadra, sapeva di essere una risorsa preziosa per i Corvonero) e dei risultati che sperava di ottenere nei G.U.F.O., quando Artie annunciò, dal nulla, che voleva uno Snaso. 
 
"Uno Snaso?" esclamò Audrey, sbalordita. "Neanche per sogno faccio entrare uno Snaso in casa mia". 
 
"Ma come ti vengono in mente certe idee?" chiese Percy, senza distogliere gli occhi dalla strada. 
 
"Gli Snasi trovano tesori" spiegò Artie, come se nessuno in quella macchina sapesse di che cosa stava parlando. 
 
"Lo sappiamo, cosa sono gli Snasi..." sbuffò Molly. "... e sappiamo anche che sono in grado di distruggerci la casa". 
 
"Cosa ne vuoi sapere te, di animali fantastici? Hai preso 'Desolante' a Cura delle Creature Magiche". 
 
"Strano, visto che bestie che mi ritrovo per fratelli" replicò la ragazza, sarcastica.  
 
Mentre i figli battibeccavano, Percy sospirò e rivolse un'occhiata al viso esausto della moglie:" Penso proprio, mia cara, di non essere l'unico a pensare che il primo di Settembre non arrivi mai troppo presto." 
 
"Dal giorno in cui sono tornati a casa, faccio il conto alla rovescia" replicò lei, non senza una punta di sarcasmo nella voce. "Fai un po' te".  
~ o ~
Arrivarono alle dieci e un quarto, tuttavia persero tempo a cercare parcheggio. La cosa innervosì Percy a tal punto che i figli non osarono neanche aprire la bocca per dire "A". Non fecero neanche in tempo a sistemare i bauli e la gabbietta di Astrid sui carrelli che erano già in marcia verso l'ingresso della stazione. Percy camminava veloce mentre il resto della famiglia cercava di stargli dietro, cercando di non scontrarsi con gli altri passanti. Un paio di volte Lucy, che tra la folla tendeva a scomparire anche quando spingeva il carrello, venne urtata dai bagagli altrui. Fortunatamente rallentarono non appena si avvicinarono alla barriera tra i binari nove e dieci, fino a fermarsi del tutto. Mentre Molly cercava di riprendere fiato, iniziò un altro di quei discorsi che ormai sapeva a memoria. 
 
"Ora, ricordate la procedura" disse suo padre con tono solenne, "non dobbiamo assolutamente farci notare dai babbani. Andate uno alla volta, non correte e.…" 
 
Molly, la quale non vedeva l'ora di trovare uno scompartimento e posare giù il suo bagaglio, prese la rincorsa e attraversò la barriera.  
 
Rivedere la locomotiva scarlatta, circondata dal nugolo di maghi e streghe che attendeva la partenza, aumentò la sua eccitazione. Tutte le cose brutte che le erano accadute l'anno precedente sembravano appartenere a secoli fa e ora si sentiva pronta come non mai: si prospettava un anno grandioso. O, se non proprio così grandioso, per lo meno non ci sarebbero state levatacce, ragazzi stupidi e Schiopodi Sparacoda a rovinarle l'esistenza. 
 
Fu raggiunta dal resto della sua famiglia. Suo padre non perse tempo e si diresse verso il capotreno, sua madre invece rimase con loro. 
 
Dopo aver caricato i bauli, scesero dal treno per cercare i cugini. Scorsero lo zio Harry, la zia Ginny e lo zio Ron con i rispettivi figli. Hermione non era con loro, erano però accompagnati da Ted Lupin (amico di famiglia e fidanzato della loro cugina più grande Victoire). Si avvicinarono per salutarli e i cugini fecero gruppo tra loro. Tutti sembravano felici di ritornare a Hogwarts, l'unico a dimostrare indifferenza - se non addirittura fastidio - era Albus. L'unica che lo salutò direttamente fu Molly, Lucy tentò di essere più carina del solito e gli rivolse un sorriso forzato, Artie lo ignorò del tutto. Il cugino, dal canto suo, non li guardò neanche in faccia. Se ne stette in disparte e non partecipò alla conversazione, finché alla fine borbottò che andava a cercare Scorpius.  
 
Rose sbuffò e disse: "Non capisco perché faccia così. Pensavo che ormai avesse accettato la sua appartenenza alla Casa più oscura". Scosse la testa. Poi, dopo un momento di esitazione, aggiunse: "Forse è meglio che lo segua". Un attimo dopo era già sul treno. 
 
Hugo, il figlio minore dello zio Ron, scoppiò a ridere. Era un Corvonero di tredici anni, con ricci castani molto simili a quelli di sua madre. "Sì, certo!" disse, rivolgendosi agli altri. "In realtà vuole vedere Scorpius". 
 
"Ma perché non si mette assieme a lui e basta?" gli chiese Lily, infastidita. Probabilmente anche lei, che era molto legata alla cugina, non ne poteva più di tutte quelle scene. 
 
"Perché Scorpius è un..." rispose Hugo, con il tono sospeso, "... Serpeverde dannato!" 
 
James, Lily e Lucy scoppiarono a ridere. Molly replicò:" Seriamente? È più dannato l'animale che abbiamo in casa!" 
Lucy la fulminò con lo sguardo:" Me lo ricorderò, la prossima volta che mi chiederai Astrid in prestito!" 
 
Hugo alzò le spalle. "Che ci vuoi fare... Serpeverde non è certo la Casa più popolare. E chiamarsi Malfoy non giova di certo a Scorpius. Oltre a questo, mia sorella è solo orgogliosa... e testarda". 
 
Detto aver chiacchierato ancora un po', si separarono: James salì sul treno per cercare Louis e i suoi amici, Hugo e Lily per raggiungere Rose e Albus. Molly e i suoi fratelli rimasero con la loro madre ad aspettare Fred e Roxanne. Non c'era ancora traccia di zio George e zia Angelina, ma non si sorpresero, dato che arrivavano sempre poco prima della partenza. Infatti, la voce tonante dello zio non si sentì prima delle undici meno dieci. 
 
"CHE TI DICEVO, ANGIE? QUEST'ANNO ABBIAMO BATTUTO IL NOSTRO RECORD DI PUNTUALITA'! FATE LARGO, SIGNORI! STATE PER ASSISTERE A UN NIENTE COSTRUTTIVO!" 
 
Molte persone si voltarono allarmate e arretrarono al passaggio di quella rumorosa famigliola, che ogni primo di Settembre trovava il modo di farsi notare: quell'anno, George e Angelina gareggiavano tra di loro, spingendo i carrelli. I figli, seduti sui bauli, ridevano eccitati e gridavano ai genitori di correre più veloci.  
 
Il primo settembre aveva uno strano potere su tutti i Weasley. 
 
Audrey si spostò di lato, mentre Angelina tentava di fermarsi. Fortunatamente, Fred ebbe il buon senso di saltar giù prima che sua madre andasse a sbattere contro la rossa fiancata del binario 9 3\4. 
 
L'urto non provocò danni, ma si attirarono comunque gli sguardi sdegnati delle persone lì intorno. Audrey corse ad aiutare Angelina a tirare su il baule. Molly e Lucy stavano ridendo, Artie invece cercava di capire che cosa ci fosse di tanto divertente nella danza della vittoria del cugino. 
 
"Ah!" Fred, cantando e ballando allo stesso tempo, era incurante del fatto che metà della folla lì presente lo fissava. "Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!" Si girò poi verso la sorella e il padre, il quale aveva appena fermato il proprio carrello per evitare di finire addosso alla moglie. "Siete i Cannoni di Chuddley della corsa dei carrelli!". 
 
Roxanne si voltò verso suo padre e disse:" Eri più lento di un Vermicolo!" 
 
"Non ho più l'età per questo" rispose George, ansimante. Poi, ripensando a quello che aveva appena detto:" Nah, è che ho una figlia che non è più una piuma!" 
 
Questa volta rise anche Artie, mentre Roxanne fissava il padre sbalordita. "Ma come osi! Vecchiaccio che non sei altro!" esclamò, colpendolo scherzosamente sul braccio. 
 
In quel momento arrivò Percy. Fissò un attimo la scena, poi scosse la testa:" Non voglio sapere niente". 
 
George sembrava quasi deluso:" Ma come? Non mi rimproveri neanche? Stai perdendo colpi, Perce!" 
"Dopo quella volta che sei arrivato in stazione vestito da Mangiamorte, ho perso ogni speranza". 
 
Molly ricordava quell'episodio: lo zio era persino finito sulla Gazzetta del Profeta per aver scatenato il panico ed era stato sottoposto a un'inchiesta. Era l'unica volta che aveva visto zia Angelina veramente arrabbiata. Anche suo padre, all'inizio, aveva iniziato ad urlargli contro un lungo discorso sulla serietà, sulle procedure di sicurezza, sulle brutte figure che gli faceva fare e.… poi si era bloccato, nonostante nessuno avesse osato interromperlo. Era come se fosse stato colpito da un fulmine invisibile. Per un momento, lei aveva creduto che stesse per scoppiare in lacrime, ma si era subito ripreso e si era... addolcito. Suo zio non aveva fatto commenti, ma sembrava aver inteso qualcosa che agli altri era sfuggito. 
 
Molly li osservò: se non fosse stato per i capelli rossi, non li si sarebbe potuti credere fratelli. Suo zio aveva dedicato non solo il suo lavoro, ma la sua vita intera al divertimento e al far ridere. In quel momento indossava orgogliosamente la maglietta scarlatta del suo negozio. Aveva due figli che gli tenevano testa, in quanto a scherzi e avventure, e una moglie che si lasciava coinvolgere nelle sue follie. Suo padre, invece... tutti i suoi zii avevano giurato che negli ultimi anni aveva subito un cambiamento incredibile, solo che nessuno di loro riusciva a spiegarlo in modo coerente. Sicuramente, rimaneva ancora oggi un uomo attaccato al lavoro e alle regole. Non gli sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello di gareggiare con sua moglie a chi arriva per primo al treno, men che meno l'avrebbe permesso ai figli.  Tuttavia, Molly era anche consapevole del fatto che non aveva mai fatto mancare nulla alla sua famiglia. In un certo senso, era difficile capire come funzionava il cervello di suo padre: a volte la riprendeva lei e i suoi fratelli per delle stupidaggini, altre invece, quando la combinavano grossa, li consolava senza sgridarli e li aiutava a porre rimedio alla situazione. Sembrava che fosse diviso tra il volere una famiglia perfetta, con dei figli tranquilli, educati e a modo, e il voler essere un buon genitore. 
 
Prima di salire sul treno, si scambiarono baci e abbracci. Percy baciò affettuosamente la sua secondogenita nella fronte e le disse:" So già che otterrai dei risultati eccellenti ai G.U.F.O. e che farai vincere alla tua squadra la coppa del torneo!". 
 
Molly alzò gli occhi al cielo e sbuffò:" Ovvio!".  
 
Suo padre le rivolse un'occhiataccia, poi però le si avvicinò e baciò anche lei affettuosamente. "Lo stesso vale per te" sussurrò, "tranne per la parte del Quidditch, ovviamente. Intendevo solo i voti... Tieni d'occhio i tuoi fratelli, mi raccomando". 
 
Quell'ultima raccomandazione era solo pura formalità, la solita frase che i genitori ripetono ai figli più grandi prima dell'inizio dell'anno. Lucy e Artie non erano certo i tipi di fratelli che avevano bisogno di essere tenuti d'occhio, responsabili com'erano. Il vero compito di Molly era assicurarsi che la cugina non rischiasse l'espulsione. Infatti zia Angelina le sussurrò:" Per favore, Molly, assicurati che Roxanne frequenti le lezioni! E che non combini pasticci con i prodotti!" 
 
"Grazie per la fiducia, Ma'!"  
 
"Guarda che ti conosco!" Angelina si girò verso la figlia. "Guai a te se mi arriva un'altra lettera dalla preside!" 
 
"Dai, Angie, lasciala fare!" esclamò lo zio George. "La nostra Ro' è brava a non farsi beccare! Ha imparato dal migliore!" 
 
Angelina sbuffò, rassegnata. Molly si accorse che cercava di contenere un sorriso. Sapeva che sua zia odiava assumersi il ruolo del genitore autoritario. Ma se non fosse stata lei a farlo, chi altro in quella famiglia avrebbe potuto tenere a freno le disgrazie? Anche Angelina, come sua madre, meritava un monumento per sé. Se li immaginava tutti e due vicini, con una targhetta d'oro con su scritto 'Sono sopravvissuta ai miei figli e a mio marito'
 
Quando Artie riuscì a divincolarsi dall'abbraccio soffocante della madre, salirono sul treno ed entrarono in uno scompartimento. Aprirono il finestrino per gli ultimi saluti.  
 
"Buon anno!" disse Percy. "Mi raccomando..." 
 
"Divertitevi!" lo interruppe George. 
 
"Con prudenza!"  
 
"Ma non troppa!" 
 
"Speditemi..."  
 
"... la tazza del gabinetto di Hogwarts!" 
 
"... un gufo appena arrivate!" Percy scoccò un'occhiataccia al fratello, mentre Audrey e Angelina ridevano. 
 
Si udì un fischio acuto e un secondo dopo l'Espresso iniziò a muoversi lentamente. La voce squillante di Roxanne, come al solito, sovrastava quelle degli altri studenti. "Ciao mamma! Ciao papà! Ciao zio Perce! Ciao zia Audie!" 
 
Rimasero ad osservare i genitori mentre il treno prendeva velocità, finché non scomparirono dietro la curva. L'immagine della stazione fu sostituita da quella delle bianche casette di campagna e dei campi verdi. 
 
Artie annunciò che sarebbe andato a cercare il suo gruppo di amici. Anche Fred le lasciò per andare a sedersi in un altro scompartimento con James e Louis. Appena i ragazzi se ne furono andati, Lucy si tolse la maglietta.  
 
"Di già?" disse Molly, fissando sbalordita la sorella che si cambiava. "Siamo appena partite!" 
 
"Devo recarmi al vagone dei prefetti per la prima riunione," replicò lei, "dovresti farlo anche tu!" 
 
"Ah già!" Molly si alzò di scatto, si sfilò il vestito e tirò giù il suo bagaglio per prendere la divisa. Se la infilò in fretta. "Iniziavano a mancarmi quelle stupide riunioni!" 
 
Lucy la guardò accigliata. "Si vede, quanto prendi questo compito sul serio..." 
 
"Non ho bisogno della tua predica proprio ora, Lucy!" Molly continuava a rovistare tra i suoi vestiti, borbottando. Cominciava ad avere un brutto presentimento. "Dove l'ho messa, quella stupida medaglia..." 
 
"E' un distintivo! Ti è caduto per terra, comunque!" 
 
Roxanne si chinò per raccoglierlo e restituirlo all'amica. "Se passa la signora del carrello, ti prendo le cioccorane". Fece una pausa, poi aggiunse:" Magari anche dei Calderotti per tirarti un po' su, nel caso il nostro Caposcuola ne abbia per molto". 
 
Molly le sorrise sollevata. "Roxie, credo proprio che quest'anno sarai tu a dover badare a me!" 
 
La cugina le fece l'occhiolino. "Ora va a fare il tuo dovere. Fai capire agli altri prefetti che non conviene mettersi contro a queste due ragazzacce!" 
 
Le sorelle si incamminarono verso le prime carrozze. Ad un certo punto Molly incrociò Mark Williams. Per un momento si chiese se fosse il caso di salutarlo, ma poi decise di proseguire dritto senza rivolgergli la parola. Era sicura che anche lui, in fondo, preferiva non avere a che fare con lei.

Sentì l'improvviso bisogno di parlare di qualcosa. Di qualsiasi cosa. Si girò verso la sorella e disse:" Scoprirai presto che la vita da prefetto non è tutta questa meraviglia. Insomma, a parte il bagno e i regali di papà non vedo tutti questi lati positivi: il tuo Caposcuola darà la colpa a te se succede qualcosa, per non parlare dei professori, che ti stanno sempre con il fiato sul collo per controllare questo o quello. E poi, quelle lunghe e noiose riunioni a cui sarai costretta ad assistere!" 

 
Lucy sbuffò. "Te l'ho sentito ripetere così tante volte quest'estate. Comunque, lo dici solo perché ti scoccia non essere più l'unico prefetto della famiglia!" 
 
"Lo dico solo perché l'anno scorso è stato un inferno!" la rimbeccò Molly. "Se non avessi avuto questo incarico, sai quanti fastidi mi sarei risparmiata!" 
 
"Ma non ti riempie di orgoglio il fatto che qualcuno ti abbia scelta tra le altre? Che qualcuno abbia deciso che tu vali qualcosa?" 
Ci pensò su. In effetti, l'estate precedente era stata soggetta alle più svariate sensazioni: orgoglio, fierezza, eccitazione... tuttavia, c'era sempre un piccolo turbamento che occupava un angolo della mente. Più cercava di confinarla, più questa sgradevole sensazione si espandeva e sopraffaceva la sua contentezza, come una nube nera copre i raggi del sole. Molly sapeva di essere stata una seconda scelta. 
 
Probabilmente l'onore sarebbe dovuto andare a Gertrude Gray: tra le Grifondoro del suo anno, era quella con i voti più alti, era in gamba in tutte le materie, non trasgrediva mai le regole. Peccato che il suo caratteraccio non le impedisse di tenere a freno la lingua: oltre ai commenti pungenti che riservava per i suoi compagni, rispondeva indietro agli insegnanti con tono saccente e presuntuoso. Il limite l'aveva superato quando aveva litigato con la professoressa di Divinazione per via di una profezia che non le era piaciuta molto. Alla fine si era alzata e aveva chiamato la Cooman "baldracca", prima di andarsene dall'aula. Era stata una scena a dir poco epica, ma la ragazza si era giocata la sua carica di prefetto. Gertrude, naturalmente, non l'aveva presa bene, in particolar modo non aveva gradito il fatto che proprio Molly Weasley - quell'oca giuliva di Molly Weasley - fosse stata scelta. Per consolarsi, non risparmiava neanche la più piccola critica all'operato della compagna e le ricordava constantemente che lei sarebbe stata migliore, come prefetto. 
 
Molly, a suo malgrado, non poteva che darle ragione. 
 
"Certo, che sono orgogliosa di essere stata scelta" rispose alla sorella. "Per fortuna qualcuno si è accorto che anche io ho delle qualità!" 
 
Lucy non le rispose. Ormai erano arrivate al vagone dei prefetti.
 
~ o ~
 
La riunione durò - secondo i gusti di Molly - più del dovuto. Mentre la loro Caposcuola, Norma Cowen, spiegava i vari incarichi che avrebbero dovuto dividersi, osservò le altre persone nello scompartimento. Rose, come già annunciato da zio Ron, era il prefetto del quinto anno. Assieme a lei, era stato scelto un ragazzetto basso e con i capelli color topo, di cui faceva fatica a ricordare il nome. Al contrario di sua cugina, non sembrava troppo entusiasta di essere un prefetto. Molly invece, come l'anno scorso, era affiancata da Edward Cooper. Non era male, come compagno. Era un po' petulante, ma sempre gentile e disponibile, soprattutto per i compiti.  
 
Appena Norma li lasciò andare, Molly incontrò la sorella proprio fuori dalla porta dello scompartimento.  
 
"Io vado da Sophia" disse in fretta. Sophia Phillys era la sua migliore amica ad Hogwarts.  
 
Molly annuì, ma vide che Lucy era un po' rossa in viso e sembrava un po' emozionata. "Tutto bene?" le chiese. 
 
Lucy non fece in tempo a rispondere che furono raggiunte da un bel ragazzo alto, con i riccioli castani. Indossava il distintivo da Caposcuola nella divisa. Molly lo conosceva solo di vista, sapeva che era un ragazzo di Corvonero, più grande di un anno. Nonostante ciò, il ragazzo si rivolse proprio a lei. 
 
"Ciao, Molly. Come stai? Hai passato delle belle vacanze?" 
 
"Ehm, sì, certo..." si sentiva un po' in imbarazzo. Le si era rivolto come se fossero amici di lunga data. In realtà, non ricordava assolutamente di aver mai avuto una conversazione con lui prima di allora. Scusa, come cavolo ti chiami? avrebbe voluto domandargli, anche se non sarebbe stato il massimo della gentilezza. Per fortuna, si trattenne. "... Caleb, giusto?" 
 
Il ragazzo annuì, poi spostò lo sguardo verso Lucy. La ragazza sembrava più piccola di quanto non lo fosse mai stata. Teneva lo sguardo fisso a terra.  
 
"Sai", disse, sempre rivolgendosi a Molly, "non so come tua sorella faccia ad avere dei voti così alti e ad essere una cacciatrice così formidabile. E ora è anche prefetto. Io credo che darei di matto". 
 
Lucy diventò ancora più rossa. Borbottò qualcosa di incomprensibile, senza osare alzare lo sguardo. 
 
Molly era imbarazzatissima, più per sua sorella che per lei stessa. Sarebbe stato molto più semplice se avesse avuto qualche conversazione con quel ragazzo prima di allora. Il problema era che non lo conosceva abbastanza - anzi, non lo conosceva per nulla! Avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi altro luogo, ma non lì. Perché doveva essere spettatrice delle situazioni di disagio altrui? Non era già sufficiente vivere le proprie? 
 
Caleb, che naturalmente non si rendeva conto di nulla, continuava a sorridere e a parlare.  
 
"Io sono completamente negato a Quidditch. Ci giocavano i miei fratelli più grandi, quando erano ancora a Hogwarts. Kevin era..." 
 
"Mia sorella è bravissima, invece" lo interruppe. Fece l'occhiolino a Lucy. "Gioca da quando era al secondo anno ed è la migliore cacciatrice dei Corvonero". Poi aggiunse, non senza una nota di malizia: "Forse potresti chiederle qualche lezione gratis". 
 
Si pentì di averlo detto ancora prima di aver terminato la frase. Lucy si allontanò di fretta, senza degnare i due di uno sguardo. Sapeva che le avrebbe rinfacciato questa sua uscita per tutta la settimana e che per il momento avrebbe potuto scordarsi di chiederle in prestito Magie e Stregonerie nel medioevo. Se non altro, Molly era sollevata. Salutò il ragazzo, contenta di tornare da Roxanne. 
 
Le sembrava strano che sua sorella si fosse presa una cotta per uno che non giocava a Quidditch. Prima di allora, non aveva avuto occhi che per giocatori. Però è carino. Forse è per questo che lei... 
 
Mentre era immersa nelle sue riflessioni, qualcuno l'afferrò per il braccio e la costrinse a girarsi. Non fece in tempo a manifestare la sorpresa che si trovò a faccia a faccia con Mason McLaggen. 
 
"Che problemi hai?" strillò, mentre cercava di divincolarsi. Ma il ragazzo non voleva lasciare la presa. Anzi, la strinse ancora più forte e la costrinse ad avvicinarsi. Sulle sue labbra serpeggiava un sorriso che non le piaceva affatto. Ma era decisa a non lasciarsi intimidire. 
 
"Weasley, dove vai così di fretta?" le si rivolse, con un tono a metà tra il dolce e il minaccioso. 
 
"Dove vado io, non ti riguarda!" gli urlò contro. Più cercava di sfilarsi dalla sua stretta, più lui premeva la sua stretta. Le stava facendo male. "Lasciami subito!" 
 
Il corpo esile della ragazza era a un millimetro da quello muscoloso di lui. Era uno dei cacciatori della squadra di Quidditch di Grifondoro ed era nello stesso anno di Fred, James e Louis. Anni di allenamento l'avevano reso possente e forte (Molly sapeva che si allenava in maniera maniacale anche durante le vacanze). Non si poteva negare la sua bravura nello sport o la sua bellezza statuaria che faceva sospirare molte delle sue compagne, tuttavia lei non si sentiva a proprio agio assieme a lui. Ad essere più precisi, lo detestava. 
 
McLaggen fece come se non l'avesse sentita. Con la mano libera le accarezzò il mento. "Sai, ho pensato molto questa estate..." incominciò lui, con voce melliflua. 
 
"Hai pensato? Deve essere stato un bello sforzo per te". 
 
"Ho pensato molto a te. Sai, mi hanno detto che Williams ti ha mollata. Un cretino, se lo chiedi a me...".
 
"Peccato che non abbia chiesto il tuo parere". 
 
"... fatto sta che, per mia fortuna, anche io ho rotto con la mia ex. E, per tua fortuna, ora sono disponibile". 
 
Molly lanciò un'occhiata al di sopra della spalla di McLaggen, per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi. Purtroppo l'unico presente era Nelson Dodd, suo fiero compagno. Si godeva la scena con un sorrisetto divertito sul volto. 
 
Spostò di nuovo lo sguardo sul ragazzo che la teneva per il braccio e lo fissò negli occhi. "E a me perchè dovrebbe interessarmi?" 
 
Lui ridacchiò, come se lei avesse fatto una battutina spiritosa. "Perché, ovviamente..." spiegò, sicuro di sé, "... io sono uno dei ragazzi più popolari della scuola. Non c'è ragazza che non vorrebbe uscire con me: sono il miglior giocatore di Quidditch della miglior squadra e sono un Grifondoro, che è la miglior Casa di Hogwarts". 
 
McLaggen era davvero convinto di quel che diceva. Bastava poco a fargli credere di essere il migliore: l'aveva sentito spesso, mentre era in Sala Comune, vantarsi delle sue doti di Cacciatore, del fatto che facesse parte del Lumaclub, di come suo padre avesse affrontato coraggiosamente tre Mangiamorte insieme durante la Battaglia, dei suoi genitori che occupavano un posto importante al Ministero. In verità, Molly era sicura di non aver mai sentito suo padre menzionare un certo Cormac (o era Connor?) McLaggen quando si metteva a parlare delle persone importanti, né una certa signora McLaggen. 
 
"Buon per te. Scommetto che ci sono un sacco di ragazze che sarebbero onorate di farsi stritolare il braccio da te". 
 
Mason allentò la presa, senza però lasciarle il braccio. "Ma io voglio la migliore. Ho pensato che io e te faremo una bella coppia: sei una Grifondoro, come me, sei bella, come me, ti piacciono i giocatori di Quidditch, come lo sono io... e sei una Weasley".  
 
"Ce ne sono molte, di Weasley. Fin troppe". Molly pensò soprattutto a Victoire e Dominique, le quali erano ormai fuori da Hogwarts. Di sicuro, anche se non erano Grifondoro, Mason le avrebbe desiderate come fidanzate per la loro bellezza. Si sentì subito in colpa nei loro confronti per aver desiderato che fossero loro gli oggetti dell'attenzione di quell'individuo, anziché lei. 
 
"Abbiamo visto" intervenne Nelson, il suo disgustoso sorriso ancora sul volto. "Infatti non mi dispiacerebbe conoscere più a fondo quella che ti porti sempre dietro". 
 
Questo fu troppo per Molly. Con tutte le sue forze, spinse McLaggen lontano da sé e gridò adirata a Dodd:" Non ti azzardare a metterle le mani addosso, hai capito? Tu le fai schifo!" 
 
Dodd non si scompose. Anche lui, come il suo amico, era abituato ad avere ragazze che gli sbavavano dietro. "Sarà lei a deciderlo... naturalmente, dopo che avrà avuto un incontro ravvicinato con me" rispose lui. I suoi occhi brillavano maliziosamente.
Fece un passo in avanti per tirargli uno schiaffo ma McLaggen, accortosi delle sue intenzioni, le afferrò le braccia per bloccarla. In tutta risposta, gli diede un calcio agli stinchi. Probabilmente non gli fece niente, ma lui la lasciò andare lo stesso. 
 
"Molly! Che succede?" 
 
La ragazza si voltò. Dietro di lei c'era Jack, che guardava la scena tutt'occhi. Nella mano destra impugnava la bacchetta. 
Ci fu un secondo di tensione, in cui Jack e McLaggen si fissarono negli occhi. Il Grifondoro si mise a ridacchiare e, scuotendo la testa, disse al suo amico: "Andiamocene". 
 
Dodd, che praticamente condivideva il cervello con McLaggen, fu d'accordo. Si girò verso di lei e disse:" Salutami tua cugina". 
Era davvero insolito, per loro, sprecare un'occasione per duellare. Forse non avevano la bacchetta con sè. O, ancora più probabile, non volevano abbassarsi a vedersela con un Tassorosso mollaccione. Molly ne fu comunque sollevata. Prima di allontanarsi, però, McLaggen la trascinò a sé per il polso e sussurrò: "E' inutile che fingi, Weasley. So che in realtà mi adori. Attenderò paziente".
 
Non lo degnò di una risposta. D'ora in avanti, avrebbe dovuto far attenzione a quei due. Sapeva che non erano tipi con cui scherzare.  
 
Si diresse dalla parte opposta, con Jack alla calcagna.
 
"Stai bene, Molly?" le chiese. Si capiva che pure lui era sollevato per non aver dovuto vedersela con quei due. 
 
Molly, ancora furibonda con Dodd, non gli rispose. Il viso del Tassorosso si incupì. 
 
"E-ero venuto a c-cercarti" disse timidamente. Deglutì prima di proseguire. "Tu... cioè, io... v-volevo scusarmi per l'altro g-giorno... al negozio... non volevo offendere la tua a-amica... Io n-non ho n-nulla contro i magonò... anzi, ne abbiamo dozzine in famiglia... beh, non proprio dozzine... sai, io...". 
 
Molly si fermò, guardandolo sorpresa. "Oh, no!" gli rispose in fretta. "Sono io a dovermi scusare con te. Non avevi detto niente di male. È solo che... ecco, diciamo che Shirley non ama parlare del suo... per lei è un po' un peso. Ma non si è offesa con te". 
 
Jack annuì, diventando tutto rosa. Sembrava improvvisamente rianimato. Molly stava per dirgli che Shirley avrebbe iniziato a studiare a casa, ma si trattenne. Di sicuro, la sua amica non avrebbe voluto che quell'informazione fosse divulgata. Invece gli chiese: "Davvero hai molti magonò in famiglia?" 
 
"Sì, cioè... no, in verità ne ho uno. È un mio cugino di secondo grado. Ma non l'ha presa male. In fondo, molti dei miei parenti sono babbani, quindi non è solo... nel senso, non voglio insinuare che Shirley sia sola...".
 
"Capisco cosa vuoi dire" le disse lei, con un sorriso. Ormai McLaggen e Dodd erano solo un lontano ricordo e le era tornato il buonumore.  
 
Ci fu una pausa. Jack fu sul punto di dirle qualcosa, ma proprio in quel momento arrivò la signora col carrello, che intimò a loro di lasciarla passare. Si spostarono di lato. Molly si ricordò improvvisamente di non aver pranzato e che Roxanne l'aspettava con le cioccorane (e i calderotti!). 
 
"Jack, io devo andare. Ci vediamo". 
 
Lui sembrava un po' deluso. "Ah, ecco... sì, ok. A presto". 
 
Molly si affrettò a raggiungere il suo scompartimento. Era convinta che sua cugina fosse rimasta sola per tutto il tempo, invece fu accolta da un coro di gridolini eccitati. Un secondo dopo fu sommersa da un mare di abbracci. Sorpresa, si lasciò trascinare dall'entusiasmo. "Ragazze! Mi siete mancate!" 
 
Kate Alderton, Chloe Macmillan e Lauren Blake facevano gruppo assieme a lei e Roxanne. Come loro, erano Grifondoro in procinto di iniziare il sesto anno. Molly era affezionata a loro: durante le vacanze non avevano molte occasioni di vedersi, tuttavia si scrivevano stesso. A Hogwarts erano un'ottima compagnia contro i piccoli disagi quotidiani, altrimenti conosciuti con il nome di 'Temi da finire', 'libri mancanti' e 'Gertrude Gray'. 
 
"Mols, da quanto tempo!" 
 
"Che bello, ti sei abbronzata!  
 
"Com'è l'Egitto? Io quest'estate sono stata in Corsica..." 
 
"Dove diavolo ti eri cacciata?" Roxanne le lanciò le cioccorane e i calderotti. "Stavamo per denunciare la scomparsa al capotreno". 
 
Molly disse semplicemente: "Perchè? Norma Cowen - la nostra Caposcuola - aveva così tante cose interessanti da raccontarmi".

Non aveva voglia di raccontare dei suoi incontri con Caleb, Jack e i due troll di montagna. Forse dopo avrebbe detto qualcosa a sua cugina, soprattutto riguardo a Dodd, ma non ora. 

 
Incominciò a mangiare, mentre Kate iniziava a parlare senza fermarsi. Era una vera maestra di pettegolezzi. Anche se non era sempre sicura dell'affidabilità delle sue fonti. 
 
"Lo sapete che Norma si è mollata con Trevor White? Era ora, direi! È talmente insopportabile...". Continuò ad aggiornare le sue amiche sulla vita amorosa dei loro compagni. "Ho sentito inoltre che Luke Davies è tornato insieme alla sua ex... quella di Serpeverde, come si chiama... Rhea Hyslop...".
 
Molly lanciò un'occhiata verso Roxanne. Dallo sguardo si poteva capire benissimo che fosse turbata, anche se faceva del suo meglio per non darlo a vedere. Kate lo sapeva che l'anno scorso la loro amica era uscita con lui, come aveva potuto? Ma forse non sapeva del bacio. Può darsi che Roxanne l'avesse confidato solo a Molly. 
 
"Sei sicura che sia vero? Non è che ti sei sbagliata?" le chiese. 
 
"Impossibile, gli ho visti con i miei occhi questa mattina prima di salire in treno. Si stavano baciando. Anche se non capisco come possa abbassarsi a stare con una Serpeverde. Lui che è così bello, poi!" 
 
Roxanne guardava insistentemente fuori dalla finestra, come se avesse visto qualcosa di interessante. In realtà, Molly sapeva cosa la sua amica stesse provando, l'aveva sperimentato lei stessa l'anno precedente. Decise che era meglio cambiare argomento. 
 
"Ehi, questa ve la devo raccontare! L'altra sera è venuto un ospite a cena da noi..." e si mise a raccontare di un episodio divertente con la speranza di tirare un po' su il morale a Roxanne, o almeno di impedire alle amiche di parlare ancora di Luke Davies e della sua ragazza di Serpeverde. 
 
Ormai il paesaggio campestre era stato sostituito dai boschi e le montagne. Hogwarts era sempre più vicina. La misteriosa questione, invece, era totalmente dissolta dalla sua mente. Il primo settembre aveva davvero uno strano potere su di lei.
Spero vi sia piaciuto e che non ci siano errori, inoltre spero di non metterci così tanto ad aggiornare la prossima volta, ma non vi prometto niente. Purtroppo la mia vita è parecchio incasinata, peggio di quella di Molly... ok, non sono messa così male, ma avete capito. xD

Fatemi sapere cosa ne pensate. 

Stay tuned ;)
   
 
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