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Autore: irYsblackeyes    17/06/2019    0 recensioni
Quando credi di essere un individuo potente, perfetto, che riesce a controllare tutto e tutti, ti senti un Dio.
Pensi di poter manipolare le menti delle persone, di poter giocare con coloro che per natura possiedono un carattere fragile e buono.
Con il passare del tempo però ti accorgi che ciò che hai e ciò che fai non ti bastano più. Cerchi di più, ma più in là di così non puoi andare e di conseguenza, riversi tutta la tua cattiveria e la tua incapacità di accontentarti, sulle persone più deboli di te.
Ma se anche questo, ad un certo punto, non ti bastasse più?
Ti affidi alla droga più potente che riesca annebbiare i tuoi sensi pur di non doverti fermare a pensare a ciò che sei diventato.
Ma cosa succede ancora, se il tuo modo di vivere di colpo ti scaraventa nel mondo "reale" e ti porta quindi a confrontarti con i comuni esseri umani?
Cosa succede se da "Dio" quale eri, per motivi non decisi da te, ti ritrovi a diventare un comune mortale?
E cosa succede se l' unica persona che in qualche modo può aiutarti a galleggiare è la stessa persona che ha subito abusi e
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Arthur. Di questo soldato dagli occhi color smeraldo conosco solo il nome. L'ho scoperto per caso un giorno, mentre mi scortava verso le cucine.

E' molto giovane, non avrà neanche 30. Ha la pelle del viso pulita, liscia e diafana. Visto in un altro ambito, potrebbe davvero rappresentare il classico rampollo di buona famiglia; giovanotto brillante ed educato che tutte le ragazze della mia età bramano. In un'altra circostanza, l'appello di Principe Azzurro gli calzerebbe a pennello.

In questa realtà Arthur è un uomo terribile. Riesce ad ammazzare a mani nude una donna ed un istante dopo, sorridere alla bella sorvegliante che gli passa accanto.

Arthur siede a gambe divaricate sulla sedia dietro di me. Il gomito destro appoggiato al tavolo, la mano che gli sorregge il capo, ed un sigaro in bocca.

Come un fedele segugio, non mi toglie gli occhi di dosso; è stato addestrato molto bene. Il suo compito? Controllare che non mangi gli avanzi del pranzo anzi, dei pranzi.

In una situazione normale, farebbe ribrezzo a chiunque pensare di arrivare ad ingurgitare gli scarti dei pranzi di persone sconosciute ma questa non è una normale situazione.

Ho fame, mi viene da piangere. Il mio stomaco si contorce generando lamenti imbarazzanti e mi fa terribilmente male. Un quarto d' ora fa ho gettato via pezzi di carne, pane, verdure. Le avrei messe tutte insieme in un unico piatto e me le sarei ingurgitate tutte d'un fiato davanti ad Arthur. Non mi importava di rischiare di morire con una pallottola conficcata in fronte. Di certo in Paradiso non si soffre di fame ma qui all'Inferno, sì.

Arthur intona una canzoncina in tedesco mentre lucida la sua pistola. La cucina è invasa dalla puzza nauseabonda del suo sigaro.

A differenza degli altri soldati, lui non mi ha mai picchiata e "conoscendolo" non ne riesco a comprendere il motivo. Molti di loro ci percuotono senza un movente specifico, solo perché gli va. Rispettano più i loro cani schifosi che noi. Noi, che arriviamo a puzzare peggio di quelle bestie. I cani possono entrare nei negozi, girare nei verdi parchi all'interno della città. Noi NO.

-Mi annoio- sussurra ad un certo punto e rabbrividisco all'istante. -Vedi di finire in fretta che non ho più voglia di stare qui dentro con te.-

-Mi perdoni- sussurro con voce strozzata.

Mezz'ora dopo, mentre Arthur mi scorta verso le mie compagne già al lavoro, osservo, alla luce del sole le mie braccia.

Oltre ad essere scheletriche sono metà rosa e metà nere. Gli avambracci che immergo quotidianamente nell'acqua per lavare i piatti, sono puliti, quasi profumano. Il resto del mio corpo è sempre sporco. Ci sono giorni in cui puzzo peggio di un animale. Puzzo di sudore e immondizia. Per essere l'inizio della primavera, fa fin troppo caldo.

Arthur sorride alla Kapo mentre mi consegna nelle sue terribili mani. Di rimando, lei mi prende per i capelli e mi butta in mezzo alle pietre.

-Caricale sul carro- mi ordina severa indicando una montagna di pietre accanto a me.

Annuisco voltandole le spalle ed inizio il mio lavoro.

Ultimamente, solo ed esclusivamente per suo puro divertimento, le piace farci caricare i camion di legna, pietre, sabbia, quello che capita insomma per poi farcelo svuotare e nuovamente caricare davanti a quei porci dei soldati che ridono a crepapelle, ubriachi.

Ogni giorno, mi stupisco sempre di più di fin dove si possa spingere lacattiveria umana.    

   
 
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