Fanfic su artisti musicali > Slash, Myles Kennedy & The Conspirators
Segui la storia  |       
Autore: Soul Mancini    25/06/2019    2 recensioni
[IN REVISIONE dall'11/01/2021!
Accenni ai componenti di Guns N' Roses e Alter Bridge.
Mylash - Slash x Myles]
Nove capitoli, nient'altro che una serie di momenti che si susseguono, piccoli slice of life per raccontare una storia. Un'amicizia nata nel 2009, quasi per caso, da una bizzarra collaborazione.
Un'amicizia che però cela qualcosa di più, qualcosa di difficile da accettare, qualcosa di dolce e al contempo doloroso.
DAL SECONDO CAPITOLO:
«Una voce inaspettatamente dolce e delicata, colma di profonda emozione, si sparse per la stanza, irradiata dalle casse ai lati del computer. Mentre la ascoltavo rapito, non potei fare a meno di chiedermi se seriamente appartenesse al ragazzo con cui avevo parlato al telefono. Pareva così diversa, così passionale, potente e vellutata allo stesso tempo.
Non avevo mai sentito nulla del genere.»
NOTE:
- All'interno dei capitoli si susseguiranno i POV di Slash e Myles. Non preoccupatevi, sarà semplice capire la voce narrante ^^
- Il primo capitolo si è CLASSIFICATO QUATTORDICESIMO al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" indetto da BessieB sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Myles Kennedy, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
html

Free Image Hosting at FunkyIMG.com






VIII
 
Threads, Anger & Uncertain Future
 

 
 
 
Non ero per niente soddisfatto di com’erano andate le prove quel giorno. Ciò che mi irritava maggiormente era che la mia performance canora era stata penosa e non sapevo spiegarmi il motivo; inoltre avevo continui capogiri e un insistente mal di testa che non mi dava tregua da giorni.
Mi lasciai andare su un divanetto con un pesante sospiro e mi presi la testa tra le mani, sperando che la sala prove smettesse di girarmi attorno come fossi su una giostra.
Mark fu il primo a raggiungermi, dopo aver poggiato la sua chitarra in un angolo: mi affiancò sul divano e mi rivolse uno sguardo colmo di preoccupazione, ma non disse nulla.
Conoscevo bene quell’espressione e già sapevo cosa sarebbe successo di lì a breve: i ragazzi mi dovevano dire qualcosa e, a giudicare dal silenzio che regnava nella stanza, non era qualcosa di positivo.
“Allora, Myles,” cominciò Brian in tono pacato, mentre ancora armeggiava con il cavo del suo basso, “non ci hai ancora raccontato del tuo ultimo tour con Slash, com’è andata?”
Sbadigliai sonoramente; mi veniva davvero difficile tenere gli occhi aperti e il capo sollevato. “Bene, anche se… è stato parecchio stancante.”
“Lo abbiamo notato” borbottò Mark.
“Intendi dire per come ho cantato oggi? Lo so, è stata una merda, ma abbiate pazienza: non ho avuto nemmeno il tempo di posare le valigie e sono subito corso qui per le prove, non mi sembrava giusto farvi aspettare” cominciai a giustificarmi, davvero dispiaciuto.
“Ecco, miravamo proprio a questo” ammise Flip, diretto come al solito; il batterista ci raggiunse e si sedette sul pavimento ai piedi di Mark, poi puntò il suo sguardo tagliente e serio su di me. “Myles, seriamente, pensi di poter andare avanti così per tutta la vita? Da quanto tempo non prendi una pausa? Parti in tour con Slash e nel frattempo componi con noi, torni a casa e subito prove con Alter Bridge, registrazione dell’album, tour. E mentre stai con noi, pensi già alle nuove canzoni per l’album di Slash, e così via. Capiamo la tua buona volontà e la tua grande ispirazione, ma non ti sembra di esagerare un po’?”
Mi accigliai. “Flip, apprezzo la tua preoccupazione, ma se permetti ho quasi cinquant’anni e penso di poter decidere da solo cosa fare della mia vita” gli feci notare, cercando di mantenere la calma, ma la verità era che quel giorno – complice la stanchezza – mi sentivo particolarmente suscettibile e forse non era il momento giusto per affrontare una conversazione del genere.
“Quello che Flip sta cercando di dirti,” prese la parola Brian, “è che siamo preoccupati per te, oltre che per il tuo rendimento come cantante. Insomma, siamo tuoi amici, è normale che soffriamo nel vederti così.”
Misi su un sorriso forzato. “Siete molto carini, davvero, ma non vi preoccupate: so bene come gestire questa situazione.”
Mentre pronunciavo quelle parole, però, non ne ero del tutto certo: in genere avevo sempre tenuto sotto controllo i miei mille impegni, ma in alcuni momenti – come quello – sentivo come se la mia carriera da musicista stesse prendendo il sopravvento su di me. Forse era anche l’effetto dell’età che avanzava, del resto non avevo più la mente e il corpo di un ragazzino di vent’anni, anche se lo spirito era rimasto lo stesso di tanti anni prima.
“A me non sembra che tu sia così organizzato” brontolò Flip con fare dubbioso.
“Ah, no? Nel caso ve lo steste domandando, non lascerò mai gli Alter Bridge per colpa della stanchezza, potete dormire sonni tranquilli” cominciai a irritarmi, cosa che non era assolutamente da me.
“Non abbiamo dubbi, ma forse… ecco… dovresti allentare un pochino la presa su almeno uno dei due progetti, tutto qui. Perché questi ritmi rischiano di soffocarti” intervenne Mark, lanciandomi qualche occhiata di sfuggita.
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso e persi la pazienza. “Fatemi capire: dal momento che rallentare il ritmo con gli Alter Bridge è fuori discussione – cosa su cui vi do ragione – mi state chiedendo di lasciar perdere per un po’ il progetto con Slash?! Ma che problemi avete? È il suo progetto, cazzo, non lo posso lasciare nella merda e non posso prendere una decisione da solo! E poi perché dovrei farlo? Per restare a casa a dormire mentre lui si incazza con me e cerca un sostituto?” sbottai, infervorandomi sempre più, parola dopo parola.
“Invece ti sembra meglio distruggerti con le tue stesse mani? Oppure, peggio ancora, mollare gli Alter Bridge per andare a fare il cantante di Slash?” ribatté subito Flip, scattando in piedi.
“Flip, calmati” tentò di placare gli animi Brian, ma senza successo.
“Sei geloso per caso, Scott Philips?” sbottai, giusto per il gusto di provocarlo e gridargli contro. La verità era che ero troppo stanco per controllarmi e capire l’inutilità di quella discussione.
“Perché dovrei? A me non fotte niente se suoni col chitarrista dei Guns N’ Roses, lo sai benissimo, a patto che questo non rovini la nostra band!”
“Basta, piantatela entrambi!” tentò di intervenire nuovamente Brian, ma anche quella volta lo ignorammo.
“Io infatti non rovino nulla, sono stato chiaro fin dall’inizio: il progetto con lui non avrebbe mai compromesso gli Alter Bridge, voi venite prima di tutto il resto! Ho sempre rispettato questa promessa, quindi non vedo dove sia il problema!” Mi dava fastidio che Flip o chiunque altro riportasse fuori questa questione, peraltro già chiarita anni e anni prima, perché mettevo anima e corpo in entrambi i progetti e avevo fatto il possibile per esserci per tutti. In quel momento era come se il mio lavoro venisse sminuito.
“Però, Myles, il fatto che tu ti divida tra noi e lui non ti sta facendo tanto bene come speravi. Tu stesso hai detto che gli Alter Bridge sono la priorità, quindi…” prese la parola Mark.
Sentire il chitarrista andarmi contro mi mandò su tutte le furie. Proprio lui, uno dei miei migliori amici, colui che mi aveva spinto ad accettare la proposta di Slash e mi aveva promesso di sostenermi sempre, qualsiasi fossero le mie scelte. Mi alzai dal divano e squadrai Mark dall’alto in basso, offeso. “Parli tu, che hai fondato i Tremonti. Proprio tu, che mi hai consigliato di non farmi sfuggire quest’occasione con uno dei miei idoli. Per quale motivo, poi? Perché sono stanco oggi e ho cantato di merda, eppure sapete benissimo che domani sarò di nuovo in forma, dopo una bella dormita. Grazie per la fiducia, voi sì che siete dei buoni amici.”
“Scusaci se abbiamo osato preoccuparci per la tua salute. E scusaci se ti abbiamo fatto notare che sei a terra già da diverso tempo” rispose mestamente Mark, stringendosi nelle spalle.
“Ripensa bene a quello che mi hai detto oggi, perché non sono belle cose” aggiunse Flip, occupando il posto che avevo lasciato libero sul divano e incrociando le braccia al petto.
“Bene, adesso basta per davvero. Myles, forse è il caso che torni a casa e ti rilassi un po’… te la senti di guidare con questo brutto mal di testa? Se vuoi ti posso accompagnare” si offrii Brian, utilizzando quel tipico tono irritante con cui si parla ai bambini capricciosi.
Lo incenerii con lo sguardo, infastidito da quel suo atteggiamento condiscendente. “Grazie, ma me la cavo da solo, non ho bisogno della scorta. Sai, ho quasi cinquant’anni, posso decidere di tornare a casa senza la supervisione di mamma e papà” sputai prima di lasciare la stanza, rivolgendo ai ragazzi solo un breve cenno di saluto.
Per quel giorno ne avevo abbastanza, ero incazzato con me stesso perché non ero riuscito a cantare in maniera dignitosa e con i miei amici perché pensavano di avere in mano le risposte per migliorare la mia vita. Le cose mi andavano bene così.
Non mi resi conto di quanto fossi stanco finché non mi sdraiai a letto. Mi addormentai quasi subito, nonostante fossero soltanto le nove e mezza di sera.
 
Il mattino seguente mi svegliai alle dieci, fatto a cui non ero per niente abituato. L’orario che troneggiava a caratteri cubitali fu la prima cosa che notai sullo schermo del mio cellulare quando lo afferrai; subito sotto un avviso mi comunicò che avevo un messaggio non letto da parte di Mark. Lo aprii e feci scorrere velocemente lo sguardo tra quelle poche righe.
 
Ci dispiace per come sono andate le cose ieri sera, forse abbiamo un po’ esagerato… e hai ragione quando dici che ci dobbiamo fare i cazzi nostri. È il caso di incontrarci da qualche parte pet chiarire questa cosa
 
Sorrisi amaramente e mi diedi dell’idiota: non ero più arrabbiato per quella discussione, anzi, mi ero reso conto di essermi comportato da vero stronzo con i ragazzi. Insomma, loro si erano preoccupati per me, come solo dei veri amici fanno, e io avevo sbraitato contro di loro per il solo gusto di farlo e dar voce alla mia stanchezza.
 
Ci vediamo direttamente alle prove stasera… scusatemi, ieri non c’ero proprio con la testa, ho fatto lo stronzo!
 
Digitai in fretta e mi rigirai tra le coperte, ancora con il cellulare in mano. Quella mattina non avevo nessuna voglia di alzarmi.
Non appena aprii internet, una notizia catturò subito la mia attenzione: i Guns N’ Roses si sarebbero riuniti in formazione quasi originale per dei concerti e, forse, un nuovo album. La cosa non mi sorprese affatto, del resto Slash me ne aveva parlato… ma poi non mi aveva fatto più sapere niente, non ero a conoscenza del fatto che avesse accettato, e questo mi portò a sospettare che si trattasse di una fake news. Insomma, il mio amico si era confidato con me e mi aveva promesso di tenermi aggiornato sulla questione, ma era ormai da giorni che non si faceva sentire. Qualche giorno prima gli avevo anche inviato un messaggio per fargli sapere che avevo trovato una sua maglietta in mezzo ai miei vestiti, mentre svuotavo la valigia del tour, ma non mi aveva risposto. Insolito da parte sua.
Decisi di chiamarlo per chiedere conferma sulla notizia dei Guns e per capire se fosse tutto a posto; senza sollevarmi dal letto, mi portai il cellulare all’orecchio e mi schiarii la voce. Gli squilli si susseguirono a vuoto e io attesi, ma Slash non rispose.
Che stesse ancora dormendo? No, non era da lui.
Cominciai a pormi tante, troppe domande: se il mio amico era davvero dentro i Guns, questo l’avrebbe tenuto molto impegnato. Avrebbe comunque portato avanti il nostro progetto? Io, Todd e Brent eravamo stati solo un rimpiazzo per lui in attesa di tornare al suo gruppo di origine, o ci avrebbe comunque incluso nei suoi piani?
Il fatto di non poterlo chiedere direttamente a Slash mi metteva ansia.
E se ciò in cui speravano i ragazzi degli Alter Bridge si stesse avverando?
 
 
♫ ♫ ♫
 
 
Avevamo appena terminato il soundcheck – mi piaceva, era uno dei miei momenti preferiti – e io me ne stavo in disparte nel backstage, con la mia chitarra tra le braccia, ad ascoltare i miei compagni di band chiacchierare. Tornare assieme ai Guns era stato bello, nonostante i numerosi problemi che si erano presentati durante l’arco delle prove pre-tour: in fondo eravamo sempre noi e, anche se con qualche anno in più, i nostri caratteri erano rimasti gli stessi. Così come i nostri battibecchi e i nostri scontri.
Quel giorno tutto filava liscio, ma io non riuscivo a essere contento; era da un pezzo che non riuscivo a portare fuori il mio solito entusiasmo, solo la mia chitarra era in grado di tirarmi su di morale. Speravo che nessuno dei miei compagni di band se ne rendesse conto, in fondo ero una persona abbastanza tranquilla pure quando ero contento, ma le occhiate fugaci ed eloquenti che mi lanciavano Axl e Duff mi indicavano che loro avevano intuito qualcosa.
Certo, quei due si facevano gli affari loro; se ci fosse stato Steven, mi avrebbe ronzato intorno e rotto le palle finché non avessi sputato il rospo. A volte Steven mi mancava, dopotutto era il mio migliore amico e sarebbe stato bello suonare con lui.
A pochi metri da me, Axl stava conversando con Frank, il batterista; non lo conoscevo affatto, dato che era entrato nei Guns solo una decina di anni prima, ma sembrava un tipo a posto.
“Comunque è impossibile imitare il sound dei Guns N’ Roses” stava commentando Axl, probabilmente riferendosi a qualcosa del soundcheck appena tenuto.
“Beh, bisogna ammettere che molto del merito è tuo, in fondo la tua voce e la tua presenza scenica sono un marchio di fabbrica della band” ribatté il batterista con un mezzo sorriso.
Dovetti riconoscere che Frank aveva ragione, ma ero troppo distratto per capire se stesse parlando sinceramente o dicesse quelle cose solo per tenersi buono Axl.
Quest’ultimo annuì. “Sinceramente non riesco a capire chi cerca di imitare me e la mia band. Prendi per esempio quel Myles Kennedy…”
A quel nome, le orecchie mi si drizzarono e mi concentrai subito sulle parole del cantante. Non potevo crederci: avevo fatto di tutto per dimenticarlo, avevo evitato le sue chiamate e raramente avevo risposto ai suoi messaggi, fin quando il mio amico aveva quasi del tutto smesso di cercarmi. Questo non mi faceva stare affatto meglio, ma averlo fuori dalla mia quotidianità lo allontanava anche dai miei pensieri.
E ora lo sentivo nominare da Axl.
“…insomma, bravo, ha una bella voce e penso che le sue versioni delle nostre canzoni siano ben fatte, ma in quanto a presenza scenica e coinvolgimento del pubblico ha ancora tanto da imparare” spiegò Axl con il suo classico tono da chi la sa lunga.
Slash, respira, mantieni la calma… reprimi l’impulso di avvicinarti a lui e spaccargli la chitarra in testa…
“Mi sa che questo Myles non ti sta molto simpatico” disse Frank con una risatina.
“Non te lo so dire, non lo conosco, però…” Axl assunse un fare cospiratorio e abbassò il tono della voce nella speranza che non lo sentissi. “Mi sembra un arrampicatore sociale. Slash gli ha proposto di prendere parte al suo progetto e adesso lui è passato da essere il frontman di una band underground a essere un cantante richiestissimo, che partecipa a tutti gli album che gli vengono proposti. Insomma, io non lo conosco, ma ho paura che possa rovinare Slash e mollarlo non appena troverà qualcosa di meglio, che gli faccia guadagnare più soldi e più fama.”
Fuori di me dalla rabbia, in due falcate mi ritrovai davanti a lui e mi sfilai pure gli occhiali scuri, in modo che Axl mi potesse guardare dritto negli occhi. Lo sapevo che era fatto così, diceva sempre quello che pensava, ma alla mia pazienza c’era un limite.
Come osava parlare di Myles in quel modo? Non lo conosceva affatto, non aveva neanche lontanamente idea di che persona fantastica fosse.
“Cosa? Fammi capire: cosa hai detto su Myles?” ringhiai.
Il cantante si esibì in un gesto noncurante con la mano. “Ah, Slash, hai sentito. Beh, quello che ho detto, niente di più e niente di meno.”
Quel suo atteggiamento mi mandava in bestia.
“Ma come cazzo ti permetti? Non lo conosci, non sai di che cosa stai parlando e non hai neanche idea di quanto Myles si impegni per il mio progetto. Quando non sai, ti conviene tacere!”
“Scusa se mostro una certa preoccupazione nei tuoi confronti, amico mio. Sei sempre stato un tipo abbastanza ingenuo, dovresti guardarti le spalle più spesso e indagare sulla gente con cui hai a che fare” sentenziò Axl mentre si accendeva una sigaretta.
“La tua preoccupazione ficcatela su per il culo, perché io non so che farmene. Sono già stufo di queste tue uscite da ragazzina del cazzo, impara a rispettare il lavoro altrui e scendi dal piedistallo, non sei l’unico bravo cantante sulla faccia della Terra.” Mi sorpresi di quanto, nonostante stessi ribollendo di rabbia, riuscissi a mantenere la calma; avrei volentieri preso a pugni Axl in quel momento.
Poteva parlar male di chiunque, gettare merda addosso a me e al mio operato, ma con Myles non si doveva azzardare.
“Ragazzi, dateci un taglio” cercò di intervenire timidamente Frank, che intanto aveva fatto un passo indietro.
Ma Axl lo ignorò e continuò a rivolgersi a me. “D’accordo, mi farò gli affari miei. Comunque il fatto che tu sia tornato nei Guns, nonostante il tuo progetto solista, la dice lunga.”
“Su che cosa, scusa? Ma davvero pensi di essere così indispensabile per la mia vita? Io non l’ho fatto per te, non l’ho fatto perché non sono soddisfatto dei miei Conspirators e non l’ho fatto per i soldi, ma perché tengo a questo gruppo e a queste canzoni. Del resto quello che ha tirato avanti la baracca nonostante si fosse sfasciata sei tu, poi ti sei accorto che le entrate erano diminuite.”
Forse stavo esagerando.
Axl non diede di matto, non era da lui. Mi rivolse semplicemente un’occhiata sprezzante e si avviò verso una porta che, molto probabilmente, conduceva al suo camerino. Prima di uscire di scena, si voltò nella mia direzione e concluse, in tono calmo ma tagliente: “Pensala come vuoi. Comunque sappi che questo Myles Kennedy ha rotto il cazzo, mi sono stancato di vederlo ovunque, è onnipresente e di certo non è in grado di rimpiazzarmi”.
Avrei voluto gridargli dietro che pure lui aveva rotto il cazzo e che Myles valeva molto più di lui, ma Axl se ne andò e mi lasciò così, a schiumare di rabbia.
La cosa più grave e umiliante era che, in tutto questo, avevo difeso Myles come un fidanzatino geloso e avevo messo su una scenata vergognosa che aveva attirato l’attenzione di tutti i presenti.
E io che mi ero illuso di averlo dimenticato o di poterlo dimenticare.
“Ehi, tutto bene?” mi domandò Frank, poggiandomi una mano sulla spalla.
Me la scrollai subito di dosso, posai la mia chitarra in un angolo e cominciai subito a cercare la via d’uscita: avevo bisogno di respirare aria pulita, uscire e mettere in ordine i pensieri.
Anche quel giorno – ormai capitava troppo spesso – mi domandai se tornare a suonare nei Guns N’ Roses fosse stata la scelta giusta.
Ero incazzato nero, confuso e profondamente triste, e quella sera avrei riversato tutte quelle emozioni sul pubblico, filtrate attraverso il suono della mia chitarra.
 
 
 
 

 
E siamo giunti al penultimo capitolo della storia! Un bel traguardo, direi, dato che quest’idea nasceva come una one shot XD
Che pensate di queste scene, in cui i nostri due ragazzi sono separati?
Non so bene perché, ma ho sempre pensato che gli Alter Bridge fossero in pensiero per il loro Myles, soprattutto da quando ha iniziato a lavorare con Slash e quindi il doppio della fatica ^^ diciamo che il loro litigio in qualche modo è anche tremendamente adorabile x’3
Per quando riguarda il pov Slash… oookaaay, diciamo che ho dato libero sfogo alla poca simpatia che provo per Axl XD non so se effettivamente pensa queste cose su di Myles (mi auguro di no, altrimenti se la deve vedere con me u.u), però mi è parso di capire che dice le cose che pensa senza peli sulla lingua, così l’ho usato come pretesto per far fare a Slash la scenata da fidanzatino geloso, come lui stesso l’ha definita XD
Grazie a tutti coloro che ancora sono qui, non smetterò mai di ringraziarvi per avermi seguito in quest’avventura fino alla fine :3
Alla settimana prossima!!!
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Slash, Myles Kennedy & The Conspirators / Vai alla pagina dell'autore: Soul Mancini