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Autore: Walt96    16/06/2019    2 recensioni
Dopo mesi di viaggio tra i mondi, il passato di Walt viene rivelato e le tenebre più oscure che hanno spezzato la sua vecchia vita sembrano man mano riaffiorare.
I Referenti, i più potenti combattenti in nome della Luce di ogni mondo, stanno finalmente per riunirsi per fronteggiare l'immensa minaccia che incombe.
Le forze oscure stanno riunendo oggetti: mistici artefatti provenienti da ogni angolo dell'universo, con tutti la stessa abilità: il potere di riportare in vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Re Topolino, Sora
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 9
 
 Hokage and Great Admiral
 
 
 
«Se vuoi una mano, Sengoku, basta chiedermela» disse Tsunade.
«Hahahaha, concentra il tuo senso dell’umorismo contro il nemico, vecchia Tsunade» rise di gusto Sengoku.
«Ma se sei più vecchio di me!» gli urlò contro lei.
Sebbene l’ex grand’ammiraglio fosse di statura molto alta, circa due metri e mezzo, Kudo lo superava enormemente, essendo alto quasi tre metri e in un perfetto equilibrio tra tutti i muscoli del corpo.
Fu proprio Kudo a muoversi per primo, schizzando a velocità sovrumana verso Sengoku.
Quest’ultimo lo vide ma non riuscì a contrastare la sua velocità, bensì optò per difendersi: usando l’Ambizione dell’Armatura rese nere e resistentissime le sue braccia che incrociò davanti al volto.
Il calcio micidiale di Kudo arrivò ineluttabile e quando colpì ci fu un forte spostamento d’aria a testimonianza dell’intensità di forze in quel punto.
Sengoku affondò leggermente nel terreno prima di essere scaraventato all’indietro, mentre rimbalzava sul terreno riprese l’equilibrio e, sempre con la mano nera, si diede un’enorme spinta verso l’alto, volando a diversi metri da terra.
«È davvero un peccato conoscersi in questo modo, maestri di Athom» cominciò a dire Sengoku mentre iniziava a risplendere di una luce dorata «Ma siete dei burattini nelle mani di Antonella e dei suoi stupidi servi, faremo il possibile per distruggervi; solo così… otterrete la vostra giustizia» concluse e un enorme buddah d’oro massiccio precipitò addosso a Kudo, sfondando il suolo.
Il maestro lo schivò saltando via e arretrando verso il muraglione del bassopiano, una luce si materializzò tra le sue mani, una sfera di aura azzurra, il suo spirito combattivo, venne prodotta con la sua Fantasia e la scagliò contro l’ammiraglio.
Con la mano tesa, Sengoku cercò di tirare fuori tutto il potere del suo frutto
ancestrale Homo Homo modello Buddah; puntò la mano contro la sfera di aura che stava per arrivare e la colpì con una fortissima onda d’urto.
L’enorme bolla di energia dorata andò a collidere con la sfera di Kudo che dopo qualche secondo deviò la sua traiettoria andandosi a perdere nel cielo plumbeo.
Jacob scoppio in una risata stupidamente esagerata quando vide che il suo nemico era Tsunade: «Cos’è uno scherzo? Una donna!?» disse tra una risata e l’altra.
«Una donna e persino un ninja medico» precisò lei.
«Almeno potrai curarti le ferite dopo che avrò finito con te» disse Jacob iniziando a trasudare Veleno dalla pelle.
«Sai, ci sono tre regole fondamentali che insegno ai miei allievi» disse mentre la sua giacchetta verde prese a sventolare mossa da una strana energia.
«Regola numero uno!» alzò la voce unendo le mani in un particolare segno ninja «Un ninja medico deve sempre curare un paziente finchè questo continua a respirare! Regola numero due!» disse cambiando la posizione delle dita.
«Un ninja medico non deve mai andare sul campo di battaglia, regola numero tre!» disse assumendo la posa delle mani finale: «un ninja medico deve sempre essere l’ultimo della sua squadra a morire».
«E con questo? Cosa vuoi dimostrare?» chiese Jacob che non capiva come suo solito.
«In realtà esiste una quarta regola: chi è in grado di sbloccare la tecnica suprema può infrangere le precedenti regole! Arte Medica Suprema: Tecnica delle Cento Vite!» disse Tsunade e dal piccolo rombo tatuato sulla sua fronte si estesero quattro linee nere che andarono ad allungarsi su tutto il corpo, incrociandosi e formando disegni geometrici.
«Cento vite? Mi stai prendendo in giro?»
«Perché non verifichi tu stesso?» gli rispose lei scattando velocissima in avanti e surclassandolo in velocità: l’Hokage saltò e lo colpì alla fronte con un colpo di tallone violentissimo.
Jacob fu scaraventato all’indietro fino alla parete rocciosa dove creò un solco a forma del suo corpo, allo stesso tempo lei notò che il tacco dei suoi sandali aveva preso parzialmente a sciogliersi.
Con la forza dei suoi muscoli, Jacob si liberò presto della trappola di roccia che lo teneva immobilizzato e rispose all’attacco di Tsunade in maniera analoga, schizzando in avanti a velocità elevatissima e colpendola con un pugno in pieno petto.
Tsunade venne ribaltata all’indietro ma si rialzò immediatamente in piedi, la pelle del petto in cui era stata colpita si era sciolta e aveva lasciato la carne viva allo scoperto.
In pochi secondi, l’abilità di Tsunade rimarginò la pelle come se nulla fosse mai accaduto.
«anf…anf… te l’ho detto, ho cento vite a disposizione» disse lei.
«Allora ti ucciderò cento volte!» gli rispose lui.
Concentrando lui la Lotta e lei il Chakra nei rispettivi pugni, scattarono nuovamente l’uno contro l’altro.
«Impatto dei Fiori di Ciliegio!» esclamò lei.
L’urto fu micidiale per entrambi, i due pugni, nocche contro nocche, spingevano con forza sovrumana da ambo le parti.
Non poté che concludersi con la multipla frattura delle ossa delle rispettive mani, con un'unica differenza: quelle di Tsunade avrebbero fatto molto presto a rimarginarsi.
 
 
 
 
Kudo, oscillando le mani, creò davanti a se tante piccole sfere di aura semitrasparente che lanciò come proiettili contro Sengoku.
Il Referente, grazie alla sua potente Ambizione dell’Osservazione riuscì a prevedere un frammento dell’immediato futuro e con un movimento fluido del corpo, seppur nella sue enormità, riuscì a schivare tutte le sfere che andarono a esplodere poco più dietro di lui.
Sengoku sferrò un pugno la terreno che tremò intensamente in maniera tale da far perdere l’equilibrio a Kudo, si lanciò immediatamente contro di lui e, sempre con uno dei suoi enormi pugni tentò di schiacciarlo al suolo.
Kudo svanì prima di ricevere il colpo e riapparve spostandosi a velocità sovrumana sopra Sengoku restituendogli ciò che il marine aveva provato a fare a lui.
La testa dorata dell’grand’ammiraglio fu sbattuta violentemente contro il terreno.
Anche se con la vista offuscata dal violento colpo, il Referente riuscì, con un movimento di sorpresa a catturare il maestro in una mano.
A fatica si rimise in piedi e strinse la mano il più forte che i muscoli gli consentissero, era sicuro di stargli frantumando ogni singolo osso del corpo, era sicuro che quando avrebbe aperto la mano non avrebbe potuto nemmeno riconoscere il volto del maestro che stava affrontando.
Ma non fu lui ad aprire la mano.
Tremando dallo sforzo in un articolazione così complessa, Sengoku lentamente vide il suo indice divaricarsi, Kudo stava aprendo la sua presa massiccia, seppur con fatica.
Senza lasciarsi prendere dal panico e da grande dirigente militare, il grand’ammiraglio cercò la soluzione più efficace e più velocemente realizzabile.
Mentre il maestro era ancora impegnato a divincolarsi dalla presa, Sengoku gli puntò la mano libera contro e una onda di espansione dorata lo colpì in pieno volto.
Il potere di Sengoku era molto particolare, oltre e a ricevere un enorme incremento in forza e resistenza e la modifica del proprio corpo in quello di un Buddah d’oro massiccio, aveva quest’abilità di generare bolle d’orate dai palmi delle mani al cui interno tutto ciò che vi si trovava veniva pervaso da una forte energia in tensione che spesso e volentieri lo distruggeva.
La prima onda d’urto colpì Kudo in pieno volto, un piccolo rivolo di sangue gli scese da una narice ma, a parte quello, sembrò non accusare altri danni.
Una seconda ondata lo colpì in pieno e lo fece sgusciare via dalla presa di Sengoku scaraventandolo lontano.
«Bastarda!» imprecò Jacob tastandosi la mano spezzata.
Tsunade si allontanò quando bastava per recuperare l’uso delle dita in tranquillità: fibre e tessuti ossei si rimarginarono velocemente e in un minuto al massimo riacquistò la piena mobilità della mano.
«Avrai quello che ti meriti…» sussurrò Jacob evocando nella mano sana la sua arma.
Con un fascio di luce apparve una rudimentale mazza chiodata, affusolata e lunga circa un metro, era tutta d’acciaio e i vari chiodi, o per meglio dire, grossi aghi spuntavano in tutte le direzioni e secernevano in continuazione goccioline di veleno letale.
Aprì la bocca generando una nube verde tossica che si diresse velocemente verso Tsunade.
Lei saltò in aria con grande potenza, compose nuove movenza con le dita e puntò verso il suolo: «Arte del Fuoco: Tecnica incendiaria!» invocò e diverse scintille appiccarono le fiamme all’interno della nube che, come sospettava l’Hokage, era infiammabile.
Quando la nube si disperse del tutto Jacob colpì energicamente il terreno con la sua mazza spaccandolo in molti blocchi e lanciandoglieli addosso con molta facilità.
Lei ne schivò un paio, il terso la colpì e la spinse ancora più in alto nel cielo nero e quando Jacob le lanciò addosso un blocco enorme lei si lasciò cadere in picchiata contro di esso, lo afferrò, fece una capriola in aria insieme all’ammasso di pietra e lo rilanciò a terra con tutta l’energia che aveva in corpo.
Jacob decise di non volerlo schivare e con tutta la forza che aveva gli sferrò un pugno frantumandolo in mille pezzi.
Tsunade ricadde a terra senza alcun danno ma non volle lasciare al nemico nemmeno il tempo di respirare: «Arte della Terra: Tecnica delle Rocce Levitanti» disse e tutti i frammenti di pietra generati dai precedenti impatti iniziarono a sollevarsi e a fluttuare a mezz’aria.
La donna le colpiva con calci e pugni, facendole schizzare contro il nemico come proiettili.
Per qualche minuto il campo del loro duello fu teatro di uno scambio continuo di colpi a suon di proiettili di roccia; lei le lanciava contro di lui e lui cercava di neutralizzarli colpendoli a sua volta e frantumandoli.
Tsunade così facendo si avvicinava sempre di più al nemico mentre lui era troppo impegnato a deviare e schivare i colpi per allontanarsi.
«Arte Medica: Bisturi di Chakra!» utilizzò lei quando fu a portata e una leggera aura azzurra le avvolse la mano.
Puntò direttamente alla testa di Jacob ma lui si piegò rapido all’indietro e schivò il colpo.
Tsunade spostò il bisturi di Chakra sul piede e piroettò sul tacco sferrandogli un calcio micidiale alle ginocchia e lacerandogli grazie al Chakra i legamenti interni.
Jacob fu pervaso dalla rabbia e a causa della mistura di quest’ultima insieme alla sua naturale imbecillità si lanciò con tutta la sua forza contro Tsunade che accettò il colpo e venne perforata dalla sua mazza chiodata da parte a parte.
Un buco nel ventre della donna faceva sgorgare sangue e veleno in gran quantità e entrami caddero in ginocchio.
«Signorina Tsunade!» esclamò la copia di Katsuyu che si sarebbe dovuta occupare di lei andandole incontro.
L’Hokage stava per svenire a causa del veleno iniettatole e alla cospicua perdita di sangue ma mentre le si annebbiava la vista riuscì a toccare Jacob sul petto lacerandogli irrimediabilmente le arterie principali.
Il cuore di Jacob compì giusto gli ultimi battiti prima di smettere a causa del mancato approvvigionamento di sangue, ma bastarono per fargli rendere conto, come ultimo pensiero prima di morire, che aveva perso contro la donna ninja medico.
Tsunade cadde a terra pesantemente proprio mentre Katsuyu arrivò e le si posizionò vicino al buco causato dalla mazza chiodata che alla morte del padrone era svanita nel nulla.
La lumaca, fedele compagna della Referente, iniziò a rilasciare grandi quantità di Chakra e lentamente i tessuti e le cellule iniziarono a rimarginarsi espellendo anche le tossine velenose.
Sarebbe sopravvissuta, era inevitabile grazie alla tecnica medica proibita, ma c’era un prezzo da pagare: la vita dell’utilizzatore della Tecnica delle Cento Vite veniva irrimediabilmente accorciata di tanti anni quante erano le volte che si sfiorava la morte durante quello stato di immunità.
Era un grande sacrificio ma Tsunade lo compì volentieri per quel bene superiore, non avrebbe mai sconfitto un tizio velenoso senza sacrificarsi a essere colpita almeno una volta.
«Katsuyu…» disse riprendendo lentamente i sensi «Bisogna… aiutare gli altri» sussurrò.
Lanciando sfere di aura contro Sengoku e costringendolo a schivarle, Kudo si creò l’occasione per riavvicinarsi a gran velocità al suo nemico e a coglierlo quasi di sorpresa.
Il maestro infatti riuscì ad afferrare un dito del grand’ammiraglio e con la sua grande energia lo sollevò e lo scaraventò via facendolo strisciare sul terreno per diverse decine di metri.
Mentre Sengoku si risollevava, Kudo si scagliò contro di lui come un proiettile e lo colpì dritto allo stomaco con le punte dei piedi.
Il marine indietreggiò ancora e si piegò in due a causa di quel colpo micidiale e quando intuì che stava per arrivarne uno analogo, con la mano che lo reggeva sul terreno scatenò l’energia dorata al suolo, che si sollevò creando un muro tra i due.
Kudo non rallentò la sua corsa ma anzi accelerò ancor di più e saltò, tirando un calcio secco al muro di roccia che si spostò in orizzontale verso Sengoku.
L’ammiraglio lo prese, lo staccò dal suolo e, con quel muro di diverse tonnellate, fece un giro su se stesso e andò a colpire, come con un ventaglio, Kudo che ancora stava a mezz’aria.
L’impatto fu molto violento: il corpo di Kudo fu scagliato contro il muraglione dell’altopiano e si incastonò accanto alla statua.
Poco dopo si liberò e saltò a terra ma Sengoku lo aveva già anticipato: puntandosi bene coi piedi per evitare di perdere l’equilibrio a causa della forte spinta, chiuse le mani a sfera e generò due bolle una contro l’altra che si andarono a mescolare ed aumentare esponenzialmente il loro potere.
Una forte luce dorata fuoriusciva dagli spazi tra le dita dell’ex grand’ammiraglio e puntò tutta quella forza contro il maestro.
Kudo ne fu investito in pieno e cadde in ginocchio: la tensione in quel fascio di luce era elevatissima e la tuta bianca del maestro iniziava lentamente a lacerarsi e perdere brandelli esattamente come la sua pelle che si stava bruciacchiando.
Nonostante ciò, essendo sotto l’effetto dell’Edo Tensei, non percepiva il dolore e quindi lentamente si rialzò e iniziò a camminare a fatica verso Sengoku.
Il Referente continuava a controllare il fascio di energia cercando di disintegrare il corpo del maestro che invece dimostrava una gran resistenza.
Ma, esattamente come aveva preventivato Sengoku, l’assegnazione dei Referenti contro i maestri giusti diede i suoi frutti, perché proprio in quel momento di stallo il professor Silente e la professoressa McGranitt lo raggiunsero, quest’ultima aveva una copia di Katsuyu sulla spalla che le restituiva le forze.
I due maghi videro che la situazione era in fase di stallo e che sarebbe stato meglio chiudere la partita in quell’occasione che vedeva Kudo in uno stato di mobilità ridotta.
Minerva puntò la bacchetta verso il muraglione «Piertotum Locomotor» disse oscillando leggermente la mano.
La trasfigurazione non donava vita propria agli oggetti, bensì li animava in base all’incantesimo eseguito.
Con un gran fragore di roccia, la statua di Antonella iniziò a vibrare e quella mano allungata verso il vuoto alla ricerca di qualcosa da anni finalmente di richiuse a pugno; lentamente il braccio si piegò e puntò verso il basso andando a colpire diretto il corpo di Kudo.
Il maestro non aveva coscienza per rendersi conto di essersi ritrovato nella stessa identica situazione che lo aveva fatto esalare l’ultimo respiro ma esattamente come allora, si ritrovò come unico sostegno tra il suolo e l’enorme peso della statua.
Anche Silente invocò l’incantesimo sulla statua e, sempre sotto l’effetto dell’energia di Sengoku, fu in quel momento che Kudo non riuscì a sostenere quel peso ed evaporò in una manciata di particelle di Luce.
Il pugno della statua raggiunse il suolo e tornò immobile con un gran boato mentre la sfera di Lotta
Sengoku ritornò lentamente alle dimensioni normali e si lasciò cadere seduto, stremato.
«Vi ringrazio davvero tanto… non sapevo più che cosa inventarmi… come sta Tsunade?» chiese ai due maghi.
«La signorina Tsunade si sveglierà tra un paio di minuti» rispose Katsuyu al posto loro.
«L’abbiamo vista mentre venivamo qui, pare essersela vista brutta ma lei ci ha rassicurato» disse Minerva facendo riferimento alla lumaca sulla spalla.
«Bene, se siamo salvi magari riusciamo anche a salvare Walt, e con lui, forse riusciremo a impedire la resurrezione di Antonella…» ipotizzò Sengoku.
«Forse, ma è ancora presto per dirlo» commentò amaramente Silente.
 
 
 
 
David aveva ragione, solo lui avrebbe potuto recuperare un oggetto così custodito.
Già Jacob era stato fortunato a riuscire a rintracciarlo, ma d’altronde si sa, l’Oscurità lascia sempre tracce.
Era un atollo di roccia piatto quello su cui si trovava il cuore di Antonella, perfettamente circolare e con un piccolo altarino al centro senza nessun altra particolarità.
Lo scudo sferico che lo circondava era spesso e impenetrabile. Spazio allo stato puro che rappresentava una barriera impossibile da scalfire da nessun altro elemento naturale o energia spirituale, sicuramente un ottimo tipo di difesa.
Ma effettivamente un modo c’era, un metodo che nessuno poteva prevedere.
Era vero che nessuno poteva superare quello scudo ma quello scudo non era sempre stato lì e non era da sempre esistito. Perciò se qualcuno capace di manipolare il Tempo sarebbe arrivato avrebbe potuto bypassare lo scudo semplicemente riportandolo indietro di qualche giorno.
Lucas osservò il cuore lanciandogli un’occhiata carica di disprezzo, poi fece qualche passo indietro e allargò le mani.
Alcuni rombi apparvero dai suoi palmi e lentamente ruotavano in senso antiorario mentre un enorme cubo turchese perfettamente geometrico rinchiuse la sfera rosa.
Le stelle del cosmo si spostarono all’indietro di un tratto e la luce degli astri si modificò appena.
Lucas aprì gli occhi e la sfera di Spazio era svanita, tornata indietro nel tempo di tre giorni.
Lucas avanzò fino al centro dell’atollo e lo prese, prese il cuore di Antonella e lo portò con se.
La quasi totalità di energie di Walt erano concentrate su quello scudo ed era per questo che ancora non era riuscito a fare nulla per liberarsi dalla morsa del Tempo; ma adesso, adesso lo scudo non c’era più ed era tornato in piena forza.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Ecco un nuovo capitolo!
Le varie battaglie dei Referenti vanno avanti e in questo cap vediamo come se la cavano Tsunade e Sengoku e quali tecniche e strategie usano per sovrastare il nemico.
Tutti fanno il massimo e danno il 100% ma non sempre è abbastanza.
Vi sono piaciute le due battaglie?
Vi aspettavate mosse diverse? Avreste preferito vedere altre situazioni? Potrebbero ispirarmi per i prossimi capitoli!
Fatemi sapere cosa ne pensate in commento!
 

Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Il prossimo capitolo uscirà il 14 luglio!


See you next time!
 
   
 
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