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Autore: Iky    21/06/2019    3 recensioni
"Mi risvegliai, incerto nel cuore se gettarmi giù dalla nave e morire nel mare o sopportare in silenzio e restare ancora fra i vivi. Sopportai e rimasi: avvolto nel mantello, giacqui sulla mia nave." [Ulisse]
*
Il viaggio non è semplice, specie se la meta è la scoperta di se stessi, l'accettazione, la rivalsa.
"Nessuno" lo sa bene.... eppure non può far altro che continuare a navigare, anche se il mare è in tempesta.
[Questa storia partecipa alla challenge Somewhere over the Rainbow indetta dal gruppo SasuNaru Fanfiction Italia]
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2 ARANCIONE
(2)

MARTEDÌ – ARANCIONE – I WILL SURVIVE





Durante il liceo era stato anche peggio. Non perché qualcuno effettivamente lo bullizzasse: era più quella paura interna di castrazione che lo assillava giorno per giorno a renderlo colmo di ansia.
Potrebbe succedermi ancora, non è normale – continuava a ripetersi in ogni momento, intanto che costruiva muri più saldi.
Circospetto, camminava a testa bassa nei corridoi. Anonimo, come Nessuno.
Ma non puoi fuggire da te stesso per sempre.
Si sentiva perseguitato da quegli istinti bassi e orridi, dagli occhi curiosi dei suoi compagni, dalle voci che sussurravano sghignazzanti al suo passaggio.
Presto si accorse di non saper mentire: allora meglio nascondersi, meglio mantenere un profilo basso, meglio non attirare troppo l'attenzione.
Doveva sopravvivere a tutti i costi.
L'unico spazio in cui si sentiva a suo agio era sul divano di casa, quando non c'era nessuno, e lui e Daisy guardavano qualche stronzata su Netflix o giocavano alla Play.
Sentire sua sorella ridere era una medicina calda, come la coperta arancione su cui si avvolgevano di rito ogni venerdì sera.
«Sei una schiappa, ti ho battuto di nuovo!» esclamava, portando indietro i riccioli castani.
Allora anche lui veniva contagiato e rideva, fingendo di essere dispiaciuto. Non le avrebbe rivelato che a volte la lasciava vincere solo per guardarla sorridere.
Daisy però oltre ad essere bellissima era anche acuta; lo conosceva bene, abbatteva facilmente tutti i suoi muri. A volte i suoi occhi verdi lo spaventavano.
«La mamma mi ha beccato a chattare con Mike l'altro giorno. Avresti dovuto vederla, era sconvolta!»
«Mike? E chi sarebbe questo Mike?» le aveva chiesto con un tono incuriosito e preoccupato.
Lei aveva ridacchiato di nuovo, ma i suoi occhi erano ferrei e profondi.
«Oh dai, siamo abbastanza grandi per amare chi vogliamo, no?»
C'era stato qualcosa in quella frase che sinceramente lo aveva scosso: forse il modo in cui l’aveva pronunciata, forse perché lo aveva sfiorato leggermente con il gomito, quasi a voler dire io so.
Si era sentito colto in fallo, intrappolato in quella stupida coperta arancione senza vie di fuga.
Doveva sopravvivere a tutti i costi, non poteva permettersi di scoprirsi: non con Daisy, tutti tranne che con lei. La amava, sarebbe stato troppo perderla.
«Hai solo quindici anni, mi sembra un po' presto per parlare di amore» aveva ripiegato allora, schernendola un po'.
Ma Daisy era furba e poco arrendevole.
«Pensavo che almeno tu mi avresti appoggiato» aveva sbuffato, esageratamente costernata.
«Oh dai, Daisy... lo sai che ti appoggerei comunque».
Era debole con lei, così l'aveva abbracciata stritolandola.
Daisy si era messa a ridere, ma le sue mani si erano ancorate forti alla schiena.
«Vale lo stesso per me. Sempre» aveva sussurrato fin troppo bassa; poi l'aveva guardato da vicino «Sarai per sempre il mio fratellone, qualsiasi cosa accada. Per sempre».

Daisy aveva capito, era acuta e bella.
E lui aveva avuto paura, si era congelato, non sapeva mentire.
Così si era alzato e l'aveva lasciata sola nella coperta arancione, fuggendo ancora una volta.

«Jackie!»

No.
Lui era Nessuno.
Doveva solo sopravvivere.
Non c'era cura per la sua malattia: persino il sorriso di Daisy si era spento.


  
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