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Autore: EleWar    11/06/2019    5 recensioni
"No Sugar, non ne ho mai avuto uno anche perché per me i tatuaggi sono un po’ come i legami…sanno di ‘per sempre’"
Che significato può avere un tatuaggio?
Ecco un'altra storiella per voi, spero che vi piaccia ^_^
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Allora, vi siete divertiti ad immaginare Ryo in versione casalinga-drag queen??? XD
Però, quanto stanno bene insieme i nostri due innamorati??
Dai dai che il momento di vedere il famoso tatuaggio si sta avvicinando (e con quello la fine del mio delirio).
Quindi... GRAZIE  a chi legge, a chi commenta, a chi si è preso la briga di vedere come andrà a finire.
Ah dimenticavo! Briz65 lo sa che non l'ho plagiata, perché una all'insaputa dell'altra abbiamo scritto.... questo. Io poi credo prima di lei ;-)
Vi lovvo
Ele



Cap. 10 Un temporale improvviso
 
Kaori era passata in lavanderia a prendere un grosso cesto della biancheria e lo consegnò a Ryo.
Una volta sul grande terrazzo a tetto gli disse:
“Bene, ora dovrai stendere i panni, ci sono anche capi della mia biancheria intima, ma ti avverto che li ho contati, se dovesse mancarne anche solo uno, la prova sarà considerata fallita” e gli strizzò l’occhio “E poi fai attenzione con le lenzuola”.
 
A dispetto dell’afa dei giorni scorsi, si era alzata una leggera brezza ed era la condizione ideale per far asciugare il bucato.
Dato che non aveva niente da fare, se non guardare il suo socio un po’ goffo e impacciato, con le braccia dietro la schiena Kaori iniziò a girellare per la terrazza, in un dolce far niente, si fermò davanti alla ringhiera, diede uno sguardo distratto alla città sotto di loro, infine si voltò e vi si appoggiò.
Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare il viso dal sole.
Era il ritratto della gioia di vivere.
Ryo si fermò di colpo rapito da quella visione affascinante.
Il suo cuore prese ad accelerare e dentro di sé sentì nascere una voglia matta di correre da lei, di stringerla fra le braccia e baciarla, ma allo stesso tempo si sentiva come inchiodato al suolo.
Kaori gli appariva più che mai pura, eterea e lui ancora una volta non si sentiva degno di osare tanto: come avrebbe potuto un tipo come lui, un volgare assassino, anche solo sperare che una creatura celeste come lei potesse prenderlo in considerazione, sporcarsi l’anima?
La donna dei suoi desideri, sentendosi osservata, aprì lentamente gli occhi, si voltò verso di lui e gli sorrise.
Ryo si sentì improvvisamente nudo e indifeso di fronte ai suoi grandi occhi luminosi.
Sembrava riuscisse a leggergli dentro l’anima.
Di quali magie era capace una semplice ragazza come lei, se riusciva come niente fosse, a sconvolgerlo in quella maniera?
Se bastava un suo sguardo per fargli torcere le budella?
Lui che aveva corteggiato e sedotto migliaia di donne, sofisticate, artefatte, dalla personalità costruita, si sentiva un adolescente di fronte alla spontaneità disarmante della sua amata socia.
Il bisogno di avere un qualsiasi contatto con lei, prevalse su tutte le indecisioni e Ryo decise di risolvere l’empasse alla sua maniera.
Strappò dal filo il lenzuolo che aveva davanti e se lo mise in testa, poi con le braccia tese, iniziò ad avanzare verso di lei, dicendo con voce volutamente tremante e gutturale:
“UUUuuuu…sono il fantasma di Ami… Sono venuto a prenderti”
Lei si scostò dalla ringhiera, e iniziò ad indietreggiare di fronte al suo avanzare; aveva il terrore dei fantasmi, anche se erano in pieno giorno e sapeva benissimo che davanti aveva quel buffone del suo collega.
Ma quella volta aveva avuto davvero una fifa blu, quando si erano occupati di quel caso, e quando lo spirito di Ami l’aveva posseduta, e lui lo sapeva.
“Ryo smettila! Lo sai che questi scherzi non mi piacciono…” e infastidita faceva per allontanarsi da lui, ma lui insisteva:
“Non potrai sfuggirmi…io ti ritroverò…”
“Basta, ho detto, questo scherzo non è divertente”, ma Ryo al contrario, se la spassava tantissimo nel volerla spaventare.
Stavano girando in tondo per la terrazza fra i panni stesi, fino a quando lo sweeper inciampò malamente in un tubo scoperto e ruzzolò a terra, finendo per avvoltolarsi nello stesso lenzuolo che aveva addosso.
Era il solito pasticcione maldestro.
Kaori a quel punto proruppe in una fragorosa risata:
“Idiota! Hai visto a fare il cretino cosa succede???ah ah ah ah ah ah ah”
“Scema, cosa ridi…mi sono fatto male” piagnucolò.
“Scemo tu! Come se non bastasse hai pure sporcato il lenzuolo e dovrò rimetterlo in lavatrice…. la tua prova è a rischio lo sai?” ma lo disse fra le risate.
 
Quella che era iniziata come una leggera brezza, però nel frattempo si era rinforzata e trasformata in un vento fastidioso e foriero di pioggia, tanto che in un attimo il cielo si coprì di minacciose nubi nere.
In breve tempo si scatenò su tutta Tokyo il classico temporale estivo, con tanto di tuoni e fulmini.
I due soci fecero per correre verso le scale, ma una sventata più forte delle altre, chiuse la porta di ferro con un rumore sordo, e quando la raggiunsero scoprirono che la serratura era scattata chiudendoli fuori.
“Ryo presto tira fuori la chiave!”
“Emmm veramente non ce l’ho, l’ho dimenticata di sotto”
“Cosaaaa?? Sei il solito buono a nulla!”.
E tutto questo mentre il cielo aveva impietosamente aperto le sue cataratte e sulla testa dei due sfortunati sweepers si stava riversando il diluvio universale.
Kaori era ormai bagnata zuppa e furente, anche Ryo era fradicio, ma ridacchiava a disagio… stavolta l’aveva fatta grossa.
“E adesso come facciamo?? Io odio i temporali grrrr”
“Dai calmati, vedrai che passerà in fretta”.
Kaori, con le spalle alla porta, si lasciò scivolare fino a sedersi sul pavimento e tirate le ginocchia verso il petto, le circondò con le braccia e appoggiandovi la testa si chiuse a riccio.
Ogni volta che c’era un temporale, inevitabilmente ricordava la sera tragica del suo compleanno, quando fuori imperversava un acquazzone pazzesco e Ryo era giunto a casa sua, grondante acqua da tutte le parti e soprattutto con la tragica notizia che suo fratello era morto.
Chiusa nel suo bozzolo, poco dopo percepì la vicinanza di Ryo, che si era seduto accanto a lei e che con un braccio teneva sospesa sopra le loro teste, la cesta della biancheria, a mo’ di riparo improvvisato.
Lei lo guardò fra la pioggia che le inondava il viso, aveva un’espressione triste e tormentata, ma Ryo sapeva cosa stesse pensando in realtà la sua partner in quel momento: non era veramente arrabbiata con lui, né lo era per la porta bloccata o perché loro erano rimasti chiusi fuori, esposti a quel temporale improvviso, non era nemmeno per il bucato da rifare.
Stringendosi a lei, le sussurrò:
“Mi dispiace. Ora ci sono io qua”.
Che era come voler dire: mi dispiace che tuo fratello sia morto, mi dispiace che tu stia ancora soffrendo per la sua mancanza, manca molto anche a me, ma ora ci sono io con te, non ti lascerò sola, mi prenderò cura di te, come ho sempre fatto.
Kaori gli si accoccolò addosso e sussurrò:
“Lo so. Grazie”.
 
Come previsto l’acquazzone terminò con la stessa velocità con cui era iniziato e in un attimo tornò a risplendere il sole.
Il bucato era ormai sporco e inzuppato e Kaori, valutando l’entità del danno esclamò:
“Che disdetta! I panni sono tutti da lavare di nuovo! Prima tu con la sciocchezza del fantasma, ora il temporale…”
“Allora la prova non vale… io ero responsabile solo del lenzuolo, non di tutto il resto…”
“Sentilo! Ti arrampichi sugli specchi”.
E iniziarono a bisticciare come al solito, poi Kaori giustamente chiese:
“Ed ora, caro il mio infallibile City Hunter, come faremo a rientrare in casa, dal momento che siamo rimasti chiusi fuori?”
“Semplice! Mi trasformerò ancora una volta in….Super-uomo-geco!”.
E strappandosi la maglia dal petto, le si parò davanti con una tutina dalle sgargianti iniziali SUG in oro, un mantello rosso sventolante nel sole, la faccia da schiaffi in modalità super-eroe.
Kaori si ribaltò all’indietro e uno stormo di libellule le cadde sul capo.
Ripresasi velocemente, gli urlò:
“Imbecilleeeeee!!! Non hai un briciolo di testa!”.
E lo colpì con il primo martello della giornata, ma ci andò leggera, solo 10 tonnellate, giusto per non perdere la mano.
In ogni caso, Ryo si calò dalla ringhiera e aggrappandosi al cornicione raggiunse la prima finestra aperta dell’appartamento.
Andò ad aprire la porta del terrazzo e aiutò la ragazza a ritirare il bucato.
Doveva farsi perdonare.
 
Dopo una doccia veloce, si ritrovarono in salotto.
Ryo chiese alla sua socia:
“Allora? Ti preparo la cena?”
Ma lei lo guardò stupita.
“E’ già tramontato il sole… le prove sono finite e non c’è più bisogno di fare il gentile con me…” e lo disse con una punta di amarezza.
Ora tutto sarebbe tornato alla normalità, non poteva più aspettarsi di essere vezzeggiata e coccolata da lui, anche se solo per finta.
Era stato bello finché era durato.
Ryo vedendola triste le disse:
“Guarda che io dico sul serio… mi sono divertito un sacco oggi, mi piacerebbe rifarlo… per te” e le fece un sorriso disarmante.
Kaori sentì il suo cuore fare le capriole nel petto.
Aveva sentito bene?
Davvero lui voleva ancora cucinare per lei, solo per lei?
Allora non si era sbagliata a pranzo, lui non stava fingendo.
Kaori era al colmo della felicità.
Però…non si sarebbe sottoposta ancora alle acrobazie culinarie del suo socio, pertanto propose, cercando di essere convincente:
“E se ordinassimo una pizza??” incrociò le dita dietro la schiena.
Aveva cercato di essere più diplomatica possibile, non voleva offenderlo, non ora, era stato così dolce...
Ryo ci cascò, o finse di crederle perché le rispose:
“Fantastico! Potremmo mangiarla di fuori in terrazza… E comunque…anche se è stato divertente cucinare…non è che poi fosse così buona quella sbobba… non so come faceva a piacerti. Io non la rimangerei”.
Ed entrambi scoppiarono a ridere.
 
Poco dopo però Kaori non riuscì ad impedirsi di domandargli:
“E dopo… dopo…uscirai per locali?” e si morse il labbro.
Non voleva chiedergli di restare, ma avrebbe tanto desiderato che lui non uscisse a sbavare dietro alle donnine, almeno quella sera.
Non lo avrebbe di certo pregato, ma ne sarebbe rimasta profondamente delusa, dopo la magnifica giornata passata insieme.
Aspettò la sua risposta con una stretta allo stomaco.
 
Ryo vedendo negli occhi della sua socia così tanta aspettativa e timore, si sentì sciogliere; non era comunque sua intenzione uscire, ad essere sincero non ci aveva nemmeno pensato lontanamente, e a differenza di tutte le altre volte che era fuggito da lei, proprio quando sentiva prepotente il bisogno di restare, questa volta aveva deciso di arrendersi, il suo posto era lì accanto a lei.
Era stanco di lottare, di scappare.
La guardò dolcemente e scompigliandole i capelli le rispose:
“No Sugar, stasera me ne sto in casa, perché sono troppo stanc-…mmmm perché voglio rilassarmi” si era ripreso all’ultimo.
Non voleva assolutamente che lei pensasse che lui restasse solo perché era stanco, magari per tutti i lavori fatti.
Al contrario voleva farle capire che era una sua scelta ben precisa….che non usciva proprio per stare con lei…anche se ancora non era capace di dirglielo.
   
 
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