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Autore: ArrowVI    17/06/2019    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 6-8: ...E sentimenti



Fin dal momento in cui venni al mondo, furono le persone intorno a me a decidere quale sarebbe stata la strada che avrei dovuto percorrere.

"Andrew Medals", figlio unico della casata militare dei Medals, soldati che avevano giurato fedeltà alla famiglia reale dei Pendragon fin dall'antichità.
Per decenni continuarono a ripetermi sempre quelle parole... Le stesse parole che, alla fine, cominciai a detestare, ma che dovetti per forza di cose ingoiare come una medicina amara.

"Dovrai diventare un soldato"
"Combatterai i demoni"
"Devi essere un esempio per tutti"

Non ebbi mai la mia libertà.
Scuole private, interazioni con persone della mia età limitate o del tutto assenti. Cresciuto tra le quattro mura di un piccolo castello all'interno di Magnus con l'unico scopo di trasformarmi nell'arma definitiva nello scontro contro i demoni.

Quando raggiunsi i quattordici anni, dopo otto anni di lezioni private, mi permisero finalmente di uscire dalle quattro mura che avevo ormai cominciato anche io a detestare.
Non potei mostrare il mio disappunto o la mia rabbia a nessuno. Fui obbligato a tenermi tutto dentro.

Avevo, dopotutto, una immagine da conservare.
Non avevo idea del perché tutte le persone mi guardassero. Salutavano i miei genitori, sorridevano, ci facevano strada permettendoci di passare.

Eravamo quasi come delle celebrità, eppure tutte quelle attenzioni a me non fecero altro che farmi venire il voltastomaco.
Un istituto militare, ecco quale fu la mia nuova casa.

Per altri dieci anni avrei dovuto vivere li dentro, insieme a ragazzi e ragazze della mia età che, alla fine, sarebbero diventati soldati al servizio dell'Impero.


Da una prigione... All'altra.


Esattamente come per le strade, tutti cominciarono ben presto a riempirmi di attenzioni, altri invece mostrarono chiari segni d'invidia.
Non mi importava.
L'unica cosa che volevo era finire con quella farsa per poter finalmente lasciare quel posto che non faceva altro che impedirmi di respirare.


Più o meno verso la metà del mio corso in quell'istituto, il mio nome aveva già cominciato a essere sulla bocca di tutti.
"Andrew Medals, l'Asso dell'Impero!"

Ecco come mi chiamavano.
Lo studente più abile di tutto l'istituto, pupillo di Arthur Pendragon.


Perché continuavano a darmi così tante attenzioni? Cosa avevo di così diverso, da loro?
L'unica cosa che facevo era applicare ciò che mi veniva insegnato... Come avevo sempre fatto, d'altronde.

Una macchina senza sentimenti il cui unico compito era diventato quello di inglobare qualsiasi nozione che le capitava a tiro.
Ai miei occhi tutti gli altri cominciarono ben presto a sembrarmi moscerini senza valore. 


Ci furono solamente un paio di eccezioni:
Sarah Ravier, Nikolà Heiner e Viviane.

Loro erano i membri del mio gruppo, dopotutto. Le uniche persone che, per qualche motivo, non mi fecero annoiare come tutte le altre.



Quando finalmente lasciai quella prigione, venni rapidamente scelto come uno dei membri delle Quattro Galassie, quindi mi chiesero come volevo essere chiamato.

Non volevo più sentire quel nome... Aveva cominciato a disgustarmi.
Ciononostante, però, non potevo lasciare che la mia famiglia facesse una brutta figura.

"Andromeda" fu lo pseudonimo che scelsi.
Decisi di unire il mio nome "Andr(ew)" con il mio cognome "Meda(ls)". In questo modo avrei evitato di sentire ancora una volta quel nome, senza distaccarmi troppo dalla mia famiglia.


Volevo semplicemente riuscire a trovare me stesso, ma continuai comunque a comportarmi come quella macchina che la mia famiglia e quell'istituto crearono in quei ventiquattro anni.

I miei comandanti mi davano un ordine, io lo eseguivo. Non aveva importanza quale fosse:
"I soldati seguono semplicemente gli ordini".


Un cane dell'esercito, ecco in cosa mi trasformarono. Nonostante tutto, i modi ferrei in cui mi crebbero mi impedirono di liberarmi da ciò che mi avevano inculcato, nonostante volessi farlo.


Mi mandarono una infinità di volte, durante quel primo anno di servizio militare che non dimenticherò mai, a sterminare i demoni che apparivano intorno ai villaggi e alle cittadine.

Per tutta la mia vita continuarono a ripetermi che "i demoni sono creature crudeli e meschine", di quanto i demoni fossero "pericolosi". Con il tempo, assorbii anche quelle nozioni. 
Ai miei occhi i demoni non divennero altro che nemici che dovevo abbattere, esseri che dovevo odiare indiscriminatamente. 

Tutte le persone che conobbi continuarono a ripetermi che dovevo "obbedire ai miei superiori" senza fare domande... Che "ogni cosa che dicono è giusta"...
Non mi feci mai, quindi, domande. 
Non mi chiesi mai, quindi, se stessi facendo o meno una cosa sbagliata.

Ai miei occhi i demoni non sembrarono più neanche esseri viventi. A volte li guardai come sacchi di sabbia, tagliandoli uno a uno con la mia lama, senza neanche fare caso ai loro lamenti di dolore o urla.


Ero...
Annoiato.


Tutto intorno a me sembrava ripetersi ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni alla settimana, mese dopo mese, all'infinito.
Mi davano ordini, io obbedivo.
Mi dicevano qualcosa, io assimilavo.

Una macchina.

Volevo liberarmi da quella sensazione di vuoto, ma non avevo la benché minima idea di come fare.
Tutti intorno a me cominciarono ben presto a vedermi come qualcuno che detestava i demoni, come un "soldato perfetto".


Quello...
Non era quello il mio obbiettivo?

Avevo quindi raggiunto il mio scopo? Che altro dovevo fare?


Le persone intorno mi rispettavano, mi temevano, mi ammiravano... Eppure io mi sentivo qualcun altro.
Non mi sentivo me stesso, mi sentivo uno stupido.


Cosa è che dovevo fare? Per quale motivo ero nato?
Ero li solamente per seguire gli ordini di qualcun altro? Per diventare ciò che gli altri volevano io diventassi? Era veramente così importante mantenere quella facciata, senza riuscire a capire chi fossi io veramente?


Quelle domande... Non le ho mai fatte a nessuno. Le mantenni per me, senza mai trovare alcuna risposta soddisfacente.



O... Per lo meno...
... Fino a quel giorno.



Durante il mio quinto mese di servizio, Xernes mi mandò in ricognizione intorno a un piccolo villaggio che si trovava nei pressi della capitale.
Era ormai distrutto, raso al suolo anni prima dal demone di nome Ifrit.

A quanto pare, un demone di alto livello era stato avvistato nei paraggi, quindi mi diedero l'ordine d'ispezionare la zona e confermare o meno l'avvistamento.

Mi precipitai rapidamente sul posto, armato della mia fidata lama, deciso a seguire anche quella volta gli ordini.


Fu li che la incontrai.
Un demone dai lunghi capelli bianchi come la neve, occhi grigi come le nuvole prima di una tempesta  e annoiati.
Non aveva alcuna espressione in volto.

Mi guardò dal tetto di una casa che a malapena era ancora in piedi.
La sua pelle era molto pallida, quasi bianca, e sembrava stesse fischiettando una melodia delicata ma, allo stesso tempo, malinconica.

Aveva due paia di ali simili a quelle delle farfalle con gli stessi colori accesi del tramonto.
I suoi vestiti, se così si potevano chiamare, erano neri come il carbone: a malapena le coprivano il delicato seno, l'inguine e parte delle spalle.
La gran parte del suo corpo era scoperto.


Non appena sguainai la mia lama, il demone smise improvvisamente di fischiettare.
Saltò dall'altra parte dell'edificio, provando sicuramente ad allontanarsi da me, ma la rincorsi all'istante.

"Non posso lasciarla scappare"
Mi dissi.

Dopotutto, il mio compito era quello di uccidere qualunque demone avessi trovato.
Non appena voltai l'angolo, la vidi sulla strada davanti a me e rapidamente le corsi incontro con la mia katana sguainata, preparandomi a colpirla con un fendente.

Rimasi sorpreso dalla facilità con cui quel demone deviò il mio attacco.
Le bastò un delicato e rapido movimento di uno dei suoi arti... Ma la cosa che mi stupì di più fu il notare che dai polsi sporgevano mezzelune affilate quanto, se non più, la mia lama, che prima non avevo assolutamente notato...

...Anzi, fino a pochi istanti prima quelle lame gemelle non erano li.


Prima che potessi caricarla di nuovo, quel demone spiegò le sue ali colorate, librandosi in volo con un salto e fissandomi in silenzio, sospesa in aria.
Improvvisamente riprese a fischiare quella stessa melodia, per poi volare via dal campo di battaglia, lasciandomi per la prima volta in vita mia con l'amaro in bocca.


Per la prima volta non ero riuscito nel mio intento.
Per la prima volta dovetti mentire ai miei superiori, per evitare di macchiare la mia reputazione.

Un demone mi era scappato.
Un demone era riuscito a bloccare con facilità il mio attacco.

Chi era, quella donna? 
Non riuscii a pensare ad altro.

Quella figura... Continuai a ripensare a ogni singolo dettaglio inerente quell'incontro, giorno dopo giorno.
Come avevo potuto permettere che scappasse? Se si fosse venuto a sapere, la mia immagine ne sarebbe rimasta per sempre macchiata.


Passarono settimane durante le quali non feci altro che chiedere informazioni inerenti quel demone, riuscendo però a non dare nell'occhio.
Fui in grado di scoprire chi fosse, alla fine.

Lilith, uno dei membri dei Dodici Generali Demoniaci di Bael.

Quel demone fu il primo dei Dodici che incontrai in vita mia... Nonostante quella scoperta, però, continuai a provare quella strana sensazione.
Mi sentii come se ci fosse qualcosa che mancasse, qualcosa che continuò a premere sul mio petto e sulla mia testa giorno dopo giorno...

Doveva essere la rabbia per non essere stato in grado di svolgere il mio compito.
Si, doveva essere per forza quello.


Alla fine, riuscii a convincermi con quelle mie stesse parole.


Passò un mese prima che la incontrai di nuovo.
Fu nello stesso posto, ancora una volta ci fu l'avvistamento di un demone alato in quella zona.
Il compito fu dato a un altro gruppo di Ammazza-Demoni, ma mi misi in mezzo per svolgere la missione io stesso.

Riuscii a convincere Xernes ad affidarmi quella missione, nonostante quella mia mossa lo colse sicuramente alla sprovvista...
...Anzi, a essere onesto, colse perfino me di sorpresa.

Dopotutto, quella fu la prima volta che presi una decisione per conto mio, senza aspettare che fosse uno dei miei superiori a darmi il permesso.


Quando finalmente raggiunsi la mia destinazione, la ritrovai nello stesso punto dell'ultima volta, intenta a fischiettare quella stessa melodia.

Anche stavolta sguainai la mia lama, e non appena lo feci notai che Lilith alzò gli occhi al cielo, smettendo di fischiettare.


<< Stavolta non ti lascerò scappare! >>
Esclamai, puntandole la mia lama contro.

<< Perché non mi lasci da sola? >>
La sua voce sembrava stanca.

<< Sto solo cercando un po' di pace per me stessa, non sto facendo del male a nessuno. >>
Continuò subito dopo.

Non mi interessò assolutamente cosa avesse da dirmi.

<< Silenzio! >>
Esclamai, afferrando con forza l'elsa della mia katana con entrambe le mani.

<< Sei un demone! E come tale devo sbarazzarmi di te! >>
Aggiunsi.

Quella donna mi fissò con uno sguardo annoiato per qualche istante, senza rispondermi nulla, per poi sospirare.

<< E' un ragionamento piuttosto debole, non pensi? >>
Non feci neanche caso alla sua domanda.

<< Sto facendo il mio lavoro. Ora scendi e affrontami! >>
Le ringhiai contro.

Lilith sospirò di nuovo, per poi spiegare ancora una volta quelle sue ali.

<< Non penso proprio. >>
La sentii sussurrare.


Prima che potesse scappare di nuovo, toccai con due dita la lama della mia katana, che venne ben presto avvolta da della energia azzurro chiaro.

<< Non ti lascerò scappare di nuovo! >>
Esclamai, scagliando un fendente di energia scaturito dalla mia lama, verso di lei.

In quell'istante notai come quelle lame a forma di mezzaluna uscirono in un battito di ciglia dai suoi polsi e di come, con una di quelle due lame, mandò in frantumi il mio attacco come se fosse del vetro colpito da un masso.


Lilith continuò a fissarmi in silenzio, senza proferire parola.

<< Affrontami! >>
Esclamai di nuovo.


Per motivi che tutt'ora non so, lei scese nel terreno davanti a me.
Piegò di nuovo le ali alle sue spalle, preparandosi a uno scontro corpo a corpo contro di me.

La mia katana contro le sue lunghe mezzelune.


All'inizio attaccai con tutta l'intenzione di ucciderla, ma ben presto tutto cominciò per qualche motivo a cambiare.

Per la prima volta in vita mia, trovai qualcuno che non si piegò in un secondo sotto i miei fendenti.
Qualcuno che non solo fu in grado di evitare i miei attacchi, ma riuscì perfino a ferirmi come risposta.

Non so per quanto tempo andammo avanti a far scontrare le nostre lame, ma ben presto per la prima volta mi dimenticai di quale fosse il mio compito...


Per la prima volta sentii l'adrenalina e l'eccitazione di uno vero scontro scorrermi dentro le vene, per la prima volta fui in grado di sentirmi libero come mai mi sentii prima d'allora.
Per qualche minuto smisi di pensare a quale fosse il mio compito, alla mia famiglia, al titolo che dovevo proteggere e alla facciata che mostrai a tutti fino a quel momento.


Il desiderio di ucciderla ben presto scomparve completamente dalle mie priorità: volevo solamente scontrarmi con lei.
Qualcuno al mio livello, qualcuno che neanche sapeva chi fossi, qualcuno che mi guardava con gli stessi occhi con i quali io guardavo le altre persone intorno a me.

Le nostre lame continuarono a scontrarsi per non so quanto tempo, dando vita a una danza rumorosa e metallica che vide la sua fine solamente quando, finalmente, entrambi non fummo più in grado di continuare.


Quando finalmente caddi al suolo, esausto, non feci neanche caso a dove quella donna fosse.
Per qualche motivo potei continuare a sentire l'adrenalina ancora scorrermi dentro il corpo, quasi come una droga. Volevo rialzarmi e continuare, ma il mio corpo non ce l'avrebbe fatta a reggere un secondo round.

Ansimante, mi voltai verso di lei, seduta nel terreno, anche lei sudata e ansimante, appoggiata con la schiena a un muro mezzo diroccato.


<< Chi sei? >>
Le domandai.

Nonostante sapessi il suo nome, non riuscii a trattenermi da farle quella domanda.
Lilith mi fissò con uno sguardo infastidito, mentre le lame a forma di mezzaluna scomparvero di nuovo sotto la sua pelle, quasi come se venissero assorbite dal suo stesso corpo.

<< E' tuo solito attaccare le persone senza neanche sapere di chi si tratti? >>
Mi rispose, con un tono innervosito.

Istintivamente, ridacchiai.

<< Di solito ciò che attacco non sopravvive abbastanza a lungo da rispondere alle mie domande... >>
Le risposi, ansimando, riprendendo a guardare il cielo rossastro.


Lilith mi disse quale fosse il suo nome, e io le risposi divertito che sapevo già chi fosse. 
Quelle mie parole sembrarono darle fastidio.


<< Puoi chiamarmi Andromeda... >>
Le risposi.

<< So chi sei. >>
Le sue parole mi colsero alla sprovvista.

Mi voltai verso di lei confuso dal fatto che mi conoscesse, aspettando di venire a conoscenza del motivo.

<< Ci siamo già incontrati qualche mese fa, dopotutto. Ho anche sentito parlare di te dagli altri generali... Il "soldato perfetto", è così che ti chiamano, giusto? >>
Mi rispose.

Quel titolo mi fece innervosire.

<< Più o meno. >>
Le risposi, infastidito.

<< Quindi... Vieni qui spesso? >>
Le domandai, subito dopo, cambiando argomento.

<< Mi piace questo posto, è silenzioso... O, per lo meno, lo era prima che tu venissi a rovinarlo. >>
Mi rispose.
Adorai quel suo tono infastidito, per qualche motivo.

<< Beh... Mi dispiace. >>
Ridacchiai.


<< Ti... Dispiace se vengo qui più spesso? >>
Quella mia domanda la colse alla sprovvista.

<< Perché dovresti? >>
Fu la sua risposta.

<< Non lo so... Voglio solamente continuare a scontrarmi con te, è una strana sensazione. Fin'ora ogni duello è stato così noioso, alcuni erano perfino decisi fin dall'inizio. Non mi sono mai divertito così tanto in vita mia. >>
La mia risposta non sembrò convincerla.

<< Perché dovrei darti altre chance per uccidermi? >>
Continuò, non credendo alle mie parole che, probabilmente, non avevano alcun senso... E ne ero perfettamente cosciente.

<< Non voglio più farlo. E' strano... E' una sensazione che non ho mai provato prima in vita mia, ma per la prima volta in vita mia mi sono sentito come se fossi finalmente libero... Non so come spiegarlo. E' solo che... >>
Le risposi, sollevando una mano verso il cielo, quasi come se mi aspettassi di riuscire ad afferrarlo.

<< ... Mi sentivo me stesso. Non c'era più niente a cui pensavo, finalmente ero libero da tutte le mie preoccupazioni. Non ne capisco il perché, o il come... So solo che mi sento così. >>
Continuai.


Lilith non mi rispose subito.
Dopo qualche secondo di silenzio sentii un forte colpo di vento, quindi mi voltai rapidamente verso di lei.
Si era alzata da terra, spiegando le sue ali.

<< Non ti serve il mio permesso. >>
Mi rispose, librandosi poi in volo.


In quei secondi, non fui in grado di levare il mio sguardo da lei, mentre si allontanò.



Quando tornai al campo, tutto stranamente ai miei occhi sembrò più colorato.
Xernes mi domandò se avessi svolto la missione, e io ovviamente gli mentii.

"Nessun demone in vista".


Perché avevo mentito?
Quella notte andai a dormire con quella strana sensazione... 

Volevo incontrarla di nuovo.
E così fu.

Giorno dopo giorno cominciai quella strana routine.
Fino a quel momento ogni mattina era grigia, uguale a quella precedente. Da quel giorno tutto cambiò.

Ciò che vedevo, non appena mi svegliavo, era il suo viso.
Ero eccitato alla sola idea di incontrarla di nuovo, di scontrarmi con lei in quella danza ancora una volta. 
E ogni giorno, da quel momento, fu così.

Giorno dopo giorno, dopo aver svolto le faccende militari, mi diressi in quel luogo per incontrarmi con lei, per sfidarmi con lei.
Era una sensazione fantastica, qualcosa che mai avevo provato prima d'allora.

Con il tempo anche Lilith sembrò cominciare a prenderci gusto. All'inizio non riuscii a comprendere perché avesse accettato quella mia strana offerta, quindi, finalmente, decisi di chiederglielo, appena pochi mesi dopo.


<< In tutta onestà, non lo so... >>
Mi rispose.

<< Ogni giorno sembrava uguale... Lucifer e Bael che non fanno altro che litigare sul da farsi, Belzebub che sembra quasi voler prendere il posto di Lucifer... Tutti gli altri demoni sembrano non avere neanche mezzo ideale in comune, non so più dove andremo a finire... >>
Sospirò.

<< Volevo semplicemente provare qualcosa di nuovo, ma anche il silenzio di questo posto non sembrava farmi provare nulla. Forse... Forse è per questo che ho deciso di provare questa cosa. Era diversa... Forse è proprio per quel motivo che ha attirato la mia attenzione. >>
Continuò.

Non riuscii a crederci... Quelle parole... Erano le stesse che dissi a me stesso.
Quei sentimenti erano i miei... C'era qualcosa che ci accomunava, e non fui in grado di non notarlo.

<< Per tutta la mia vita continuarono a ripetermi che il mio compito fosse quello di "uccidere i demoni", di quanto voi foste "crudeli" e "violenti", eppure è da un po' di tempo che comincio a chiedermi quanto di tutto quello fosse vero, sinceramente... >>
Le risposi, toccando il fuoco, che avevo acceso pochi minuti prima, con un pezzo di legno.

<< Fidati... Se sei fortunato, sai a malapena la metà della storia. >>
Quelle parole attirarono la mia attenzione.

<< E allora raccontami la metà che non conosco, Lilith. >>
La mia curiosità non sarebbe mai stata soddisfatta.

<< Forse un giorno, quando potrò fidarmi veramente di te, Andromeda. >> 
Ridacchiò.


Per la prima volta, fu quel soprannome a darmi fastidio.


<< Chiamami Andrew. >>
Le mie parole sembrarono prenderla alla sprovvista.

<< Credevo avessi detto di chiamarti Andromeda. >>
Mi rispose, con un tono confuso.

<< Quello... E' solamente il mio titolo. >>
Continuai.

<< Strano... >>
Fu l'unica cosa che mi rispose.
In quell'istante si sedette davanti al fuoco, davanti a me.

Eravamo separati solamente da quelle fiamme, intorno a noi c'era l'oscurità più totale in quel posto dimenticato da qualunque divinità esistesse.
Per qualche motivo, sentii il cuore battere all'impazzata nel mio petto ogni volta che incrociavo il suo sguardo.

Eppure non riuscivo a smettere di fissarla.
Quei suoi occhi... Maledizione, quanto mi mancano.


Non so se fosse solamente desiderio, o se provassi veramente qualcosa per lei... L'unica cosa che sapevo per certo, però, era che non volevo separarmi più da lei.
Ogni mattino ero solito svegliarmi con lei tra i miei pensieri, e ogni notte andavo a dormire attendendo con ansia d'incontrarla di nuovo.
A quel punto, capii perfettamente che non si trattasse più solamente di rivalità.

Ogni giorno, per quei mesi successivi da quando la incontrai per la seconda volta, lo trascorsi con lei.
Parlammo di non so più quante cose, e se dovessi elencarle probabilmente non smetterei più di raccontare.

Eppure lei non scese mai nei dettagli che avvolgevano il suo passato. Rimase sempre così vaga, o cambiava direttamente argomento.
Ciononostante non mi interessava.

Volevo conoscerla meglio... Volevo stare con lei.

Quando le dissi questi miei pensieri, notai come mi guardò.
Stupore, ma sembrò felice.


Forse... Forse sono stato solo fortunato.
Le notti che spesi con lei, i giorni trascorsi a scontrarci... Non li dimenticherò mai in vita mia.
Ogni singola sua parola, ogni suo singolo sguardo, ogni suo singolo gemito....

Cominciai ad adorare ogni singola cosa.
Non mi importò più che lei fosse un demone... Non mi importò più di quale fosse il mio compito.


Andromeda, l'Asso dell'Impero, si innamorò di Lilith, un membro dei Dodici Generali.
Se quella notizia fosse diventata di pubblico dominio, probabilmente mi avrebbero giustiziato all'istante... Il nome della mia famiglia sarebbe stato macchiato per sempre, eppure non mi importava.

Ogni singolo secondo che trascorsi con lei si rivelava sempre più bello del precedente, e non riuscii a farne a meno. Era quasi come una droga.


Purtroppo per me, però, quel mio sogno non durò a lungo.
Arrivò quel giorno... Quel maledetto giorno.

Il pomeriggio prima della Notte Cremisi.

Era stata ormai dichiarata guerra: un gruppo di circa cinquecento mila soldati era stato scelto per marciare verso un avamposto di Azael, con tutta l'intenzione di raderlo al suolo.
Io ero il comandante di quell'armata, e mi era stato imposto di guidarli sul campo di battaglia.


Quel pomeriggio, prima della battaglia, incontrai Lilith ancora una volta.
Anche lei vi avrebbe preso parte: i demoni sapevano che avremmo attaccato. 

Infatti, entrambe le fazioni sapevano che sarebbe nato uno scontro e che non c'era alcun modo di evitarlo.
In quel momento, per la prima volta provai il terrore.

Non volevo separarmi da lei. Le corsi incontro e l'abbracciai con tutte le forze che avevo in corpo, lasciando cadere al suolo la mia fidata e inseparabile katana.

<< Va tutto bene, tranquillo... >>
Mi disse, divertita.

Non fui in grado di risponderle.
Sapevo benissimo che, se ci fossimo incontrati sul campo di battaglia, non avrei potuto tirarmi indietro.

Saremmo tornati nemici, come quella prima volta... Stavolta, però, non avremmo potuto evitare uno scontro e io non potevo accettarlo.

<< Potremo scappare via... >>
Le dissi.

<< ... Conosco un luogo, sulle montagne, dove potremo nasconderci. Possiamo cambiare nome, vivere insieme e non avere più nulla a che fare con questo schifo! >>
Esclamai subito dopo.


Non so cosa mi prese, in quel momento, ma la sola idea di potermi separare per sempre da lei fu la paura più grande che provai in vita mia. Non volevo affrontare quella possibilità.


Avrei preferito ripudiare il mio nome, disertare, piuttosto che separarmi da lei. E tutt'ora non riesco a credere che quei pensieri mi siano anche solo passati per la testa...


Lilith mi sorrise.
Afferrò delicatamente le mie spalle, facendomi allontanare lentamente da lei.
Mi rispose con un semplice cenno negativo del capo.

In quell'istante si allontanò da me, per poi spiegare le ali alle sue spalle.

<< Domani ti dirò finalmente tutto quello che volevi sapere sul mio passato. Stesso posto, stessa ora. Non mancare, Andrew. >>
Credo lo sapesse già, in qualche modo, come sarebbe andata a finire....


Quella fu l'ultima volta che la vidi. Sono passati ormai diciassette anni da quel giorno, ormai ho perso completamente le speranze.

Durante la Notte Cremisi non ci incontrammo... Pensai che quello fosse un segno. 
Ero convinto che fosse ancora viva... Per lo meno, fino al giorno seguente.


Continuai a visitare quel posto per un anno intero, prima di smettere... Ogni giorno, dopo aver aperto gli occhi, continuai a ripetermi "stavolta arriverà".


Lilith non tornò mai.
Non fu neanche più avvistata da nessuna parte... Ci misi un anno, durante il quale continuai a fingere di non sapere cosa fosse accaduto, prima di arrendermi.
Più volte pensai di farla finita... Senza di lei, non avevo più nulla che mi interessasse.

Ma non lo feci. 
Continuai a fare il mio lavoro per i diciassette anni seguenti e ora eccomi qui. Ancora una volta il cane dell'Impero.
Ancora una volta, il soldato perfetto.
Ancora una volta, ammirato e rispettato da tutti.

Andromeda, membro delle Quattro Galassie di Avalon.
Andromeda, l'Asso dell'Impero.
Andromeda, colui che odia i demoni.


Sai perché io odio i demoni?
No, non lo so nemmeno io. Decisi di nascondere il mio dolore dietro quella facciata, sperando che funzionasse.


Non funzionò: peggiorò, infatti, semplicemente le cose.
Non posso cambiare il passato, ma rimpiango molte delle mie scelte. 

Se non fossi stato così ingenuo e stupido, quando incontrai Lilith, forse sarei riuscito a cambiare qualcosa.


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Fine del capitolo 6-8, grazie di avermi seguito e alla prossima con l'inizio del volume 7!




 

   
 
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