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Autore: Ghen    18/06/2019    4 recensioni
Dopo anni dal divorzio, finalmente Eliza Danvers ha accanto a sé una persona che la rende felice e inizia a conviverci. Sorprese e disorientate, Alex e Kara tornano a casa per conoscere le persone coinvolte. Tutto si è svolto molto in fretta e si sforzano perché la cosa possa funzionare, ma Kara Danvers non aveva i fatti i conti con Lena Luthor, la sua nuova... sorella.
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Non solo quello che sembra! AU (no poteri/alieni) con il susseguirsi di personaggi rielaborati e crossover, 'Our home' è commedia, romanticismo e investigazione seguendo l'ombra lasciata da un passato complicato e travagliato, che porterà le due protagoniste di fronte a verità omesse e persone pericolose.
'Our home' è di nuovo in pausa. Lo so, la scrittura di questa fan fiction è molto altalenante. Ci tengo molto a questa storia e ultimamente non mi sembra di riuscire a scriverla al meglio, quindi piuttosto che scrivere capitoli compitino, voglio prendermi il tempo per riuscire a metterci di nuovo un'anima. Alla prossima!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ours'
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50+. L'anima gemella 


La luce del sole le illuminò e Kara mosse gli occhi pian piano. Il volto di Lena era a poco dal suo naso, ancora dormiva. Era così bella con la bocca schiusa e un ciuffo di capelli sugli occhi. Sorrise e cercò di spostarglieli dal viso, osservandola muoversi e fare un verso con il naso chiuso. Solitamente si svegliava prima di lei, ma doveva essere molto stanca e l'aveva tenuta sveglia, quindi… Restò ferma a guardarla a lungo. Una volta sola le punzecchiò una guancia e rise sottovoce, vedendola sbuffare. Probabilmente bastò a svegliarla perché, appena le avvicinò di nuovo la mano, Lena gliela scacciò con una sua neanche fosse una mosca.
«Sei-», barbottò, rendendosi conto di avere la voce impastata, intanto che apriva gli occhi. «Credo di amarti un po' meno, adesso, mi… rimangio tutto». Kara rise e Lena con lei, chiudendo gli occhi e stirando le gambe sul materasso. Quando li riaprì, la ritrovò a fissarla. Restarono ferme, semplicemente a guardarsi respirare. «È bello», esclamò lentamente. «È bello svegliarsi così. Senza preoccuparsi di nascondere ciò che abbiamo, ciò che siamo».
Kara annuì. «Allora facciamolo più spesso», incalzò. «Le nostre madri sono in viaggio di nozze, Marielle con la sua famiglia, abbiamo la villa solo per no-», si fermò e corrucciò lo sguardo, mentre Lena scoppiava a ridere, portandosi una mano sul viso. «Indigo!», brontolò con forza sperando quasi potesse sentirla, dall'altra parte della parete. «Non possiamo, che so, farla trasferire da qualche altra parte? Credi che vorrà stare da Alex per un po'?».
«Pensi che Alex abbia voglia di farle da babysitter?».
Kara si morse un labbro. «No, ha già tante cose che- Anzi, sai cosa? Non importa fintanto che dormirà lontano da noi. Ha un suo letto, no? In un'altra stanza distante?». Lena continuava a ridere e, quando finalmente riuscì a liberare il viso dalla mano, Kara scoprì che era completamente rossa.
«Sì… Sì, ha un letto suo», rispose, fermandosi a guardarla di nuovo. «O no, in effetti: ha dormito sul divano fino ad ora, ma le farò avere un letto».
«Che sarà lontano dal nostro».
«Certo», sorrise e dopo le guardò le labbra.
«Perché no in dependance?».
«Vuoi davvero mandarla a fare cose losche in dependance?», arcuò un sopracciglio: non si fidava di lei, non faceva che ripeterlo.
«No, okay. Va bene che stia semplicemente lontano».
«Non dormirà accanto a noi, te lo giuro. Non lo permetterò». Si guardarono con serietà e scoppiarono a ridere di nuovo. «Posso farti una domanda?». Aspettò una sua occhiata intanto che stirava le gambe e le braccia, mettendosi a pancia in su. «Perché Lucy Lane? Cos'ha di speciale?».
Kara la guardò solo un momento, sollevando le sopracciglia, cercando di capire come avrebbe dovuto rispondere a quella domanda. Era un trabocchetto? «Non-», si fermò, allungandole un'altra occhiata, socchiudendo gli occhi: «Sei davvero gelosa?».
Lena aprì la bocca per dire qualcosa che sbuffò, decidendo di girarsi a pancia in giù e mettendo la testa sulle braccia piegate, comoda. «Non sono gelosa e non hai risposto alla mia domanda». Non gliel'avrebbe data vinta facilmente.
«A me sembra gelosia bella e buona», si rimise di lato, avvicinandosi. Le prese un piede con i suoi sotto le lenzuola e Lena sorrise, cercando di nascondersi dietro un braccio. «Ammettilo e risponderò alla tua domanda».
«Non posso ammetterlo: non sono gelosa».
«Allora sei una bugiarda», soffiò. «Ti è rimasto impresso».
«Certo che mi è rimasto impresso: la ragazza che amo ha baciato un'altra e vuoi che non mi rimanga?».
«E non si chiama gelosia? Su, fai uno sforzo», si avvicinò ancora un po', baciandole il gomito destro, che aveva vicino. «Non sei tu quella intelligente? Quella che ha dato gli esami di due anni in uno? ».
Lena la guardò con attenzione fino a quando non scoppiò a ridere, nascondendo la faccia in mezzo alle braccia. «Hai vinto, sono gelosa», la fissò, «Contenta?».
«Finalmente», sbraitò in una smorfia.
«Sono gelosa. Parecchio gelosa perché non mi sono mai esposta tanto quanto con te», confidò e anche lei si spostò, mettendosi di lato. Ma non riuscì a riprendere il piede dalla morsa di Kara, al contrario glielo tirò dalla sua parte. «E… mi piacerebbe che escludessimo chiunque altro dai baci, da questo momento in avanti, per piacere».
«Non potrei essere più d'accordo».
«Bene».
«Bene».
Seguì un momento di silenzio e Lena tirò indietro un labbro. «E ora rispondi alla mia domanda».
Kara rise nel mentre che si rimetteva a pancia in su, non riuscendo a stare ferma. Si sforzò per restare seria. «Kal ed io parlavamo di te e-».
«Di me? Continua».
«Lui diceva che accetta il nostro rapporto».
«Un passo avanti», commentò. «Ma arriva al dunque: cosa c'entra questo con Lucy Lane?».
«B-Beh, lasciami finire! Prometti che non ti arrabbierai?», dissimulò un sorriso.
Lena girò il viso verso il cuscino e, quando fu pronta, la riguardò. «A tuo rischio e pericolo, Kara Danvers».
«O-Okay», arrossì. «Ques-Questo non è di grande aiuto, ma… È come se Lucy fosse la mia anima gemella». La fissò come cambiava espressione: era proprio lì che la voleva.
Spalancò gli occhi e la bocca, trattenendo il fiato. «Dimmi che non lo hai detto davvero».
«Emh».
«Che ho sentito male- La tua… anima gemella?».
«Più o meno», sorrise, «Ma lasciami finire prima che-».
«Che io lasci già te?».
«No, ma che-».
«Sto scherzando. Forse», disse, ridacchiando, «Spiegati, ti prego. Questa discussione sta diventando più lunga della tesi che sto preparando da un anno».
Kara scrollò gli occhi e sbuffò, anche lei rossa sulle gote. «Dicevo che Kal ed io parlavamo di te e-e del nostro rapporto, no?», la vide annuire. «E sentivamo Lois che parlava al telefono con Lucy che sarebbe venuta a stare da loro il giorno dopo, dunque», strinse i denti, «Kal dice qualcosa come Ehi, sono felice del tuo rapporto con lei», cercò di imitare la sua voce, ingrossando il collo, «Con te, intendeva. Potresti pure conoscere la tua anima gemella domani, ma se sei felice con Lena allora va bene. I-Insomma, una cosa così».
Lei si accigliò. «Quindi Lucy è arrivata il giorno dopo e tu pensavi… a quello che disse tuo cugino?».
«No. Non in quel momento, in quel momento no, è solo che, quando l'ho vista, allora sì che ci ho pensato perché ho sentito-».
«Ricordi che dissi a tuo rischio e pericolo?»: Lena la interruppe.
«Sto… esagerando?», si fermò e la vide prendere fiato, guardandola a sottecchi.
«Un tantinello, sì».
«Un tantinello, okay. Ma Lucy era così bella… poi ci ho parlato ed era sveglia, e simpatica, e come si muoveva che-», rise quando, allora, la vide voltarsi dall'altra patte, cercando di sfilare il piede incastrato tra i suoi. «Lena! Lo sto dicendo apposta, fermati, aspetta», continuò a ridere e riuscì a farla girare di nuovo. «Volevo capire quanto saresti stata gelosa e-e poi, ehi, non sei tu avermelo chiesto?».
L'altra sospirò, lasciandosi stringere una mano con le sue, delicate, calde. «Non immaginavo di sentirti dire che è la tua anima gemella».
Kara fece una smorfia con la bocca, seguendo con lo sguardo il profilo del suo viso, poi del suo mento, il naso, gli occhi verdi quasi grigi, incatenati si suoi. Arrossì, avvicinandosi un po'. «Ma lo sei anche tu».
«… anche?», bisbigliò, «Qual privilegio».
«Tu sei l'anima gemella vera», rise. «Dopotutto, non è stato un caso che, quel giorno sul treno, sono inciampata sulla tua valigetta. Su quale altra valigetta avrei potuto inciampare?».
«Le nostri madri stavano per sposarsi, ti avrei conosciuta in ogni caso», ribatté.
«Sì, okay, ma sbattere sulla tua valigetta era stato un segno del destino».
«Oh, del destino. Allora…».
«Certo», sbraitò, accigliandosi. «Voleva che tu mi notassi, altrimenti non mi avresti fissata in quel modo ansiogeno-», disse e Lena abbozzò una risata, «e non mi avresti irritata! Questo perché il destino voleva che mi rendessi conto di te! Che c'eri! Voleva dirmi Guarda, Kara, ecco la ragazza per cui moriresti da adesso in poi».
Lena si bloccò, non ebbe più parole e arrossì un poco, mentre l'altra sorrideva soddisfatta, convinta di aver vinto la discussione. «… moriresti? Questa… Questa è un'esagerazione, Kara, non-», scosse la testa, ma non riusciva a smettere di sorridere.
«Non lo è».
«Lo è».
«Non lo è! Se ti dà fastidio non lo dirò più, ma non lo renderà meno vero», strinse le labbra.
Occhi sui suoi finché Lena non scoppiò a ridere, rossa, girando lo sguardo verso il soffitto. Doveva dargliela vinta, accidenti. Sentì improvvisamente caldo e si scoperchiò a metà, mordendosi un labbro. Kara stava ancora aspettando. Anche lei sarebbe morta per Kara, ma non era pronta a dirlo a voce alta; era qualcosa che aveva sempre faticato ad accettare come sentimento d'amore e sentirglielo dire l'aveva spiazzata. Vivere per amore, e vivere unite, era meglio di qualsiasi morte come dimostrazione d'amore. «Sì, va bene, ti sei salvata».
«Ed era messa male, a proposito», sgranò gli occhi.
«Cosa? La valigetta? Non era messa male, sei tu che-».
«Sì che- e-era in mezzo! Era in mezzo», fermò Lena ad un braccio quando la vide sollevarsi, spingendola su di sé. Si guardarono di nuovo e la seconda delineò un breve sorriso.
«Vuoi lasciarmi andare? Devi restituirmi un piede».
«Allora paga pegno», annuì, stringendo e poi accarezzandole un polso. «Io ti ho detto di Lucy».
Lei abbassò la testa da un lato, continuando a fissarla. «Vuoi che ti racconto di Indigo?».
«Aah…», spinse la testa all'indietro, affondando sul cuscino bianco. «Basta Indigo! Un bacio. Mi accontento del bacio del mattino».
«E bacio sia». Si lanciò in avanti e, lenta, catturò le labbra di Kara con le proprie, schiudendo con delicatezza. Si lasciarono di poco per prendere fiato ed entrambe socchiusero gli occhi, baciandosi di nuovo. Kara le portò una mano sulla nuca e le lasciò andare il piede, sotto le lenzuola. Fu allora che Lena vide la possibilità di fuga: la baciò un'ultima volta, veloce e a stampo, e si sollevò d'un tratto. Nuda davanti a Kara, tirando giù il lenzuolo con lei. «Hai detto di accontentarti di un bacio e vorrà dire che mi farò un bel bagno caldo da sola».
L'altra sgranò gli occhi. «U-Un bagno caldo, hai detto?». Lena si chiuse in bagno e lei sorrise, prima di scendere dal letto cercò la sua valigia e brontolò, ricordando che, naturalmente, si trovava nella sua camera a una porta da quella. Si sedette sul materasso e ricercò i suoi slip, dando un'occhiata sotto al letto. «Posso prendere la tua vestaglia? Devo recuperare qualcosa da mettermi».
La porta del bagno si aprì un poco e la testa di Lena, capelli spettinati buttati da un lato, sbucò fuori insieme al vapore. «Sto riempendo la vasca, ti conviene sbrigarti o chiuderò a chiave».
Il tempo di dirlo, che Kara si avvolse intorno la vestaglia e corse fuori, scalza, facendo ridere l'altra. Tornò indietro quando si accorse di aver lasciato la chiave della camera nella taschina della maglia del pigiama che indossava la notte precedente. Trovò la maglia, ma non c'era la chiave. Impallidita, si gettò sul parquet e tastò con nervosismo finché non trovò la chiave, a un passo dal finire sotto la cassettiera. La strinse e uscì fuori di nuovo, di corsa, inciampando sul tappeto della corsia e per poco non baciò il quadrò appeso nel muro davanti. Stava per passare la chiave con la tachicardia che saltò dallo spavento quando udì una voce chiamarla alle sue spalle. «Winn?», spalancò gli occhi, rossa. Lui sbadigliò e lei gli notò il pullover al contrario.
«Allora sei tu», rise, «Sei… Sei senza occhiali! Vieni a fare colazione con me al bar?», si tappò la bocca con le mani, al secondo sbadiglio. «Mi sa che sei l'unica già sveglia». Le notò tardi i piedi scalzi, le gambe nude dietro la vestaglia, i capelli arruffati. Il ragazzo arrossì visibilmente, formando un tenero sorriso e deglutendo. «Ti sei- emh… Chiusa fuori, per caso?».
«Sì», sorrise. «No», tornò seria di colpo, ripensandoci e passando la chiave, aprendo la porta. Poi rise, nervosa. «I-Io ero solo andata a-», indicò la porta di camera di Lena, «a chiedere una cosa a Lena, voglio dire! Lei a-aveva qualcosa che io volevo e- me l'ha data».
«E…», lui arrossì ancor di più, riabbassando gli occhi alle gambe nude, «la nascondi sotto la vestaglia?». Cominciò una risata ma tentò subito di tornare serio, se non fosse per uno sbadiglio dell'ultimo secondo, poco convinto.
Lei corrucciò lo sguardo, alzando il mento. «Lo so io dove tengo le cose che- beh, tu ha-hai il pullover al contrario, sei ancora addormentato, vai a prendere quel caffè».
Lui sbadigliò ancora, tappandosi la bocca. «Il caffè, giusto. Il caffè», si voltò e si rivoltò di nuovo. «Vuoi venire con me a- Kara?». Lei era sparita.
Accidenti a Winn. Beccate la mattina dopo! Non poteva crederci! Se non altro, il ragazzo sembrava in piedi per volontà divina, forse con uno sbadiglio in più non si sarebbe accorto di niente. Corse verso la valigia e la aprì di fretta, prendendo le prime cose che- no, un pantalone no, oggi c'era un bel sole. Afferrò anche una gonna e si fiondò sulla porta, aprendola pian piano. Tirò fuori la testa e Winn non c'era, non c'era nessuno, bene. Richiuse dietro di lei e camminò in punta di piedi fino alla camera di Lena, spalancando la porta. Richiuse anche lì e, prendendo fiato, si ritrovò davanti alla porta del bagno. Bussò e attese, agitata. Non sentendo nulla, bussò più forte e decise di farsi sentire: «Posso entrare?». Era una risata quella che captava dall'altra parte?
«Non penserai davvero che ti avrei chiuso a chiave? Certo che puoi entrare».
Alzò gli occhi al soffitto e deglutì, girando la maniglia della porta. C'era un bel tepore, e vapore. Kara lasciò la roba sopra un mobiletto e notò il lenzuolo bianco sul pavimento, saltandolo, attenta a non inciampare ancora. La vasca era spaziosa, ma non era sicura che ci sarebbe stata anche lei, adesso. Lena era appoggiata con la schiena su un bordo, le curve del seno esposte e sottolineate dall'acqua e poca schiuma, deglutì, davvero poca schiuma. Lena riempiva tutto intorno; era nell'aria e anche in quella nei suoi polmoni. Lena era in tutto, dentro quel bagnetto. La sentiva ovunque e la rendeva nervosa. Deglutì di nuovo, sentendosi bollente.
«Temevo fossi scappata dall'altra tua anima gemella», soffiò Lena, delineando un sottile sorriso. Si assicurò che i capelli fossero ben raccolti con una pinza e tornò indietro col sedere il tanto per bagnarsi fino al naso e risalire, osservata dall'altra.
«Te la sei legata al dito?», brontolò. «Pensa piuttosto a Winn, che mi ha sorpreso qua fuori con solo questa addosso».
Lena scoppiò a ridere. «Poteva essere Bruce Wayne, ti è andata bene».
«O la tua preziosa Indigo», proseguì lei e Lena le lanciò un'occhiata, leccando un labbro.
«Almeno, e ne sono sicura, non è la mia anima gemella». Cambiò espressione, rinunciando a sorridere, nel momento in cui Kara si sfilò la vestaglia e restò nuda davanti a lei, i capelli che le ricadevano disordinati sulle spalle. Prese un bel respiro e decise di bagnarsi ancora fino al naso, aspettando il suo arrivo.
Kara saltò i bordi e si bagnò piano. L'acqua era calda, eppure provò un brivido quando, inchinandosi verso la ragazza, i suoi capezzoli turgidi ne sfiorarono il livello. La circondò con le braccia e si accostò al viso con il suo, accarezzandole dolcemente le labbra con le proprie, attirandole a sé, per poi spalancarle e lasciare spazio alle loro lingue, assaggiandosi, chiudendo gli occhi. Si lasciarono andare e si scambiarono un lungo sguardo, prima che Kara decidesse di passarle le mani bagnate sulle spalle, in una carezza. «Quello che ho detto prima…», prese una breve pausa, assicurandosi che la stesse ancora seguendo con lo sguardo. «Lascia perdere la storia delle anime gemelle, davvero. Scherzavo. Amo te. Ci sei sempre tu nei miei pensieri da quando ti conosco e-e potrei… potrei farti leggere una cartella intera di messaggi che ho scritto a te e non ho mai inviato». Notò il suo sguardo cambiare, farsi curioso. «Non posso pensare di stare con un'altra, Lena. Sei tu la mia anima gemella, se davvero esiste un'anima gemella, o… O facciamo così: se anche non dovessi esserlo, comunque vorrò te. Vorrò sempre te. O non sarei qui adesso, o non ti avrei scritto quei messaggi, o non sarei stata con te questa notte, non ti avrei baciata- A-Avrei semplicemente rinunciato a stare con te», disse con decisione, scuotendo appena la testa.
«Ma io lo so», sussurrò piano. «Stavo scherzando anch'io, vaniglia».
«Oh», diventò ancor più rossa e Lena alzò la mano destra, decidendo di bagnarle le braccia. «Potevi fermarmi».
«No. Sono contenta che tu l'abbia specificato», sorrise e l'avvicinò a sé, «Vaniglia», affondando di nuovo contro la sua bocca.
«Ti piace proprio… Vaniglia, dico».
«Anche a te».
Kara annuì, arrossendo. La spinse per le spalle, in modo che restasse appoggiata al bordo e, con estrema leggerezza, continuando a fissare i suoi occhi, le passò le mani intorno al corpo nudo; delineandone le curve, sentendo la sua pelle reagire al tocco, strinse sulle cosce e poi sui fianchi, allungandosi per leccarle dietro un orecchio.
Lei ansimò. Le circondò le spalle con le braccia bagnate e l'avvicinò a lei, che decise di non lamentarsi per qualche brivido quando le gocce percorsero la sua schiena ancora asciutta. In fondo, il vapore mescolato nell'aria del bagno stava riscaldando la sua pelle fresca, rendendola morbida. Chiusero gli occhi e si baciarono a lungo, a fondo; Kara le accarezzava i fianchi e Lena la tratteneva, massaggiandole il collo, la schiena, le spalle, toccando con insistenza, insinuando le dita intorno ai capelli finché, lasciando le sue labbra calde, non decise di abbassare le mani e recuperare acqua a dita strette, nel tentativo di bagnarle la schiena. Godé osservandola mordersi il labbro inferiore, impreparata a quel gesto. Fu allora che la vide distanziarsi da lei un poco, piegarsi all'indietro e bagnarsi fin su i capelli, tornando da lei con l'acqua che le scendeva sulla pelle. «Mi è improvvisamente venuta voglia di piscin-», si bloccò quando Kara la acchiappò di nuovo sui fianchi e, con uno scatto rapido, la spinse verso il basso, lasciando che scivolasse il sedere e si bagnasse i capelli. Rise e Lena la picchiettò contro una spalla, togliendosi la pinza e gettandola fuori dalla vasca. Prese fiato e andò sotto il livello; notò come la guardava mentre si rimetteva dritta con la schiena e cercasse le sue labbra, non mancando di fargliele avere presto, abbracciandola.
Sedute, si baciarono di nuovo e Kara scese per leccarle sotto il collo, massaggiarle i seni, lasciandoli alle labbra bramose, sentendola sospirare quando le massaggiò l'interno coscia. «So che potrei… mh, rovinare il momento ma…».
«Cosa…?», si lasciò andare a un altro pesante sospiro, dal momento che iniziò a vezzeggiarle in mezzo alle gambe, sentendo il sangue pulsare.
«Non è che ci aspettano o-?», lasciò la domanda a mezz'aria, sentendo la sua eccitazione crescere, mordendole delicatamente una spalla.
Lena chiuse gli occhi, iniziando a respirare con affanno. «… no. No. Credo». Le graffiò la schiena senza volerlo aggrappandosi a lei, lasciando che il suo corpo l'accogliesse. «Ho detto… Quando ho detto?», mormorò cercando di fare mente locale, occhi chiusi, intanto che il suo corpo era pervaso da scariche lievi, aprendo un poco di più le gambe.
«Va bene», si convinse Kara. Con la mano libera, si infilò sui capelli zuppi e avvicinò il viso al suo, baciandola all'improvviso e aspettando che ricambiasse, se non che le venne da sospirare di nuovo e si concentrò sul collo, andando così a spingerla contro sé dalla base della schiena.
«No, non ci aspe-», spalancò la bocca e trattenne il fiato, affondando le unghie sulla sua carne pur di non farsi sentire. «Verso… le dieci. Forse», gemette.
«Shh», le morse il lobo dell'orecchio sinistro, fingendo sicurezza. Il suo cuore batteva frenetico e sentiva il desiderio crescere dalla bocca dello stomaco più il corpo di Lena si contraeva contro il proprio, più si muoveva in lei. Poteva dire di averlo fatto altre volte ma, all'interno dell'acqua, erano così leggere che… poteva sollevarla con una mano sola, avvicinandola. Lena era così totalmente abbandonata a lei da sentire per la prima volta di avere davvero la situazione sotto controllo. Sì, naturalmente temeva ancora di sbagliare, come poteva essere in altro modo, ma si sentiva in pieno potere. Lena doveva essersi sentita in quel modo spesso, con lei. Anche quando era lei a cercare di farla stare bene, Lena teneva il timone fosse solo per istanti, la indirizzava, e ora… sapeva che il timone era solo sulle sue mani ancora troppo inesperte. Ma funzionava. Funzionava perfino meglio della scorsa notte. Poteva farcela. Era completamente sua.
Affondò la bocca tra i seni, le strinse una natica per reggerla contro sé e, con l'altra mano, spinse ancora, e ancora, massaggiando con il palmo, col movimento, la sua zona più sensibile.
Lena conficcò di nuovo le unghie contro la carne sulla schiena e stavolta pensò di chiederle scusa. Una seconda volta, poiché nella prima aprì la bocca ma non le uscì una parola, se non un ansimo concitato.
Kara avrebbe voluto dirle che non le stava facendo male, ma anche lei non riuscì a parlare. Sentì il corpo di Lena reagire in modo diverso all'improvviso, aumentare i gemiti sommessi. Così le sfiorò il collo con le labbra, la lingua, baciandoglielo infine. Sentì le unghie e i polpastrelli dell'altra sulla schiena comprimere con energia, poi bloccarsi, il corpo irrigidirsi, il suo fiato strozzarsi. Quando si lasciò andare, Kara pensò di rubarle un bacio. La lasciò senza fretta passando ad accarezzarle una coscia, dopo una natica, baciandola di nuovo, stavolta ricambiata.
Lena portò entrambe le mani sul viso di Kara e lo mantenne in una morsa stretta, facendo sue quelle labbra sfrontate, lasciandosi andare il tempo di prendere aria e baciarsi ancora. La guardò con occhi pieni e Kara deglutì con imbarazzo, abbassando di poco il viso per baciarla sotto il mento, un sorriso, su una guancia, un sorriso più ampio.
«Voltati», le disse dopo, ansimando. Era quasi sul punto di stupirsi di aver ritrovato la voce, sentendo il petto leggero.
«Non mi fanno male. Li sento a stento».
«So che sei convinta di essere fatta d'acciaio, ma- grazie», annuì, aspettando che si girasse di schiena. Glieli sfiorò uno a uno. Piccoli segni bianchicci e rossi appena, intorno. Si abbassò per baciarglieli e Kara si lasciò andare a un sospiro. Dopo Lena prese la spugna e ci versò il bagnoschiuma, iniziando a massaggiarle la schiena con delicatezza. Kara non si mosse, decidendo di chiudere gli occhi. Una passata di spugna, una mano sensibile per spostare le bolle della schiuma. Lena arrossì involontariamente, sentendo quanto le piacesse. «Non volevo», si leccò un labbro. «Non mi era mai capitato di… Non così», confessò.
«Non mi fanno male, te l'ho detto. Li sento perché me li hai fatti, ma», deglutì, «forse… forse, ecco, un pochino mi è piaciuto sentirti così», diventò rossa anche lei. «Ti ho sentita», si fermò, passando i suoi occhi da una parte all'altra. Lena si fermò dal passarle la spugna, ascoltando. «Ti ho sentita bene. T-Tutta, diciamo. Non che le altre volte io non ti abbia senti-».
«Ho capito, Kara», riprese a passarle la spugna. «Ti sei spiegata. E adesso voltati di nuovo».
Il tono le era arrivato alle orecchie fin troppo autoritario. Si girò piano e, nonostante cercasse di fare la dura, sembrava ancora provata con la bocca socchiusa e i sospiri pesanti. Le venne da sorridere e Lena doveva averlo notato, poiché abbassò gli occhi di colpo e arrossì vistosamente, nonostante fossero entrambe arrossate per via del vapore e l'acqua bollente. Avvicinò il viso al suo, piegandolo da un lato, e aspettò che volesse baciarla anche lei prima di farlo, lentamente.
«Va bene», bisbigliò Lena, «Ho capito. Ed è piaciuto anche a me… Ma non abituartici troppo». La baciò. «Adesso lasciati lavare», aggiunse rilanciando un sorriso, schiacciando la spugna sotto un pugno.
«Posso lavarmi da sola».
Lei ridacchiò. «Immagino tu lo sappia fare, sì, ma… voglio farlo io», alzò il mento e Kara chiuse gli occhi, cercando di restare ferma. Lena le portò via un bacio e le tirò un labbro, ridendo di nuovo, passandole la spugna piena di schiuma sulla pelle rosea e delicata. «Allora… stiamo di nuovo insieme».
Kara annuì, per poi spalancare un occhio solo. «Non era ovvio? Abbiamo anche l'esclusiva sui baci».
«Vero», finse di morderle il collo e Kara avvampò. Il suo corpo ebbe una scossa quando le passò la spugna in mezzo alle gambe, sensibile. «Ma stavo pensando a una cosa».
«A cosa?».
Lena rise di nuovo, non riuscendo a farne a meno e si spostò il tanto necessario per guardarle il volto. «Quando torneranno da Aruba, mia madre non ne sarà entusiasta». Kara spalancò entrambi gli occhi e Lena sorrise.
«Beh, stavolta non si metterà in mezzo», la ammonì con lo sguardo.
«Questo è certo».
«Accetterà che stiamo insieme e basta».
«Sottoscrivo», annuì Lena. «Lo farà con le buone o si abituerà col tempo, con le cattive. Ti bacerò davanti a lei tante di quelle volte».
Kara arrossì e mancò un bacio con Lena, che sorrideva. «Ah, que-questo… Beh, magari non così tante, vorrei fare tante di quelle cose nei prossimi anni che», la vide ridere, «non ci tengo affatto a morire così giovane».
«Ucciderebbe me, non te».
«Ma tante di quelle cose vorrei farle con te… e quindi…».
Lena annuì, passandola la spugna sul seno. «Va bene». Kara scrollò le spalle, prendendo la spugna a Lena e passandogliela su un braccio. «Le potrò dire che sei la mia anima gemella, almeno. Che le piaccia oppure no».
«Eliza ci appoggerà», concordò Kara.
«Sì», le riprese la spugna e immerse un dito nella schiuma bianca, passandolo poi sul naso con soddisfazione. «Eliza ci shippa».
«Ci shippa».
«Ascolteremo le loro conversazioni attraverso le pareti».
«Almeno non dovremo sentire altro».
Si guardarono ancora e, questa volta, restarono così degli interminabili secondi, passando dal sorriso a uno sguardo più serio. «Ew», fecero una smorfia, in coro.
«Forse litigheranno per noi e-», proseguì Kara.
«Dopo faranno la pace e-», continuò Lena. Si guardarono di nuovo e Lena le alzò un dito pieno di schiuma, schizzando. «Lo terremo per noi».
«Esatto», annuì convinta l'altra. «Non ti perderò ora che ti ho ritrovata e-», scosse la testa, afferrandole entrambe le braccia, lasciando che galleggiasse fino a lei. «Aspettiamo il momento propizio, i-in modo che potremo dirlo anche fuori casa e diventare… una vera coppia. E a quel punto…».
«Una coppia alla luce del sole», sorrise entusiasta, annuendo piano. «I giornali non parleranno d'altro! Oh… scusa, ragazza della CatCo».
Kara l'attirò ancora più a sé; si alzò sulle ginocchia e la tirò in avanti, piegandola e gettandola sull'acqua con la schiena. Rise, vedendola togliersi le ciocche corvine dal viso, decidendo di aiutarla. «E potremo svegliarci come oggi e fare il bagno insieme tutte le mattine?».
«Forse», sorrise Lena, «Se mi prometti, Kara Danvers, che mi avvertirai prima di buttarmi in acqua».
«Mh… vedremo».
«Vedremo?».
Entrambe desideravano un futuro in cui non sarebbero più state solo sorellastre, ma compagne. Lena aveva ragione quando disse che le parole spese in un momento di sesso sono pericolose ma, quelle in particolare, da quel momento, diventarono per loro un impegno. Se le legarono al dito, era un anello di parole, una promessa.
Dopo poco uscirono dalla vasca e si asciugarono. Erano quasi le dieci, dovevano sbrigarsi.






























***

Scusate, solitamente pubblico la notte o il pomeriggio verso le 15, ma non avevo sistemato il missing moment prima quindi mi serviva qualche oretta in più :3 A questo proposito, ringrazio tutti per le recensioni (intendo anche alle altre fan fiction) e risponderò nei prossimi giorni!

Questo missing moment si è scritto quasi da solo e spero vi sia piaciuto :)

E ora… ci rileggiamo il 30 agosto! Fate da bravi, godetevi le vacanze e spero di ritrovarvi al mio ritorno ~


   
 
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