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Autore: NyxTNeko    16/06/2019    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 21 - Maturità -

Parigi, 22 novembre 1787

Quel giorno Napoleone giunse nella capitale per la questione della pépinière, e tornando dal quartiere Boulevard des Italiens, pullulante di case di gioco, ristoranti e negozi di bigiotteria, ebbe un incontro che lo colpì talmente tanto da riportarlo in forma scritta, non molto tempo dopo. 

Tra i viali del Palais Royal, cercando di placare il suo animo, scosso dai sentimenti che quasi lo invadevano, sopportava il gelo di quella notte, camminava senza sosta, una volta calmatosi, il freddo gli penetrò nelle ossa e, insofferente com'era a quella stagione, raggiunse i portici. Lì vide una donna, i suoi occhi si erano posati quasi come se sapessero che si trovava in quel luogo: il suo aspetto, l'ora e l'età, quasi coetanea, gli indicarono la sua condizione di prostituta.

La ragazza si accorse di quel giovane che lo stava fissando insistentemente, il suo sguardo era particolarmente intenso. Intuì il perché si trovasse in quel luogo e, atteggiandosi come da copione, lo attirò con la sua voce dolce, la debolezza del fisico e il pallore del viso che pareva aver notato; nonostante la luce fioca, vide il rossore tingere le guance di quello strano ragazzo.

Napoleone per vincere la timidezza, la riservatezza che si manifestava durante gli approcci femminili, era ancora un giovane inesperto di quel mondo, lo conobbe tramite le letture, tuttavia non ebbe mai l'occasione per un tale approccio, tentò di parlare, però, lesse in lei la vergogna per ciò che stava facendo, e tutta la sua vita di stenti e sacrifici, si sentì insozzato da un solo sguardo.

Mentre l’aveva raccolta da quel lugubre luogo, la conduceva, dopo averle messo la giacca sulle spalle scoperte, tra i giardini di Palais Royal e non riuscendo più a nascondere i suoi sentimenti le aveva chiesto - Non c’è un mestiere più adatto per una ragazza bella e di debole costituzione come voi?

- No, signore - rispose lei con grande tristezza nell’anima e nel cuore - Bisogna vivere in questo mondo che non regala nulla...

Napoleone rimase incantato da tanta dignità in una giovane donna che umiliava ogni giorno se stessa per poter sopravvivere, in parte sollevato dal fatto che gli parlava con sincerità e schiettezza. Le altre lo avevano lusingato solo con le parole, le quali poche volte corrispondevano all’opinione veritiera che avevano di lui.

- Da dove venite? - la interrogò nuovamente fissandola negli occhi.

- Da Nantes di Bretagna, signore - chiarì senza alcun indugio - La conoscete?

- Sì, almeno per sentito dire - ammise. Per essere una prostituta era incredibilmente timida e chiusa, probabilmente lo era da poco e non per sua volontà, come gli fece notare fin da subito. Il desiderio di conoscere il suo vissuto lo spinse a porgerle un'altra piuttosto scomoda, anche se scontata - Scusate se vi porgo questa questione ma come l’avete persa?

Stranamente al suo carattere risoluto, si sentiva imbarazzato nel domandarglielo. Il battito del cuore accelerò, gli occhi si spalancarono fino a mostrare con nitidezza i capillari. La ragazza abbassò la testa e sussurrò con voce tremolante - È stato un ufficiale come voi che me l’ha presa...

Napoleone percepì una rabbia molto profonda in quella frase - Siete arrabbiata? - emise spontaneamente, quella prostituta era un libro aperto, uno specchio, non era per nulla difficile leggere ciò che pensava o che provava.

- Oh sì! - urlò con un tono che lui non aveva notato prima - Ve l’assicuro! Adesso si è stabilito da mia sorella!

- Come siete arrivata a Parigi? - proseguì nell'interrogatorio Napoleone, non dandole nemmeno il tempo di finire la risposta precedente.

La ragazza non si mostrò infastidita dalla curiosità di quello strano militare, per cui fece un profondo respiro e quando tornò calma iniziò a raccontare la sua travagliata vicenda - L’ufficiale che odio con tutta me stessa mi ha lasciato - si fermò, trattenendo il suo livore, poi riprese - Poi è venuto un altro, si è precipitato a casa mia, mi ha portato qui dopo aver abusato di me e mi ha lasciato. Gli succedette un altro ancora con cui ho vissuto per tre anni. Anche se era francese, la sua attività situata nella vivace Londra lo ha chiamato e adesso non è più qui - Rimase in silenzio per un istante e aggiunse con sguardo ed espressione maliziosa - Ora venite pure a casa mia...

- Ma che cosa dobbiamo fare? - indugiò a quel punto Napoleone imbarazzato, aveva intuito, ma non era pronto a quel tipo di rapporto, così su due piedi.

- Ci scalderemo e avrete il vostro piacere - obiettò con un atteggiamento molto più consono alla sua situazione.

Lui l'aveva provocata perché non scappasse da tutte quelle domande pressanti, dal ragionamento che le stava preparando, fingendo un'onestà che voleva provare e che non aveva. Lo portò nella sua squallida dimora, Napoleone non ci fece nemmeno caso, non le interessava, una volta entrati nella stanza da letto, subito la prostituta si fece avanti e cominciò a spogliarlo senza nessun tentennamento, il corso aveva un po' timore per il fatto che quasi sicuramente sarebbe rimasta delusa da quel fisico magro, quasi scheletrico, che aveva.

Non si sentiva né si vedeva attraente, per cui, se inizialmente aveva avuto qualche fastidio con le divise più grandi, da qualche tempo le prediligeva, in quanto lo rendevano più grosso e robusto di quanto non fosse;  neanche l'altezza lo aiutava moltissimo. Si considerava anonimo, insipido, incompreso, ed era squattrinato, pieno di debiti, per colpa del padre.

Al momento a nessuno serviva l'intelligenza, l'acutezza, la curiosità, bastavano soldi, terreni e titoli per essere considerato qualcuno. "Sono sprecato per quest'epoca frivola e sciocca" si diceva con rabbia, ogni volta che un collega ricco, aristocratico, ben proporzionato e bello, secondo i canoni dell'epoca, si univa a qualche donzella, specialmente se adocchiata da lui.

La prostituta, invece, rimase colpita da quel giovane ufficiale, Napoleone leggeva in faccia il suo stupore, seppur percepibile nella penombra del candelabro che rischiarava debolmente quel luogo. Per lei era quasi come se fosse una rarità vedere un ufficiale asciutto, giovane e bello: le sembrò di sbucciare un frutto bellissimo e dolcissimo dalla buccia poco appariscente. Sorrise nel vedere il ragazzo un po' impacciato mentre le toglieva gli abiti - È la prima volta? - rise sorpresa.

Napoleone la guardò ed arrossì, annuendo leggermente. In altre circostanze si sarebbe adirato non poco per una tale presa in giro, però, non quella volta, poiché era la verità.

- Siete un tipo strano - ridacchiò la donna.

- Imparerò non credete? - ribattè Napoleone riprendendo la sua spavalderia.

- Non intendevo quello - precisò lei tossicchiando - Mi toccate con una delicatezza che mai ho visto in un uomo...

- Siete una donna e non mi permetterei mai di maltrattarvi - sincerò il corso - Soprattutto nella vostra condizione - osservò il suo corpo pieno di segni di ogni genere, che mostravano le violenze che aveva subito. Nonostante ciò era una ragazza godibile, addirittura bella, se non per il trucco pesante che le nascondeva le linee morbide del viso, degli occhi e delle labbra. Per quella notte sarebbe stata sua. La giovane donna era  rimasta stupita da quell'affermazione, non si aspettò di sentirle da qualcuno, fu lei a restare spiazzata questa volta.

Il corso la prese per i fianchi e la avvicinò a sé, annusando la sua pelle, rovinata dal profumo eccessivo, che gli dava un po' fastidio, nonostante ciò non si lamentò, perché sapeva che lo faceva per mestiere - La prossima volta mettete meno profumo - suggerì scrutandola con i suoi occhi grigi, sibilò in modo tale da provocarle brividi - Lo dico per voi, non tutti sono attirati dagli odori penetranti... - Non riusciva a capire se fossero brividi di piacere oppure di un terrore sconosciuto.

Per la prostituta quel ragazzo appariva sempre più bizzarro, anomalo, coglieva aspetti inediti e particolari, aveva un accento straniero abbastanza pronunciato, eppure aveva l'impressione di trovarsi davanti una persona lontana da quella realtà, dal loro tempo, come se provenisse da un'epoca lontana, in cui la galanteria, la delicatezza, il rispetto verso la femminilità erano la norma.

Persino il suo aspetto era inusuale, i lineamenti del viso delicati, ma non femminei, che somigliavano a quelli delle statue più idealizzate che potessero esistere. Fino ad allora aveva dubitato dell'esistenza di gente con simili fattezze, era stata smentita totalmente. Ebbe voglia di toccargli il naso e il mento scolpiti, le labbra quasi disegnate, l'intero viso coperto dai folti e lunghi capelli naturali, non era una parrucca, aspetto ancora più evidente. La luce delle candele lo rendeva, poi, ancora più misterioso e affascinante, nonostante non era suo compito emettere giudizi sui suoi clienti, solamente soddisfarli al meglio.

Per nascondere la sensazione di sorpresa sempre più emergente, assolutamente inammissibile per una donna del suo 'livello', in quanto doveva essere il più impassibile e neutrale possibile, appoggiò la testa sul suo petto non molto ampio, quasi glabro, allo stesso modo del braccio, era ancora acerbo, il corpo almeno, perché aveva l'impressione che quel ragazzo fosse più maturo di quanto il suo aspetto rivelasse. Era il suo istinto femminile a dirglielo.

Vero, mostrava il rossore della prima volta, la goffaggine dell'imbarazzo, ma si atteggiava da cavaliere, non si permetteva di abusare di lei, di toccarla se lei non fosse stata d'accordo. Le era capitato di avere, sotto le coperte, altri uomini che non avevano avuto rapporti fino a quel momento, eppure questi non avevano esitato un secondo nel compiere ogni sorta di nefandezza.

"Chi siete voi?" si chiese quasi come se si aspettasse una rivelazione da parte sua. Non ebbe il coraggio di porgli quesiti, per cui rimase in silenzio, aspettando la sua prossima azione.

Annusò il suo corpo liscio, e con immenso stupore, un profumo di pulito molto accentuato, tipico di chi si detergeva ogni giorno e non saltuariamente, penetrò nelle narici. Mai le era capitato. I dubbi nei suoi confronti aumentarono, era sempre più tentata di parlare, ma si sentiva bloccata. Udiva il suo battito galoppante e il suo respiro frenetico, come se non riuscisse ad acquietarsi un secondo, come se qualcosa lo tormentasse, persino da fermo. Pensò che fosse la voglia crescente, non sapendo nulla della sua indole vulcanica ed attiva.

La mano delicata del corso scivolava sul corpo della prostituta, era riuscita ad accendere il desiderio, non poteva credere di riuscire ad esternare parte di quell'energia che aveva in corpo, tuttavia, non si lasciò andare completamente, aveva percepito della titubanza in lei - Vi vedo turbata - effuse, rompendo il silenzio - Qualcosa non va? Sono forse io a crearvi ciò?

La donna alzò la testa e incrociò i suoi occhi di uno splendido e rarissimo grigio - Be', stavo pensando a quanto mi sembrate diverso... tutto qui - disse solamente. Ingoiò la saliva.

Napoleone aveva intuito tutto, fece finta di non avere troppo interesse, non voleva sembrare invadente, tuttavia rivelò la sua origine, seppur in maniera enigmatica - Forse perché lo sono...non sono un figlio della Francia... - poi mentì, aggiungendo - Lo sto diventando...

- Siete straniero dunque, le mie orecchie non mi ingannavano... - ammise quasi trionfante.

Lui annuì - Si nota parecchio, me lo dicono tutti - ridacchiò.

In quel frangente le sembrava un normale ragazzo della sua età, come se quell'alone di mistero che lo avvolgeva, si fosse diradato. Era curiosa di sapere il paese dal quale proveniva, non lo aveva compreso bene dall'accento.

Il sottotenente gliela vide stampata sul viso e rise, quella risata pareva così giovanile e fresca - Sono un corso di origine italiana, toscana per la precisione - rivelò con orgoglio. Era la prima volta che si scopriva così tanto con una perfetta sconosciuta.

Ecco cosa lo rendeva così particolare: il suo sangue italico. Alcune sue colleghe le avevano detto che gli italiani, sotto le coperte, erano tra i migliori al mondo: il loro fascino, le loro abilità da Don Giovanni, il loro sangue caldo e passionale erano noti anche alle persone più ignoranti di questo mondo. 

Le aspettative su di lui crebbero, abbassò la testa e notò, prima non ci fece caso, che nella parte inferiore era abbastanza dotato, e pur rimanendo fredda e composta, lo fece ben stendere, pronta a saziare entrambi.

Napoleone l'aveva tenuta d'occhio, scorgendo in lei la smania crescere, lasciò che la toccasse, lui di solito riluttante al contatto. All'inizio fu lei a tenere il gioco, dopo poco tempo la situazione si ribaltò e il corso scoprì di avere una fiamma inestinguibile anche nei confronti delle relazioni carnali, ben presto stabilì il suo ruolo da maschio dominante.

Alla prostituta piacque molto, tanto che non si accorse del tempo che trascorse avvinghiata, leccata, baciata e penetrata da quello che le pareva sempre meno umano e sempre più divino; nessuno dei due provò vero sentimento, come accadeva sempre,  ma l'eccitazione fu alle stelle. Il corso scoprì sulla sua pelle quell'universo che aveva, fino ad allora, solo immaginato, e si sentì pervaso solo da quel piacere, gli procurò quella leggerezza che desiderava e che da sempre aveva cercato.

Il primo raggio di sole avvisò che quelle ore di fuoco erano terminate. Fu una delle prestazioni migliori che la donna fece e ricevette. Napoleone, accorgendosi dell'ora, ridestatosi dagli istinti che lo avevano dominato, subito si risistemò, ricordandosi degli impegni che doveva svolgere. Il peso del macigno tornò di nuovo ad opprimere la sua anima soffocata da quel destino di miseria e di banalità che si profilava all'orizzonte.

Prese alcuni luigi che aveva e li mise sul vassoio, poi afferrò i documenti, il cappello e fuggì come un fulmine, lasciando la prostituta leggermente intontita e piena di domande - Chi era quel dio? - mormorò.

   
 
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