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Autore: inzaghina    22/06/2019    6 recensioni
Diversi come il giorno e la notte, i fratelli Black hanno passato gli anni dell'adolescenza sui due lati opposti della barricata: senza rendersi conto che in realtà lottavano per gli stessi ideali.
[Storia partecipante al contest "Brother, my brother" indetto da Elettra.C sul forum efp.]
[Storia partecipante al contest “Due è meglio di uno” indetto da Iamamorgenstern sul forum efp.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Di aspettative e rimpianti
 
 
 
“Non amo che le rose che non colsi.
Non amo che le cose che potevano essere
e non sono state…”
Guido Gozzano
 
 
 
Il plumbeo cielo londinese si rifletteva nelle iridi immalinconite del ragazzino seduto rigidamente sul davanzale della sua stanza, i suoi lineamenti regolari erano illuminati dal bagliore grigio che inondava la piazza desolata su cui s’affacciavano le finestre della sfarzosa magione. Suo fratello era partito da un giorno soltanto, eppure Regulus sentiva già addosso il peso delle aspettative che un cognome come il suo trascinava con sé. Perché lui non era come Sirius: non era in grado di disubbidire al volere dei genitori, non poteva sottrarsi alle attese che ricadevano su di lui in quanto erede di una delle famiglie appartenenti alle Sacre Ventotto. Voleva bene a suo fratello – era solo grazie a lui che aveva superato tanti momenti bui durante un’infanzia non felice, ma sicuramente comune a tanti altri eredi Purosangue. Il secondogenito di casa Black attendeva impaziente di scorgere un gufo che stringesse nel becco l’agognata lettera di Sirius, sperando di potervi leggere parole che lo avrebbero rassicurato. Perché Regulus non riusciva a togliersi dalla testa il timore che suo fratello avrebbe fatto di tutto per non sottostare al volere genitoriale, scostandosi quanto più possibile dalle orme paterne.
 
«Ti scriverò non appena mi sarò sistemato...»
«Promesso?»
«Ma certo, fratellino” aveva risposto il maggiore, stringendolo a sé.
«Mi mancherai.»
«Anche tu» l’aveva rassicurato Sirius. «E l’anno prossimo saremo nuovamente insieme» aveva aggiunto in un sussurro destinato solo a lui.
«Insieme…»
Le iridi grigie speculari s’erano incontrate per un’ultima volta, prima che Sirius scomparisse sul treno che l’avrebbe condotto a Hogwarts per la prima volta. Regulus aveva fatto del suo meglio per mascherare l’angoscia che vi albergava, ma era certo che il fratello l’avesse compresa appieno – il sorriso confortante che aveva fatto capolino sul suo bel volto, abbinato ad un occhiolino insolente, ne era la prova.
 
«Regulus!» Ci vollero alcuni secondi prima che il ragazzino capisse che il tono perentorio della madre fosse diretto proprio a lui; si concesse un respiro profondo, concentrandosi sul suo riflesso serio che l’osservava dal vetro inumidito di pioggia.
«Arrivo, madre» si costrinse infine a rispondere, dopo aver udito il proprio nome per la terza volta, incamminandosi per raggiungerla in sala da pranzo.
«Ce ne hai messo di tempo» enunciò Walburga in tono infastidito, scrutandolo mentre prendeva posto accanto a lei al tavolo della colazione.
«Scusami, madre… stavo leggendo» rispose, abbassando velocemente gli occhi.
La donna stirò le labbra in un sorriso di circostanza che non raggiunse i suoi occhi scuri. «Kreacher! Portaci la colazione in tempi brevi!» abbaiò poi in direzione della cucina.
Un pop segnalò l’arrivo del servizievole elfo domestico di famiglia, che posò un vassoio ricolmo di toast, uova e bacon al centro del tavolo. «Eccovi serviti, mia Signora. Serve altro?»
«No, puoi andartene» rispose ella in tono di sufficienza, non degnando nemmeno di uno sguardo il piccolo esserino, che schioccò le dita e sparì dalla loro vista.
«Io e tuo padre abbiamo un discorso importante da farti» disse poi Walburga, sorseggiando il suo the.
La fetta di pane, che Regulus stava per portare alla bocca, venne posata nuovamente nel piatto e gli occhi dubbiosi del bambino incontrarono lo sguardo risoluto della madre.
«Immagino tu ti stia chiedendo l’argomento» proseguì la donna, facendogli cenno di iniziare a mangiare.
Regulus annuì, avvicinando il pane ricoperto da un sottile strato della sua confettura di more preferita alla bocca, tentando di tenere sotto controllo il nodo allo stomaco che sentiva.
«Oh, ecco tuo padre…» disse Walburga, sorridendo appena in direzione della porta da cui Orion Black stava facendo il suo ingresso.
«Buongiorno, Regulus» lo salutò, prendendo posto all’altro capo del tavolo, di fronte alla moglie.
«Buongiorno, padre» rispose il bambino, abbandonando nuovamente la fetta di pane tostato ed osservandolo prendere tempo versandosi il the, prima di estrarre una busta dalla tasca della veste in broccato verde scuro. «Questa mattina il gufo reale di tuo fratello ci ha recapitato la sua prima lettera da Hogwarts» dichiarò infine Orion, puntando gli occhi metallici in quelli del suo secondogenito. La madre schioccò la lingua infastidita, ma un’occhiata dell’uomo fu sufficiente ad evitarle di interrompere il suo discorso.
Il nodo allo stomaco di Regulus si fece, se possibile, ancora più serrato e con esso la sensazione che Sirius avesse già preso le distanze dalle tradizioni di famiglia. «Tuo fratello è stato smistato a Grifondoro» gli comunicò il padre con tono grave e le pupille di Regulus si dilatarono a dismisura, mentre il bambino cercava di comprendere quanto appena comunicatogli.
«Quello stupido l’avrà trovato dannatamente divertente!» berciò sua madre, chiaramente indispettita.
«Walburga, ne abbiamo già parlato» disse pacatamente il marito, costringendola nuovamente al silenzio.
«È una cosa molto grave, padre?» Regulus non seppe dove aveva trovato il coraggio di parlare, ma il sorriso indulgente del padre servì a calmare i suoi nervi e portò alla bocca il pane, staccandone finalmente un morso.
«Non è grave di per sé, figliolo. È altresì vero che noi Black siamo sempre stati per tradizione smistati nella nobile casa di Salazar Serpeverde» rispose il padre. «Mi attendo quindi che tu non deluderai le nostre speranze l’anno venturo» aggiunse poi, con lo sguardo attento ancora fisso nel suo – uno sguardo che Regulus sentiva penetrare nel suo inconscio più profondo. Aveva avuto ragione a dubitare che tutto si sarebbe sistemato una volta raggiunta Hogwarts: Sirius era finito a Grifondoro ed i loro genitori non avrebbero mai sopportato l’onta di due figli smistati nella casa sbagliata.
 
*
 
Sirius mantenne la parola, scrivendo assiduamente al fratello minore e raccontandogli a voce ogni singolo dettaglio di Hogwarts durante le vacanze di Natale – giornate in cui Walburga a stento degnava di uno sguardo il suo primogenito, mentre Orion se ne stava rintanato tutto il giorno nel suo studio. Alla fine dell’anno scolastico Regulus pregò il padre di portarlo con sé alla stazione, impaziente di rivedere Sirius e di avere la possibilità di passare il resto dell’estate insieme.
L’estate arrivò e passò, vedendo i due fratelli più uniti che mai, anche se Regulus non riusciva ad eliminare il presagio che tutto sarebbe mutato incredibilmente il successivo primo settembre. Il ragazzino aveva compiuto la sua scelta – l’aveva fatto anche per il benessere di suo fratello - anche se Sirius l’avrebbe capito probabilmente troppo tardi.  Il maggiore era un idealista e non aveva mai paura di lottare per ciò in cui credeva, disinteressandosi dell’opinione altrui o di chi sarebbe stato ferito dalle sue azioni. Sirius era un libro aperto per lui, anche se non si poteva sempre dire anche il contrario.
Ascoltando le peripezie estive legate al Quidditch che James Potter raccontava con enfasi ai suoi compagni di viaggio, Regulus rifletté che erano ormai anni che il fratello non era più quella persona solare, col viso illuminato dal sorriso coinvolgente e le gote arrossate – o per lo meno non lo era quando si trovava tra le quattro mura di Grimmauld Place. Anche un cieco avrebbe notato che Sirius aveva trovato il suo posto nel mondo, nella casa di Godric Grifondoro, e che Regulus restava di rimanerne escluso.
Era pronto a rinunciare all’affetto di suo fratello?
Assistendo ad una lotta all’ultimo sangue per mangiare l’ultima gelatina rossa della scatola acquistata poco prima da Peter Minus, Regulus si disse che, sì, era pronto a farlo – avrebbe avuto tutto il tempo per spiegarsi in seguito.
O almeno lo credeva.
 
Una volta trovatosi circondato dal resto degli studenti del primo anno, il giovane Black incrociò lo sguardo del fratello che sollevo il pollice e gli strizzò l’occhio a mo’ d’incoraggiamento. L’ansia era troppa per rispondergli, ma stirò le labbra in un sorriso che si augurava fosse convincente e deglutì rumorosamente, quando il suo nome venne pronunciato dalla severa Vicepreside.
Quando il vecchio cappello venne calato sulla sua testa, rimase al buio con i suoi pensieri, il battito incessante del suo cuore e con una determinazione che non sapeva di avere.
«E io che credevo che non avresti voluto separarti da tuo fratello...»
«Non posso deludere le aspettative della famiglia anch’io» bofonchiò in risposta, sentendosi piuttosto stupido a conversare con un pezzo di stoffa.
Una risata divertita riverberò nelle sue orecchie. «Sei più coraggioso di quanto non pensi di essere, Regulus Black. Sicuro di non volerti unire ai Grifondoro? Ti troveresti alla grande nella tana dei leoni.»
«Sicurissimo» rispose, immaginandosi già la delusione che avrebbe visto riflessa in quelle iridi speculari alle proprie.
«Beh, astuzia, sangue freddo e volontà di eccellere in fondo non ti mancano, se ne sei convinto sarà meglio… SERPEVERDE!»
Un applauso accorato venne emesso dal tavolo verde-argento e Regulus ebbe appena il tempo di togliersi il cappello, perché già si sentiva lo sguardo bruciante del fratello puntato addosso. Lui, che non s’era stupito più di tanto nel vederlo finire a Grifondoro, sostenne quell’occhiata delusa con tutta l’audacia che aveva in corpo – per poi prendere posto accanto ad un ghignante Evan Rosier, ricevendo una soddisfatta pacca sulla spalla dal Prefetto Lucius Malfoy.
«Ben fatto, Regulus. Sapevo che non eri stolto come tuo fratello…» il sorriso ipocrita del biondo infastidì in modo incredibile Regulus, che si costrinse a ricambiarlo, pur sentendosi ancora addosso gli occhi di Sirius.
 
La lettera di congratulazioni arrivò la mattina successiva, mentre faceva colazione. Il Professor Lumacorno infatti, ci teneva molto ad informare personalmente le famiglie dei maghi entrati a far parte della sua Casa.
«Sono le congratulazioni di nostra madre, quelle?» borbottò Sirius, lasciandosi cadere accanto a lui.
Regulus annuì, lasciando cadere il foglio e concentrandosi sul fratello.
«Credevo che avessi sentito la mia mancanza e che questa fosse la nostra occasione di passare il tempo insieme, come da bambini…»
«E c’è qualcosa che ce lo impedisce, per caso?» il tono di Regulus era tagliente, lo sguardo affilato come la lama di un coltello.
«Sei finito a Serpeverde, in caso non te lo ricordassi, Reg!»
«Ma sono pur sempre tuo fratello» ribattè, imponendo alla propria voce di non tremare – non avrebbe dovuto supplicarlo per fargli riconoscere il loro legame.
«Ma certo!» ribattè svelto Sirius, spostando un ciuffo ribelle dagli occhi e sorridendogli. «Ci sarò sempre per te, è solo che…»
«Cosa?» trovò la forza di domandare il minore.
«Avrei preferito averti nella mia stessa casa, ecco…» Sirius si strinse nelle spalle, lanciando un’occhiata al tavolo di Grifondoro, dove James Potter stava facendo ridere fino alle lacrime Peter Minus, mentre una ragazzina dai capelli ramati roteava gli occhi platealmente.
«Dì un po’, Black… ti sei forse dimenticato che il pidocchioso tavolo di Grifondoro sta nel lato sinistro della Sala Grande?!» ridacchiò Rosier, prendendo posto di fronte ai due fratelli.
Sirius assottigliò gli occhi, prima di sbuffare nella maniera più annoiata possibile. «E a te esattamente cosa te ne importa, Rosier?»
«Via, Evan… non è così che si accolgono gli ospiti al nostro tavolo» lo rimproverò Malfoy, esibendosi nel suo miglior sorriso. «Black qui voleva solo complimentarsi con il fratello, per essere riuscito laddove lui non era stato in grado di farlo: rendere orgogliosi i loro genitori. Non è vero, Sirius?»
Il Grifondoro deglutì, osservando l’espressione impassibile del fratello minore. «Fottiti, Malfoy!» gli disse, alzandosi con lentezza. «Ci vediamo in giro, Reg» aggiunse, facendo un cenno di saluto. «Dì a nostra madre che sono ancora vivo e fiero di essere Grifondoro» concluse, prima di accelerare il passo e lasciarsi cadere di fianco a Remus.
Regulus osservò immalinconito il pacato Grifondoro porgere un piatto ricolmo di pancake al fratello, seguito dalla pacca sulla spalla assestata a Sirius da parte di Potter e dal sorriso incoraggiante di Minus. Forse suo fratello aveva compiuto la scelta difficile, assecondando il proprio carattere, ma era lui quello seduto ad un tavolo circondato da perfetti eredi purosangue e che, nonostante tutto, si sentiva più solo che mai.
 
*
 
La lettera di Hogwarts contenente il distintivo di Prefetto arrivò esattamente un mese e mezzo dopo la fine della scuola e Regulus sorrise soddisfatto, constatando di essere riuscito nell’impresa che si era prefissato all’inizio della sua carriera scolastica. «Buone nuove, fratello?» la voce di Sirius lo colse di sorpresa.
«Non mi posso lamentare» rispose laconicamente, mostrandogli la spilla e chiedendosi quando, esattamente, s’erano allontanati così.
«Sono contento per te, Reg» mormorò Sirius, lasciandosi cadere al suo fianco.
Quelle iridi così identiche alle sue erano sempre state estremamente facili da leggere per Regulus, che vi riconobbe solo la contentezza ed un briciolo di quella fierezza che non mancava mai. «Grazie, Sir» gli sorrise in risposta.
Non c’era bisogno di altre parole fra loro, anche se gli altri potevano pensare che fossero diventati due estranei, entrambi sapevano che non era affatto così e i loro sguardi erano stati già sufficientemente eloquenti. «Avrei voluto essere un fratello migliore» confessò infine Sirius, sbuffando sommessamente.
«Non c’è bisogno che ti scusi, davvero…» lo rassicurò Regulus.
L’altro scosse la testa. «E invece sì.»
«E perché mai?»
«Me ne vado, Reg» sussurrò, a voce così bassa che Regulus rimase per un attimo convinto di essersi immaginato tutto.
«Come?»
«Me ne vado da qui» scandì l’altro, appena un po’ più forte.
«Quando?»
«Stanotte o domattina presto… non lo so.»
Gli occhi di Regulus saettarono sulla porta chiusa della sua stanza, per poi tornare a scrutare il fratello. «E dove andrai?»
«Non voglio dirti cose che potrebbero metterti nei guai…»
Regulus scoppiò in una risata amara. «Non fingere di interessarti del mio benessere, Sirius!»
«Non fingo e lo sai benissimo.»
«Forse. Ma questa volta stai scegliendo la via più semplice, fottendotene di tuo fratello… non che mi dovrei sorprendere, del resto hai chiarito benissimo di averne trovato un altro decisamente migliore a Hogwarts» si sentiva stupido ad ammettere ad alta voce la gelosia nei confronti del rapporto che legava Sirius a Potter, ma era forse l’ultima occasione per farlo.
«Tu sarai sempre mio fratello, Reg…»
«Ma non sono abbastanza per farti rimanere qui, in questa casa che ti rende tremendamente infelice» ribatté schietto, inchiodandolo con lo stesso sguardo freddo che gli riservava a scuola.
«Nostra madre voleva costringermi ad un Voto Infrangibile per sposare la causa dell’Oscuro Signore, Regulus!» s’infiammò, svelandogli quanto accaduto poco prima.
Le pupille di Regulus s’allargarono fin quasi a far scomparire le iridi chiare che le circondavano. «Io…»
«Non devi dire niente, Reg… ti sto solo spiegando perché non posso continuare a stare qui» concluse, posandogli brevemente la mano sulla spalla.
«Tu sei il suo prediletto e sono sicuro che non la deluderai» aggiunse, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso triste – il sorriso che Regulus non vedeva mai sul suo viso quando era in compagnia dei suoi amici.
«Dicevi che ci saresti sempre stato per me!» insistette, preso dallo sconforto, sbattendo le palpebre furiosamente, per evitare alle lacrime d’iniziare a scendergli lungo le guance.
«E te lo ribadisco anche ora» s’affrettò a confermargli Sirius.
«Eppure te ne stai andando…»
«Non posso continuare così…» mormorò Sirius al colmo dello sconforto.
«Sono sicuro che starai benissimo dai Potter» commentò acido Regulus. Lo sguardo colpevole del fratello fu sufficiente a chiarirgli che era proprio lì che si sarebbe diretto. «Del resto è già da un po’ che quel pallone gonfiato si vanta di essere tuo fratello…» aggiunse amaramente.
«James è un bravissimo ragazzo…» iniziò a dirgli Sirius, ma il fratello l’interruppe con fermezza. «Non ho intenzione di parlare di quanto sia bravo, coraggioso e meraviglioso James Potter… scusami, ma è ora che inizi a pensare al mio prossimo anno scolastico, visto che avrò i G.U.F.O. e credo che tu abbia da fare, no? Buona vita, Sirius. Ti auguro tutto il meglio…»
Sirius s’alzò e raggiunse la porta, sfiorando la maniglia per poi tornare a posare lo sguardo sul fratello, intento a scrutare nuovamente la lettera appena ricevuta. «Non è troppo tardi per cambiare idea, sai?»
«Ho compiuto la mia scelta anni fa.»
«Le scelte si possono sempre modificare, Reg.»
Il minore sospirò e, per un attimo, Sirius si chiese se non stesse per mostrarsi d’accordo con lui. «Forse un giorno capirai anche tu il motivo che mi ha spinto a seguire questa via» gli disse infine, apparendo molto più vecchio dei suoi 16 anni. «Ora lasciamo solo, per cortesia.»
Sirius indugiò ancora un attimo sulla porta, poi se la chiuse alle spalle e vi ci si appoggiò contro con tutto il peso del proprio corpo – una lacrima solitaria iniziò a scorrere sulla sua guancia destra e con essa il dubbio di non aver fatto il possibile che attanagliava il suo cuore.
 
*
 
Fu una notte piovosa, mentre era di turno per una missione dell’Ordine della Fenice insieme a Remus, quando li raggiunse la notizia della scomparsa di Regulus. Calde lacrime iniziarono a scorrere lungo le guance di un incredulo Sirius, anche se erano mesi che non vedeva più il fratello. «Aveva solo 18 anni, cazzo!»
Remus era impietrito – lui, che di solito sapeva sempre quale fosse la cosa giusta da dire, era a corto di parole. Scelse di abbracciare l’amico di una vita, mentre la disperazione diventava sempre più evidente nei suoi occhi lucidi. «Sarà contenta mia madre, quella stronza! Alla fine l’ha fatto uccidere…»
Remus lo strinse più forte, trovandosi d’accordo con lui, pensando che le idee estreme della famiglia Black avrebbero potuto facilmente mietere due vittime, visto che entrambi i fratelli seguivano con passione i propri ideali.
«Vieni, torniamocene al Quartier Generale, Sirius…» gli propose qualche minuto dopo, quando sembrava che le lacrime stessero scemando almeno un po’.
«Avrei dovuto salvarlo, Remus» mormorò il moro tra le lacrime.
«Non puoi salvare chi non vuole essere salvato» gli rispose in tono amareggiato.
«Lo vedevo dal suo sguardo che avrebbe voluto di più di quella stupida vita impostagli da Voldemort e da quei coglioni di Mangiamorte!» Sirius scosse la testa con veemenza, ricordando il loro ultimo incontro avvenuto per caso a Diagon Alley, durante l’estate.
«L’ho a malapena salutato e ora non potrò mai più farlo…»
«Nulla di quello che ti dirò potrà lenire questo dolore, Sirius. Credo solo che dovremo combattere ancora più tenacemente, farlo anche per Regulus…»
«Hai ragione» mormorò l’altro, aggrappandosi al suo braccio e scuotendo la testa, tentando di scacciare le immagini del fratello che gli stavano affollando la mente.
 
Il rimpianto di non aver fatto di più, divenne il suo compagno nella lotta quotidiana contro un nemico che sembrava sempre più forte e che non si prendeva nemmeno tempo per piangere i propri caduti.
«Combatterò anche per te» promise Sirius, visitando la tomba riccamente decorata del fratello nel cimitero magico di Londra. «Avrei potuto aiutarti, sai» sussurrò tra le lacrime, perdendo il conto dei minuti che stavano passando, mentre la sua veste s’inzuppava di pioggia.
Quando fu pronto per andarsene, sfiorò un’ultima volta la lapide e raggiunse il resto dei Malandrini. «Voldemort pagherà anche per questo» garantì James, al cui fianco sia Remus che Peter annuivano con vigore.
Sirius si voltò un’ultima volta verso la tomba, per poi seguire gli amici fuori da quel cimitero.
«Vinceremo noi, fratellino…» giurò, prima di smaterializzarsi.
 
 

Nota dell’autrice:
Era da tantissimo che volevo scrivere una storia riguardante i fratelli Black e questo contest indetto da Elettra cadeva proprio a proposito, grazie davvero per averlo indetto, cara.
Di solito perdo un sacco di tempo in note, ma questa volta vorrei solo avere un vostro parere, senza aggiungere altro, perché mi sembra che la storia sia piuttosto facilmente comprensibile.
Mi auguro di aver reso IC i due personaggi, anche se sappiamo così poco di Regulus, che mi sono presa un bel po’ di libertà con lui.
Grazie per aver letto e buon weekend.

 

 
 
 
 
 

 
   
 
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