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Autore: Mr Lavottino    09/06/2019    3 recensioni
*STORIA AD OC*
Blaineley O'Halloran è una famosa psicologa canadese alla ricerca di una cura per le malattie mentali. Per raggiungere il suo obiettivo, decide di fare un esperimento che vede coinvolti dei ragazzi afflitti da disturbi psichici per poterne studiare il comportamento e cercare di trovare un modo per curarli.
I ragazzi verranno quindi chiusi dentro un edificio sotto il controllo di un gruppo di psicologhi.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Josh, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Erano passate tre ore da quando Kevin aveva ricevuto la minaccia da parte di Aya. Per tutto il tempo era rimasto immobile sul divano, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e gli occhi puntati verso lo schermo nero della televisione.
Cosa avrebbe dovuto fare? Sapeva perfettamente che se la mora gli aveva chiesto una cosa del genere era perché ne avrebbe tratto qualche vantaggio, però non riusciva a capacitarsi di cosa. D'altronde aveva fatto scegliere a lui la vittima.
Nikita e James stavano tranquillamente conversando sul divano, ignari delle occhiatacce che Charlene gli stesse rivolgendo, e non sembravano sospettare di nulla. Kevin si era già armato con un coltello, nascosto intelligentemente fra i cuscini, da poter usare al momento opportuno, ma era più che sicuro che uccidere Nikita non sarebbe stata una passeggiata.
Non sapeva come James e Charlene avrebbero preso la cosa, quindi era restio nell'agire in quel momento. Il tempo stava tuttavia scadendo e a breve Wren sarebbe morto.
- Quindi ti piacciono Mozart e quegli altri sfigati lì? Diavolo, a livello musicale sei veramente basso.- Nikita, con il suo solito modo di fare glaciale, si stava divertendo nel prendere in giro il biondo.
- Non sono sfigati! Hanno scritto la storia della musica!- ribatté subito James. La discussione era partita perché lui aveva trovato un disco di Mozart sugli scaffali della sala e lo aveva messo nello stereo. "La marcia turca", nella sua versione integrale, stava suonando per tutta la stanza, riuscendo a rendere allegra una situazione che, fino a quel momento, aveva avuto solo del tragico.
- Sono vecchi. Non puoi ancora ascoltare quella roba. - la castana scosse la testa, mentre richiudeva il libro. Stranamente rispetto alle altre volte, la ragazza si trovava sul divano e non nell'angolo bar da lei tanto amato.
- Mi danno un senso di pace e mi fanno sentire libero.- replicò lui, appoggiando la schiena cuscino dietro di lui.
- Che idiota...- la castana scosse la testa e lui mise il broncio.
- Non dovresti prenderlo in giro, è molto sensibile.- Charlene si intromise nella loro conversazione, guardando l'altra con uno sguardo poco rassicurante.
- Può tranquillamente difendersi da solo, non ha bisogno della sorellina.- Nikita ricambiò l'occhiataccia e ciò fece indispettire la bionda ancora di più.
- Lo conosco da quando è nato, so bene com'è fatto. Quindi lo difendo.- il suo tono di voce divenne quasi seccato, al punto che la castana pensò di star per essere aggredita.
- Ripeto: ha diciannove anni, non ha bisogno di qualcuno che lo controlli come se fosse un neonato.- Nikita si alzò dal divano e si diresse all'angolo bar, dal quale prese una bottiglia d'acqua ed iniziò a berla.
- Ce n'è una anche per me?- chiese Kevin, quasi tremante.
- Sì. - come prevedibile, la castana non gliela passò, quindi il moro fu costretto ad alzarsi e ad andarsela a prendere. Sentiva i piedi pesargli come piombo e più sui avvicinava a lei e più la testa iniziava a girargli. Tenne coltello nascosto sotto la maglietta e, quando le arrivò quasi davanti, lo estrasse di colpo.
- Attenta!- James si accorse dell'arma in possesso di Kevin grazie al riflesso biancastro prodotto dal metallo, e riuscì quindi ad avvisare la ragazza prima che fosse tardi.
Nikita si gettò istintivamente indietro, facendo cadere la bottiglia che aveva in mano, e riuscì ad evitare il fendente del moro. Kevin non fece in tempo nemmeno a capire cosa stesse accadendo, si ritrovò a per terra, con la schiena completamente zuppa, per colpa dell'acqua dispersa sul pavimento, e le mani della castana attorno al collo.
L'espressione di Nikita lo spaventò al punto che lasciò il coltello. I suoi occhi si erano iniettati di sangue e teneva la bocca digrignata in un 'espressione piena d'astio e rabbia. Le dita della castana affondavano nel collo di Kevin, che non cercava nemmeno di dimenarsi, il tutto mentre Charlene li osservava con fare quasi divertito.
Fu James ad intervenire, discostando con un colpo la ragazza da sopra il moro, che tossì per una ventina di secondi ed iniziò a respirare rumorosamente.
- Che cazzo avevi in mente di fare?- il biondo lo prese poi per il collo e lo sbatté contro il retro del divano.
- Aya mi ha detto...- si interruppe, per dare un altro colpo di tosse - che avrebbe salvato Wren solo se...- prese fiato - avessi ucciso Nikita.- disse infine.
La castana non si era ancora calmata e, senza farsi notare, aveva preso il coltello da terra e si stava incamminando verso il moro.
- Spostati.- disse a James, mentre stringeva le dita attorno al manico.
- Che cosa vuoi fare?- le chiese, nonostante non fosse servito a molto farselo dire, dato che le sue intenzioni erano più che chiare.
- Ho detto spostati.- ripeté e gli fece cenno con la testa di allontanarsi dal moro.
- Ferma, non fare cavolate.- provò a farla calmare, ma ormai la castana aveva perso la testa. Il solo ed unico pensiero che aveva per la testa era quello di uccidere il moro.
- Spostati!- urlò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Quelle parole vennero seguite da un attimo di silenzio, che venne interrotto dall'arrivo di Jake nella sala.
- Si può sapere che succede?- domandò, mentre la castana si avvicinava lentamente verso Kevin. James si mise fra i due. Stava tremando fortissimo per la paura, eppure non accennava a scansarsi.
- Ti ho detto di spostarti.- Nikita prese il biondo per il collo e gli puntò il coltello alla gola, senza alcuna esitazione. Subito Charlene si alzò in piedi, allarmata per il fratello.
- Calmati, per favore...- sussurrò James, mettendole una mano sulla spalla. Il respiro della castana iniziò a farsi sempre più affannoso, fino a quando non tornò regolare. Lentamente mollò la presa su di lui, per poi lasciare il coltello.
- Non ci ho capito nulla...- Jake si appoggiò allo stipite della porta ed esalò un lungo sospiro.
- Che cos'era tutto quel baccano?- Aya, con i guanti e la maglietta sporca di sangue, entrò nella sala e si finse estranea a tutto.
- Gli hai detto di ammazzarmi, eh?- Nikita ormai si era tranquillizzata, nonostante sentisse ancora un po' di rabbia. Portò gli occhi verso la mora, che alzò le sopracciglia con fare stupito.
- Ci hai provato davvero? Io stavo scherzando.- sorrise verso Kevin, che la stava guardando con un'espressione tutt'altro che chiara - Ho già cucito le ferite di Wren, adesso lo sto tenendo sotto controllo. Non lascerei mai morire un bel ragazzo come lui.- scherzò, facendo però indispettire involontariamente Jake.
- Oh, Gesù...- Kevin, scaricata tutta la pressione che aveva addosso, affondò la testa fra le braccia rimase seduto per terra.
- Ti sembrano scherzi da fare?- James, ancora con il cuore che gli batteva a mille, guardò la mora con un'espressione furente, che venne ricambiata da un sorrisetto.
- Cerchiamo di darci una controllata.- Jake si mise subito in mezzo - È vero ciò che dicono?- le chiese, guardandola con un'espressione dura in volto.
- Io stavo solo scherzando, non volevo provocare tutto ciò.- dagli occhi della mora iniziarono a scendere delle lacrime, che mandarono il castano visibilmente nel panico - Sei arrabbiato con me?- gli chiese poi, guardandolo.
- No, no, assolutamente. Era solo una domanda...- Jake, sotto gli sguardi increduli degli altri, si era bevuto alla grande quel pianto finto. Mentre parlavano, il disco inserito da James finì e la musica si interruppe, così come quella surreale situazione che avevano vissuto quella mattina.
 
- Aya, perché hai deciso di salvarlo?- Jake, seduto accanto a lei in infermeria, la stava osservando mentre si prendeva cura di Wren. Il biondo era rimasto incosciente per due e giorni e, per tutto quel tempo, la mora era stata occupata nel tenerlo d'occhio.
Aveva lasciato l'incarico di cucinare a Kevin, che si era dimostrato un cuoco discreto, e si era "trasferita" all'interno di quella piccola stanza, dove ogni tre ore era costretta a compiere delle "piccole operazioni" per tenere in vita il ragazzo.
Jake si era proposto come assistente, perché era più che sicuro che il biondo in poco tempo sarebbe morto per via delle ferite gravi, ma invece Aya era riuscita a tenerlo in vita. Il fatto che la ragazza stesse dedicando tutto il suo tempo verso Wren, lo stava indispettendo particolarmente.
Ormai si era abituato ad essere al centro dei pensieri della mora, almeno dal suo punto di vista, quindi non era per nulla felice che queste attenzioni si fossero sposate sul biondo.
Perché Aya tendeva a stare in silenzio mentre operava, o al massimo chiedeva qualche strumento, e perciò Jake si sentiva sempre più ignorato.
A tutto ciò si aggiungeva Kevin, che come poteva andava in infermeria a controllare le condizioni dell'amico e passava anche ore a parlare con Aya. Spesso le chiedeva qualche consiglio su cosa cucinare, altre volte discutevano su cosa avrebbe dovuto fare al biondo per tenerlo in vita.
Sembrava quasi che lei fosse il suo mentore, cosa strana perché lei aveva tre anni in meno di lui, e il moro aveva preso la cosa sul serio. Ascoltava ogni singola parola da lei detta e la studiava, così da prepararsi nel caso fosse successo qualcosa a Wren mentre lei non poteva tenerlo d'occhio
- Perché è un bel ragazzo. Non posso lasciarlo morire così. - sentendo quelle parole, che Aya aveva detto ironicamente, Jake sussultò. La paura che le sue attenzione potessero rivolgersi completamente verso il biondo salì esponenzialmente.
- Ah, tutto qui?- il castano sentiva la gola secca.
- Tutto qui.- ripeté lei, mentre passava la mano sulle cicatrici del biondo per controllarne lo stato - Potresti portarmi le pasticche di Paracetamolo, per cortesia?- Jake obbedì senza dire nulla, prese la confezione rosea e gliela passò. Poi, mentre lasciava l'oggetto nella mano dell'altra, gli sorse un dubbio: cosa fosse accaduto se avesse sbagliato le pasticche?
 
Charlene aveva notato che James e Nikita si erano avvicinati molto negli ultimi tre giorni. Ogni volta che andava in sala li trovava intenti a parlare, come se fossero amici da una vita.
Suo fratello non era mai stato un tipo espansivo e per questo era convinta che ci fosse qualcosa sotto. La castana era solita prenderlo in giro, mentre lui passava la maggior parte del tempo a tenere il broncio, ovviamente per finta, e a discolparsi nei modi più assurdi.
La situazione si era spinta avanti al punto che Charlene faceva fatica a trovare dei momenti per poter parlare da sola con il fratello e ciò la innervosiva. Il pensiero di non avere il pieno controllo su di lui non le piaceva per niente, soprattutto perché si era accorta che Nikita si metteva quasi sempre in mezzo quando provava a chiedergli dei favori.
Così, approfittando di un momento in cui la castana non fosse fra i piedi, Charlene prese James ed iniziò un confronto faccia a faccia. Ebbe difficoltà ad iniziare la conversazione, poiché l'espressione del biondo sembrava genuinamente felice.
- Senti... devo parlarti riguardo Nikita.- gli disse, notando come il suo volto diventò cupo.
- Dimmi pure.- James la invitò ad andare avanti, mantenendo lo sguardo dubbioso su di lei.
- Devi smetterla di darle tutta questa confidenza.- si avvicinò ancora di più a lui, così da essere sicura di non farsi sentire.
- Che intendi dire?- il fratello le parve completamente spaesato.
- Hai visto tre giorni fa, no? Voleva ucciderti! Non è sicuro entrare in confidenza con una persona del genere.- cercò di sviarlo come faceva sempre, ovvero ricordandogli gli episodi spiacevoli che gli erano accaduti.
- È stato uno scatto di rabbia, tutti qua dentro ne soffrono.- disse, con una leggera ironia nel tono.
- Non c'è nulla da scherzare. Smettila di essere cosi amichevole con lei.- Charlene allungò la mano e la mise sul braccio del biondo.
- No. - ci fu un attimo di silenzio, durante il quale la sorella sgranò gli occhi - Nikita è simpatica, mi diverto a parlare con lei.- spiegò, con un sorriso in volto.
- Ma sei diventato scemo, per caso?- la bionda disse quelle parole tenendo i denti stretti e con un'espressione furente in volto, mentre pian piano stringeva la presa sul braccio dell'altro.
- No. - sentiva che il fratello stava opponendo resistenza sulla sua stretta gonfiando il muscolo - Sto solo iniziando a pensare con la mia testa.- quelle parole, dette palesemente come frecciatina, la fece infuriare ancora di più.
- Io ti conosco da quando sei nato, so cosa è meglio per te, quindi stai in silenzio e fa come ti dico.- sentendo quella frase, James la scostò di prepotenza.
- Ti ho detto di no. - il ragazzo iniziò a tremare improvvisamente e da ciò Charlene capì che in realtà non era lui ad aver pensato a quelle parole. Si accorse che dallo stipite della porta era visibile un occhio marrone. Non ci mise molto a capire di chi fosse.
Nikita, con un sorriso in volto, stava osservando la loro conversazione. La bionda rischiò di avere un attacco di rabbia, ma si limitò a tornarsene in camera senza dire nulla.
- Bravo, finalmente ci sei riuscito.- la castana si avvicinò a James, ancora tremante e con il fiatone, e gli appoggiò una mano sulla schiena.
- Ho bisogno di sedermi.- detto ciò si gettò sul divano ed iniziò a prendere dei grossi respiri. Era stato difficile per lui confrontarsi con la sorella, aveva provato a sembrare convincente e audace, ma alla fine si era messo a tremare come una foglia - Non sono riuscito ad essere più... sicuro.- disse, abbassando la testa.
- Una cosa per volta.- lo rassicurò lei, puntando lo sguardo verso la porta da dove poco prima la bionda era passata. Più che per aiutare James, lo stava facendo per mettere in difficoltà la sorella, che si era guadagnata le sue antipatie.
 
Ace aveva provato ad uscire dalla cella in ogni modo. Dal semplice forzare le sbarre al provare a tagliarle con il coltello, che Blaineley le aveva imprudentemente lasciato. Aveva studiato alla perfezione la cella ed era giunta alla conclusione che non aveva modo di uscire da lì.
Per di più era da sola, dato che l'unica persona che la andava a trovare era Josh, incaricato di darle da mangiare e da bere. I due in quei tre giorni aveva conversato spesso ed Ace era giunta alla conclusione che Josh non fosse cattivo, ma solo sottomesso completamente alla bionda.
- Per ora quanti sono morti?- domandò, tenendo la testa contro il muro. Passava tutto il tempo seduta per terra, completamente frustrata per la situazione. Si era fatta fregare con una tale facilità che stentava a crederci.
- Due, quasi tre. Il fanatico degli alieni è ancora incosciente, non so per quanto Aya riuscirà a tenerlo in vita. - spiegò Josh, sospirando. Si mise a sedere sull'unica presente lì vicino e le passò il cibo dalla fessura fra le sbarre. Un panino ed una bottiglietta d'acqua, ovvero il solito.
- Cazzo...- sussurrò, per poi affondare la testa nelle ginocchia - ho fallito.- afferrò il panino ed iniziò a mangiarlo.
- Già, puoi dirlo forte. Ma sai, Blaineley è fatta così. Se si mette in testa qualcosa lo porta fino in fondo.- un sorriso amaro si dipinse sul volto del moro.
- Perché le vai dietro? Tu non sei come lei.- la ragazza portò il suo occhio azzurro verso di lui. Dalla sua bocca uscì fuori un tono frustrato ed arrabbiato.
- Ho fiducia in lei, quindi penso che prima o poi si fermerà.- le disse, intrecciando le dita delle mani fra loro.
- Stai lasciando morire dei ragazzi! Non se ne salverà nemmeno uno se le cose continuano ad andare in questo modo. - Ace si alzò in piedi e si portò alle sbarre. Le afferrò con forza e guardò il moro con odio.
- Anche tu hai vissuto una situazione del genere, vero?- sentendo quelle parole, la ragazza allentò pian piano la presa sul ferro - Non deve essere stato facile, soprattutto dopo aver saputo il motivo per cui eri là. Quando è successo?- le domandò.
-Tre anni fa. - non aggiunse altro, si limitò a sospirare con forza.
- Certo che il signor Barlow ne ha messa di gente in pericolo, eh?- Josh si lasciò andare ad una risata, nonostante sapesse che fosse del tutto inopportuna.
- Lui ci ha salvati. Non lo accuso di nulla, la colpa era di MacLean. - Ace tornò seduta per terra. Prese la bottiglia ed iniziò a bere un sorso d'acqua.
- Ah, MacLean... quel tipo era un vero idiota. Lo conoscevo, sai?- il moro la guardò mentre per poco non sputò tutta l'acqua che aveva in bocca.
- Davvero?- tossì leggermente, per poi portare lo sguardo dritto verso di lui. Il suo capo le aveva parlato spesso di MacLean, ma non aveva mai avuto modo di parlare con qualcuno che lo conoscesse.
- Sì, era un amico del mio vecchio capo. Un tipo veramente particolare.- scosse la testa e ripensò ai vecchi tempi, quando ancora aveva i capelli completamente neri ed era un semplice psicologo che lavorava per il bene della comunità.
- Ne ho sentito parlare.- Ace rise per la prima volta dopo tre giorni - Piuttosto, te lo cambi mai quel camice?- la ragazza decise di cambiare la conversazione, divenuta fin troppo pesante per lei.
- Non spesso.- il moro se lo guardò. Aveva diverse macchie ed un bottone in meno, oltre che le maniche graffiate.
- Il tuo capo non ti dice nulla?- si meravigliò lei, facendolo ridere.
- No, è molto intelligente, ma tende a non notare i dettagli.- spiegò, assumendo un'espressione seria all'improvviso - Pensa che una volta...- il suo discorso venne interrotto da un urlo.
- Josh, vieni qui!- la voce di Blaineley penetrò nella sua testa con forza e lui non poté far altro che roteare gli occhi ed avviarsi di sopra. Salutò Ace con un cenno della mano e se ne andò.
- C'è qualche problema?- chiese, notando che la bionda sembrava leggermente alterata. Blaineley iniziò a schiacciare tutti i tasti davanti a lei, eppure dalle televisioni non sembrava accadere nulla.
- Perché non funzionano? Volevo chiudere le porta dell'infermeria, eppure rimangono aperte.- dette un colpo alla pulsantiera, facendola cadere per terra.
- Mi faccia controllare.- dette una rapida occhiata ai cavi, tutti perfettamente collegati, poi si spostò verso le prese della corrente - Oh, cazzo.- si lasciò scappare, facendo impensierire l'altra - Il problema deve essere all'interno della casa. - dedusse, portandosi l'indice e il pollice sotto il mento.
- Quindi?- la bionda, preoccupata che ciò potesse compromettere l'esperimento, volle subito provare a cerca una soluzione.
- L'unico modo per farla funzionare- indicò la pulsantiera, ancora per terra - è entrare dentro la casa, quindi credo che ormai sarà inutilizzabile per tutto l'esperimento.- abbassò la testa, pronto a ricevere una punizione, ma Blaineley si dimostrò inaspettatamente calma.
- Non importa, in questo modo l'esperimento sarà realistico al cento per cento. Qualche segnale resterà attivo?- domandò poi, iniziando a controllare il tutto sul PC.
- Probabilmente la sveglia e la registrazione per il cibo, quelle sono collegate all'orario, quindi dovrebbero continuare ad andare.- Josh le andò vicino ed iniziò a guardare la scheda che la bionda aveva appena aperto sullo schermo.
- Perfetto, almeno si sveglieranno presto.- si lasciò andare sullo schienale della sedia, completamente esausta - Sono tre giorni che non succede.- aggiunse poi, cercando aprire un dialogo.
- Saranno spaventati. Inoltre la situazione di Wren fa preoccupare.- Josh provò a cercare delle valide spiegazioni, che però lei nemmeno considerò.
- È per questo che volevo chiudere l'infermeria, almeno lui morirà e tutti torneranno a comportarsi come prima.- quelle parole fulminarono il moro, soprattutto perché dette con il tono di chi stesse parlando di argomenti futili.
- Dia tempo al tempo, capo. - le disse con un sorriso di circostanza.
- Perché adesso sei favorevole all'esperimento? Non dicevi di volermi fermare se le cose si fossero messe male?- Blaineley lo guardò dritto negli occhi, lasciandolo interdetto.
- Beh... lei è un genio. Io credo che lei possa davvero guarire le malattie mentali e se per far ciò dovrà sacrificare novi ragazzi, beh... ne vale la pena. - il volto della bionda si illuminò con un sorriso radioso.
- Bravo, vedo che finalmente l'hai capito. Lo faccio per il bene di tutti.- portò nuovamente gli occhi verso il PC.
- Sì, lo so. - detto ciò, si allontanò ed andò a sedersi sul divano.
 
 
ANGOLO AUORE:
Bonjour, ca va? Ecco a voi il capitolo 6! Ritorna Blaineley, ritorna Ace, ritorna Josh e, soprattutto, non muore nessuno. Quest'anno mi sento parecchio burlone, quindi ci sono molti capitoli in cui, alla fine, nessuno ci lascia lo zampino.
Che carina Aya, ha fatto una burla al povero Kevin. Beh, che dire... capitolo passeggero, ma comunque abbastanza pieno di informazioni calienti.
Adesso torno al mio lavoro, sto scrivendo una Ducney (strano ma vero) che devo finire entro il 15!
Ah, vi lascio qua sotto un fantastico disegno che ReginaZoey ha fatto sulla storia. Veramente fantastico *-*
Ne approfitto per ringraziarti ancora <3
 
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