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Autore: Eliatheas    25/07/2009    7 recensioni
Sapevo di non essere abbastanza, di non essere Dominique. Di non essere abbastanza bella, abbastanza intelligente, abbastanza elegante per essere lei, eppure James aveva preferito me. Non lei, me.
Avevo solo una misera idea di quanto gli potesse costare quella scelta.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Wedding Date ~

«Sei sicura di stare bene? Sei pallida».
Mi voltai verso Dominique Weasley e le dedicai il mio miglior sorriso. Sapevo che mi era uscita solo una smorfia tesa, ma non me ne curai.
«Sono solo un po’ nervosa» furono le uniche parole che riuscii a dire senza balbettare. Lei annuì, comprensiva, e tornò ad occuparsi dei miei capelli. Non mi chiese cosa volessi e la ringraziai di cuore; non avevo idea di cosa si potesse fare ad un insieme di capelli che non fosse una semplice e pratica coda di cavallo.
Per mantenermi calma, guardavo il suo riflesso allo specchio. Il suo viso era concentrato, gli occhi saettavano da un punto all’altro, mai fermi, le labbra erano tese, i capelli leggermente disordinati. La invidiai da morire perché, anche in quel momento, con i capelli in aria e il volto concentrato per lo sforzo, era bellissima. Mi ritrovai a chiedermi perché stesse facendo tutto quel lavoro – certamente impossibile, vista la situazione dei miei capelli prima che lei iniziasse ad acconciarli – se lei poteva battermi anche senza prepararsi.
Dieci secondi dopo mi ritrovai a pensare che era un matrimonio, non un concorso di bellezza.
Il mio matrimonio.
E il fatto che James Sirius Potter fosse lo sposo e Dominique Weasley la damigella d’onore non mi rendeva le cose facili. Ovviamente neanche a lei, chiaro. Ma James aveva tanto insistito, diceva che Dominique era appena tornata dalla Francia, aveva bisogno di un pretesto per rimanere o se ne sarebbe andata immediatamente che io avevo accettato, stanca delle sue richieste.
Ricordavo ancora l’espressione di lei quando le dissi che l’avrei voluta come damigella d’onore. I suoi occhi mi trapassarono e mi fissò, scettica, forse aspettando che le dicessi ‘è tutto uno scherzo, ci sei cascata!’.
«Tu mi odi» disse, infine, quando le fu chiaro che non era uno scherzo. Aveva un’espressione indecifrabile, ora, ed io non avevo voglia di perdere tempo a capire cosa volesse dire.
«Non è vero» bofonchiai, mettendo il muso.
Okay, be’, non era propriamente vero, ma un po’ di avversione nei confronti di Dominique Gabrielle Weasley era normale avercela. Insomma, era una delle ragazze più belle che io avessi mai visto e vedermela volteggiare davanti a me, aggraziata, accanto all’altare … non mi rendeva certamente euforica.
Senza contare il fatto che sospettavo di qualcosa già da molto tempo.
Dominique aveva inarcato un sopracciglio alla mia palese bugia. Avevo sospirato e l’avevo guardata, con uno sguardo eloquente.
«Senti, io non sto simpatica a te e tu non stai simpatica a me, ma James ha insistito davvero troppo perché tu facessi da damigella d’onore ed io non ho voglia di subire ancora le sue proteste, chiaro? Quindi o gli dici, chiaro e tondo, perché non vuoi essere la damigella o sopporterai quest’onere» borbottai, stranamente decisa.
La sua reazione fu assolutamente inaspettata.
Ero abituata a vedere il volto di Dominique Weasley corrucciato in espressioni scettiche, sospettose o indecifrabili. Avevo visto i suoi occhi ridere silenziosamente di me, le sue labbra curvarsi in sorrisetti sarcastici.
Ma non avevo mai visto il dolore su quel viso.
Si mordicchiò le labbra perennemente rosse – avrei dovuto chiederle che rossetto usava, pensai – e vidi un’ombra di sofferenza nei suoi occhi azzurri. Era come se un velo opaco li coprisse ed io non riuscissi a vedere oltre. I tratti del suo volto si irrigidirono e finii per irrigidirmi anche io.
Avevo ragione, l’avevo sempre avuta. C’era sempre stato qualcosa, sotto.
«Okay» disse infine, tornando la solita Dominique di sempre, quella indecifrabile. «Sarò la tua damigella d’onore».
Non sapevo dire se poi avesse parlato con James, se gli avesse urlato contro che non era affatto il caso o se gli avesse fatto i complimenti per la bella idea. Di certo, non li sentii mai urlare.
«Che ne dici? » la sua voce mi riportò alla realtà ed io guardai il mio stupefacente riflesso allo specchio della sua camera. Aveva tirato su i capelli in qualche complicata acconciatura che solo lei poteva conoscere, ma aveva lasciato alcune ciocche accanto al mio volto, per smorzare un po’ l’aria altrimenti troppo severa. I miei capelli castani non mi erano mai sembrati tanto belli, lisci e lucenti. Niente a che vedere con l’ammasso di nodi che avevo tutti i giorni.
Non la sopportavo, ma le rivolsi un sorriso riconoscente.
«Grazie, apprezzo il tuo sforzo nel sembrare gentile con me» mormorò, rivolgendomi un sorrisetto tirato e mettendosi all’opera nuovamente, col trucco questa volta. Non provai neanche a replicare, la verità la conoscevamo entrambe.
Il mio odio nei suoi confronti non aveva nulla di razionale, a partire dal timore di sembrare un elefante con la mia camminata per arrivare al fatto che certamente c’era qualcosa che legava lei e James e sembrava tutto tranne che un normale rapporto di buona cuginanza.
Avevo provato a chiedere in giro, ma non ero tanto brava come spia in missione segreta. Rose, che era una delle persone che mi erano più care nell’enorme famiglia Weasley, aveva allegramente evitato l’argomento, Victoire, che adorava consigliarmi vestiti e trucchi, mi aveva detto che non c’era assolutamente nulla, ma avevo capito che preferiva non parlarne. Avevo provato a chiedere qualcosa a Ted, superando il mio enorme imbarazzo nel parlargli, ma lui mi aveva fatto chiaramente capire che non era il caso di parlarne apertamente.
Avevo pensato che forse l’idea migliore era chiedere ai diretti interessati, ma non mi andava di parlarne con James – avevo troppa paura della sua reazione – ed io e Dominique ci detestavamo allegramente, quindi avevo accantonato l’argomento, ormai senza alcuna speranza di scoprire la verità.
Certo, c’era qualcosa nei loro gesti, nel modo in cui si guardavano, nel modo in cui, quando le loro mani si sfioravano, accidentalmente, sobbalzavano. Era una reazione da ex fidanzati, non qualcosa da buoni cugini.
Li leggevo, avida di sapere la verità, quegli sguardi che si lanciavano quando credevano che nessuno li stesse guardando. Li spiavo da lontano, nascondendomi ai loro occhi, e restavo a fissarli, con le lacrime che mi scendevano lungo il volto.
Sapevo che, qualunque cosa ci fosse stata tra loro due, ormai era finita, ma sapevo allo stesso tempo che, competere con Dominique sarebbe stato impossibile. Se James si fosse trovato davanti ad una scelta, credevo che avrebbe scelto lei senza alcun dubbio.
Quello che non comprendevo era come mai James avesse scelto me, invece. Dominique era tornata qualche settimana prima delle nozze, da due lunghi anni di esilio in Francia e sapevo, sapevo benissimo, che vederla tornare era stato un trauma per lui e che questo metteva tutto in bilico. Il nostro matrimonio, la nostra relazione, la mia felicità. Eppure, sembrava che James non facesse minimamente caso a lei e preferisse me. Non una sola volta la sua promessa era vacillato, aveva giurato di amarmi per sempre e lo avrebbe fatto.
Anche a costo di sacrificare i suoi sentimenti.
Sapevo di non essere abbastanza, di non essere Dominique. Di non essere abbastanza bella, abbastanza intelligente, abbastanza elegante per essere lei, eppure James aveva preferito me. Non lei, me.
Avevo solo una misera idea di quanto gli potesse costare quella scelta.
Certe volte mi chiedevo cosa fosse stata, quella cosa fra loro due. Mi chiedevo come fosse iniziata e poi, tempo dopo, finita. Ero certa che i Weasley sapessero molto di più di quello che volessero far credere, ma nessuno di loro aveva mai detto niente che potesse smascherarli.
Ognuno ha i propri scheletri nell’armadio e i Weasley avevano chiuso le ante del proprio armadio con una serratura a quattordici mandate.
Niente che, però, non si potesse manomettere. Non ero brava come agente segreto, per cui sapevo di non essere capace di manomettere l’infallibile organizzazione dei Weasley, ma certo qualcuno più esperto di me ci sarebbe riuscito.
«Noi Weasley siamo così, ci stringiamo attorno al nostro segreto per non farlo scoprire a nessuno. Ma quando inizierai a far parte della famiglia, vedrai, man mano verrà fuori qualche pezzo e poi sarai capace di metterli tutti insieme, senza alcuna fatica» aveva detto Louis, il fratello di Dominique,quando gli avevo chiesto la verità. «Devi solo aspettare quel momento, Charlie».
Questa fu l’unica risposta che mi diede qualche indizio, ma, a parte questo, restai comunque indignata. Ritenevo ingiusto che un segreto riguardante il mio quasi marito, conosciuto da tutta la famiglia, mi venisse taciuto.
Avevo comunque accantonato il mio progetto verità da un po’, ormai conscia che mi sarei sposata senza saperlo. Forse era meglio così, continuavo a dirmi. Non sarebbe stato un male, ignorare ciò che ha fatto ferito tante persone. Forse, col tempo, si sarebbero fidati di me, mettendomi al corrente del loro segreto. Ma fino ad allora, dovevo solo rassegnarmi.
«Quale preferisci? » domandò Dominique, mostrandomi due lucidalabbra perfettamente identici. Forse aveva ragione Victoire, quando diceva che non ero in grado di capire la perfetta arte della bellezza, ma a me non importava più di tanto.
Scrollai le spalle, incerta.
«Mi sembrano uguali» borbottai. Dominique ridacchiò e scosse la testa, poi decise il lucidalabbra migliore da intonare al resto del trucco e continuò la sua opera. Io richiusi immediatamente gli occhi, senza voler vedere il mio riflesso allo specchio.
«Non esagerare con il trucco»mi raccomandai, mentre sentivo lei sorridere, forse perché ero troppo patetica. «Non voglio sembrare un pagliaccio» aggiunsi, storcendo il naso.
«Dopo che avrò terminato, non lo sembrerai affatto. Sono brava in queste cose, fidati. Ho imparato dalla migliore»mormorò, da qualche parte sopra la mia testa, spalmandomi qualche cosa sulle palpebre.
«Chi sarebbe la migliore? » domandai, curiosa, mentre lei si dava da fare per sistemare la sostanza che ora si stava sedimentando sulla mia pelle.
«Victoire, ovviamente, che ha imparato da mia madre. È una tradizione di famiglia, Charlie».
Mi ritrovai a sorridere, mio malgrado.
«Dovrei farmi chiamare Charlotte. Non è bene che una donna sposata si faccia chiamare Charlie, come una stupida adolescente».
Sentii un leggero spostamento d’aria, come se lei avesse appena scosso la testa.
«Hai appena venti anni, puoi farti chiamare Charlie quanto ti pare e piace» .
Piegai le mie labbra in un sorriso, mentre lei continuava a darsi da fare sul mio viso. Restammo in silenzio per un po’ ed io cercai di non pensare né all’imminente matrimonio – il vestito da indossare, le scale da scendere, la strada da percorrere. Merlino, mi stava prendendo il panico -  né a Dominique, che si affaccendava per tutta la camera in cerca dei trucchi e degli accessori perfetti.
«So cosa vuoi sapere, sai? » domandò lei, ad un tratto. Sarà stato per la frase decisamente incomprensibile – provate a fare una domanda del genere a qualcuno sano di mente e vedete cosa vi risponde! – o probabilmente perché mi stavo decisamente appisolando, cullata dal rumore che l’applicatore faceva contro la mia pelle, ma l’unica cosa che mi venne da dire fu un ‘eh?’ molto eloquente.
Non sentii più nulla, perciò decisi che era il caso di aprire gli occhi e di vedere cosa diamine stava succedendo. Dominique mi fissava, seria come non era mai stata, con le labbra tese e gli occhi che non mi guardavano neanche,  ma mi passavano attraverso.
«So quello che vuoi sapere. So cosa hai chiesto a tutti. Me l’ha detto Ted» mi rivolse un sorriso glaciale ed io mi sentii morire. Avevo anche paura, sì, ma era nascosta in un angolo ben lontano della mia testa. In quel momento, mi sentii solo morire. «Vuoi sapere la verità, Charlie? Te la dirò. Non sarà bello da sentire, ma penso sia giusto che tu la sappia».
Trattenni il fiato, metà divorata dalla curiosità, mentre l’altra metà mi urlava di fare attenzione, che non sarebbe stato bello, vero. Ma per me.
Non l’ascoltai e restai in silenzio, aspettando che Dominique parlasse.
Lei riprese a sistemare il mio viso, sospirando. Forse stava cercando le parole o forse aveva capito che non esistevano quelle giuste per spiegare la verità.
«Io e James stavamo insieme, vero» disse, infine, ed io trattenni il fiato. Mi aggrappai alla sedia sotto di me e mi assicurai di non star cadendo. Eppure vedevo il mondo che girava attorno a me. Capii che era la mia testa che stava dando i numeri.  Mi sentii definitivamente morta. Era vero, era la verità, avevo ragione.
Per una volta, non mi sentii trionfante. Avrei preferito essermi sbagliata.
James era stato con Dominique, James l’aveva amata. Ed io ero stata solo un rimpiazzo?
Dominique aspettò che mi riprendessi, poi riprese a parlare, con la voce ridotta ad un sussurro.
«Sapevamo che era sbagliato, sapevamo che eravamo cugini, che la nostra famiglia si sarebbe rivoltata contro di noi .. ma non ce ne importava. Ci amavamo e ci bastava. Ora mi pento di essere stata così sciocca e romantica» sorrideva, ma non c’era tanta allegria sul suo volto. Sembrava un sorriso amaro. «Non durò molto, comunque. Ci scoprirono e James decise che dovevamo dire basta a questa storia assurda. Mi lasciò. Un mese dopo partii per la Francia».
La voce di Dominique sembrava perfettamente calma e posata, ma ero certa che, dentro di lei, infuriava la tempesta.
«Perché sei tornata? » domandai, per nulla delicata. Lei sospirò e mi guardò, con gli occhi sempre indecifrabili.
«Perché so che questo è il mio posto, il posto dove voglio stare. E nessuno, né James, né la mia famiglia, mi può impedire di restare. L’ho capito solo ora» mormorò, amara. D’istinto, senza sapere cosa stavo facendo, presi la sua mano, poggiata sullo schienale della mia sedia, e la strinsi tra le mie. La sua pelle era gelida, ma cercai di non pensarci.
La detestavo, vero, ma non potevo fare a meno di essere triste per lei.
«Tu non hai più nulla di cui preoccuparti, Charlie» mormorò, sorridendo al mio gesto. Sciolse la presa e la sua mano andò a sistemare alcuni ciuffi che erano sfuggiti all’acconciatura che lei aveva fatto. «Ho visto come ti guarda James. Non devi preoccuparti di me, lui amerà te».
«Prova ancora qualcosa per te! » gridai, prima che potessi fermarmi .Lei si irrigidì, poi scosse la testa. «Ho visto come guarda te, il modo in cui sobbalza quando sfiora la tua mano, il modo in cui parla di te … ».
Non dissi più nulla e nemmeno Dominique. Lei continuò a sistemare il mio viso ed io rimasi in silenzio a vederla lavorare.
Poi lei parlò.
«Non importa cosa prova per me. Io non provo più nulla per lui» mormorò, con voce atona.
Non sapevo se quella fosse la verità o una semplice bugia detta per rassicurarmi, ma mi accontentai e mi sentii rilassata. Non avevo idea del perché James mi avesse chiesto di sposarlo, né perché stesse con me, ma non mi importava. Sapevo che potevo amarlo e convincerlo ad amarmi. O, almeno, il mio amore era abbastanza grande per racchiudere entrambi.
«Ecco, ho finito» disse Dominique, ad un certo punto. Sobbalzai e mi guardai allo specchio, spaventata. Forse temevo che mi avesse conciata come un mostro – era ignobile da parte mia, ma era un timore particolarmente radicato dentro di me - , ma scoprii, con sollievo, che non era così. Il trucco era leggero, quasi non si vedeva, eppure mi rendeva strana, diversa.
Bella, forse. Non lo ero mai stata, ne ero consapevole, ma in quel momento mi sentii bella.
I miei occhi castani risaltavano grazie al trucco di Dominique e le mie ciglia sembravano lunghe e perfette. Le mie labbra sembravano piccole e delicate, rosse. Ma sapevo che non erano rosse naturali come le sue.
D’altronde, non avrei mai potuto competere con lei.
«Merlino, Dominique … grazie» riuscii a sussurrare, riconoscente. Lei mi fece un sorriso tirato e mi porse il vestito, poggiato su una sedia lì vicino. A vederlo, andai in crisi di panico. Il vestito. Il matrimonio. James che mi aspettava di sotto. Gli invitati.
«Okay, calma, non facciamoci prendere dal panico, okay? » sussurrò Dominique, ma non le diedi molto retta perché tre secondi dopo ero accasciata sulla sedia, spaventata.
«Sta’calma” mi intimò lei, ma questo mi mandò ancora più in agitazione. «Diamine, Charlie, STA’ CALMA».
Le occorsero quindici minuti buoni per convincermi ad infilare in vestito ed altri quindici per, effettivamente, infilarlo.
Dopo mi ritrovai, non so bene come, a scendere le scale della Tana per avviarci nel giardino, dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Ero molto tesa, ma Dominique non ammetteva repliche e mi trascinava con un cipiglio severo.
Credo che in un’altra vita fosse stata la signorina Rottenmeier di Heidi.
Mi precedette, camminò fino all’altare con grazia, senza inciampare neanche una volta e questo mi fece venire una voglia irrefrenabile di scappare, ma sapevo che non potevo, dato che avevo il braccio di mio padre – spuntato da non sapevo dire dove – attorno al mio e gli occhi di tutti puntati addosso.
Vidi Dominique che lanciava uno sguardo a James e lui che la guardava, indecifrabile, poi anche lei si sposto e mi lasciò passare.
Quando vidi gli occhi di James, capii che non sarei inciampata. E, anche se fossi caduta a terra in una delle mie migliori acrobazie, lui mi avrebbe amata lo stesso. Mi amava, lo lessi nel suo sguardo. Mi amava anche se non ero Dominique Weasley.
Probabilmente scoppiai a piangere. Probabilmente piansi anche per il resto della cerimonia, fino a quando James non mi baciò. In quel momento, mi venne da sorridere e anche lui sorrise sulle mie labbra. Potrei giurare di aver visto, una volta voltati verso gli invitati, Dominique piangere, ma potrebbe essere stata anche una mia allucinazione.
Non saprei dirlo con certezza, ma ero certa di una cosa: che non importava che non fossi Dominique Gabrielle Weasley, James mi avrebbe amata ugualmente.
E questa, se permettete, è una grande cosa.

 

Angolo Autrice

Questa cosa ha bisogno di una spiegazione, ne sono consapevole.
Per prima cosa, potete prenderlo per un seguito di Only Hope, se volete. In effetti, da questo doveva uscire una long fic assurda – ho ancora alcuni pezzi, scritti da qualche parte, che fanno ridere. Ridere – ma poi, sapete, non sono brava a portare avanti le long, così ci ho rinunciato. Questa mattina ho provato a mettere mano al prologo, ma niente, non mi piaceva. Ho scritto qualcosa degli eventi che dovevano accadere e poi ho pensato di accantonare definitivamente il progetto. Poi però mi è venuta in mente questa, che doveva essere solo una parte della storia. Sempre meglio di niente, no? Comunque, potete anche vederla come una storia a sé. Certo, ha molto di Only Hope, ma, in fondo, non è legata.
Altra spiegazione: la voce narrante è quella della futura moglie di James, tale Charlotte – Charlie. Non mi sono sprecata a darle un cognome, non so chi potrebbe essere, perciò … potete immaginarlo voi, sì. Non ho voluto scrivere del suo rapporto con James, ma con Dominique. Perché, diciamo … in tutte le fic che ho letto, ho sempre visto il matrimonio di James dal punto di vista di Dominique e sorge quasi spontaneo odiare la sposa. Io ho voluto ribaltare un po’ la situazione, in cui la povera Charlie sa, suo malgrado, che c’è stato qualcosa tra James e Dominique, ma senza averne la vera conferma, almeno fino a poco prima del matrimonio. Sa di essere umana e di non poter competere con Dominique, ma mi immagino che James l’abbia scelta apposta per questo, perché non è Dominique. Poi i Weasley non raccontano nulla di quella storia perché penso che non li renda tutti felici felici, ecco.
Se c’è altro che volete sapere – uhm, sì, certe volte dimentico di aggiungere dettagli che agli altri sono necessari, mentre per me son scontati  - basta dirmelo.


Sperando che non vi abbia disgustato troppo,
El.

   
 
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