The Wedding Date ~
«Sei
sicura di stare bene? Sei pallida».
Mi voltai verso Dominique Weasley e le dedicai il mio miglior sorriso. Sapevo
che mi era uscita solo una smorfia tesa, ma non me ne curai.
«Sono solo un po’ nervosa» furono le uniche parole che riuscii a dire senza
balbettare. Lei annuì, comprensiva, e tornò ad occuparsi dei miei capelli. Non
mi chiese cosa volessi e la ringraziai di cuore; non avevo idea di cosa si
potesse fare ad un insieme di capelli che non fosse una semplice e pratica coda
di cavallo.
Per mantenermi calma, guardavo il suo riflesso allo specchio. Il suo viso era
concentrato, gli occhi saettavano da un punto all’altro, mai fermi, le labbra
erano tese, i capelli leggermente disordinati. La invidiai da morire perché,
anche in quel momento, con i capelli in aria e il volto concentrato per lo
sforzo, era bellissima. Mi ritrovai a chiedermi perché stesse facendo tutto
quel lavoro – certamente impossibile, vista la situazione dei miei capelli
prima che lei iniziasse ad acconciarli – se lei poteva battermi anche senza
prepararsi.
Dieci secondi dopo mi ritrovai a pensare che era un matrimonio, non un concorso
di bellezza.
Il mio matrimonio.
E il fatto che James Sirius Potter fosse lo sposo e Dominique Weasley la
damigella d’onore non mi rendeva le cose facili. Ovviamente neanche a lei,
chiaro. Ma James aveva tanto insistito, diceva che Dominique era appena tornata
dalla Francia, aveva bisogno di un pretesto per rimanere o se ne sarebbe andata
immediatamente che io avevo accettato, stanca delle sue richieste.
Ricordavo ancora l’espressione di lei quando le dissi che l’avrei voluta come
damigella d’onore. I suoi occhi mi trapassarono e mi fissò, scettica, forse
aspettando che le dicessi ‘è tutto uno
scherzo, ci sei cascata!’.
«Tu mi odi» disse, infine, quando le fu chiaro che non era uno scherzo. Aveva
un’espressione indecifrabile, ora, ed io non avevo voglia di perdere tempo a
capire cosa volesse dire.
«Non è vero» bofonchiai, mettendo il muso.
Okay, be’, non era propriamente vero,
ma un po’ di avversione nei confronti di Dominique Gabrielle Weasley era
normale avercela. Insomma, era una delle ragazze più belle che io avessi mai
visto e vedermela volteggiare davanti a me, aggraziata, accanto all’altare …
non mi rendeva certamente euforica.
Senza contare il fatto che sospettavo di qualcosa
già da molto tempo.
Dominique aveva inarcato un sopracciglio alla mia palese bugia. Avevo sospirato
e l’avevo guardata, con uno sguardo eloquente.
«Senti, io non sto simpatica a te e tu non stai simpatica a me, ma James ha
insistito davvero troppo perché tu
facessi da damigella d’onore ed io non ho voglia di subire ancora le sue
proteste, chiaro? Quindi o gli dici, chiaro e tondo, perché non vuoi essere la
damigella o sopporterai quest’onere» borbottai, stranamente decisa.
La sua reazione fu assolutamente inaspettata.
Ero abituata a vedere il volto di Dominique Weasley corrucciato in espressioni
scettiche, sospettose o indecifrabili. Avevo visto i suoi occhi ridere
silenziosamente di me, le sue labbra curvarsi in sorrisetti sarcastici.
Ma non avevo mai visto il dolore su quel viso.
Si mordicchiò le labbra perennemente rosse – avrei dovuto chiederle che
rossetto usava, pensai – e vidi un’ombra di sofferenza nei suoi occhi azzurri.
Era come se un velo opaco li coprisse ed io non riuscissi a vedere oltre. I
tratti del suo volto si irrigidirono e finii per irrigidirmi anche io.
Avevo ragione, l’avevo sempre avuta. C’era sempre stato qualcosa, sotto.
«Okay» disse infine, tornando la solita Dominique di sempre, quella
indecifrabile. «Sarò la tua damigella d’onore».
Non sapevo dire se poi avesse parlato con James, se gli avesse urlato contro che
non era affatto il caso o se gli avesse fatto i complimenti per la bella idea.
Di certo, non li sentii mai urlare.
«Che ne dici? » la sua voce mi riportò alla realtà ed io guardai il mio
stupefacente riflesso allo specchio della sua camera. Aveva tirato su i capelli
in qualche complicata acconciatura che solo lei poteva conoscere, ma aveva
lasciato alcune ciocche accanto al mio volto, per smorzare un po’ l’aria
altrimenti troppo severa. I miei capelli castani non mi erano mai sembrati
tanto belli, lisci e lucenti. Niente a che vedere con l’ammasso di nodi che
avevo tutti i giorni.
Non la sopportavo, ma le rivolsi un sorriso riconoscente.
«Grazie, apprezzo il tuo sforzo nel sembrare gentile con me» mormorò,
rivolgendomi un sorrisetto tirato e mettendosi all’opera nuovamente, col trucco
questa volta. Non provai neanche a replicare, la verità la conoscevamo entrambe.
Il mio odio nei suoi confronti non aveva nulla di razionale, a partire dal
timore di sembrare un elefante con la mia camminata per arrivare al fatto che
certamente c’era qualcosa che legava lei e James e sembrava tutto tranne che un
normale rapporto di buona cuginanza.
Avevo provato a chiedere in giro, ma non ero tanto brava come spia in missione
segreta. Rose, che era una delle persone che mi erano più care nell’enorme
famiglia Weasley, aveva allegramente evitato l’argomento, Victoire, che adorava
consigliarmi vestiti e trucchi, mi aveva detto che non c’era assolutamente
nulla, ma avevo capito che preferiva non parlarne. Avevo provato a chiedere
qualcosa a Ted, superando il mio enorme imbarazzo nel parlargli, ma lui mi
aveva fatto chiaramente capire che non era il caso di parlarne apertamente.
Avevo pensato che forse l’idea migliore era chiedere ai diretti interessati, ma
non mi andava di parlarne con James – avevo troppa paura della sua reazione – ed
io e Dominique ci detestavamo allegramente, quindi avevo accantonato l’argomento,
ormai senza alcuna speranza di scoprire la verità.
Certo, c’era qualcosa nei loro gesti,
nel modo in cui si guardavano, nel modo in cui, quando le loro mani si
sfioravano, accidentalmente, sobbalzavano. Era una reazione da ex fidanzati,
non qualcosa da buoni cugini.
Li leggevo, avida di sapere la verità, quegli sguardi che si lanciavano quando
credevano che nessuno li stesse guardando. Li spiavo da lontano, nascondendomi
ai loro occhi, e restavo a fissarli, con le lacrime che mi scendevano lungo il
volto.
Sapevo che, qualunque cosa ci fosse stata tra loro due, ormai era finita, ma
sapevo allo stesso tempo che, competere con Dominique sarebbe stato
impossibile. Se James si fosse trovato davanti ad una scelta, credevo che
avrebbe scelto lei senza alcun dubbio.
Quello che non comprendevo era come mai James avesse scelto me, invece.
Dominique era tornata qualche settimana prima delle nozze, da due lunghi anni
di esilio in Francia e sapevo, sapevo benissimo, che vederla tornare era stato
un trauma per lui e che questo metteva tutto in bilico. Il nostro matrimonio,
la nostra relazione, la mia felicità.
Eppure, sembrava che James non facesse minimamente caso a lei e preferisse me.
Non una sola volta la sua promessa era vacillato, aveva giurato di amarmi per
sempre e lo avrebbe fatto.
Anche a costo di sacrificare i suoi sentimenti.
Sapevo di non essere abbastanza, di
non essere Dominique. Di non essere abbastanza
bella, abbastanza intelligente, abbastanza elegante per essere lei,
eppure James aveva preferito me. Non lei, me.
Avevo solo una misera idea di quanto gli potesse costare quella scelta.
Certe volte mi chiedevo cosa fosse stata, quella cosa fra loro due. Mi chiedevo
come fosse iniziata e poi, tempo dopo, finita. Ero certa che i Weasley
sapessero molto di più di quello che volessero far credere, ma nessuno di loro
aveva mai detto niente che potesse smascherarli.
Ognuno ha i propri scheletri nell’armadio e i Weasley avevano chiuso le ante
del proprio armadio con una serratura a quattordici mandate.
Niente che, però, non si potesse manomettere. Non ero brava come agente
segreto, per cui sapevo di non essere capace di manomettere l’infallibile
organizzazione dei Weasley, ma certo qualcuno più esperto di me ci sarebbe
riuscito.
«Noi Weasley siamo così, ci stringiamo attorno al nostro segreto per non farlo
scoprire a nessuno. Ma quando inizierai a far parte della famiglia, vedrai, man
mano verrà fuori qualche pezzo e poi sarai capace di metterli tutti insieme,
senza alcuna fatica» aveva detto Louis, il fratello di Dominique,quando gli
avevo chiesto la verità. «Devi solo aspettare quel momento, Charlie».
Questa fu l’unica risposta che mi diede qualche indizio, ma, a parte questo,
restai comunque indignata. Ritenevo ingiusto che un segreto riguardante il mio
quasi marito, conosciuto da tutta la famiglia, mi venisse taciuto.
Avevo comunque accantonato il mio progetto
verità da un po’, ormai conscia che mi sarei sposata senza saperlo. Forse
era meglio così, continuavo a dirmi. Non sarebbe stato un male, ignorare ciò
che ha fatto ferito tante persone. Forse, col tempo, si sarebbero fidati di me,
mettendomi al corrente del loro segreto. Ma fino ad allora, dovevo solo
rassegnarmi.
«Quale preferisci? » domandò Dominique, mostrandomi due lucidalabbra
perfettamente identici. Forse aveva ragione Victoire, quando diceva che non ero
in grado di capire la perfetta arte della bellezza, ma a me non importava più
di tanto.
Scrollai le spalle, incerta.
«Mi sembrano uguali» borbottai. Dominique ridacchiò e scosse la testa, poi
decise il lucidalabbra migliore da intonare al resto del trucco e continuò la
sua opera. Io richiusi immediatamente gli occhi, senza voler vedere il mio
riflesso allo specchio.
«Non esagerare con il trucco»mi raccomandai, mentre sentivo lei sorridere,
forse perché ero troppo patetica. «Non voglio sembrare un pagliaccio» aggiunsi,
storcendo il naso.
«Dopo che avrò terminato, non lo sembrerai affatto. Sono brava in queste cose,
fidati. Ho imparato dalla migliore»mormorò, da qualche parte sopra la mia
testa, spalmandomi qualche cosa sulle palpebre.
«Chi sarebbe la migliore? » domandai, curiosa, mentre lei si dava da fare per
sistemare la sostanza che ora si stava sedimentando sulla mia pelle.
«Victoire, ovviamente, che ha imparato da mia madre. È una tradizione di
famiglia, Charlie».
Mi ritrovai a sorridere, mio malgrado.
«Dovrei farmi chiamare Charlotte. Non è bene che una donna sposata si faccia
chiamare Charlie, come una stupida adolescente».
Sentii un leggero spostamento d’aria, come se lei avesse appena scosso la
testa.
«Hai appena venti anni, puoi farti chiamare Charlie quanto ti pare e piace» .
Piegai le mie labbra in un sorriso, mentre lei continuava a darsi da fare sul mio
viso. Restammo in silenzio per un po’ ed io cercai di non pensare né all’imminente
matrimonio – il vestito da indossare, le scale da scendere, la strada da
percorrere. Merlino, mi stava prendendo il panico - né a Dominique, che si affaccendava per tutta
la camera in cerca dei trucchi e degli accessori perfetti.
«So cosa vuoi sapere, sai? » domandò lei, ad un tratto. Sarà stato per la frase
decisamente incomprensibile – provate a fare una domanda del genere a qualcuno
sano di mente e vedete cosa vi risponde! – o probabilmente perché mi stavo
decisamente appisolando, cullata dal rumore che l’applicatore faceva contro la
mia pelle, ma l’unica cosa che mi venne da dire fu un ‘eh?’ molto eloquente.
Non sentii più nulla, perciò decisi che era il caso di aprire gli occhi e di
vedere cosa diamine stava succedendo. Dominique mi fissava, seria come non era
mai stata, con le labbra tese e gli occhi che non mi guardavano neanche, ma mi passavano attraverso.
«So quello che vuoi sapere. So cosa hai chiesto a tutti. Me l’ha detto Ted» mi
rivolse un sorriso glaciale ed io mi sentii morire. Avevo anche paura, sì, ma
era nascosta in un angolo ben lontano della mia testa. In quel momento, mi
sentii solo morire. «Vuoi sapere la verità, Charlie? Te la dirò. Non sarà bello
da sentire, ma penso sia giusto che tu la sappia».
Trattenni il fiato, metà divorata dalla curiosità, mentre l’altra metà mi
urlava di fare attenzione, che non sarebbe stato bello, vero. Ma per me.
Non l’ascoltai e restai in silenzio, aspettando che Dominique parlasse.
Lei riprese a sistemare il mio viso, sospirando. Forse stava cercando le parole
o forse aveva capito che non esistevano quelle giuste per spiegare la verità.
«Io e James stavamo insieme, vero» disse, infine, ed io trattenni il fiato. Mi
aggrappai alla sedia sotto di me e mi assicurai di non star cadendo. Eppure
vedevo il mondo che girava attorno a me. Capii che era la mia testa che stava
dando i numeri. Mi sentii
definitivamente morta. Era vero, era la verità, avevo ragione.
Per una volta, non mi sentii trionfante. Avrei preferito essermi sbagliata.
James era stato con Dominique, James l’aveva amata. Ed io ero stata solo un
rimpiazzo?
Dominique aspettò che mi riprendessi, poi riprese a parlare, con la voce
ridotta ad un sussurro.
«Sapevamo che era sbagliato, sapevamo che eravamo cugini, che la nostra
famiglia si sarebbe rivoltata contro di noi .. ma non ce ne importava. Ci
amavamo e ci bastava. Ora mi pento di essere stata così sciocca e romantica»
sorrideva, ma non c’era tanta allegria sul suo volto. Sembrava un sorriso
amaro. «Non durò molto, comunque. Ci scoprirono e James decise che dovevamo
dire basta a questa storia assurda. Mi lasciò. Un mese dopo partii per la
Francia».
La voce di Dominique sembrava perfettamente calma e posata, ma ero certa che,
dentro di lei, infuriava la tempesta.
«Perché sei tornata? » domandai, per nulla delicata. Lei sospirò e mi guardò,
con gli occhi sempre indecifrabili.
«Perché so che questo è il mio posto, il posto dove voglio stare. E nessuno, né
James, né la mia famiglia, mi può impedire di restare. L’ho capito solo ora»
mormorò, amara. D’istinto, senza sapere cosa stavo facendo, presi la sua mano,
poggiata sullo schienale della mia sedia, e la strinsi tra le mie. La sua pelle
era gelida, ma cercai di non pensarci.
La detestavo, vero, ma non potevo fare a meno di essere triste per lei.
«Tu non hai più nulla di cui preoccuparti, Charlie» mormorò, sorridendo al mio
gesto. Sciolse la presa e la sua mano andò a sistemare alcuni ciuffi che erano
sfuggiti all’acconciatura che lei aveva fatto. «Ho visto come ti guarda James.
Non devi preoccuparti di me, lui amerà te».
«Prova ancora qualcosa per te! » gridai, prima che potessi fermarmi .Lei si
irrigidì, poi scosse la testa. «Ho visto come guarda te, il modo in cui
sobbalza quando sfiora la tua mano, il modo in cui parla di te … ».
Non dissi più nulla e nemmeno Dominique. Lei continuò a sistemare il mio viso
ed io rimasi in silenzio a vederla lavorare.
Poi lei parlò.
«Non importa cosa prova per me. Io non provo più nulla per lui» mormorò, con
voce atona.
Non sapevo se quella fosse la verità o una semplice bugia detta per
rassicurarmi, ma mi accontentai e mi sentii rilassata. Non avevo idea del
perché James mi avesse chiesto di sposarlo, né perché stesse con me, ma non mi
importava. Sapevo che potevo amarlo e convincerlo ad amarmi. O, almeno, il mio
amore era abbastanza grande per racchiudere entrambi.
«Ecco, ho finito» disse Dominique, ad un certo punto. Sobbalzai e mi guardai
allo specchio, spaventata. Forse temevo che mi avesse conciata come un mostro –
era ignobile da parte mia, ma era un timore particolarmente radicato dentro di
me - , ma scoprii, con sollievo, che non era così. Il trucco era leggero, quasi
non si vedeva, eppure mi rendeva strana, diversa.
Bella, forse. Non lo ero mai stata, ne ero consapevole, ma in quel momento mi
sentii bella.
I miei occhi castani risaltavano grazie al trucco di Dominique e le mie ciglia
sembravano lunghe e perfette. Le mie labbra sembravano piccole e delicate,
rosse. Ma sapevo che non erano rosse naturali come le sue.
D’altronde, non avrei mai potuto competere con lei.
«Merlino, Dominique … grazie» riuscii a sussurrare, riconoscente. Lei mi fece
un sorriso tirato e mi porse il vestito, poggiato su una sedia lì vicino. A vederlo,
andai in crisi di panico. Il vestito. Il matrimonio. James che mi aspettava di
sotto. Gli invitati.
«Okay, calma, non facciamoci prendere dal panico, okay? » sussurrò Dominique,
ma non le diedi molto retta perché tre secondi dopo ero accasciata sulla sedia,
spaventata.
«Sta’calma” mi intimò lei, ma questo mi mandò ancora più in agitazione. «Diamine,
Charlie, STA’ CALMA».
Le occorsero quindici minuti buoni per convincermi ad infilare in vestito ed
altri quindici per, effettivamente, infilarlo.
Dopo mi ritrovai, non so bene come, a scendere le scale della Tana per avviarci
nel giardino, dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Ero molto tesa, ma Dominique
non ammetteva repliche e mi trascinava con un cipiglio severo.
Credo che in un’altra vita fosse stata la signorina Rottenmeier di Heidi.
Mi precedette, camminò fino all’altare con grazia, senza inciampare neanche una
volta e questo mi fece venire una voglia irrefrenabile di scappare, ma sapevo
che non potevo, dato che avevo il braccio di mio padre – spuntato da non sapevo
dire dove – attorno al mio e gli occhi di tutti puntati addosso.
Vidi Dominique che lanciava uno sguardo a James e lui che la guardava,
indecifrabile, poi anche lei si sposto e mi lasciò passare.
Quando vidi gli occhi di James, capii che non sarei inciampata. E, anche se
fossi caduta a terra in una delle mie migliori acrobazie, lui mi avrebbe amata
lo stesso. Mi amava, lo lessi nel suo sguardo. Mi amava anche se non ero
Dominique Weasley.
Probabilmente scoppiai a piangere. Probabilmente piansi anche per il resto
della cerimonia, fino a quando James non mi baciò. In quel momento, mi venne da
sorridere e anche lui sorrise sulle mie labbra. Potrei giurare di aver visto,
una volta voltati verso gli invitati, Dominique piangere, ma potrebbe essere
stata anche una mia allucinazione.
Non saprei dirlo con certezza, ma ero certa di una cosa: che non importava che
non fossi Dominique Gabrielle Weasley, James mi avrebbe amata ugualmente.
E questa, se permettete, è una grande cosa.
Angolo
Autrice
Questa cosa ha bisogno di una spiegazione, ne sono
consapevole.
Per prima cosa, potete prenderlo per un seguito di Only Hope, se volete. In
effetti, da questo doveva uscire una long fic assurda – ho ancora alcuni pezzi,
scritti da qualche parte, che fanno ridere. Ridere
– ma poi, sapete, non sono brava a portare avanti le long, così ci ho
rinunciato. Questa mattina ho provato a mettere mano al prologo, ma niente, non
mi piaceva. Ho scritto qualcosa degli eventi che dovevano accadere e poi ho
pensato di accantonare definitivamente il progetto. Poi però mi è venuta in
mente questa, che doveva essere solo una parte della storia. Sempre meglio di
niente, no? Comunque, potete anche vederla come una storia a sé. Certo, ha
molto di Only Hope, ma, in fondo, non è legata.
Altra spiegazione: la voce narrante è quella della futura moglie di James, tale
Charlotte – Charlie. Non mi sono sprecata a darle un cognome, non so chi
potrebbe essere, perciò … potete immaginarlo voi, sì. Non ho voluto scrivere
del suo rapporto con James, ma con Dominique. Perché, diciamo … in tutte le fic
che ho letto, ho sempre visto il matrimonio di James dal punto di vista di
Dominique e sorge quasi spontaneo odiare la sposa. Io ho voluto ribaltare un po’
la situazione, in cui la povera Charlie sa, suo malgrado, che c’è stato
qualcosa tra James e Dominique, ma senza averne la vera conferma, almeno fino a
poco prima del matrimonio. Sa di essere umana e di non poter competere con
Dominique, ma mi immagino che James l’abbia scelta apposta per questo, perché
non è Dominique. Poi i Weasley non raccontano nulla di quella storia perché penso
che non li renda tutti felici felici,
ecco.
Se c’è altro che volete sapere – uhm, sì, certe volte dimentico di aggiungere
dettagli che agli altri sono necessari, mentre per me son scontati - basta dirmelo.
Sperando che non vi abbia disgustato troppo,
El.