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Autore: Parmandil    10/06/2019    0 recensioni
Sembrava una giornata come tante, finché Jaylah non si è scambiata di corpo con Zafreen, la più svampita e insopportabile delle sue colleghe. Cose che capitano, quando si lavora sulla USS Keter. Mettiti a riposo, le dicono, e il problema si risolverà da sé. Sperando che intanto Zafreen non combini altri pasticci.
Ma i pasticci arrivano sotto forma del Sindacato di Orione, la peggior organizzazione criminale dell’Unione. Come erede del suo Clan, Zafreen deve partecipare agli “affari di famiglia”; e pazienza se sotto la pelle verde batte il cuore di una poliziotta. Mentre i suoi colleghi cercano di rintracciarla, Jaylah deve sopravvivere, celando la sua vera identità: l’unica garanzia che i rapitori la risparmino.
Nel frattempo anche Norrin, l’Ufficiale Tattico, deve affrontare un problema familiare: i suoi parenti Hirogeni gli chiedono di partecipare alle loro cacce, sperando di convincerlo a restare con loro. Ma ciò che è lecito per i Cacciatori Hirogeni non sempre lo è per un ufficiale della Flotta.
Con la partecipazione straordinaria dello Spettro, e un finale pieno d’inseguimenti e colpi di scena, ecco a voi l’unico racconto comico nella saga dell’Enterprise-J e della Keter.
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benjamin Sisko, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Star Trek Keter Vol. III:

Affari di famiglia

 

SPAZIO, ULTIMA FRONTIERA.

QUESTI SONO I VIAGGI DELLA

NAVE STELLARE KETER.

LA SUA MISSIONE È DIFENDERE

GLI ACCORDI TEMPORALI

E L’UNIONE GALATTICA,

CON OGNI MEZZO NECESSARIO.

QUANDO UNA MINACCIA ELUDE

LE CONTROMISURE TRADIZIONALI,

LA KETER ENTRA IN AZIONE.

 

 

-Prologo:

Data Stellare 2577.115

Luogo: Rio de Janeiro, Terra

 

   Il negozio era piccolo, aperto su una stradina sporca e tortuosa in cui ristagnavano odori poco gradevoli. La targa sull’ingresso non lasciava dubbi: DA UVATH – RINNOVO PATENTI PER OVERBIKE E OVERMOBILI. Ma l’Orioniana sapeva che era solo una copertura per la sua vera attività. La ragazza si guardò furtivamente intorno, accertandosi che la stradina fosse deserta e nessuno la vedesse entrare. Per sicurezza guardò anche in alto, alla ricerca di droni. Non c’erano minacce in vista. Rassicurata su questo punto, la giovane respirò a fondo, strinse a sé la borsa ed entrò frettolosamente. Uno scampanellio elettronico segnalò il suo ingresso al proprietario.

   «Buongiorno, signorina» disse l’Yridiano, uscendo dal retrobottega. Basso com’era, la sua faccia da topo era al livello del decolté dell’Orioniana, cosa che lo mise subito di buonumore. «Come posso esserle utile? Che le servano patenti o bolli, qui siamo attrezzati per una vasta gamma di veicoli...».

   «Niente di tutto questo» rispose l’Orioniana, con voce bassa e un po’ contraffatta. «Sono qui per un altro genere di servizio».

   «Scattiamo anche olografie per i documenti...» propose Uvath, senza staccare gli occhi dal materiale fotogenico davanti a lui.

   «Infatti è proprio un documento, che mi occorre. Ma non la patente» disse l’Orioniana, sulle spine. Si guardò di nuovo attorno, per assicurarsi che fossero soli. «Mi hanno detto che lei può procurarmi una carta d’identità e un permesso di soggiorno nuovi di zecca, senza passare per le solite lungaggini burocratiche».

   «Uhm... chi glielo ha detto?» volle sapere l’Yridiano, sbattendo gli occhietti miopi.

   «Amici di amici» rispose l’Orioniana, evasiva. «Allora, è la verità? E posso contare sulla sua discrezione? Il prezzo non è un problema» garantì, stringendo con forza la borsa.

   Il tozzo alieno la scrutò attentamente, finché le profonde rughe facciali si stemperarono in un sorriso sornione. «Ma certo, mia cara... risolverò i suoi problemi. Mi segua» disse, accennando al retrobottega.

   L’Orioniana dette un’altra controllata al negozio, che non era cambiato nell’ultimo minuto, e lo seguì in fretta. Attraversarono una stanza piena di cianfrusaglie e scesero una scaletta, che li portò in una camera sotterranea. Qui c’erano attrezzature professionali per creare documenti. Erano più adatte a un ufficio governativo che a una semplice agenzia di rinnovo patenti. Una porta blindata si chiuse alle spalle della ragazza, facendola sobbalzare. Le fu chiaro che, se voleva uscire, doveva restare in buoni rapporti con Uvath.

   «Allora, vuoi il pacchetto completo, eh?» gongolò l’Yridiano, fregandosi le mani soddisfatto. «Un permesso di soggiorno... ce ne sono di vari tipi, dovrai essere precisa. E una carta d’identità... su cui scriveremo quello che preferisci. Eccitante, vero? È un po’ come rifarsi la verginità. Dimmi, sei sulla Terra da molto? Per sapere quanto sei tracciabile».

   L’Orioniana avrebbe preferito non rispondere, ma capì che doveva essere collaborativa, per uscire da lì con ciò che voleva. O semplicemente per uscire. «Sono appena arrivata» rispose. «Non ho ancora fatto acquisti. Nessuna tracciabilità».

   «Ottimo! Sì, sì, posso farti avere tutto quel che ti occorre» garantì il falsario, accendendo in successione i suoi attrezzi. «Però devo avvertirti: per una nuova identità, il prezzo è elevato. Quanto hai con te? Niente crediti federali... accetto solo il buon vecchio latinum. Quindici barre per il permesso di soggiorno e altre venti per la carta d’identità».

   Era una richiesta esosa; la giovane ci rifletté un attimo. «E se ti offrissi questo, invece?» chiese, estraendo qualcosa dalla borsa. Era un geode tagliato a metà, che mostrava i cristalli preziosi incrostati all’interno. «È un geode di rubidio, un pezzo da collezione. Non sono esperta in geologia, ma penso che valga parecchio» precisò la ragazza, tenendolo sospeso davanti agli occhi bramosi dell’interlocutore.

   «Uhm... permetti, figliola?» chiese Uvath, traendo un analizzatore di tasca. Esaminò il geode, per accertarsi che fosse effettivamente rubidio. Lo era. Con cristalli di quelle dimensioni, valeva ben più di trentacinque barre. L’Yridiano stimò che ne valesse almeno il doppio. «Beh, non è la valuta che ti avevo chiesto...» disse, fingendo disinteresse, «... ma sei una bella ragazza e voglio venirti incontro. Sì, lo accetto» disse, tendendo le mani tozze verso il tesoro.

   «Bada a te» disse la giovane, tenendolo sospeso oltre la sua portata. «Non sto acquistando solo i tuoi documenti, ma anche il tuo silenzio. Tu non mi conosci, non mi hai mai vista».

   «Fa parte dell’accordo, certo» annuì Uvath, sempre più invaghito del geode. Quando finalmente l’Orioniana glielo cedette, se lo coccolò tra le mani e poi lo ficcò in una delle enormi tasche. «Devi proprio trovarti con l’acqua alla gola, eh?» si lasciò sfuggire.

   «Se sapessi chi sono, e chi mi dà la caccia, faresti meno domande» rispose la ragazza con voce tagliente. «Ora sbrigati a fare il tuo lavoro e poi dimentica d’avermi vista». D’un tratto non sembrava né ingenua, né accomodante. Anzi, c’era qualcosa di minaccioso in lei, tanto che l’Yridiano si sentì rabbrividire.

   «Come vuoi» disse Uvath, sedendo a una scrivania. Attivò l’oloschermo e iniziò a compilare i documenti falsi. «Allora, partiamo dalla carta d’identità. Ora ti chiederò i dati. Fai molta attenzione, perché quando avrai i documenti stampati non potrai più cambiarli. Quindi non devono esserci contraddizioni, né stranezze che spingano le autorità a ficcanasare. Ad esempio cerca di non cambiarti l’età, perché per un medico sarebbe facile accertarla, con un’analisi telomerica» avvertì.

   «È chiaro» annuì l’Orioniana, sedendogli di fronte.

   «Bene, allora cominciamo» disse l’Yridiano, guardandola di sottecchi. «Che nome devo scrivere?».

   «Zafi... ehm... Zafreen» si corresse l’Orioniana, scrutandolo con gli occhi neri, mentre si tormentava una ciocca corvina. «Da oggi sarò Zafreen».

 

   
 
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