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Autore: kamy    27/06/2019    0 recensioni
Seguito di La furia del cielo invernale.
Fa parte della serie 'Le note della vita'.
Il Nono Boss dei Vongola sta per tornare, niente sarà più come prima.
Scritta su Hokori Takaki Ikari; la song di Xanxus.
Genere: Fantasy, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Xanxus
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.3 Bonkon

 

La fiamma costante, che è in uno Status differente da tutti voi

I deboli faranno meglio a venerarmi.

 

Skull ricominciò a camminare e raggiunse la sua motocicletta, appoggiata contro una statua di marmo ritraente una donna con un’anfora.

“Tutte le grandi famiglie discendono da un’unica, tranne una” spiegò.

“I Simon?” tentò Xanxus, giocherellando con la mezza perla che teneva tra i capelli ferma con un laccetto.

“Le fate. I Simon era uno dei primi rami cadetti della stessa famiglia” rispose Skull.

Xanxus lasciò andare di colpo la mezza perla e allontanò le mani così velocemente da far ondeggiare la sua coda di procione.

“Le fate?” domandò sorpreso.

“Notate le ali sulle spalle di Tsuna quando attiva i suoi poteri da divinità? Ultimamente so che le sta allenando parecchio per evitare che l’oscurità che avete imprigionato vi scappi” disse Skull, voltando il capo.

“Sì, le ho notate. Chi non le ha notate?” domandò Xanxus.

< Hanno preso la sua iscrizione alla scuola delle divinità per settembre, una volta finite le medie a Namimori, proprio per quello. Il bambino non fa altro che svolazzare e ho l’ansia che quando andrà a Tokyo diventerà un bersaglio proprio per la sua vistosità > pensò.

Skull si strinse l’addome.

“Settimo cercò di cambiare le cose, alleandosi con le creature fatate. I veri nemici dell’unica famiglia. Quella tra Vongola e Atlantidesi, tra Agartha e demoni, è una guerra civile della famiglia originaria. Per questo i Vongola puniscono nel sangue i traditori interni” spiegò.

< Quel movimento… Sembrava uno spasmo. Non è che sta male? > si domandò Xanxus.

“Quindi sono tutte guerre civili tranne quelle con le fate?” chiese.

< Probabilmente la regola dei Vongola di essere uniti nasce proprio dalla necessità non si creassero guerre civili all’interno delle fazioni già impegnati in una guerra civile > rifletté.

“Le altre creature fatate o si sono estinte o hanno cambiato in parte il loro DNA. Hai notato che adesso gli elfi sono tecnologici? Era per non essere sterminati. Le fate sono puriste, piccole e caparbie” spiegò Skull.

“… Tsuna…” esalò Xanxus.

“Sei l’unico figlio del ‘vero’ Nono ad avere sangue fatato, come il fratello.

Vedi, gli dei originari si stabilirono al centro della Terra. Schiavizzarono gli uomini e mischiarono il loro sangue con essi, creando la stirpe originaria. Che dominò il mondo.

Capisci perché mezzosangue?” domandò Skull.

Xanxus si massaggiò la fronte, avvertiva un fastidio alle tempie.

< Vero Nono? Perché quello che conosco io è falso? Spiegherebbe strane frasi che dicevano Levi e mia madre, ma… Ah, non ho tempo per pensare anche a questo.

Quello che mi sta dicendo questo tipo è già abbastanza complesso e non devo perderne niente se voglio davvero fare il re > pensò.

“Perché sono mezzofata?” tentò.

Skull ghignò e si leccò i denti bianchi.

“Squalo è mezzostrega. A ognuno il suo” scherzò.

Xanxus tentò un sorriso.

“Una bella accoppiata… Però che vuol dire?” s’informò.

Skull si mise davanti a lui e piegò il capo, guardandolo in viso, le mani sui fianchi.

“I maledetti dagli dei sono o streghe o alchimisti. Per quanto sia un’arte che si può imparare, di solito si eredita sin dalla nascita. I mezzosangue in quel senso sono mezzi maledetti. Anche i traditori che non vengono uccisi, come Daemon, vengono maledetti a quel modo” spiegò.

“Ricardo era alchimista mezzostrega” esalò Xanxus, avvertendo un dolore lancinante alla testa.

< Non so perché lo so, ma lo sento… Ecco che sento nuovamente quella sensazione d’intorpidimento. Forse non sono i postumi del ghiaccio, forse è altro > rifletté.

“Sai da che famiglia discendono i Vongola?” chiese Skull, sporgendosi verso di lui.

“Dai Borbone” rispose Xanxus.

“Chi erano?” chiese Skull, guardandolo ritirarsi.

“Erano gl’imperatori del pianeta?” tentò Xanxus, massaggiandosi la spalla.

“Non ti vedo molto convinto” gli soffiò Skull in faccia.

“No, ne sono convinto” brontolò Xanxus, indietreggiando.

“Erano i sovrani del pianeta tranne America, Giappone e Cina. Ed ovviamente non possedevano né Atlantide, né Agartha, né Laputa” spiegò Skull.

Xanxus si grattò la testa.

“Il re dei Borbone, Pietr, non aveva conquistato Laputa e Atlantide?” domandò.

< Se ricordo bene, c’era scritto questo nei libri che stavo studiando prima del congelamento > rifletté.

“Laputa è caduta, Atlantide resiste. Agartha è alleata solo perché ne ha sposato la regina e l’ha promessa in sposa nelle sue molte reincarnazioni ai suoi discendenti. Contaminando la sua stirpe a tal punto da fargli sviluppare un demone” spiegò Skull, tornando alla sua moto.

“Quindi è per questo che i Vongola finiscono per avere un demone?” chiese Xanxus, guardando le fattezze della statua.

< Mi deve dire qualcosa? > pensò.

“Sicuro sia quello il tuo interesse?” domandò Skull, tirando su il cavalletto.

“Non te l’avrei chiesto altrimenti” borbottò Xanxus.

“Sì ed è per questo che abbiamo un diapason che ci divide dal nostro demone, sdoppiandoci” rispose Skull.

“Ho capito” borbottò Xanxus, allontanandosi.

“Il dio degli dei venne ucciso dalle altre divinità per prendere il suo potere” disse Skull, dando gas.

Xanxus corrugò la fronte.

“Il suo uccisore sposò la dea moglie del dio degli dei” proseguì Skull, mettendo in moto.

“Cosa c’entra con quello che stavamo dicendo?” si lamentò Xanxus, vedendo che gli girava intorno.

“La madre di Giotto, moglie di Pietr, regina di Agartha, è questa dea. Che ora si è gemmata fino ad essere Aria e presto sarà Yuni. Lei, il cielo degli arcobaleno…” spiegò Skull.

“Bah, Squalo mi aveva accennato qualcosa del genere. Per questo io ero promesso a una tipa blu, forse…” rifletté Xanxus, grattandosi la testa.

“Ti chiarisco le idee… Tu sei promesso ad Aria, Tsuna a Yuni” disse Skull, distanziandolo lungo una stradina di ciottoli.

“Lo so, lo so. Però ero anche promesso alla contessa di non mi ricordo cosa…” brontolò Xanxus, inseguendolo.

“La contessa l’hai uccisa” disse Skull, fermandosi davanti al cancello.

“Giusto” borbottò Xanxus, mentre Skull parcheggiava nuovamente.

“Non mi chiedi chi sono i signori degli altri paesi?” domandò, scendendo dalla motocicletta.

“L’imperatore della Cina, l’imperatore del Giappone e il presidente dell’America…” enumerò Xanxus.

“Ti aveva parlato di una famiglia unica” lo richiamò Skull, iniziando ad aprire il cancello.

“Evidentemente Borbone, presidenti e imperatori discendono tutti dalla stessa famiglia” disse Xanxus, mentre si sentiva un cigolio. Strofinò gli stivali sul ciottolato, togliendosi il fango che si era solidificato dagli stivali. “A quale famiglia?” domandò.

“La dea e il nuovo dio degli dei fondarono Agartha e il loro figlio primogenito conquistò tutta la Terra. Anche Atlantide e Laputa, qui creò l’oggetto con cui cambiare DNA alle creature fatate che si piegavano a lui. Tutte le altre, come gli umani che si ribellavano, li spazzò via” spiegò Skull, finendo di aprire il cancello.

“Quindi discendiamo tutti da questo figlio del dio degli dei e regina?” domandò Xanxus.

E dell’umana che costrinse a sposarlo, fondendo le specie” disse Skull, mettendosi sulla moto.

“Ah” disse Xanxus, mettendosi davanti alla moto.

“Per questo Pietr secoli dopo dovette cambiare le fiamme. Avevano perso troppo dei poteri divini, le fiamme antiche non potevano più padroneggiale e perciò creò un nuovo tre-trinisette” rispose Skull, posando i piedi per terra.

“Un nuovo cosa?” domandò Xanxus, afferrandolo per il polso.

Skull rabbrividì, rispondendo: “Un tempo c’era un trinisette, ora, quello che voi conoscete come trinisette, in realtà sono tre trinisette”.

“Quindi ci sono tre trinisette?” chiese Xanxus, guardandolo in viso.

“Altrimenti dove collocheresti la fiamma della terra?” gli domandò Skull.

“Qual è il nome della famiglia?” lo interrogò Xanxus, la luce del sole illuminava una goccia viola sulla guancia di Skull.

“I Bonkon” rispose Skull. Un fulmine cadde dal cielo, Xanxus saltò all’indietro, rabbrividendo.

“Che caz…” sussurrò.

< Quindi compresi americani, atlantidesi, etc. discendiamo tutti da questi qua > pensò.

“Byakuran ha cercato di cambiare questa realtà tentando di possedere tutti i poteri attraverso gli oggetti di tutti i trinisette, ma ha finito sempre e solo per distruggere l’universo e fallo ripartire da capo, creandone a cascata altri quasi uguali e paralleli” spiegò Skull.

“Quindi è immutabile?” domandò Xanxus, afferrandogli il braccio.

“Quando Giotto decise di non fare il re obbligando il fratello a diventare reggente, il tempo si è così distorto che ha sfogato la sua immutabilità nel fare in modo che tutto si ripetesse sempre uguale da lì in poi. Legando a un giuramento di amicizia, divenuto di schiavitù, tutti i suoi amici. Compresi quelli delle altre famiglie, incatenandoli ai diversi anelli o oggetti del trinisette. Compresa sua moglie, che si legò al ciucciotto del Cielo” rispose Skull.

“Quindi tutto si ripete perché Giotto non ha voluto fare il re?” chiese Xanxus e sentì l’altro rabbrividire.

“Giotto aveva in mano il destino del mondo, un peso troppo gravoso per le sue gracili spalle. Avresti perdonato Tsuna nel non volersi prendere responsabilità, perché lui no?” questionò Skull, abbassando la visiera del casco.

“Perché così ha condannato tutti quanti? Tsuna non ha condannato nessuno” ringhiò Xanxus, ed aumentò la stretta.

“Sei sicuro?” domandò Skull.

“Sì” ringhiò Xanxus.

Skull si liberò dalla stretta e chiese: “E i Dieci anni nel futuro?”.

“Quelli sarebbero successi solo se diventava Boss” disse Xanxus.

Skull si liberò dalla presa con il tonfa.

“No, è l’universo che cambia per farlo essere tale proprio quando si rifiuta. Come si è ribellato alla scelta di Giotto” ruggì.

“L’’universo dovrà adeguarsi!” sbraitò Xanxus.

“Più probabile ci uccida tutti” ribatté secco Skull, rimettendo il tonfa al suo posto.

“Non puoi costringere qualcuno ad essere quello che non è” disse Xanxus secco.

“Se ignori lo spaziotempo, finiremo per morire tutti” rispose Skull.

Xanxus si mise nuovamente davanti alla motocicletta.

“Ci deve pur essere un modo per sbloccare il tempo” disse secco.

“Solo il nuovo imperatore supremo di Agharta e del mondo, un nuovo Bonkon, potrebbe cambiare il destino e risvegliare il dio degli dei: il re dormiente” mormorò Skull con voce tremante.

“Quindi qualcuno dovrebbe diventare l’imperatore del pianeta e degli dei?” domandò Skull, le sue iridi rosso tramonto si tinsero di sfumature più scure.

“Solo chi ne sarà degno” rispose Skull.

E come scopriamo chi ne è degno?” tentò Xanxus.

“Ti senti tu un dio?” lo interrogò Skull, con tono serio.

“Posso diventarlo se serve” ribatté secco Xanxus, conficcando le punte delle scarpe.

“Cosa vuoi Xanxus?!

Fare il boss?

Fare il dio?

Fare il re?” lo incalzò Skull.

“Occuparmi delle persone che contano su di me, anche a costo di cambiare lo spazio-tempo” rispose Xanxus.

< Non ce la faccio, non adesso, non dopo quello che è successo con Squalo, ma devo > pensò.

“Non credi di sopravalutarti?” lo sfidò Skull.

“Sono abbastanza forte per farcela” disse deciso.

“Anche immodesto” rispose Skull, rialzando il cavalletto.

Xanxus rise.

“Mai detto di non esserlo” ammise.

“Richiamami quando avrai deciso cosa vuoi fare precisamente” rispose Skull e partì con la motocicletta, attraversando il cancello.

  
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