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Autore: GattyP    26/06/2019    3 recensioni
Quarto capitolo delle avventure di Niamh O'Neil, simpatica streghetta irlandese, ormai arrivato al suo ultimo anno ad Hogwarts (2015/2016) e, grazie alla maggiore età, forse meno impulsiva e pasticciona del solito. Compaiono nella vicenda un po' tutti i personaggi del canon (da Harry e Ginny a Victoire Weasley e Ted Lupin).
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure di Niamh O'Neill'
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Capitolo 9

 

Lith

 

Il giorno dopo, all’alba, uscimmo dalla caverna. La tempesta era terminata ma il mare era ancora agitato e minaccioso. Era l’oceano che circondava la mia isola, o che batteva sulle coste della Scozia, immaginavo: immenso, freddo, vuoto, livido. Eravamo, o così almeno sembrava, in una piccola isola… Forse eravamo proprio in Irlanda? Magari potevamo raggiungere facilmente qualche città vicina. Chi aveva detto che era un’isola? Poteva essere semplicemente un tratto di costa, irlandese o scozzese, disabitato… Provai anche  a smaterializzarmi e capii subito che il luogo era protetto da incantesimi… Non era possibile smaterializzarsi, neanche di poco… Guardai ancora l’acqua, nera, scura, livida… Intorno a noi il vasto e sterminato oceano, grigio, senza nessun segno di imbarcazioni. Ho sentito un brivido percorrermi la schiena. Oddio, eravamo come Robinson Crusue… ma senza nessun tipo di cibo… e io ero responsabile di tre ragazzetti. E adesso?

- Cosa facciamo, professoressa? - mi disse la Prewett.

- Controlliamo dove siamo… Saliamo verso la cima e vediamo se siamo su un’isola o sulla terraferma. - dissi tranquilla. Ma immaginavo che di lì a poco avremmo avuto fame… e sete… e che la situazione sarebbe diventata critica…

Siamo saliti subito sulla collina che si vedeva, al centro dell’isola. Ezer e James sembravano ancora piuttosto abbacchiati e nient’affatto polemici l’uno con l’altro… Sicuramente si stavano preoccupando, come me probabilmente, ma cercavano di non farlo vedere. E si sentivano in colpa.

Arrivati in cima, abbiamo avuto una brutta ed una bella sorpresa. Quella brutta è che il posto in cui ci trovavamo era effettivamente un’isola, interamente circondata dall’oceano. Quella buona (almeno speravo) era che si vedeva, sull’altro capo dell’isola, uscire un filo di fumo da un’abitazione… Evviva, l’isola non era disabitata! Potevamo chiedere aiuto! O almeno così speravo… Potevano essere anche babbani ostili (e strinsi istintivamente la bacchetta) o maghi oscuri (e in quel caso la mia patetica magia non sarebbe servita a niente)…

Beh, dato che saremmo morti altrimenti di fame, non c’erano alternative: dovevamo dirigerci verso quel luogo, controllare chi ci abitasse e, nel caso, chiedere ospitalità.

- Dai, andiamo, ragazzi! - dissi - Ma prima osserviamo da lontano chi abita laggiù… Non facciamoci vedere subito…

- Ho paura, prof - mi disse Myriam. Anche Ezer e Potter erano piuttosto seri, non si prendevano in giro e anzi, sembrava che cercassero di essere civili l’uno con l’altro. Si sentivano in colpa dato che, se non avessero fatto quello stupido duello di magia, ora non saremmo in questa situazione. Avevano insomma un po’ di paura anche loro. Ad essere sincera, avevo paura anch’io, ma non potevo farlo vedere.

Piano piano ci avvicinammo verso la piccola costruzione: sembrava un’antica casa irlandese, con il tetto in paglia e, di fianco,  c’era una bassa torre; si vedevano anche, intorno alla casa, delle basse mura che proteggevano il poggio. Dovevo andare avanti solo io?

Mentre stavamo arrivammo intravvedemmo, una ragazzina, biondissima, uscire dalla casa. Evviva: una bambina! Non sembrava un luogo abitato da maghi oscuri! Provai a chiamarla, ma lei ci guardò, spaventata, e corse subito dentro. La bimbetta strillava qualcosa che non capii e, poco dopo, uscì un uomo, con un forcone in mano… Bella ospitalità!

Era vestito poveramente, con una specie di tunica e pantaloni fatti di una stoffa poverissima. E, cosa che mi colpì subito, aveva uno sguardo cattivo… Avrà avuto una quarantina d’anni, o poco meno.  

- Fermi qui, ragazzi! - dissi - Non avanzate.

Feci un paio di passi, stringendo nervosamente la bacchetta. L’uomo mi guardava e aveva posto davanti a se il forcone… Voleva infilzarmi?

Mi rivolsi all’uomo. - Buongiorno. Mi chiamo Niamh O’Neil. Ci siamo persi. Può aiutarci?

Nessuna risposta. L’uomo guardava la mia bacchetta e sembrava nervoso.

Riprovai: - Buongiorno! Parla inglese?

E, dato che non avevo ricevuto alcuna risposta (l’uomo guardava sempre la bacchetta che stringevo nella mia destra), provai anche in irlandese: - Dia duit ar maidin. An labhraíonn tú Gaeilge? (“Buongiorno. Parla irlandese?”).

 E poi: - Táimid caillte. Teastaíonn cabhair uainn. (“Ci siamo persi. Abbiamo bisogno di aiuto”).

- Siete maghi? - ci chiese, in inglese. Sguardo diffidente, forse anche un po’ spaventato… Aveva paura… di me? Di una ragazza e tre ragazzetti?

- Sì, siamo maghi. Lei… conosce quindi il mondo magico! Io sono una professoressa di Hogwarts, Niamh O’Neil, e questi sono tre miei alunni … Ci siamo persi. Dobbiamo tornare indietro. Ci potete aiutare?

L’uomo ci guardava, diffidente.. Poi si decise a parlare: - Io sono John Green e vivo qui con la mia famiglia… E’ la prima volta che arrivano ospiti sull’isola. Siete maghi, vero?

- Sì, sono un’insegnante di Hogwarts, la scuola dei maghi, e questi sono tre miei alunni… - glielo avevo già detto! Perché continuava a ripetermelo? - E voi?

- No… - Aveva ancora il forcone posto davanti a lui. Se non erano maghi, avrei potuto farglielo saltare via in un attimo. Forse aveva paura della mia bacchetta. La infilai nella giacca e, con le mani liberi, gli feci un sorriso.

Istintivamente mi sorrise anche lui. Poi abbassò quel forcone, lasciandolo tuttavia sempre tra me e lui. E, emettendo la domanda con un filo di voce, mi chiese: - Avete mai partecipato a “cacce al babbano”?

Cacce al babbano? Ebbi un’espressione sconvolta!

- Ma certo che no! - dissi con veemenza - Per chi ci ha preso?

- In effetti siamo fuggiti vent’anni fa… durante una battuta… io e mia moglie… - ci scrutò, poi tolse il forcone, che appoggiò al muro e mi disse: - Le cose saranno cambiate… Ma, volete entrare, intanto?  

Non sembrava ostile. Assentii con la testa, feci un cenno ai ragazzi di stare fermi dove si trovavano e oltrepassai la porta. Era solo una povera casa irlandese, con pochi mobili fatti a mano, un grosso focolare (dove c’era qualcosa che bolliva su un pentolone), un paio di porte che conducevano alle camere. In fondo alla stanza, dietro al tavolo, c’era una donna… Se non aveva una quarantina d’anni ne aveva poco meno e, dietro a lei, due bambini, un maschietto e la femminuccia che avevo visto poco prima, che mi guardavano con l’aria terrorizzata.

- Buongiorno - dissi educatamente - Scusate il disturbo…

Ok. Nessun pericolo. Mi girai e, dalla porta, indicai ai miei ragazzi di raggiungermi. Entrarono tutti e tre salutando rispettosamente. Ok, tutto stava andando bene, sembrava. Ma dov’eravamo finiti?

- Io sono Rebecca - disse la donna - la moglie di John… e questi sono Meghan e Luke. Dai, ragazzi, salutate i nostri ospiti…

I due piccoletti ci guardavano. La bimba mi salutò con la manina. Le sorrisi e anche lei mi fece un piccolo sorriso.

- … Avete fame? - Ci disse Rebecca.

- Un po’… - dissi io.

E così, ci invitarono a colazione… che facemmo appoggiandoci su un paio di panche… qualche pezzo di un pane grigiastro e duro come un mattone con sopra burro caldo. Buonissimo! Avevo una fame! I ragazzi forse più di me (io mi controllavo, almeno!) e divoravano tutto. Jorge e James si erano seduti vicino e non sembravano più preoccupati a mostrarsi una reciproca ostilità, anzi erano gentili l’uno con l’altro… sembravano addirittura amici. Mariah provava a parlare con la bimbetta, Meghan, che ci guardava con due grandi occhioni azzurri…

- Questa è l’isola di Lith, vero?  - chiesi - Dove si trova?

- Al largo della costa irlandese, penso - mi disse John Green - … ma non è presente nelle carte geografiche, è intracciabile, indisegnabile e irraggiungibile, per quanto ne so. Io e mia moglie ci siamo capitati per caso e non possiamo più uscirne.

- Noi dobbiamo tornare a casa - ho detto. - Ci aspettano. Potete spiegarmi come siete arrivati qui?

 Rebecca guardò il marito, poi cominciò: - Vent’anni fa…io e John allora non ci conoscevamo e… sia io sia mio marito facevamo una vita da sbandati… Io vivevo a Bristol, me ne ero andata da casa, vivevo praticamente per le strade e mi drogavo…

- Anche io ero completamente fatto, di solito - aggiunse l’uomo. Non l’avrei detto. Sembravano due tipi a posto. Ma erano passati vent’anni da quei tempi e le persone cambiano…

- E fummo catturati da un gruppo di maghi - continuò Green - Quei pazzi stavano organizzando quella che chiamavano “caccia al babbano”. Ci potarono, insieme ad altri tre o quattro altri ragazzi in un luogo strano, su un colle, con un grande edificio al centro e tante strane porte intorno, fatte con delle pietre conficcate nel terreno e un’architrave sopra, tutte intorno alla collina. Ci hanno detto di scappare verso la foresta… c’era una grande foresta e, lontano, si vedevano delle montagne, che circondavano il luogo. Dissero che sarebbe di lì a poco iniziata la caccia… e noi eravamo la preda... Un ragazzo protestò… lo cruciarono davanti a tutti… Ancora ho davanti agli occhi quelle immagini, anche se in quel momento mi sembrava che tutto fosse un’allucinazione, una di quella di cui ero talvolta preda.

Ero gelata e, come me, i miei ragazzi. Dio mio, quanto eravamo stati malvagi noi maghi. Ma più che i maghi, quanto era stato malvagio quel Voldemort che Harry aveva ucciso, insieme a tutti i suoi seguaci! Sicuramente ricordava fatti avvenuti a quei tempi…

- Ricordo ancora i loro volti - continuò Green - … erano ragazzi della nostra età… e fuggimmo tutti. Mentre quei maghi, una decina, si apprestavano ad ucciderci… per divertimento…

- Anche a me sembrava tutto assurdo - continuò Rebecca - Fuggimmo tutti verso la foresta e ci separammo. I maghi si sono divisi in squadre e  hanno cominciato ad inseguirci.

Ero inorridita. Le ultime “cacce al babbano” erano avvenute al tempo di Voldemort ed era una di quelle azioni di enorme malvagità che i Mangiamorte facevano. E avevo davanti alcune fra le ultime loro vittime. Ed erano evidentemente fuggite. E… avevo paura di dirlo a me stesso… i portali… il bosco… e l’edificio (che non c’era più, dato che mio padre l’aveva eliminato)… quello era il nostro bosco, Foraois Uí Néill, quello che una volta si chiamava “Bosco degli Inferi”… ed ora capivo perché avesse quel nome!

- Rebecca mi ha preso la mano… quella volta neanche la conoscevo … e ci siamo nascosti sul greto di un torrente. Abbiamo visto passare i maghi e siamo tornati indietro, verso quell’edificio… Abbiamo, non so come, avuto l’idea di entrare tra quelle pietre infisse, quelle specie di porte e, subito, siamo sbucati qui… Ho avuto l’idea di distruggere subito il portale… e l’ho fatto, togliendo pietra dopo pietra, sperando che non si potesse riparare, dall’altra parte. E, da quel giorno, viviamo qui… Sono vent’anni che non vediamo anima viva, a parte una vecchia strega, mezza matta, che viveva in questa casa, che ci ha accolti, e che è morta qualche anno fa… Qui sono nati i bambini. Per fortuna c’era questa abitazione, qualche patata e le capre semidomestiche. La vecchia strega si era voluta isolare tanti anni prima, era mezza matta, ma buona… non possiamo lamentarci di lei… ci ha accolto come se fossimo dei figli…Viveva da sola qui in mezzo all’Oceano.

Insomma. Erano una specie di Robinson Crusoe dei tempi moderni. Nel frattempo, mentre parlava, io cercavo di capire come potevamo fare per tornare indietro.

- L’isola è invisibile e introvabile, ci ha detto la vecchia strega. Lei è stata torturata e quasi fatta impazzire da un certo Grindelwalt, che  voleva ucciderla… o qualcun altro l’ha torturata e voleva ucciderla perché legata a quel tipo… I suoi discorsi erano un po’ confusi, poveretta, e non sempre coerenti… Comunque è fuggita in quest’isola, che ha isolato dal mondo esterno con quelle che chiamava “magie impenetrabili”. Poi, qualche anno fa, è morta. Le volevamo bene. Ci ha aiutato a far nascere i bambini… E così siamo prigionieri nell’isola, e non sappiamo come tornare indietro. E abbiamo anche paura di quello che potrebbe aspettarci, di là…

- Beh, ad essere sincera, ormai la società dei maghi vive in pace da vent’anni. Né qualcuno proverebbe a commettere azioni ripugnanti come quella di cui siete stati vittima… Quei tipi della caccia sono scomparsi... E per voi, se tornaste, non dovrebbe esserci alcun pericolo…Vorreste tornare indietro?

- Certo - disse decisa Rebecca - Dobbiamo assicurare un futuro ai nostri figli. Non possiamo lasciarli qui. E noi siamo cambiati, sono passati tanti anni. Eravamo due sbandati, vent’anni fa. Ora non lo siamo più. Non so cosa ritroveremo, ma sarà meglio di questo… se non per noi, almeno per i bambini.

I due piccoli ci guardavano, ora curiosi.

- Il portale! - ho detto - Potremmo  ricostruirlo e riattivarlo e da lì tornare indietro. Il luogo che ha descritto lo conosco: ma è stato disabilitato ai passaggi dal preside Silente, tanti anni fa, che però ha lasciato un’eccezione per me e la mia famiglia. Potrei tornare indietro e chiedere aiuto…

Certo, io sarei potuta tornare indietro, ma senza i ragazzi, che avrei dovuto lasciare (a tempo indefinito?) nell’isola. Ma… un’idea balzana mi venne in testa… un po’ strampalata a dire il vero…erano stati accolti da una strega… e se avesse avuto qualche pozione da parte?

Glielo chiesi subito e, per fortuna, anche se loro non c’erano mai entrati, sapevano che la loro amica conservava tutto in un  baule  magico.

- Delle volte entrava dentro anche lei… Non so come facessi… Forse c’è una stanza dentro - mi disse Green.

Il baule era nella stanza di fianco. Trattenendo il respiro, lo aprii. Si vedeva in effetti una scala e, in basso, un locale. Subito mi calai. Una volta entrata dentro, mi trovai in una grande stanza, dove, sicuramente, erano  anni che nessuno entrava. Tutto era stato lasciato al suo posto e, per fortuna, quella strega era molto ordinata: file di barattoli, ampolle e vasetti vari erano stati collocati a bella vista sugli scaffali, ognuno con un’etichetta avanti che ne spiegava effetti e composizione. Mentalmente benedissi quella vecchia strega e mi riproposi di essere più ordinata (io non lo sono troppo, a dire il vero).

Chiamai Myriam e le dissi di entrare. Poi mi rivolsi a lei: - Vediamo se ha conservato o ha fatto della Polisucco. O almeno se ci sono gli ingredienti per crearla…

Erano centinaia di pozioni ed etichette, scritte in caratteri minuscoli. Passammo tutta la mattinata e il pomeriggio lì dentro: andavamo lentamente per analizzare il contenuto di ogni boccetta o ampolla (qualsiasi etichetta  ci fosse sopra). Mandai a mangiare Myriam e continuai la ricerca. Nel pomeriggio continuammo a esplorare la stanza e leggere le etichette delle pozioni e, ad un certo punto, la vidi… Una quindicina di dosi di Polisucco… non so perché l’avesse preparata, ma era meraviglioso… Forse saremmo riusciti a passare tutti insieme… Avevo trovato, qualche  ora prima, anche una bella pietra di luna, che potevamo frantumare in  tanti pezzetti…

Passammo altro tempo a fare incantesimi per vedere se il contenuto delle boccette era ancora attivo (non volevo avvelenare nessuno!)… Per fortuna sembrava di sì, malgrado il tempo passato…

A sera riunii tutti e spiegai ciò che avevo pensato. Il piano era così bizzarro e strampalato che forse poteva anche riuscire… o almeno era l’unico che mi era venuto in mente. L’alternativa era che  tornassi solo io, ma non sapevo poi come riportare indietro i miei ragazzi, e anche i Green che ora volevano a tutti i costi lasciare quel posto… A parte me e i miei familiari nessuno poteva passare per  quello che una volta era chiamato “Bosco degli Inferi” e, se il mio piano non fosse riuscito, forse i miei tre alunni sarebbero dovuti rimanere per tutta la vita  con i Green a  badare alle capre e a coltivare patate…. brrr! Poveretti…

- Per prima cosa ricomporremo il portale - dissi - sperando che sia ancora attivo quando rimetteremo insieme le pietre. E’ stato abbattuto, ma è formato da pietre magiche e, probabilmente, se ho qualche nozione di ingegneria magica, le pietre, ricollocate nella stessa posizione, dovrebbero riattivarsi. E le pietre saranno lì intorno. E così ricostituiremo il portale…

- Ma ha detto che il luogo non è più raggiungibile, perché disabilitato dai suoi genitori - intervenne  Myriam.

Intelligente quella ragazza. Non le era  sfuggita una parola.

- Sì, ma non questo portale, che non era in piedi quando è stata fatta la fattura, a rigor di logica… Se viene distrutto qui, viene distrutto anche dall’altra parte; se qui viene ricostituito, dovrebbe tornare utilizzabile anche dall’altra parte. E il preside Silente non l’ha chiuso, quando ha escluso tutti gli altri dal passaggio…

- Ma, se ho capito bene, possiamo giungere in quel luogo, ma non possiamo uscire dagli altri portali… Puoi uscire solo tu - disse James.

Mi dava del tu…: ero tornato ad essere la sua amica, non la sua insegnante. Sorrisi.

- Sì, ma noi inganneremo i portali e la fattura fatta da Silente…

- Con la Polisucco? - chiese Myriam.

- Sì… vediamo se riusciamo ad ingannare il portale. Poi passeremo tutti insieme ad Hogwarts. Voi berrete la pozione e diventerete tutti come me… Così potremo ingannare il portale e passare tutti… Tante Niamh… che ne dite?

- E le caprette? - disse la piccola Meghan, la figlia di Rebecca e John - Non possono vivere senza di noi…

- Certo. Penseremo noi alle caprette e agli altri animali. Io posso spostarmi senza problemi e, finché non troviamo una soluzione anche per loro, verrò io, o mando uno dei miei fratelli,  ad occuparci di loro e  a dar loro da mangiare. Intanto però vi porto nel Castello, dove tutti saranno preoccupati per la nostra scomparsa…

Era ormai sera e non aveva senso cercare le pietre e ricostruire il portale durante la notte. Avremmo aspettato il giorno dopo per dare il via al piano.

Andammo quindi a dormire. I nostri ospiti avevano solo quattro letti, ma stringendoci un po’ riuscimmo a smistarci e sistemarci tutti sotto le coperte. Io ero con Myriam e la piccola Meghan  che ad un certo punto si calmò, abbracciandomi, e si addormentò. Invece io dormii poco o niente e, ad un certo punto, mi alzai e uscii. Provai a mandare patronus a tutti quelli che conoscevo, da Charles, ai miei genitori, ai professori, ad Harry Potter dicendo che stavamo bene e che avevo un piano per il ritorno… Non sapevo se fossero giunti, anche perché non mi giunse nessun patronus di ritorno. Provai anche con il mio braccialetto, ma non ricevetti risposta. In realtà Charles, ho poi saputo, dall’altra parte cercava di mettersi in contatto con me, ma la magia non poteva penetrare la barriera magica che era  stata posizionata intorno all’isola e i suoi messaggi di ritorno non mi giunsero. Né loro ricevettero i miei. Li immaginavo (come infatti erano), tutti preoccupati ad Hogwarts: Charles, i mie fratelli, i miei genitori, gli amici, Harry e famiglia, i genitori dei ragazzini, i professori, i miei alunni…

Poi tornai a letto e rimasi sveglia, con gli occhi sbarrati, fino all’alba… Che, finalmente, arrivò.

 

John Green e Rebecca si erano già alzati e stavano governando le capre e preparando la colazione. Ci alzammo poco dopo e, dopo aver fatto velocemente colazione, ci recammo dove era il portale, che giaceva abbattuto a terra. Non sembrava troppo complicato ricomporlo e, per fortuna, la mia intuizione era giusta… le pietre sembravano quasi felici di incastrarsi di nuovo (cosa abbastanza semplice, dato che avevo la bacchetta magica e con un levicorpus potevo spostarle agevolmente). I ragazzi poi mi diedero una mano. Insomma, dopo una mezzoretta di lavoro, l’arco era ricomposto e, effettivamente, pronunciata la formula, potevo entrare ed uscire senza difficoltà: dall’altra parte, come avevo intuito, c’era quel posto che mio padre mi aveva mostrato, Foraois Uí Néill (non voglio più chiamarlo “Bosco degli Inferi”!).

- Tutti pronti, ora? - dissi ai componenti della famiglia Green e ai miei ragazzi. - Cambiatevi ed indossate le casacche, perché aumenterete di dimensioni… dissi ai ragazzi. Poi, diedi a loro le boccette di Polisucco, a cui aggiunsi la punta dei miei capelli, che tagliai con delle forbicine. E, un attimo dopo, sette Niamh stavano davanti a me. Erano tutti euforici, soprattutto i ragazzini, che si guardavano e si tastavano il nuovo corpo (il mio!) e non avevano nessuna remora a guardare sotto i vestiti come erano diventati (e com’ero fatta! Sfacciati! Avrei aumentato la punizione, una volta arrivati ad Hogwarts!).

- Non ci avrei creduto, neanche se me lo avessero detto - disse una Niamh (che doveva esse John). E poi, rivolgendosi alla maree di ragazze identiche che stavano davanti a lui  - Dove sei tu, amore? E voi, ragazzi?

Dissi loro di far presto (non sapevo quanto sarebbe durato l’effetto di quella pozione… erano anni che era stata creata!). Distribuii a tutti gli amuleti con le pietre di luna, da tenere al collo alle mie sosia. Spiegai anche quello che dovevano fare.

- Forza, andiamo. Non sappiamo per quanto durerà l’effetto… la pozione non ha scadenza, ma non si sa mai, è stata preparata anni fa. - dissi rivolto loro - Entrerò per prima. Poi venite tutti, dopo di me.

E così, senza nessun particolare problema io e le mie sosia ci trovammo, all’istante, dentro a Foraois Uí Néill. Emisi un sospiro di sollievo e mi diressi velocemente, sempre con tutto il gruppo, verso l’uscita per Hogwarts.

 

Sbucai dal bagno del sesto piano, in mezzo a tre o quattro ragazzette spaventate.

- Sono una prof! - dissi, come se fosse la cosa più normale del mondo uscire da uno specchio nel bagno delle ragazze. Che cominciarono ad urlare ancora più spaventate e fuggirono via terrorizzate quando videro uscire dallo specchio tutte le mie sosia.

- Forza, andiamo in Presidenza - dissi al mio gruppo.

Per fortuna non incontrammo nessuno lungo i corridoi (forse erano tutti a lezione?) e, appena avvicinatosi, il  brutto Gargoyle mi disse: - Prof.ssa O’Neil. La stanno tutti cercando…

- Di sopra c’è la Preside?

- Sì, è in riunione…

Efficiente il Gargoyle! Come una segretaria!

- Ci fai passare?

- Certo… Ma quente siete!...Prego…

Bussai velocemente ed entrammo. Dentro c’erano i professori, Harry Potter e una decina di Auror, tutti i miei familiari, uno stravolto Charles (secondo me, non aveva dormito durante la notte), Ginny Weasley Potter (preoccupatissima) ed altri adulti che non conoscevo. Se avessero visto sbucare Voldemort in persona non sarebbero stati più stupiti.

Mentre alcune Niamh si gettavano sui loro genitori, abbracciandoli (ho visto Harry Potter e Ginny più stupiti che mai… eppure dovevano averne viste tante!), io cercavo di spiegare la situazione:

- Sono io la vera Niamh! Ci sono i ragazzi che ho trasformato con la Polisucco e anche una famiglia di amici che ci hanno aiutato!!!

Dissi, dopo di che tutti (o quasi) cominciarono ad abbracciarmi, cominciando da Charles: - Niamh, non finirai mai di stupirmi! - mi disse, chiaramente sollevato e felicissimo di rivedermi lì. In effetti tutti avevano avuto paura per i ragazzi e per me, durante la notte.

- Non provare neanche a baciare le mie sosia! - scherzai, stritolandolo forte.

- Ti riconoscerei in mezzo a mille! - mi disse gentilmente. Ma, secondo me, non ci sarebbe riuscito neanche in mezzo a noi otto. Ma non glielo dissi, dato che la sua frase mi era tanto piaciuta…

- Sono stata in pensiero per te. Sei un’incosciente - mi disse.

- Dovevo salvare i miei ragazzi… - gli dissi con tutta la naturalezza del mondo.

Sì, lo so, sono eroica… Ma sapevo anche che tutto sarebbe finito bene. O almeno così diceva la profezia. Ma, siccome tutti mi consideravano un’eroina, era meglio che mi considerassero straordinariamente eroica… Era più figo!

Il resto fu semplice. Con calma spiegammo tutto ai nostri amici.

- Non sapremo mai come ringraziarti, Niamh! - disse Harry Potter, al termine della spiegazione, avvicinandosi.

E Ginny mi stava stritolata con un abbraccio stritolaossa (certo che ne aveva della forza, l’ex “rossa delle Harpyes”!)

Beh, tutto era finito bene. E poi, per fortuna, la Skeeter era ancora in Patagonia, altrimenti, sono sicura, mi avrebbe accusata di aver rapito io i ragazzini o di aver architettato tutto per avere un titolo nella Gazzetta!

Ah, i ragazzini! Mi rivolsi a loro (Oddio, avevano ancora il mio aspetto, ma sapevo dove erano): - E voi tre, siete in punizione! Da domani, fino alla fine dell’anno, pulizia, ogni sera, delle stalle degli Ippogrifi… e senza magia e senza guanti!

I tre… strano a dirsi… sorrisero, come se avessi fatto loro dei complimenti…

 

Ok. James è stato salvato, ma… tutti il resto? Vi aspetto sabato per il gran finale! Ciao a tutti. S.

   
 
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