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Autore: Frulli_    16/06/2019    1 recensioni
3019 T.E. Sauron è sconfitto, e Aragorn è stato incoronato Re di Gondor. I nobili si radunano a Edoras, per i funerali di Theoden e l'incoronazione del nuovo Re di Rohan, Eomer. Tra amici e alleati, Eomer dovrà affrontare i propri demoni e le proprie paure per trovare la pace nel suo cuore e per il suo popolo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Faramir, Imrahil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Prettiest Flower

Emyn Arnen, Ithilien, un anno dopo...
 
Il corteo nuziale che scortava Dama Eowyn da Rohan all'Ithilien era lungo e complesso. Raccoglieva cavalieri della Marca, nobili di Rohan e personalità di altre regioni, come i Mezzuomini e persino alcuni elfi, accompagnati da Legolas e Gimli.
Il matrimonio di Eowyn con Faramir rivestiva un ruolo importante. Era il primo grande evento di quell'anno, e cadeva proprio nell'anniversario della sua incoronazione. Un gesto che Faramir aveva voluto fare nei confronti dei futuro cognato, in segno di affetto e rispetto.
Ma soprattutto, il loro matrimonio rinsaldava ancora di più l'amicizia e l'alleanza tra Rohan e Gondor, facendo sposare gli eredi di due famiglie importanti.
Eomer si girò verso Luna: la cavalla camminava al suo fianco, a redini morbidi e con un passo lento, stanco...quasi triste. Sospirò, preoccupato, poi si volse verso la risata cristallina di Eowyn, che ascoltava un aneddoto di Gimli, sempre lì a fare festa e baldoria.
La sorella si accorse dello sguardo fraterno e si voltò verso di lui, sorridendogli.
«Sono felice di vederti così contenta...» ammise Eomer, sorridendole appena.
«Grazie, fratello mio. E tu? Tu quando mi farai sentire sollevata?»
«Non c'è bisogno che ti preoccupi per nulla, Eowyn. Rohan ormai è un Regno sicuro, le terre sono tornate rigogliose e...»
«Non mi riferivo a quello, e lo sai bene» precisò la Dama, interrompendolo «Lo sai che ci sarà anche lei alle nozze, vero?»
Eomer deglutì a vuoto. Cercò di mascherare la sua indifferenza, inutilmente. E cercò anche di convincersi, come faceva da mesi, che ormai non gli interessava più di Dama Lothiriel. Ma anche quello fu inutile.
«E' passato molto tempo...mi sono dimenticato di lei, e lei di me. E' la vita, funziona così»
«Ma davvero...» precisò Eowyn, ironica, sollevando un sopracciglio.
«Davvero cosa?»
«Davvero ti sei dimenticato di lei»
«Certo!»
«E come mai, allora, ancora non ti fidanzi? Sai che hai bisogno di una moglie con cui avere una linea dinastica, vero?»
«E da quando tu ti intendi di eredi?»
«Da quando tu ti intendi di donne?» ribattè stizzita Eowyn, prima di sbuffare. «Lei non ti ha dimenticato...» sussurrò poi, osservandolo.
Eomer sentì il cuore balzargli in petto. «Cosa vuoi dire»
«Quel che ho detto, fratello. Lei non si è dimenticata di te. E' ancora offesa per come l'hai trattata, ma...»
«E tu come fai a saperlo?!»
«Oh cielo..credi davvero che noi donne non parliamo fra di noi?» chiese Eowyn sconvolta «Sappi che sei stato un maleducato. E dicevo...è ancora offesa, ma non ti ha dimenticato. Imrahil dice che ha rifiutato tre pretendenti, solo quest'anno!»
Eomer sentì un fuoco, dentro lo stomaco, divorargli le viscere. Cos'era quel sentimento che provava? Perchè si immaginava questi aitanti pretendenti toccare Dama Lothiriel, e venirgli voglia di mozzare loro le mani?
«Non essere geloso» Eowyn sembrò leggergli nel pensiero «Li ha rifiutati, ricorda. Ora...cosa hai intenzione di fare quando la vedrai?»
«Io...non lo so»
«Beh comincia a pensarci, e pensa bene dato che il viaggio è ancora lungo. E' la tua ultima e unica possibilità di vittoria, Re Eomer. Persa questa battaglia, perderai tutta la guerra»
Il paragone bellico della sorella calzava a pennello.




Eowyn aveva ragione: il viaggio dalla loro conversazione proseguì ancora per molto, e sostando la notte riuscirono ad arrivare solo la mattina ad Emyn Arnen. Ad accoglierli, Faramir in persona insieme alla sua delegazione di nobili e cortigiani.
Emyn Arnen era molto diversa da Edoras: pietra bianca come la neve, era stata ricostruita velocemente, in tempo per le nozze del suo signore con la Dama Bianca. Il palazzo, il cui disegno ricordava molto, seppur in misura minore, Minas Tirirh, era circondato da alte mura protettive, un villaggio di pietra bianca ed infine un giardino magnifico. L'Ithilien, d'altronde, era famoso proprio per la sua bellissima natura.
Eomer sperava in cuor suo che ad attenderli ci fosse anche Lothiriel, ma poi si ricordò che ella era una principessa di un'altra regione, e che probabilmente sarebbe arrivata successivamente, appena in tempo per il matrimonio.
«Gli invitati sono arrivati tutti?» chiese Eowyn, mentre i cavalli salivano verso il palazzo.
«Quasi tutti. Manca ovviamente Re Elessar, il Principe Imrahil e...»
«Verrà anche la Principessa, vero?» chiese Eowyn, interrompendolo.
«Non...ne abbiamo ancora la certezza» ammise Faramir, lanciando un'occhiata ad Eomer che impassibile fissava il sentiero avanti a sé. Lanciò un'occhiata alla gente del popolo: capelli neri, occhi chiari, persino nell'abbigliamento erano diverso dai Roihirrim. Non aveva forse ragione nel ripetersi che Lothiriel non sarebbe mai stata bene a Rohan? Ma d'altronde...Sollevò gli occhi su Eowyn, raggiante e felice, così diversa anche lei dai gondoriani. D'altronde anche lei doveva adeguarsi a loro, e ce l'avrebbe fatta. Perchè allora non potrebbe Lothiriel?
Scosse appena la testa, cacciando via quegli inutili pensieri.
Una volta giunti a palazzo, Faramir diede ordine ai servi di condurre i cavalli a riposare, seppur molti Rohirrim -Eomer compreso- andarono personalmente ad assicurarsi della cura delle bestie. Poi, una volta finito, i servi li condussero nelle rispettive stanze. Tutte, o quasi, davano ovviamente sui giardini circostanti.
Seppur Eomer non fosse un tipo romantico, e men che meno piacevano i fiori, doveva ammettere che quei giardini erano meravigliosi. Piante e fiori di ogni tipo creavano un gioco di intrecci e sentieri, dando l'impressione di essere immersi in un bosco.
L'Ithilien era rigoglioso e verde come Rohan, seppur la sua regione fosse più...selvaggia. Come i suoi abitanti, d'altronde.
Prese a spogliarsi dell'armatura, poggiandola sul trespolo adatto, quindi andò a lavarsi. Era stanco, ma sapeva benissimo che non sarebbe stato capace di riposare. Troppi pensieri, troppe preoccupazioni. Lasciare il Regno, seppur nelle ottime mani dei suoi marescialli, lo metteva in uno stato di agitazione perenne. E se fosse successo qualcosa? E se lo avesse saputo troppo tardi?
Gli incubi della guerra lo tormentavano. Non sapeva come facevano gli altri, ad essere felici, ma lui non ci riusciva. Il volto infangato di Theodred, quello senza vita di suo zio...la chioma bionda di Eowyn, immonda di sangue di orco...il dolore, il lutto dei suoi uomini...Vermilinguo.
Deglutì, cercando di scacciare via quei pensieri, di concentrarsi sul presente. La gioia di sua sorella, in quel momento, era l'unica cosa che contava. Eowyn si meritava tutto il bello ed il bene di quel mondo, ed anche di più. Il popolo la osannava come una eroina, ed a ben ragione: aveva fatto molto più lei che un esercito intero. Ne portava ancora i segni, ma aveva ottenuto ciò che voleva: fama e gloria.
E lui? Lui cosa voleva? Il benessere del mio popolo vale più di ogni cosa, pensò.
E così sarebbero dovute rimanere le cose.




Bussarono alla porta della stanza. Si volse verso di essa, curiosa.
«Avanti!» esclamò, mentre le damigelle le sistemavano l'abito nuziale. Entrò Eomer, richiudendo subito la porta, e rimase qualche istante a guardarla.
«Cosa ne pensi?» chiese Eowyn, ansiosa, osservando il fratello. Eomer le si avvicinò lentamente, prendendole poi le mani tra le sue.
«Sei bellissima, Eowyn. Una vera Dama Bianca. Sarai stupenda, il giorno delle nozze. Se solo nostra madre e nostro padre ti potessero vedere...»
«Tu puoi vedermi, però. E' questo ciò che conta. Per sempre insieme, ricordi?»
Eomer le sorrise, abbracciandola forte a sé. «Sì. Per sempre insieme...»
Eowyn sorrise dolcemente, osservandolo dal basso. «Ti voglio bene»
«Anche io, piccola. Sono così orgoglioso e fiero di te. Ti meriti tutta la felicità del mondo»
«Anche tu...»
«La mia felicità è il tuo bene e quello del popolo. Mi basta» Eomer ripetè quel che andava ripetendosi nell'ultimo anno.
«Hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te, fratello. Quando io sarò moglie di Faramir...»
«Non ho bisogno di nessuno, Eowyn, te lo assicuro. Sto bene così. Quando sarà ora di prendere moglie, lo farò»
«Si, e chi? Qualche nobile ragazza sdentata?» chiese Eowyn ironica.
Eomer sorrise divertito. «Non importa che sia bella, importa che sia fertile»
«Oh per l'amore dei Valar, Eomer, parli come un vecchio stolto! I tempi sono cambiati, e tu sei Re, puoi permetterti di sposare chiunque tu voglia!» brontolò Eowyn, cominciando a togliersi la cinta e i gioielli nuziali. «Aspettami fuori, voglio visitare i giardini» ordinò la fanciulla. Eomer ubbidì, paziente.


I giardini di Emyn Arnen erano i più belli delle Terre di Mezzo, superando in bellezza e complessità persino i giardini di Minas Tirith. Ogni tipo di piante e fiore, proveniente da ogni parte della terra, era stato piantato lì con cura. Fontane e panchine di pietra, sentieri battuti come se fossero in un sottobosco, e persino uccelli e altri piccoli animali, che avevano preso dimora lì, naturalmente, senza essere ostacolati dal signore del castello, Faramir. La vita era tornata nell'Ithilien, e sembrava che la guerra dell'Anello non fosse mai passata di lì.
Eomer ed Eowyn camminavano lentamente, sottobraccio, in silenzio. Si godevano la pace di quel posto, ognuno nei propri pensieri. Non avevano bisogno di parlare sempre, d'altronde. Erano fratello e sorella, a volte bastava semplicemente starsene in silenzio, in una tacita compagnia.
«Mi verrai a trovare, vero?» la domanda improvvisa di Eowyn lo distolse dai propri pensieri. Con la mano libera le strinse appena il braccio, quello colpito dal Re dei Nazgul. Sorrise.
«Ogni volta che potrò, Eowyn»
«Promettimelo»
«Non ce n'è bisogno. Dovrò farlo, ne va della mia felicità. Non ti lascerò mai da sola. Potrai scrivermi ogni volta che vorrai, e io farò lo stesso. E ti verrò spesso a trovare, e tu verrai a trovare noi: minaccerò di morte Faramir se te lo impedirà»
Eowyn ridacchiò divertita. «Non serve. Egli è perfettamente consapevole che qui sarò da sola, e che avrò bisogno della mia famiglia soprattutto all'inizio. Ma è un nuovo inizio, no? Ne abbiamo tutti bisogno...»
«Già» rispose Eomer, sorridendo appena.
Tornarono in silenzio, a godersi la calma della natura che li avvolgeva.
Eomer cercò di ricordare l'ultima volta che si era fermato ad ascoltare il respiro della natura, ed il suo ciclico cambiamento. Non ne aveva memoria.
Che vergogna, pensò, non avere più legami con la natura. Soprattutto per un Rohirrim, che per essa e grazie ad essa viveva. Socchiuse appena gli occhi, in pace. Dopo così tanto tempo.
Rallentarono appena il passo quando sentirono un fruscio, provenire dietro un angolo di cespugli proprio davanti a loro. Dei passi, lenti, che lentamente si avvicinavano a loro.
Eomer ebbe un tuffo al cuore, quando vide la chioma nera di Dama Lothiriel, proprio lì davanti a loro. Si fermò e pietrificò, fissandola senza poter dire una sola parola. Non riusciva a pensare a nulla, solo a quanto fosse bella, più di quel che ricordava.
Le morbide onde dei capelli cadevano lungo la schiena, l'abito color del mare, simbolo della sua Dol Amroth, risaltava in quel pomeriggio primaverile. Non indossava gioielli o accessori, spartana e semplice come se l'era sempre ricordata.
«Dama Lothiriel!» esclamò Eowyn, facendo sobbalzare entrambi da quella sorpresa inziale. Le due giovani si abbracciarono felici.
«Dama Eowyn...Re Eomer...» salutò Lothiriel, composta, sorridendo appena.
«Dama Lothiriel...non sapevamo del vostro arrivo» commentò serio e composto Eomer, fingendo indifferenza.
«Siamo giunti da poco. Mio padre è ancora nelle sue stanze, a riposare. In quanto a me...ero troppo curiosa di ammirare i giardini di Emyn Arnen. I vostri giardini, Dama Eowyn»
«Non ancora miei» precisò Eowyn ridacchiando «Passeggiate con noi?» chiese poi, gentile.
Lothiriel sembrò pensarci qualche istante, poi annuì e prese sottobraccio Eowyn, dall'altro lato rispetto ad Eomer.
«Siete emozionata per il vostro matrimonio?» chiese alla Dama Bianca.
«Molto. Nervosa, per molti aspetti. Come dicevo prima ad Eomer...è un nuovo inizio»
«Le novità mettono nervosismo a tutti, Dama Eowyn. Sono sicura però che vi troverete benissimo qui. E Faramir è un uomo d'oro, gentile e calmo. Sarà un ottimo marito ed un ottimo padre»
Eowyn sorrise appena, in imbarazzo, ed annuì. «Speriamo» poi si fermò di colpo, battendo una mano sulla fronte «Oh cieli divini! Stavo dimenticando! Devo tornare in palazzo, scusate, o Faramir mi ucciderà!» esclama, come se avesse dimenticato di fare qualcosa. E sparì velocemente, lasciandoli lì come due allocchi.
Eomer ebbe quasi la certezza che quella improvvisa sparizione di Eowyn era dettata dal fatto che voleva lasciarli soli. Rimasero qualche istante, fermi e in imbarazzo, a guardarsi intorno.
«Volete continuare?» propose alla fine Eomer, facendosi coraggio.
Lothiriel annuì appena, incerta, quindi proseguirono insieme lungo i sentieri immersi nei giardini. Rimasero a lungo in silenzio, imbarazzati e tesi, cercando un argomento con cui cominciare una conversazione civile e decorosa.
«Come va il vostro Regno?» chiese Lothiriel, imbarazzata. Bella domanda davvero, complimenti, pensò, con solo la voglia di scappare via da lì.
Ma le sembrò che Eomer sospirasse quasi di sollievo. «Molto bene, grazie per avermelo chiesto. In solo un anno abbiamo messo in sicurezza i confini, bonificato i terreni distrutti e coltivato quelli ancora sani. Sono stati ricostruiti i villaggi per il popolo, e mantengo i cavalieri in giro per il Regno, per sicurezza. Dovremmo fare sacrifici economici ancora per un anno, forse meno...ma poi dovremmo essere fuori da ogni ristrettezza economica e non»
«Gondor comunque vi sta aiutando?»
«Sì, ma non ho voluto aiuti da Re Elessar. La ricostruzione di Gondor è lunga e faticosa, essendo più grande di Rohan. Aragorn ha bisogno dei suoi beni, non può concederli a me. Non finchè non ne avrò strettamente la necessità»
Lothiriel sorrise appena, divertita. «Voi ed il vostro orgoglio...»
Eomer deglutì a fatica, rimanendo zitto per qualche istante, poi riprese. «Dopo la vostra partenza, Luna ha sofferto molto la vostra assenza. Soffre tutt'ora»
Lothiriel drizzò la schiena, osservandolo solo in quel momento «Com'è possibile? L'ho cavalcata solo per qualche giorno...»
«Sottovalutate l'intelligenza dei Mearas, mia signora. Sono loro a scegliersi il proprio cavaliere, e non il contrario. Luna ha sentito la mancanza della sua padrona...e non voluto essere cavalcata più da nessun altro, me compreso»
Lothiriel sorrise, commossa. «Un giorno verrò a rivederla, se mi darete il permesso»
Eomer si fermò, osservandola. «Veramente...Luna è qui»
Lothiriel sgranò gli occhi, fissandolo. «L'avete portata qui?»
«Sapevo che sareste venuta al matrimonio, e in cuor mio speravo che Luna, vedendovi, sarebbe migliorata»
«Possiamo andarla a visitare?» chiese la giovane, preoccupata. Ogni imbarazzo era scivolato via.
Eomer annuì, ed insieme ritornarono verso il palazzo e le stalle. Le lanciava qualche sguardo, ogni tanto e di sfuggita, per non farsi notare. Il suo amore per i cavalli era degno di una Rohirrim, ed Eowyn aveva ragione: se sia Zoccofuoco che Luna si erano affezionati a lei, vuol dire che aveva uno spirito degno dei Mearas. E se era degna dei Mearas, era degna anche di Rohan.




Non appena Luna percepì l'odore di Lothiriel, cominciò a nitrire appena, allegra, battendo appena i zoccoli a terra. La giovane si volse verso Eomer e gli sorrise.
«Mi sta salutando?»
Eomer sorrise appena, annuendo. «Vi ha riconosciuta, e vi sta salutando. Andate a salutarla, ma ricordate: è pur sempre un Mearas. Sicurezza e rispetto»
I due si avvicinarono alla cavalla. Eomer fu il primo ad accarezzarla sul muso, con una certa sicurezza. Poi lentamente alla sua mano si unì quella di Lothiriel, più piccola ed affusolata, ma che accarezzava la cavalla con una certa dolcezza. Luna socchiuse gli occhi, sbuffano appena dal naso. Appagata.
I due si sorrisero appena, in imbarazzo, ed Eomer sgranò appena gli occhi quando Luna si fiondò sul suo cibo, con fame.
«Erano settimane che non mangiava con tutto questo appetito. La vicinanza con chi ci ama fa miracoli»
«Concordo» precisò Lothiriel, prima di avvicinarsi a Zoccofuoco. «Ehi, bello...ben rivisto...» mormorò, accarezzando anche lui dolcemente, sul muso. Eomer aprì il recinto e lo richiuse velocemente, poi prese a pettinarne il manto, sul dorso.
Lothiriel ridacchiò divertita, ed Eomer si girò perplesso verso di lei.
«Cosa c'è da ridere?»
«Voi...siete ironico. Vi curate dei vostri cavalli in maniera quasi maniacale...ma non v'importa degli uomini»
«Certo che m'importa degli uomini. Solo che...non sono abituato alla loro presenza. Ho imparato prima a cavalcare e poi a parlare. Con i cavalli...non c'è bisogno di parole. Ci capiamo, senza problemi, senza fraintendimenti. E abbiamo un carattere simile»
«Ovvero?»
«Siamo diffidenti» rispose Eomer, sorridendo appena «Non mi fido di molte persone. Si contano davvero su una mano sola. Le persone di cui non mi fido, invece...sono tantissime. Non per colpa loro, ma per mia natura»
«E' normale. Siete un Re, siete un uomo...anche mio padre è molto diffidente»
«Ed è per questo che io e vostro padre siamo molto amici»
Lothiriel ridacchiò appena, annuendo. Continuava ad accarezzare il muso del cavallo, anche quando Eomer uscì dal recinto, ritornando vicino a lei. Diede qualche buffetto sul muso del cavallo, sorridendo appena.
Poi, colto da un'improvvisa onda di coraggio nel petto, avvicinò lentamente la mano a quella di Lothiriel, sfiorandola appena. Quasi per sbaglio.
La giovane sorrise, senza dire nulla, quasi a dare un tacito consenso a quel contatto. Eomer si fece coraggio e avvicinò ancora di più la mano, fino a prenderla delicatamente nella propria e avvicinarla alla bocca. Le posò un bacio sul dorso della mano, socchiudendo gli occhi, in un gesto quasi di riverenza, rispetto, venerazione.
Lothiriel sorrise dolcemente, questa volta guardandolo negli occhi. Poi chinò lo sguardo in imbarazzo. Eomer azzerò le distanze tra di loro, stringendo ancora la mano altrui nella propria. Ebbe la sensazione di doverla baciare, per forza, come se fosse una questione di vita o di morte. Come se una forza invisibile spingesse il suo viso contro quello della giovane, che guardava appena in basso, sorridendo tra sé.
Ma un rumore rovinò il momento: qualcuno aveva aperto le porte delle stalle, per entrare o forse uscire. Eomer allentò appena la presa dalla mano, e con quella libera le sfiorò appena una ciocca di capelli.
«Sarà meglio andare, o vostro padre si preoccuperà non vedendovi» mormorò il Rohirrim, osservandola.
Lothiriel sollevò gli occhi sul viso del giovane, annuendo. «Si, sarà meglio...» rispose piano, seppur con un fremito nel cuore Eomer colse un certo dispiacere, da parte di lei, in quella interruzione.
Eowyn aveva ragione, non l'aveva dimenticato.




Al matrimonio tra Eowyn e Faramir, Eomer trattenne a stento la commozione.
La sorella indossava un bellissimo abito bianco, ricamato d'argento e verde, a richiamare la sua amata Rohan. Faramir, al suo fianco, vestiva come un Principe ed un degno cavaliere, fiero e sorridente accanto alla sua Guerriera.
Re Elessar spese dolci e profondi parole per gli sposi, che vollero sposarsi nei Giardini di Emyn Arnen, perchè fu proprio nei giardini delle Case di Guarigione che essi s'incontrarono, innamorandosi.
Il tempo quel giorno fu clemente con loro, tenendo lontana la pioggia ed il sole illuminava il banchetto allestito all'esterno. Non avevano voluto duelli, o giostre, come fece anche Re Elessar per il suo matrimonio. Tutti, lì, avevano visto abbastanza scontri da non voler più vedere le spade sguainate al cielo. Non in un giorno di festa.
La festa durò tutto il giorno, e molti continuarono i festeggiamenti anche a notte fonda. Eomer, ovviamente, fu uno di quelli. Mantenendo un certo contegno e non bevendo ogni volta che gli veniva offerto, continuava a mantenere alta la gioia per i novelli sposi, brindando ogni volta che qualcuno osava anche solo dimenticarsi il motivo per cui fossero lì.
Nonostante quindi non fosse ubriaco come Gimli, che vanverava canzoni e storie, cominciava a percepire un certo formicolìo alle mani ed un vago giramento di testa. Dopo solo dieci boccali. Non era più giovane e aitante come una volta.
«Aragorn!» esclamò, vedendo passare il Re di lì. Si fermarono a brindare, prima di uscire per prendere una boccata d'aria, fuori nel cortile del palazzo, dove tirava un venticello fresco e piacevole, e la gente era minore che all'interno.
«Ho sognato questo momento per anni» ammise dal nulla Eomer, sorseggiando la sua birra.
«Il matrimonio di Eowyn con un brav'uomo?» chiese Aragorn, osservandolo.
«La pace» ammise Eomer, sospirando «ed anche il matrimonio di Eowyn, sì»
Si sorrisero appena i due amici, in silenzio.
«Il male è stato sconfitto. La pace è reale, amico mio...»
«Ed anche le ferite. Lo sai che per venire qui ho dovuto lasciare Rohan al mio primo Maresciallo? Che per quanto io mi fidi...da quando sono partito non ho chiuso occhio. Non mi fido dei consiglieri...»
«Vermilinguo è morto, Eomer. Non può farvi più del male»
«Non mi preoccupa più la magia oscura, Aragorn. Ma l'uomo. L'uomo e le sue debolezze, la sua malvagità...»
«L'uomo è malvagio perchè si sente di dover compiere giustizia, perchè si sente privato di qualcosa. Noi dobbiamo fare in modo che questo non accada mai più»
«Ne saremo capaci?» chiese Eomer, osservandolo.
Aragorn sorrise, stringendogli una spalla. «Insieme, sì. E' importante creare amicizie e legami tra di noi. Ed a proposito di legami...» precisò poi, ironico, alzandosi «Ho visto Dama Lothiriel, poco fa, dirigersi ai Giardini...da sola»
«E quindi?» chiese Eomer, nervoso «Non so cosa dirle»
«Dille quello che vuoi, quello che senti...senza vergogna»
«Con Arwen ha funzionato?»
Aragorn sorrise appena. «Con lei non è servito parlare: bastava guardarci, per innamorarci ogni giorno di più»
Eomer riflettè qualche istante. Si alzò, prese coraggio e si diresse deciso verso i Giardini. Ne varcò la soglia, lentamente. Calmo, si prese del tempo, l'atmosfera che respirava tra quei fiori, quelle piante, il lento scrosciare dell'acqua nelle fontane, il fruscio degli animali notturni che vivevano lì, vigili....tutto rendeva magico quel posto, e si lasciò cullare dalla sua calma.
Poi la vide, rischiarata dalla luna piena di quella sera. In piedi vicino ad ampio arco, che dava su giardini a terrazza e si buttava quasi sul fiume, illuminato dalla luna. Lothiriel era rivolta verso il panorama, voltando le spalle a chi arrivava. Indossava un abito blu scuro, ricamato in argento, che catturava la luce della luna. Fili d'argento intrecciavano la chioma scura, rendendola brillante come un gioiello. In quel momento, Eomer capì che non avrebbe potuto più fare a meno di quella visione.
La giovane si girò lentamente, sorridendogli. Lo osservò qualche istante, con occhi luminosi, poi tornò a girarsi verso la luna.
«E' magnifica, non è vero?» gli chiese.
Eomer non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. «Magnifica, si...» sussurrò, vago. Poi lentamente, con dolcezza, prese una mano della giovane, facendola voltare verso di lui. Le prese anche l'altra mano, stringendole con le proprie. Si sorrisero, come se si guardassero per la prima volta.
«Dama Lothiriel, volete diventare la mia Regina?» chiese Eomer, osservandola dritta negli occhi.
«Sì» rispose subito la ragazza, sorridendo ancora di più.
«Sì?» chiese dubbioso il giovane. Non si aspettava una risposta così repentina.
«Sì, ho detto. Sì, vi sposerò...e diventerò la vostra Regina» precisò Lothiriel, con voce emozionata. Eomer si slanciò a baciarla, con delicato ardore, stringendola dolcemente in un abbraccio.
  
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