Cap.2 L’apparizione di Skull
La
disperazione, il tremore, il terrore, la risoluzione.
Skull accavallò le gambe,
seduto su un muretto, tenendo il
casco sotto il braccio, guardando Xanxus in viso.
"Avevo sentito che volevi fare il
boss. Perché mai hai
cambiato idea?" gli domandò.
Xanxus batté le palpebre e
corrugò la fronte, aggrottando le
doppie sopracciglio.
“Voglio proteggere il mio
popolo. Ho fatto quello che ho
fatto per quello” rispose duro, serrando un pugno.
Il vento gli faceva ondeggiare le
piume che gli decoravano i
capelli mori.
Skull fece un sorriso sardonico.
“Da quando in qua una
famiglia mafiosa possiede un popolo?”
lo interrogò.
Xanxus strofinò il piede
per terra e fece una smorfia,
rispondendo: “Da quando ci sono delle persone che devo
proteggere”.
“Il boss chiede il pizzo e
uccide. Mal si concilia. Te ne
sei accorto solo ora?” lo derise Skull.
La luce del sole si rifletteva sul
vetro del suo casco.
“Non ho mai ucciso nessuno
senza motivo” rispose Xanxus.
Buchi si erano creati nel terreno, reso umido dall’acqua che
si stava
asciugando.
“Un mafioso pensa solo ai
suoi interessi, ad arricchirsi. Tu
dov’eri quando lo spiegavano?” lo derise Skull.
Xanxus digrignò i denti,
il vento faceva ondeggiare le
fronde degli alberi.
“A far funzionare la
città. Ecco dov’ero” ribatté
secco.
Skull balzò in piedi e
ribatté: “Dicono a darle fuoco”.
Xanxus sospirò e
ammise:”… Solo ai nemici del Nono”.
Skull roteò gli occhi,
pensando: < Se non convinci me di
questo tuo cambio di scelta, come potrai convincere gli altri? >.
“Il Nono è
nemico di se stesso. Lo hai ucciso per questo?”
domandò.
Xanxus assottigliò gli
occhi.
< È
spuntato appena un’ora dopo il mio
‘scontro’ con Squalo.
Anche se io negherò che sia mai avvenuto, si aspetterebbero
che diventi mio
schiavo ed io, invece, ho finalmente ricordato cosa voglio veramente da
noi.
La sua angoscia mi ha colpito come
una scarica di adrenalina
e mi ha risvegliato da me stesso.
Mi chiedo se lo abbia chiamato
Takeshi > pensò.
“L’ho ucciso
perché ha fatto del male alla mia famiglia”
rispose roco.
“Mafiosa?” lo
punzecchiò Skull, camminandogli incontro.
“Anche”
borbottò Xanxus.
Alcune foglie erano cadute nella
fanghiglia, venendone
inglobate.
“Non hai capito
nulla” lo richiamò l’ex-Arcobaleno.
Xanxus infilò una mano in
tasca e l’altra sotto la casacca,
accarezzando le sue pistole alla cintola.
“Allora
spiegamelo” lo pregò.
Skull estrasse un tonfa, lo
allungò e lo utilizzò per
tagliare una mela da un albero, questa precipitò per
metà nel fango,
schizzandolo tutt’intorno.
“Se un uomo ha due mele, la
mafia gliele prende entrambe,
minaccia la sua famiglia e gl’incendia il carretto. Tutto
questo perché il boss
mangi una mela e mezza, dando il resto alla sua famiglia.
Chiaro?” chiese.
Xanxus raccolse la mela e la
pulì con un fazzoletto,
dicendo: “Non è così che gestisco le
cose”.
Skull tagliò a
metà la mela e rimise a posto il tonfa.
“Non mi stupisco, allora,
tu non sia Decimo”.
Xanxus diede fuoco alla buccia della
mela, abbrustolendola,
ma eliminando il fango.
“Se questo è il
prezzo da pagare per essere Decimo,
preferisco non esserlo” brontolò.
Skull ghignò e si
grattò la guancia, dove c’era un cerotto.
“Perché pensavi
Tsunayoshi non lo volesse fare? Paura
dell’aereo o stupidità selettiva?”
chiese.
< Takeshi è stato
celere ad avvertirmi, sarà un ottimo
pacificatore > pensò.
“Perché non
vuole prendersi certe responsabilità”
ribatté
Xanxus con voce rauca, scrollando le spalle.
< Oggi la mia regina, la mia
superbia, l’uomo che amo,
stava piangendo. Non mi vanno queste insinuazioni o
gl’indovinelli degni della
feccia > rifletté.
“Se ne prende anche di
maggiori per i suoi amici” gli
ricordò Skull, infilando il casco.
Xanxus si passò la mano
sul viso e disse meditabondo: “Un
Boss deve fare scelte che il piccolo Tsuna non è pronto a
fare… e forse
neanch’io”.
Skull saltellò nel fango,
creando dei cerchi concentrici.
“Ti ci sei mai fermato a
rifletterci o lo facevi per tua
madre?” domandò. Delle rocce volarono
tutt’intorno.
“Lo facevo per il
Nono” ribatté Xanxus. Si mise la mela in
bocca e la masticò, mentre con l’altra mano
afferrava una roccia, diretta al
suo viso, al volo, sporcandosi di fango.
“Quello che hai
ucciso?” ricordò nuovamente Skull.
“Te l’ho detto,
ha fatto del male alla mia famiglia” ribatté
Xanxus e frantumò la roccia con la mano, graffiandosi il
palmo.
Skull estrasse una catena e la fece
ondeggiare, sibilando.
“Xanxus. Per una volta, usa
il cervello, non l’ira, non la
forza. Chiediti cosa vuoi davvero fare” lo
richiamò.
Xanxus lasciò che la
polvere di roccia precipitasse nel
fango.
“Occuparmi delle persone
che contano su di me” rispose.
Skull allargò le braccia e
la catena saettò nell’aria.
“Questo
villaggetto?” lo derise.
Xanxus scosse il capo e rispose
meditabondo: “Non solo
questo”. Schivò un colpo della catena.
“Mi sfuggono i
confini” disse Skull, ritirandola indietro.
Xanxus l’afferrò
e lo guardò negli occhi, facendo una
smorfia con il labbro in fuori.
“I confini sono quelli che
deciderò” disse con tono di
sfida.
Skull strattonò la catena
e riuscì a liberarla, sbilanciando
Xanxus che si rimise ritto.
“Un po’ ingenuo
da parte tua” borbottò.
Xanxus avanzò verso di lui
e si appoggiò con una mano al
tronco di un albero.
“Non ho mai detto di non
esserlo” bofonchiò.
“Allora vuoi fare
l’impiegato statale?” lo punzecchiò
Skull,
inarcando un sopracciglio.
Xanxus scoppiò a ridere,
appoggiandosi le mani sui fianchi.
“No-oh-oh!”
disse, tra le risate.
“Ad occuparsi del popolo
è il re” gli ricordò Skull.
“Farò il
re” rispose Xanxus e annuì, facendo ondeggiare le
piume tra i suoi capelli.
“Di quale stato?”
domandò Skull, alzando il vetro del casco.
Xanxus si grattò il mento
e si deterse le labbra con la
lingua.
“Di quello che
fonderò” stabilì.
“In che terra?”
lo incalzò Skull. < Così
‘Vongola’ da
parte sua > pensò.
Xanxus conficcò uno
stivale nel terreno fangoso,
affondandolo.
“In questa terra”
rispose.
“L’Italia?”
chiese ancora Skull, indietreggiando.
“Perché
no” rispose Xanxus, assottigliando gli occhi. Le sue
iridi color tramonto brillarono, il resto del viso era in ombra.
“Squalo è
francese” gli rammentò Skull.
“Vorrà dire che
ci espanderemo” rispose Xanxus. Scrollò le
spalle, facendo ondeggiare la casacca sulla sua schiena.
“Victoria è in
inglese”. Proseguì Skull.
“L’ho
già detto che ci espanderemo” ringhiò
Xanxus,
ghignando.
< Tutto sommato parlare con
lui, però, è più divertente
di quanto mi aspettassi. Questa spazzatura si rivela sempre
più interessante
> pensò.
“Sai da dove viene
Lussuria?”. Continuò Skull.
“Dalla Norvegia. La conosco
la geografia” abbaiò Xanxus.
Colpì con un pugno il tronco dell’albero,
scuotendolo e dalle fronde si
staccarono nuove foglie.
“Vuoi contare anche il Nord
Europa?” chiese Skull, mentre
con la catena le mandava in pezzi prima che arrivassero a terra.
“Voglio contare tutto
quello che mi capiterà di conquistare”
disse Xanxus e con una fiammata arse le mele che stavano cadendo.
“Nelle guerre le persone
muoiono” disse Skull. Colpì una
delle mele incendiate e annerite, che si trasformò in fumo
nero.
“Questo lo so”
sibilò Xanxus, aggrottando le doppie
sopracciglia.
“Cos’è
una conquista?” chiese Skull.
Xanxus afferrò la catena e
la strattonò, questa volta fu
Skull a rischiare di cadere, mentre il boss dei Vongola rispondeva:
“Una guerra”.
“Uccidi il tuo popolo prima
che lo sia?” chiese Skull.
Xanxus lasciò andare la
catena e rispose con un filo di
voce: “Non ho intenzione di uccidere senza motivo”.
“La conquista
uccide” ricordò Skull, posando la catena.
“I soldati, mica il
popolo” gemette Xanxus.
Skull fece una risata gelida.
“I soldati non fanno parte
del popolo? Spesso sono
contadini, gente che vuole la nazionalità, ragazzini parte
di famiglie”
rispose. Si allontanò lungo il giardino.
“Troverò un
nuovo metodo di conquista” disse Xanxus,
inseguendolo.
Skull si fermò, dandogli
le spalle.
“Sai perché sei
un purosangue e tutti ti chiamano bastardo?”
cambiò discorso.
“Vorrei davvero
saperlo” esalò Xanxus, con aria stanca.