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Autore: Esca_    12/06/2019    2 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO II - VEDO NON VEDO

È vero, che le disgrazie capitano sempre nei momenti sbagliati.
Draco Malfoy si chiese cosa avesse fatto di male nella vita mentre correva al piano terra. Si sforzò di pensare a quella corsa come ad un po’ di esercizio, ma Theodore Nott che lo rincorreva gli fece cambiare idea.
Draco si girò a guardarlo e pensò che, tutto sommato, era divertente vederlo sbuffare così.
Gesù, sembrava avesse la rabbia.
Forse non era stata una buona idea barare a carte con lui. O vincere 90 galeoni. Forse avrebbe potuto stare zitto appena l’amico lo aveva scoperto, piuttosto che rispondere insultando sua madre. Forse avrebbe potuto evitare tutto ciò quando Nott era ubriaco e diventava particolarmente violento.
Okay, era stata una pessima idea.
Draco si complimentò della propria intelligenza mentre svoltava l’ennesimo angolo, in cerca di un posto dove nascondersi.
Invocò persino il Dio babbano perché lo aiutasse, promettendo che non avrebbe più barato a carte. No, era meglio non esagerare. Alzò lo sguardo implorante, promettendo che non avrebbe più insultato la madre di Nott. Così andava meglio.
Sbucò nell’atrio del piano terra e vide le stelle.
Restò a contemplare quei piccoli puntini bianchi e luminosi, prima di rendersi conto di averle viste solo nella sua testa e di essere steso a terra. Si toccò la testa indolenzita e sentì i passi pesanti di Nott che si avvicinavano. 
Draco si rialzò in fretta, nascondendosi dietro una tenda un secondo prima che l’amico passasse a tutta velocità.
Lo guardò divertito. Theodore era così ubriaco che non si era neanche accorto di aver mirato un ragazzino del primo anno, che fuggiva terrorizzato.
Abbassò lo sguardo, ancora frastornato, e vide qualcosa attaccato alla scarpa.
Una pergamena scritta.
La fissò indeciso per un secondo, chiedendosi se potesse sprecare il proprio tempo così.
In effetti, si disse, poteva almeno degnare di un po’ d’attenzione ciò che gli aveva salvato la vita.

Joyce sentì le lacrime pizzicarle gli occhi e si affrettò a raggiungere il bagno, prima che degli occhi indiscreti raggiungessero lei.
Camminando, ripeteva come un mantra “Michael. Ho lasciato Michael.”. Rivide nei suoi occhi la sfuriata che gli aveva fatto, beccandolo per l’ennesima volta a sbirciare le cosce di Nancy. Ripensò alla delusione che aveva provato vedendo Michael senza parole, che la fissava senza controbattere, senza difendersi, come se non gli importasse di nulla. Rivide ancora i suoi occhi che si allargavano appena mentre lei lo lasciava e metteva un punto a loro due, aspettando forse che lui dicesse qualcosa, che le venisse dietro mentre lei andava via, che dimostrasse di essere distrutto e non indifferente.
Invece, era rimasto lì seduto, lasciando che lei facesse tutto il lavoro per entrambi. Come ogni altra volta.
Nuove lacrime le scesero sulle guance, mentre Joyce camminava per la scuola.
Ovviamente, le disgrazie non venivano mai da sole. E la sua disgrazia maggiore le veniva incontro per i corridoi.
«Ti hanno finalmente espulso da questa scuola, perdente?» le disse il ragazzo, ridendo di gusto.
«Sarebbe più giusto espellere te da questo universo, Malfoy  Holden.»

Draco si fermò sull’ultima frase, rileggendo la parola barrata. Cos’era quel foglio?
E perché c’era il suo cognome? Era una coincidenza o qualcuno che lo idolatrava come tutta la scuola?
No, non poteva essere. 
Draco cercò di riflettere, tornando al suo dormitorio, sperando di non incrociare un Nott ancora in carica.
C’erano pochi Malfoy in giro per il mondo, pensò soddisfatto, ecco perché erano così preziosi.
Forse avrebbe potuto chiedere i diritti d’autore. O ricattare lo scrittore per guadagnarci qualcosa.
Perché no.
Si rigirò il foglio tra le mani mentre entrava nella sua stanza e si stendeva sul letto.
L’altra pagina era solo un mucchio di riflessioni su quanto la ragazza si sentisse male per quel tipo.
Una sola parola gli importava davvero.
Malfoy.
Sbarrato, come se avesse voluto fare fuori anche lui.
Guardando ancora quella parola, sentì la porta aprirsi e un mantello buttato a terra.
«Draco, amico, non sai che giornata pesante è…»
«Blaise» lo interruppe lui «i fogli da dove cadono?»
Blaise lo guardò stralunato, forse chiedendosi perché proprio lui dovesse sopportare il peso di quel ragazzo.
«Draco, arrivano da tutte le parti. Come faccio a risponderti? Non mi dire che ne stai facendo una delle tue.» gli disse esasperato. Dopo tutti quegli anni, sapevano entrambi le conseguenze dei piani geniali di Draco. E una di queste stava entrando barcollando in camera.
«Draco dove scei non sai quello che ti posso fare figlio di…»
«Io ho bisogno urgente di una doccia.» disse velocemente Draco, mettendo il foglio sotto al cuscino e scappando in bagno, prima che l’amico provasse ad afferrarlo, cadendo malamente sul letto.

Draco si vide camminare per i corridoi di Hogwarts, strafottente come al solito, lanciando occhiatacce ai più piccoli per il puro gusto di terrorizzarli.
Solo per mantenere alto il suo nome, giustificava lui.
Con tutta la calma del mondo, camminò verso la classe della Cooman incurante del ritardo e godendosi il corridoio vuoto.
Draco si vide assumere una faccia soddisfatta, alla vista di una chioma e due occhi che piangevano.
«Ti hanno finalmente espulso da questa scuola, perdente?» le disse, sentendo una risata sonora che usciva dalla sua bocca.
Qualcosa non quadrava, però.
Era una chioma senza volto.
Gli occhi erano spariti, non c’erano naso o bocca e Draco sentiva di aver dimenticato i suoi capelli ancor prima di averla lasciata.
Il volto informe lo guardò, anche se Draco non ne era poi così sicuro.
«Sarebbe più giusto espellere te da questo universo, Malfoy.»
Il manichino si girò e quasi scappò via, lasciando Draco con una smorfia disgustata sulle labbra e l’odio negli occhi.
Draco pensò che la odiava come poche persone, ma anche che adorava come lei gli teneva testa.
Era anche molto gentile, a farlo sfogare con i suoi insulti.
Pensò quasi che il manichino fosse una brava ragazza.
Poi scoppiò a ridere e andò via, certo di addolorare la Cooman con la sua assenza.

Draco si svegliò all’improvviso, sobbalzando sul letto.
Scalciò via le coperte e si batté una mano sulla fronte, colpito da quell’improvvisa illuminazione.
Ricordava quella scena e sapeva di aver insultato qualcuno con i lacrimoni, ma non ricordava chi.
Era sicuro che gli stesse sfuggendo qualcosa.
Quelle parole, quell’insulto, non gli erano nuovi. Persino quella sensazione assurda di odio affettuoso gli ricordava qualcosa.
Però, dannazione, insultava così tanta gente a caso che non guardava più in faccia nessuno. Questa volta più che mai, a quanto sembrava.
Al sicuro fra le tende del baldacchino, Draco riprese il foglio, dando un nuovo significato a quelle parole.
Forse Joyce era una ragazza vera.
Ma che nome era Joyce, poi?
Il Serpeverde appoggiò la testa sul cuscino, cercando di rivivere quella scena.
Rivide nella sua mente ogni battuta ed ogni movimento, ma la faccia della ragazza continuava a sfuggirgli.
Era davvero come se non l’avesse neanche guardata.
«Quindi,» disse il ragazzo a bassa voce, «in questa storia sono il bullo della scuola, che infierisce sempre nei momenti peggiori. Perfetto, finalmente qualcuno che capisca la mia arte.»

  
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