Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: anna_mi    14/06/2019    1 recensioni
Tutto sembra compiuto, ma l'amore non conosce ragioni: nonostante l'abbandono e la lontananza, c'è qualcuno nel mondo che non accetta che la Madre dei Draghi sia morta.
L'inverno è davvero finito?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Tirava uno strano vento gelido a Meereen.
Se mai fosse arrivata, la Lunga Notte sembrava non essere finita: l'eterno caldo bruciava solo al sole, ma appena l'ombra cresceva, il freddo correva di corpo in corpo, anche quando tutti erano ammucchiati in un unico luogo.
Negli ultimi tempi, in effetti, c'era spesso folla, a parecchi metri di distanza dalla grande Piramide: un andirivieni di gente, curiosi, interessati, spaventati anche; migliaia di sentimenti per quante erano le persone si sovrapponevano di fronte ad uno dei più grandi e tristi spettacoli ai quali agli abitanti fosse mai capitato di assistere. Da alcuni giorni, una creatura enorme e selvaggia era appostata sulla punta della piramide, da poco ricostruita quando i draghi l'avevano distrutta per ricongiungersi alla loro madre;e proprio di un drago si trattava, enorme, che proiettava la sua ombra spiegando di tanto in tanto le ali come nei suoi migliori voli, tanto bastava a tener lontani i più temerari, e, se non fosse bastato, i gridi che lanciava erano più che convincenti. Era un drago sofferente, in agonia: non perché fosse ferito, mai una creatura a memoria dei meereensi era stata così mastodontica e fiera, ma soffriva, si sentiva nelle urla, si vedeva nei movimenti, era attanagliato dal dolore. Proteggeva qualcosa, qualcosa a cui nessuno poteva avvicinarsi, nessuno riusciva a distinguere cosa ci fosse sotto quel telo riverso in terra ai piedi della piramide sotto il perenne cono d'ombra. Se quello non fosse stato un drago, si sarebbe potuto pensare che avesse coperto il corpo di un bambino e lo stesse vegliando.
I bambini si raccontavano la sera le storie di una regina che un tempo era stata nella loro città, con tre draghi, e che se ne era lasciato indietro uno, forse malandato, forse debole, che adesso la aspettava sulla cima della piramide. Gli adulti spiegavano loro che ormai la regina non si vedeva da anni, ma aveva lasciato un suo fedele servitore a mantenere il dominio e la pace, e quel servitore regnava in modo giusto e rispettoso delle usanze. I bambini amavano passare e fantasticare sul drago, ogni tanto ne sentivano il richiamo, spesso avrebbero voluto avvicinarsi, ma un'altra terribile storia parlava di quando uno dei tre draghi della regina aveva bruciato un ragazzino per riuscire a sfamarsi del suo gregge; allora, i bambini tornavano ad immaginare di come questo irrequieto drago potesse essere il figlio di uno dei tre partiti alla conquista del mondo, e di come un giorno qualcuno avrebbe potuto cavalcarlo. La verità, la sapevano anche loro, era che quel drago non si sarebbe mai fatto cavalcare da nessuno, e che forse sarebbe morto a breve, affamato. Ma lui non cacciava, non si era mai spostato da lì, qualcuno giurava che non avesse mai chiuso gli occhi, e sapere se era vero sarebbe stato impossibile.
L'immagine del drago sulla piramide ormai faceva parte del quotidiano: tutti si fermavano ad ammirarla, ma diventava giorno dopo giorno come un monumento che appena costruito dava luce nuova, per poi entrare nello scenario comune; sembrava un tutt'uno con la città, destinato a morire lì. Si parlava di gente che era partita dalle città vicine per avere uno scorcio di quel panorama esclusivo ed insolito, di cacciatori che non sapevano a cosa andavano incontro. Le storie sulle dimensioni del drago erano discordanti e non tornavano mai come erano partite: qualcuno diceva che coprisse tutta la città, qualcuno che era poco più grande di quelli partiti con la Regina, per qualcun altro era addirittura più piccolo. Non sapevano cosa volesse, e quella presenza era inquietante al punto che a Meereen non si dormivano più sonni tranquilli.
Qualcuno raccontava che di tanto in tanto un uomo si avvicinasse, per quanto la bestia permetteva, alla piramide, restando fermo per qualche ora, per poi andare via e ricominciare qualche giorno dopo. Coloro i quali avevano conosciuto la Regina dei Draghi giuravano si trattasse di Daario Naharis, il luogotenente di fiducia, qualcuno mormorava che fosse irrequieto a causa di notizie dell'occidente. I più coraggiosi avevano ipotizzato che la regina non fosse più, ma avevano trovato la morte poco topo per mano di Daario e del suo esercito di mercenari.
Un giorno, era arrivata una donna vestita di un lungo abito di seta rossa, una collana con uno sfavillante rubino al centro, capelli rossi; si era affiancata all'uomo, e se qualcuno avesse potuto avvicinarsi abbastanza da ascoltare quello che si dicevano, non avrebbe più avuto dubbi. "La Madre dei Draghi è morta". L'uomo non si era neanche voltato. "Ho ucciso chiunque affermasse tali nefandezze" "Nient'altro che la verità. Anche lui morirà". Avevano guardato il drago ormai scolpito sulla cima della piramide nella sua lunga veglia. "Morirà, se lei non torna. Quando i dothtraki l'avevano fatta prigioniera, Jorah Mormont mi parlò di sacerdoti e sacerdotesse, seguaci di un dio della luce..." "Il Signore della Luce. Il mio Signore" "Per me i signori sono tutti uguali. Ho sempre servito quello che mi avrebbe pagato di più, quando mi pagava di più della mia sete di guerra e scoperta" "R'hllor non ti pagherà mai. Lui pretende" "Non voglio essere pagato. Voglio sapere se c'è qualcuno che può riportarla indietro. So che è stato fatto, so che da qualche parte nel mondo qualcuno ha riportato indietro uomini morti. Voglio che tu lo faccia con lei" "Io non ho nessun potere che il Signore non mi conceda" "Trovalo, allora. Trova qualcuno che possa farlo. Ser Jorah mi aveva parlato di una strana donna che avevano incontrato a Qarth, voglio anche lei. Niente deve restare intentato" "Hai perso in Partenza, Daario Naharis. Vorrei vedere il mondo quando lei lo avrà conquistato". L'uomo aveva guardato la donna senza spostarsi, ma se qualcuno fosse stato abbastanza vicino avrebbe notato la luce di sorpresa che aveva balenato nei suoi occhi stanchi. La donna rossa gli aveva sorriso ancora, gli aveva sfilato il pugnale dall"elsa d'oro che ritraeva una donna, aveva accarezzato la lama con l'indice e il pollice, infuocandola, e lo aveva lasciato solo. Ma l'uomo non se ne era andato, non l'aveva seguita: anzi, aveva cercato di oltrepassare il perimetro immaginario disegnato dal drago oltre il quale nessuno si era mai spinto. Il drago aveva ruggito, aveva fatto tremare l'aria dei chilometri circostanti, le scaglie rosse sulla sua pelle nera si erano rizzate tutte contemporaneamente, lui aveva soffiato. Daario si era fermato, sembrava essersene appena accorto, ed era tornato indietro.
I bambini raccontavano che quella donna gli avesse portato notizie che non gli erano piaciute, e lui era impazzito di dolore. Ma Daario non era impazzito: uccideva chiunque dicesse cose che non gli piacevano o che lui ritenesse false. Imponeva la pace della regina.
Per giorni la guardia del drago continuava senza abbassarsi, estenuante, senza riposo, senza nutrimento, ma più n
essuno era venuto ad avvicinarsi, tranne gli ormai pochi curiosi che venivano in pellegrinaggio da altre città. Qualcuno era finito bruciato, nel tentativo di avvicinarsi alla cosa a terra.
Erano passati altri giorni quando Daario era tornato. Si era
 fermato alla distanza consentita dal drago, aveva aspettato. E poi erano arrivate due donne: la donna vestita di rosso, e un'altra col volto celato da una maschera di legno. Si erano portate vicino a lui, ma senza superarlo né affiancarlo. Se qualcuno fosse stato accanto a loro, avrebbe notato che la voce proveniva dalla donna dal volto nascosto. "Il destino si è compiuto, quindi. La Madre dei Draghi ha visto tutti i tradimenti". Daario teneva lo sguardo fisso negli occhi della creatura che lo osservava guardinga. "La Madre dei Draghi ha visto una pugnalata di un codardo. L'unico tradimento è stato quello. Chi di voi può fare qualcosa per svegliarla?“. L'aria si era fatta inspiegabilmente più fredda, nonostante la bestia di fuoco che sovrastava la città, nel momento in cui il sole si arrendeva per un altro giorno alla luna che portava con sé la notte. La donna rossa aveva sospirato. "Nessuno di noi. Gli dei sono misericordiosi, Daario Naharis; il Dio dei Mille Volte è vendicativo, il Dio Abissale è freddo, il Signore della Luce è giusto. Daenerys Targaryen tornerà a vivere solamente sotto il fuoco del suo drago, e il prezzo da pagare per una vita è un'altra vita, come fu al principio. Rinascerà dalle fiamme come nelle fiamme erano nati i suoi draghi, ma in quelle fiamme dovrà rimanere qualcuno che prenderà il suo posto. Qualcuno, come fu al principio, che la ami sopra ogni altra cosa". Daario aveva sorriso. "Ho saputo che Jorah Mormont è morto. Lui sarebbe stato un sacrificio sicuramente più sincero e meno grosso. Chissà quanto avrebbe avuto da vivere, ancora" "Ser Jorah è morto proteggendo la sua regina. C'è qualcuno che la ama al di sopra di se stesso. È lui che la risveglierà". Nel silenzio che era calato, la donna dal volto celato aveva finalmente affiancato Daario. "Hai visto il mondo dopo che lei lo ha conquistato. Forse era questo il tuo destino". Nessuna parola aveva più riempito l'aria fredda e solitaria. Daario aveva sospirato ancora una volta. "Lei ricorderà?" "Non sarà mai morta. Ti sarà grata, ma non sarà questo che la terra in vita" "Mi basta. Sarebbe un peccato che l'ultimo drago morisse di fame.". Aveva fatto un passo in avanti, poi due, poi cinque. Poi avanzava spedito verso i piedi della piramide. Il drago aveva sibilato, poi aveva urlato, poi aveva spiegato le ali ed aperto la bocca, qualche barlume rosso si intravedeva nella sua gola. Se qualcuno avesse potuto leggere nella mente di Daario, avrebbe giurato che stava pensando a come sarebbe stato morire bruciato, o se l'avrebbe rivista. Il drago iniziava ad agitarsi. Le donne lentamente avevano seguito l'uomo. Lui si era abbassato e aveva scostato il telo, abbastanza da prendere in mano un ciuffo di capelli argentei.
Quella notte, Meereen si era svegliata vittima del tremore della terra e dell'aria, delle urla bestiali di una creatura rabbiosa, del rogo immane che devastava il centro della città. Coloro che avevano avuto il coraggio di uscire per vedere si erano trovati davanti fuoco a perdita d'occhio. Chi avesse resistito fino all'alba, avrebbe visto un corpo carbonizzato e un altro perfettamente intatto, con qualche filo di capelli argento, nudo; e il drago finalmente a terra, accasciato, qualcuno avrebbe potuto giurare di averlo visto stramazzare e schiantarsi al suolo. E lei aveva aperto gli occhi.
La prima cosa che aveva sentito era stata un forte dolore al cuore, e non era riuscita a capire se si trattasse del muscolo o di tutt'altro. Il suo cuore, comunque, era stato colpito. E adesso ricominciava lentamente a battere. Le fitte la attanagliavano, ma gli occhi vedevano il cielo blu e il paesaggio circostante, diverso da qualsiasi cosa si aspettasse di trovare, diverso da ciò che avrebbe dovuto trovare. Un occhio enorme anche da socchiuso la fissava con qualcosa che, se i draghi avessero avuto dei sentimenti, sarebbe potuta sembrare speranza. E lei aveva capito, e aveva ricominciato a piangere. Anche le lacrime le davano dolore, ma non erano quelle a preoccuparla. Aveva provato ad alzarsi, forse avrebbe dovuto di nuovo imparare a farlo. Era in ginocchio, adesso. Tutto intorno a lei, troppo lontane, figure indistinte, forse persone. Dal nulla, veniva una donna vestita di rosso,che le aveva sorriso. "Maestà. Sei rinata dal fuoco per intercessione del Signore della Luce, che ha guidato questa impresa per compiere il destino del mondo in modo che il fuoco e il ghiaccio continuassero sempre ad esistere e scontrarsi." "Io... No, non c'è... Chi... Drogon, lui..." "Tuo figlio è stanco, Maestà. Ti ha dato la vita come tu l'hai data a lui. E come allora, un'altra persona è stata sacrificata perché tu potessi nascere". Daenerys si era girata verso il corpo carbonizzato accanto a lei. Per un attimo il male al cuore si era infittito: lo aveva riconosciuto dal pugnale semidisciolto che aveva accanto. Se le donne avessero potuto sapere il motivo di quel dolore, non lo avevano dato a vedere; lei, invece, era certa di non volerlo sapere: se fosse per Daario, che aveva dato la vita per lei eliminando dal mondo l'ultima persona che le sarebbe stata sinceramente accanto, o perché quello non era colui che l'aveva uccisa, ravvedutosi del suo amore per lei. Aveva accarezzato Daario poi si era voltata verso Drogon, quel suo figlio fedele, gli aveva avvolto neanche la metà del gigantesco muso in un abbraccio, aveva chiuso gli occhi. "Tu non morirai". Poi aveva fatto sgorgare le lacrime. "Mi hanno uccisa. Mi hanno tradita. Hanno approfittato del mio amore. Sono sola al mondo, con mio figlio. Gli altri due sono morti, uno per due volte, uno senza poter reagire. Tutto quello in cui credevo si è dissolto. Daario è morto,e Jorah, e Missandei, e Viserys, e Drogo, e Rhaegar. E mio padre. E Jon Snow, anche lui è morto? Siede sul mio trono? Perché mi avete riportata indietro? Io non lo volevo.". La donna in rosso l'aveva accarezzata gentilmente.  "Quello che vuoi tu, Maestà, è quasi irrilevante. Non hai più un Trono, nessuno ha un Trono: quel sedile causa dei mali del mondo è stato sciolto dal fuoco del tuo drago, quello stesso che ti ha riportata indietro. Sei sola al mondo e questa è la tua punizione: per i bambini che urlavano, per le madri che fuggivano, per i neonati che sono morti nell'ultimo abbraccio, per le case crollate e per la vita interrotta, per il suono delle campane a cui tu sei stata sorda. Ma l'amore non ci spiega nulla, Maestà, e se lui ha voluto riportarti indietro, tu adesso puoi rimediare. Se ci fosse ancora un posto dove sedersi, quello è occupato da un nuovo re, e l'uomo che ti ha uccisa non è morto, ma non è neanche vivo. Tu hai sacrificato un tuo figlio per la battaglia del Dio della Luce,degli uomini, forse per questo ha ascoltato le mie preghiere e sei tornata. Il tuo fedele servitore, invece, è andato, perché questo era il suo ed il tuo destino. Hai la possibilità di redimerti, mia regina. Devi fare ancora qualcosa in questo mondo. Spero che tu sappia cos'è.". Daenerys guardava la mano bianca della donna sul suo braccio. " Tu lo sapevi?". Un'altra voce, venuta dallo stesso nulla. " Io te lo avevo detto. Adesso tu lo hai visto, e sei tornata alla vita perché il tuo drago ti ha riportata qui. Tu sai cosa devi fare. Il ghiaccio e il fuoco sono eterni, e nemici più terribili degli uomini e dei mostri sono in noi. Creature eterne ed immortali minacciano il mondo, albergano in chi le accoglie. Sta a te decidere per cosa sei tornata. Ma stai attenta, Daenerys Nata dalla Tempesta. Non tutti hanno dimenticato te ed i tuoi draghi". Daenerys, con la forza che iniziava lentamente ad insinuarsi in lei, che le ridava colore, si era staccata da Drogon. Aveva guardato le donne allontanarsi. "Lo ucciderò". Non si erano fermate. "Perché?". Ma nessuno aveva risposto. Una era sparita, l'altra si era dissolta. Adesso era sola, ancora una volta. Adesso doveva ricominciare. Guardandosi intorno aveva visto ancora una volta la gente prostrarsi all'inizio della vita dal fuoco; il suo Drogon era lì, mai più vivo, ma ancora debole. Tutto sarebbe ricominciato. Il pensiero la riempiva di sconforto, si era lasciata cadere in ginocchio, il muso di Drogon che tentava di accarezzarla. E lei lo aveva guardato speranzosa. "Ci riprenderemo tutto. Avrò i traditori. Li brucerò tutti.".

La cometa di fuoco che attraversava il cielo preoccupava Brandon lo Spezzato e gli portava una strana ansia.
Nonostante fosse passato del tempo, non era riuscito a trovare Drogon. Che fosse morto? Ma quella cometa non diceva nulla di buono. L'ultima volta che era apparsa erano nati tre draghi, e da quel che ricordava, era meno visibile. Che qualche uovo si fosse schiuso? Avrebbe avuto molto da vedere, da adesso in poi.
Anche oltre la Barriera, chi avesse alzato la testa avrebbe visto la cometa. Jon Snow non ci aveva ancora fatto caso: aveva un popolo intorno, lui che non voleva essere re, lui che non aveva più un nome. Lui che aveva ucciso la donna che amava e che provava ogni giorno a dirsi di aver fatto bene. Una strana inquietudine lo pervadeva, una leggera e impercettibile agitazione di fondo, qualcosa che somigliava alla preoccupazione. Ci aveva fatto poco caso, del resto erano giorni, forse settimane, forse anni, forse una vita, che si sentiva su un ponte sospeso in aria come quelli che Theon Greyjoy qualche volta aveva aveva descritto durante gli allenamenti a Grande Inverno. Un giorno, poi, aveva alzato la testa e l'aveva vista. E Spettro aveva guaito. E nessuno era riuscito a capire come fosse possibile che fosse nato un altro drago.
   
 
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