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Autore: fogliadirugiada    20/06/2019    0 recensioni
"... E se uno di voi muore, una parte di me morirà con lui; anche se rimarrà pur sempre il suo ricordo, quello non mi basta... non mi basterà mai"
~Emily Potter
Dal testo:
(Cap. 21)
"Era possibile non sentire niente in un momento del genere? Sentirsi mancare la terra sotto i piedi, e l'aria dai polmoni? Sentire la tristezza degli altri divenire la tua?
L'unica cosa che lo manteneva vivo era la mano di Lily che gli accarezzava la testa, e le sue lacrime che gli bagnavano la spalla.
Vivo, che strana parola.
Già, lui era vivo. Sua sorella era morta.
Osservò tutt'intorno al rallentatore.
Vide Jessica entrare, e guardarsi intorno. La vide piegarsi sulle ginocchia e coprirsi la testa con le braccia, come per proteggersi.
Ma nessun suono.
Poi vide Elizabeth raggiungere Jessica, si abbracciarono, consolandosi.
E questa volta dei suoni ovatti raggiunsero le sue orecchie.
"È morta"
"Non ti preoccupare, andrà bene"
"Vuoi uscire, James?"
La voce di Lily lo fece risvegliare.
E allora la terra si ruppe sotto i piedi, l'aria abbandonò i suoi polmoni, e tutta la disperazione raggiunse il punto centrale della sua anima: il cuore"
Storia presente anche su Wattpad
Genere: Comico, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Quella guerra che aveva spezzato tante vite, doveva finire quel giorno, spezzandone solo una, che ne valeva mille.

Emily si strinse nella sua tenuta da combattimento: i capelli tirati in una coda perfetta, la tuta oro sotto al mantello dorato che scivolava sinuoso tra il suo corpo, e le mani ricoperte da fili dello stesso colore, che si intrecciavano l'uno con l'altro per tutto il braccio.

Scese le scale, trovando solo Will all'interno di quella grande casa, come tutto era iniziato: quando erano solo loro due contro Voldemort, alla ricerca di ben sei Horcrux. 
Ma poi tutto era andato a rotoli, a causa sua.
Ed ora erano di nuovo lì, pronti a chiudere per sempre quella casa, come a chiudere anche quel capitolo della loro vita, per aprirne uno nuovo... Uno migliore.
Sempre se sarebbero sopravvissuti, ma ormai non ci sperava molto.

Nott la prese sottobraccio, conducendola al di fuori della villa, e la chiusero insieme a chiave, per poi girarsi e non voltarsi mai più.

***

Sirius guardò Marlene, con uno sguardo triste: non sapeva più che fare! In quei giorni aveva pensato a lei e al loro rapporto, forse lui aveva torto, forse doveva ascoltare quella vocina nella sua testa che gli diceva di lasciarsi andare, di dare una possibilità all'amore.
E che senso aveva farlo più tardi quando poteva farlo ora? Quando ancora la battaglia finale non era scoppiata, e regnava quella pace surreale.

Si avvicinò alla ragazza, che era vicina a Lily, e la girò verso di lui.
Il suo sguardo da confuso si trasformò in arrabbiato e deluso: lo stesso di quando l'aveva rifiutata, a parte per le occhiaie che le incorniciavano il volto.

"Cosa vuoi?" sbottò, cercando di liberarsi dalla sua ferrea stretta.

Non poteva lasciarla, non ora che la morte si faceva sempre più vicina.

"Lasciami parlare Lene, ti prego, anzi ti supplico"

La ragazza smise di agitarsi, invitandolo ad andare avanti, con lo sguardo.

Come si comincia una dichiarazione d'amore?

"Io ti amo Marlene, ti ho sempre amata, e non posso... Anzi, non voglio lasciarti andare, perché tu fai parte di me ormai, e lo sei sempre stata, ma non lo avevo ancora capito quando il primo anno portavi quelle ridicole treccine, quando il terzo hai cominciato ad uscire ad Hogwarts con le tue amiche, ed al quinto quando tutti i ragazzi ti correvano dietro;"

Lo sguardo di Marlene si fece meno rigido, cominciando a stiracchiarsi il mantello, nervosa.

"ma non avevo capito cosa provassi, fino al sesto anno. Ne ero totalmente terrorizzato, e ne sono tutt'ora, ma quando vedo quel tuo sorriso incorniciarti il volto, la mia giornata acquisisce un senso. Le tue sconfitte diventano le mie sconfitte, le tue vittorie diventano le mie vittorie... E se tu vorrai..."

Tirò fuori dalla tasca un anello d'argento, con una pietra luccicante sopra.

" Diventa mia moglie, sposami, creiamoci una famiglia... Sempre che tu lo voglia"

La ragazza si lasciò sfuggire qualche lacrima, quando si avvicinò titubante al ragazzo. 
"Si si si"

Sirius si tuffò tra le sue labbra, proprio quando Emily e William si furono smaterializzati nella valle.

"Oh cielo, non anche ora" tubò scandalizzata la Potter "non chiedo una camera, ma trovatevi almeno un albero"

Regulus rise, avvicinandosi a lei. 
"Visto che ci siamo con le dichiarazioni" alzò le loro mani, intrecciate "io ed Emily ci siamo sposati"

James assottigliò gli occhi, cercando di mandargli raggi laser per polverizzarlo all'istante, ma sfortunatamente, non era nato con quella abilità. 
Si limitò a scrocchiarsi le dita. 
"A proposito di questo..."

"Morsmordre!"

Il marchio nero oscurò il cielo, dando inizio alla grande battaglia finale.

***

10 anni dopo

"Blah, non lo facevo così sdolcinato lo zio Sirius" Harry fece finta di vomitare, disgustato, facendo ridere James.

"È l'amour" sospirò il più grande con non chalance.

"Che cosa è l'amur? Una nuova pozione della mamma?" chiese allora Harry, curioso.

"Non ti preoccupare Harry, francese" il petto del padre si gonfiò, in una posizione più che fiera, esibendo le sue conoscenze altre conoscenze, che non fossero gli scherzi, o i modi per conquistare tutta la popolazione femminile di Hogwarts.

"E cosa volevi fare allo zio Reg?" il piccolo undicenne era in fermento, pronto all' ascolto delle gesta eroiche del padre.

"Una carezza" rispose semplicemente, con qualche difficoltà. 
Lily non voleva che Harry iniziasse Hogwarts esibendo le sue arti nel combattimento, imparate dai loro racconti dei periodi più bui nella storia del mondo magico.

"Una carezza? Tipo quelle che faccio a Minnie, insieme a Jesse?"

"Già" grugní afflitto, alla vista della faccia delusa del figlio.

"Posso dare anche io una carezza a Draco Malfoy?"

"Anche duecentomila tesoro, basta che siano carezze cattive" espose, come se avesse appena decretato il risultato dell'ultima partita del campionato di Quidditch.

"E come sono le carezze cattive?"

Già, come erano le carezze cattive?

"Lascia fare, Harry" concluse frettoloso "Dove eravamo arrivati con il racconto?"

***

Merope osservò il cielo tingersi di nero, a causa del marchio nero che aleggiava nel cielo. 
Sentiva l'ora della sua morte avvicinarsi, come un ombra silenziosa, e ne ebbe la conferma quando vide Lui avvicinarsi.

"Madre"

Quella voce, era come un rimbombo nella sua testa, proprio quella voce che l'aveva salutata quando era riuscito a scovarla, quella che l'aveva maledetta e quella che stava per ucciderla.

"Tom" si voltò, vedendolo dopo tanto tempo.
Rabbrividí di fronte a quella mostruosità, cominciando a tremare.

"Non sono più Tom, ora sono il grande Voldemort" si avvicinò, silenzioso come un felino con la preda, arrivandole accanto.

"Tu non sei mai stato Tom, sei sempre stato questo... Tom è morto ancor prima di nascere"

"Ah quanta crudeltà scorgo nelle tue parole, mentre insulti il sangue del tuo sangue" disse, la voce sempre ferma, quasi non provasse nulla "ma ora non lasciamoci andare a queste smancerie, e giungiamo al perché io sono qui"

"Ammazzami, fallo ora... È quello che hai sempre voluto, no? Annulla la maledizione e uccidimi" la ragazza si mostrò fragile, cercando di addolcire quello che doveva essere suo figlio.

"Sai quale è l'ironia della sorte, madre?" chiese con ironia "che proprio cento anni fa, questo stesso giorno, sei diventata proprio come tu mi definisci: un mostro. Ed è dopo cento anni che deve finire, penso che la mia dolce tortura sia durata abbastanza, non credi?"

Merope alzò lo sguardo, un po' scettica, ma è proprio in quel momento che qualcosa la colpì alla testa, e svenne.

***

Rodolfus stava combattendo con due mangiamorte nello stesso tempo, cercando di abbatterli, ma non ucciderli. Stava però arrancando per la stanchezza, e la bravura dei suoi avversari.

"Sectumsempra!" gridò uno di loro.

Lo schivò giusto in tempo per non essere colpito, ma dietro di sé sentí un gemito di dolore e un tonfo a terra. 
Si voltò a guardare chi fosse, timoroso, e scorse un mantello viola. 
Davanti a lui c'era Regulus che guardava Jessica, che si contorceva a terra per il dolore.

"Avada Kedavra!"

"No!"

***

Remus sentí un fruscio venire dalla foresta, che mosse le fronde degli alberi, e poi dei ringhi, quei ringhi.

In un secondo il branco di Greyback spuntò da fiori di essa correndo verso i mangiamorte, e saltandogli addosso.

Avevano qualche chance.

***

"Sshh, va tutto bene Jesse, va tutto bene" sussurrò il giovane più per sé stesso che per l'amica distesa al suo fianco.

"R... Reg, vattene. Vai ad aiutarli, io sto morendo non" il sangue prese a sgorgarle dalla bocca, bloccando il mare di parole che voleva dire in punto di morte "non ti preoccupare, vai via"

Regulus scosse la testa, spostando lo sguardo dall'altro lato, verso il corpo - ormai morto - di Rodolfus.

"Vattene" più parlava, più la sua voce andava a calare e i suoi occhi si socchiudevano " i morti sono morti, te devi rimanere vivo" Ed eccole, le ultime parole di Jessica erano impresse nella sua mente.

Doveva rimanere vivo.

***

Merope si risvegliò quando ormai c'era il tramonto, col viso solleticato dalla leggera erba umida di una valle. Si finse ancora addormentata, quando poi per curiosità schiuse un occhio: diversi metri avanti a lei vi era la schiera dell'ordine della fenice, quindi suppose che dietro di lei ci fosse quella dei mangiamorte.

"Ben svegliata, madre" sentí delle braccia afferare il proprio corpo, per rialzarla.

Con riluttanza si girò, scorgendo il volto dell'uomo che le aveva rovinato la vita. 
Poi si voltò in avanti, cercando un mantello oro. Quando la vide sospirò di sollievo, facendole segno di rimanere calma.

"Siamo quindi giunti al capolinea, Tom?"

"Il tuo sì, il mio no" rise maligno, per poi alzare la bacchetta verso di lei "Originem!"

Fu colpita da una luce verde, quasi accecante, che la fece cadere a terra. 
Poi sentí la pelle corrodere, e guardò la sua mano che si stava seccando, come se stesse invecchiando tutto d'un tratto.

E allora realizzò: i cento anni che aveva trascorso sotto la maledizione, le stavano piombando addosso.

Soffocò un urlo di terrore quando sentí di non riuscirsi a muovere.

Voldemort decise di mettere fine a quell'orribile spettacolo. 
"Avada Kedavra!"

Fu come se le fila delle due fazioni rivali si furono avvicinate, lasciando solo un sottile filo di distanza.

"Penso che questa sceneggiata guidata da voi... rifiuti della società magica sia durata abbastanza, non concordate con me?" la voce del Signore Oscuro era dieci volte più forte di prima "Ritiratevi e non ci saranno altri morti, per oggi"

"Noi non contrattiamo con te" urlò Light.

"Parli proprio te, che ti nascondi dietro ad una maschera?"

***

"E poi cosa è successo?"

James guardò suo figlio, con un velo di tristezza e malinconia, al ricordo della battaglia finale.
"Calma campione, è tardi. Su a dormire, che domani inizia Hogwarts"

"Noo, dai ti prego! Poi ti giuro che domani mi alzo presto" il bambino di undici anni prese a saltare sul letto della sua grande cameretta a Godrick's Hollow.

"Fai piano che sennò la mamma si alza, e poi ci sgrida... Mi sgrida, se Jesse si sveglia" James lo prese per un braccio, e con delicatezza lo fece sdraiare sul letto, ma poi cedette, sotto quello sguardo supplicante.
"Ok, ma dopo a nanna"

Harry annuì, mettendosi comodo sul letto.

"Dove eravamo rimasti?"

***

Emily sentí il fruscio dell'erba in lontananza, seguendo dei precisi movimenti, simili a passi che andavano sempre di più alle spalle di Voldemort. 
Si girò - in un moto involontario -, cercando di capire chi mancasse all'appello, ma all'apparenza c'erano tutti. 
Poi tornò indietro con il suo sguardo, e in un lampo le venne sbattuta in faccia la consapevolezza che suo fratello avesse lasciato il mantello dell'invisibilità nelle mani di un incosciente.

Il Signore Oscuro si voltò, allungando una mano in alto e afferrando il vuoto - o non proprio - : il mantello dell'invisibilità cadde, lasciando scoperta la faccia di William, che piano piano si riscaldava a causa della mancanza d'aria. 
Il serpente invece se ne stava immobile, irrequieto, mentre le sibilava minaccioso, come se avesse capito che stesse per succedere qualcosa.

Will incominciò a schiudere gli occhi, ormai stremato, e a quella vista i suoi piedi cominciarono a muoversi da soli, uno davanti all'altro, sempre più veloci e silenziosi. 
Si strappo dal collo la collana, e il suo pollice spinse sul rubino dalle dimensioni ridotte, riportando alla forma originale la Spada di Grifondoro.

Il serpente si aizzò contro di lei, portando il busto sempre più in alto, e il padrone si girò al richiamo di Nagini, che lasciò cadere a terra il corpo di Nott. 
Poi agitò la bacchetta, facendone fuoriuscire una luce verde. 
"Avada Kedavra!"

***

"E poi? Non lasciarmi così in sospeso papà!" si lamentò, tirandosi su.

"Se mi lasciassi finire, magari!" rise James "Ti facevo un tipo più paziente"

Harry mise su un broncio, invitando il padre a continuare.

***

Schivò l'incantesimo, rigirandosi su sé stessa, scagliando la spada contro il collo dell'animale.

Si sentí un grido squarciare l'aria, simile a quello di quando avevano distrutto gli altri Horcrux, ma stavolta era più forte e acuto, e lei ne venne investita, lasciando lo spazio a Regulus di scagliare l'Anatema che Uccide.

Una luce rossa partì dalla bacchetta del moro, diretta all'Oscuro Signore, che si accasciò a terra.

***

"Ed è finita così?"

"Mi lasci finire, Harry?!"

"Scusa"

***

Era ormai giunto il tramonto.

Di quel giorno.

Di quella guerra.

Di quell'era.

I mangiamorte lasciarono uno per uno la valle, che parve rianimarsi, illuminata dai caldi colori di quel cielo del 2 settembre 1980, lasciando finalmente una pace che non si vedeva ormai da anni nel mondo.

***

"Ora è finita?" Harry ora sembrava impaziente.

"Pensavo ti piacesse questa storia! Hai insistito tanto perché te la raccontassi" James assunse un espressione confusa, mentre cercava di capire l'undicenne.

"È solo che la mamma ci sta guardando"

"La mamma?" James si girò, piano, come se avesse appena visto il peggiore dei suoi incubi "Amoore, che ci fai sveglia?"

Lily sorrise per aver intimidito James. 
"Stavo ascoltando, e poi Jesse si è appena addormentata"

I due genitori rimboccarono le coperte al piccolo Harry Potter, scoccandogli entrambi un bacio sulle tenere guanciotte.

"Notte campione, ti vogliamo bene"

"Anche io"

E poi cadde tra le braccia di morfeo. 

   
 
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