Mi capita di essere in quei momenti (quei momenti lì) che vanno vissuti e toccati e mangiati con lo stomaco, e non farlo.
Mettere distanza. Pensarli in parole. Pensarli in storie da raccontare. In terza persona. Distaccati.
Descrivere il bacio (umido, lungo, coinvolgente, passionale, frustrante) invece di baciare.
Pensare alla risata (rumorosa, irritante, spontanea, infantile) invece di ridere.
Analizzare una lite (furiosa, inutile, necessaria, dolorosa) invece di urlare.
Scomporre la realtà in frammenti di finzione.
Una bolla anestetizzante di parole.