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Autore: Sole Walker    26/06/2019    2 recensioni
Francesca Evans ha 16 anni e vive a New York quando si ritrova catapultata in una realtà nuova. Il suo mondo viene stravolto in un' età già delicata di per sé... Lei non avrebbe mai potuto immaginare di essere una semidea, non ha nessuno che puó aiutarla e così lo scopre da sola di colpo.
É fuori per ben quattro anni dalla regola dei riconoscimenti promessa alla fine della guerra dei titani dagli dei su richiesta di Percy Jackson... e la cosa suona molto strana e richia di scatenare un grave litigio sull' olimpo che dovrà essere fermato prima che degeneri... ma forse Francesca non é una semidea qualunque...
PS: siate buoni è la mia prima storia... Recensiteee!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Mostri, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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¤Sole¤
Da quando Gea mi aveva rinchiuso in quell’incredibile palla di vetro non avevo smesso di cercare un modo per liberarmi nemmeno per un secondo. Odiavo sapere Francy là fuori da sola, la dea era innocua solo in apparenza e vederla parlare con la ragazza senza poter sentire le sue parole mi metteva a disagio. Tentai di raggiungere la spada ai miei piedi ma era coperta da uno spesso strato di vetro fuso, non avevo nulla con cui rompere il vetro, quindi dopo qualche minuto mi concentrai sulle pareti più sottili. Chiusi la mano destra e sferrai un pugno deciso alla superficie liscia, nonostante vi avessi messo tutta la mia forza il vetro non dette alcun segno di cedimento, ignorai il dolore e ne sferrai un altro. Dopo un tempo che sembrò infinito mi fermai a guardare le nocche insanguinate di entrambe le mani, sapevo che era inutile ma non potevo rimanermene immobile aspettando che si esaurisse l’ossigeno. Alzai lo sguardo e vidi la dea avvicinarsi a Francy e la spada della semidea prendere forma davanti a loro, sgranai gli occhi gridando il suo nome ma non potevano sentirmi. Rimasi immobile a guardarla, mentre ascoltava le parole della dea il suo viso esprimeva le emozioni contrastanti che stava provando. Turbata si voltò dandomi le spalle e portando la spada sull’altare. Ripresi a battere i pugni sulle pareti della gabbia con ancora più forza, le mani imploravano pietà ma ero troppo preoccupato di ciò che stava accadendo fuori per badarci. All’improvviso Francy si voltò come richiamata da qualcosa alle mie spalle e dopo un istante mi guardò negli occhi, tentai di trasmetterle tutta la mia solidarietà e sembrare il più tranquillo possibile, ma probabilmente non ero molto credibile con le mani insanguinate appoggiate alla parete e il petto che si muoveva ad un ritmo frenetico. Eppure dalla sua espressione capii che in qualche modo le ero stato utile, lo sguardo combattuto lasciò immediatamente il posto ad uno deciso e la ragazza mormorò qualcosa che lasciò la dea visibilmente turbata. Francy si voltò verso la donna e parlò con più decisione, a quel punto la dea si preparò ad attaccarla e lei senza esitare conficcò la lunga lama della spada nel vecchio altare per poi correre verso di me. La guardai speranzoso mentre mi passava accanto, un leggero sorriso si fece strada sul mio volto perché capii che aveva un piano, ancora non sapevo che non mi sarebbe piaciuto per niente.
La vidi frugare nello zaino malmesso e lanciare occhiate preoccupate alla dea che si stava riprendendo dall’attacco a sorpresa, imprecò scostando il computer di Dedalo. Poi la sua mano estrasse un oggetto a cui levò il fodero, una piccola lama scintillò nella luce soffusa dell’eclissi quasi completa, la guardai confuso e sgranai gli occhi quando il mio sguardo incontrò una piccola lacrima che le stava scivolando verso il collo. In un attimo capii quali erano le sue intenzioni, anche se non avevo idea del perché lo stesse facendo, in realtà non m’importava nemmeno: non potevo accettarlo. Non potevo perderla, non volevo perderla. Francy guardò qualcosa oltre la parete di lava per un breve istante e poi si voltò verso di me, sul viso aveva il sorriso più dolce che mi avesse mai rivolto ma le lacrime le riempivano gli occhi bagnandole le guance. Scossi la testa lentamente -No, ti prego non farlo- bisbigliai, ma lei continuò a sorridere senza lasciare la presa sull’elsa del pugnale -NON LO FARE- gridai battendo i pugni sulla parete che ci divideva, mai come ora avrei voluto correre da lei. Le lacrime minacciarono di scendere anche lungo il mio viso mentre la guardavo terrorizzato, Francy chiuse gli occhi e prese un bel respiro stringendo il coltello tra le mani, poi tornò a guardarmi con i grandi occhi marroni e le sue labbra mimarono una parola: “scusami”. Sentii una mano invisibile stritolarmi il cuore e la chiamai ancora una volta, sull’orlo della disperazione, ma le sue braccia tremanti si alzarono sopra petto per poi abbassarsi conficcando la lama nel cuore. Mi parve quasi di sentire il rumore e per un attimo pensai di essere stato trafitto anch’io per quanto mi fece male il petto, il suo nome mi morì in gola mentre la guardavo accasciarsi sulla schiena, il pugnale ancora conficcato nel petto. Incrociai il suo sguardo e mi cedettero le ginocchia, caddi sul pavimento trasparente lasciando delle leggere strisce insanguinate mentre le mie mani scivolavano sulla parete liscia. Mi sentii terribilmente impotente mentre guardavo la ragazza a poco più di un metro e mezzo da me spegnersi lentamente. Una lacrima scivolò lungo la mia guancia, ma non aveva importanza, scorsi del movimento alla mia sinistra e mi voltai in quella direzione. I semidei si erano ammassati davanti alla breccia che si era formata nella parete di lava e guardavano la scena sgomenti, i miei occhi incontrarono quelli spalancati di Percy Jackson. Ci guardammo a lungo condividendo il nostro dolore, poi il figlio di Poseidone tentò di raggiungere il corpo senza vita di Francy ma i ragazzi alle sue spalle lo bloccarono afferrandolo per le braccia. Gesticolarono animatamente per qualche secondo tendando di far ragionare il ragazzo ed indicando la dea alla mia destra, sentivo la testa pesante ed ero molto assonnato, l’ossigeno a mia disposizione stava terminando. Con uno sforzo voltai la testa verso l’altare incontrando lo sguardo furibondo di Gea, la donna aveva evocato nuovamente un paio di ometti bassi e deformi. I due si stavano dirigendo lentamente verso di me agitando delle mazze, era evidente che ora l’obiettivo della dea ero diventato io. Tornai a guardare la schiera di semidei e una donna robusta sulla cinquantina attirò la mia attenzione: aveva spighe di grano e papaveri nei lunghi capelli castani. Capii subito che si trattava di Demetra, la dea osservava in silenzio il corpo esanime della figlia e sulle labbra aveva un piccolo sorriso compiaciuto.
Abbassai lo sguardo sui miei palmi sporchi di sangue, come poteva quella donna sorridere? Francy era appena morta davanti ai suoi occhi, perché io mi sentivo così distrutto se lei riusciva ad essere felice? Nessuno aveva mosso un dito per salvarla, avrei dovuto proteggerla ma avevo fallito. Strinsi i pugni, mi sentivo nuovamente come la sera in cui mia madre era uscita dalla porta di casa per non tornare mai più: abbandonato e divorato da un inutile e stupido senso di colpa. Rividi le labbra di Francy muoversi mimando l’ultima parola che mi aveva rivolto e con orrore mi resi conto che erano quasi le stesse di mia madre: “Scusami”.
Senti… stavo pensando che quando avremo finito la missione potresti venire con me da mia zia” mi tornò in mente la conversazione che avevamo avuto poco prima nell’ascensore “penso che le farebbe piacere conoscerti. Sempre se te la senti ovviamente” mi portai le mani alle orecchie pur sapendo che la voce era solo nella mia testa e abbassai il petto verso le ginocchia mentre le lacrime scivolavano attraverso le palpebre serrate. Ricordai lo sguardo felice che mi aveva rivolto quando le avevo fatto questa proposta, la sua bocca che si apriva per rispondermi interrotta dal movimento brusco dell’ascensore. Avrei voluto sentire ciò che voleva dirmi. Con orrore mi resi conto che non riuscivo a ricordare il suono della sua voce e mi sentii completamente vuoto, alzai lo sguardo smarrito al cielo e vidi la luna sovrapporsi quasi del tutto al sole. Volevo sentire la sua risata e il tono arrabbiato con cui mi riprendeva quando mi prendevo gioco di lei. La rabbia e la tristezza presero il sopravvento, chiusi gli occhi e gridai, ma dalla mia bocca non uscii alcun suono. La sfera di vetro iniziò a riempirsi di crepe e in un attimo andò in mille pezzi, una piccola onda d’urto si propagò attorno a me mandando a gambe all’aria i nani che erano arrivati ad un metro da me. Quando riaprii gli occhi i due ometti giacevano a terra, con le mani alzate come a tapparsi le orecchie e privi di sensi, i semidei dall’altro lato del cerchio mi guardavano stupiti. Non vi diedi peso, mi alzai barcollante e feci qualche passo. Raccolsi da terra la spada di Francy che la dea aveva scagliato via, la lama si ritirò e la collana tornò al suo aspetto originale. Mi precipitai verso la ragazza e una volta raggiunto il suo corpo caddi in ginocchio, con una mano esitante sfiorai il suo viso ancora caldo e una lacrima cadde sulla sua maglietta. Guardai con odio l’elsa che le spuntava dal petto e con un gesto deciso estrassi il pugnale buttandolo a terra. Un suono orribile arrivò alle mie orecchie e la vista della lama sporca di sangue mi fece venire la nausea, depositai la catenina con i tre ciondoli nella sua mano destra chiudendola in modo che la ragazza stringesse il regalo di suo padre. Sentii la testa girare mentre prendevo tra le braccia il suo corpo e la stringevo a me. Il sangue inzuppò anche la mia maglietta, affondai la testa nell’incavo tra la spalla e il collo della ragazza, tentai di piangere ma le lacrime non riuscivano più a salire. Mi sentivo come se fossi in un brutto sogno, tutto attorno a me sembrava così lontano, percepivo solo il calore di Francy e il vuoto nel mio petto.
-Sole Walker- la voce alle mie spalle mi fece ribollire di rabbia all’istante, un’energia nuova iniziò a scorrermi nelle vene riempiendomi lo stomaco di calore. Alzai lo sguardo per incontrare l’espressione crudele di Gea -è un peccato che sia andata così, ma la ragazza ha fatto la sua scelta-
-Cosa le hai detto?- gridai stringendo ancora di più le braccia attorno al corpo pesante della semidea, la dea alzò le spalle -Le ho proposto un patto: un po’ del suo sangue dato spontaneamente e in cambio mi sarei vendicata del male che sua madre vi aveva fatto- un sorriso malvagio si formò sulle labbra della donna mentre continuava a spiegare -oppure, se si fosse rifiutata, me lo sarei presa tutto. Non prima di essermi sbarazzata di te e di quegli altri semidei- strinsi i pugni pensando alla decisione difficile a cui Francy si era trovata davanti.
-Ma quella stupida ragazzina si è impuntata sulla clausola che mi dava il diritto di spazzare via l’umanità- disse Gea scuotendo la testa con evidente disappunto -e ha deciso di sprecare il suo sangue-
-Ha fatto la cosa giusta- dichiarai accarezzando il viso pallido della ragazza tra le mie braccia -io avrei fatto lo stesso- aggiunsi pulendo con il pollice il rigolo di sangue che usciva dall’angolo della bocca di Francy.
-Beh per colpa sua ora sarò costretta ad ucciderti- sollevai il viso lanciando un’occhiata perplessa alla dea -il suicidio della ragazzina non cambia il mio piano- spiegò lei -certo, il suo sangue sarebbe stato perfetto per me vista la sua discendenza- Gea mi rivolse uno sguardo famelico -ma anche il tuo può andar bene-
-Perché?- chiesi fissandola deciso -Cosa abbiamo di speciale io e Francy?-
-Dovresti saperlo- commentò lei -non si trovano ovunque due figli concepiti da un dio e un semidio- sgranai gli occhi ricordando ciò che avevo visto nell’Anima Cogitans, Paul e mia madre erano stati costretti a fuggire perché emanavamo troppo potere -siete essenzialmente dei per tre mezzi, questo vi rende più potenti di qualunque semidio- la dea tornò vicino all’altare danneggiato e con una smorfia aggiunse -Nemmeno il pretore del Campo Giove ha il vostro potere, Frank Zhang se non sbaglio, lui è figlio di Marte e una discendente di Periclimeno-
Deglutii, concentrandomi riuscivo a sentire il potere scorrere nel mio corpo, ma non mi ero mai sentito davvero più forte degli altri -Purtroppo noi due non abbiamo la stessa compatibilità che avevo con la ragazzina, quindi temo che dovrò prendermi tutto il tuo sangue e quello di un paio di semidei- aggiunse la dea con una finta espressione dispiaciuta -ma tanto vi avrei eliminati tutti comunque- chiarì ridendo.
Sentii la rabbia riempirmi la mente, non potevo permettere che il sacrificio di Francy fosse vano. Delicatamente depositai il corpo della semidea sul terreno arido -Torno subito, promesso- bisbigliai accarezzandole una guancia con il dorso della mano.
 -Ora stai fermo, mi assicurerò che sia doloroso- Gea alzò una mano con un gesto deciso e due germogli preso forma accanto a me attorcigliandosi attorno alle braccia, stringendo forte si alzarono verso l’alto trascinandomi bruscamente in piedi. Guardai la dea con odio e sentii il sangue pulsare nelle vene delle braccia, un leggero fumo si alzò dai rami che mi stavano immobilizzando. La donna ritrasse la mano con un grido come se qualcosa l’avesse scottata, di conseguenza i germogli si ritirarono allontanandosi da me.
-Che stai facendo?- gridò lei massaggiandosi la mano mentre dietro di lei prendeva vita un gigante di pietra. Li ignorai entrambi abbassando lo sguardo sulla semidea ai miei piedi, rimasi a guardarla per un istante: sulle labbra aveva ancora il sorriso dolce che mi aveva rivolto, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso. Li fissai per qualche secondo prima di capire che non erano più luminosi come una volta, la luce che li aveva sempre caratterizzati si era spenta per sempre. Mi impressi nella memoria il suo volto per non dimenticarlo come avevo fatto con la sua voce. Ogni secondo che passava sentivo la testa più pesante, nel mio stomaco il senso di colpa stava lottando con la rabbia provocando una nausea crescente. Non riuscivo a perdonarmi il fatto di non essere intervenuto in tempo per salvarla, ma allo stesso tempo incolpavo sua madre Demetra e la donna a pochi passi da me.
-Walker vieni via da lì- la voce di Reyna interruppe i miei pensieri -è un ordine- alzai lo sguardo nella direzione della voce ma non vidi nessuno. O meglio non vidi nulla. Attorno a me era tutto nero, sopra la mia testa la luna si era completamente sovrapposta al sole completando l’eclissi, ma non poteva essere quella la causa del buio. Era come se ai miei occhi la luce si fosse spenta del tutto, rimanevano visibili solo il corpo di Francy, il sorriso compiaciuto di Demetra, Gea e il suo gigante. Mi voltai dando le spalle alla semidea e alla voce del pretore per incamminarmi con lo sguardo basso verso l’altare. La testa pulsava e nel mio petto si stava accumulando un calore mai provato prima, un potere sconosciuto stava emergendo dal profondo della mia anima risucchiando ogni emozione. Mi fermai al centro del cerchio di terra bruciata, portandomi una mano al petto sentii il cuore battere contro la cassa toracica come se stesse per esplodere. Una lacrima scese lungo la mia guancia seguita da molte altre, mentre cercavo di respirare e ignorare il dolore al petto Gea fece segno al mostro di pietra di avanzare. Lentamente il gigante spostò i pesanti piedi fino a trovarsi davanti a me, alzai lo sguardo e lo vidi abbassare la mano verso di me per afferrarmi, ma non m’importava. Qualcosa sopra la sua grande testa attirò la mia attenzione, per la prima volta notai l’eclissi completa, un alone rosso fuoco circondava un cerchio nero. Provai l’immenso desiderio di vedere il cielo azzurro, mi sentivo soffocare, ma luce per me non sarebbe mai più tornata. Si era spenta per sempre con la vita di Francy, non importava quanto lo desiderassi. Ma non volevo arrendermi: guardai con insistenza quel cerchio di fuoco e lo chiamai disperatamente, volevo che mi circondasse cancellando quel buio insopportabile.
Come ascoltando le mie preghiere l’alone rosso s’ingrandì, continuai a pensarci anche quando la mano iniziò ad abbassarsi lentamente su di me -Ti prego- bisbigliai -brilla di più- nella mia mente l’immagine degli occhi spenti di Francy si faceva sempre più insopportabile. Con lo sguardo al cielo gridai fino a quando i polmoni me lo permisero, improvvisamente sentii tutta l’energia scorrere fuori dal mio corpo e salire verso l’alto, trattenni l’impulso a vomitare e allargai le gambe per non cadere. La testa mi faceva male e sembrava pesare come un macigno, sentii le dita di pietra del gigante sfiorarmi il corpo ma non distolsi lo sguardo dall’eclissi. All’improvviso una colonna di fuoco scese dal cielo schiantandosi a terra, non ebbi nemmeno il tempo di rendermi conto di ciò che stava succedendo, in un attimo mi ritrovai circondato dalle fiamme. Le grida di Gea giunsero alle mie orecchie seguite da molte altre, ma non mi sfiorarono nemmeno. Mi sentii sollevato come lo ero stato poche volte nella mia vita, anzi probabilmente quella era la prima volta, il calore avvolse il mio corpo e sentii i muscoli rilassarsi e la testa alleggerirsi. Quando le fiamme scomparvero una luce rossastra illuminava il paesaggio attorno a me, non c’era più traccia né di Gea, né del gigante, né dell’altare. Ero confuso ma sollevato, mi voltai rischiando di cadere, forse ero anche troppo rilassato. Mossi qualche passo esitante sul terreno che aveva la stessa consistenza del fango ma un colore rosso acceso, come la lava, le mie scarpe erano scomparse ma il resto del mio abbigliamento era intatto. Sotto la maglietta portavo ancora il medaglione a forma di sole che avevo avuto al collo per tutto il viaggio e che mi era tornato inaspettatamente molto utile, l’oro emanava un piacevole calore a contatto con la mia pelle. Da sopra la mia testa proveniva una strana luce, ma mi sentivo troppo assonnato per interessarmene, mi voltai e avanzai strisciando i piedi per raggiungere di nuovo il corpo della semidea. Ero sul punto di svenire, alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono la figura di un uomo, in piedi esattamente dietro Francy. Sembrava avere non più di venticinque anni, i capelli biondi risplendevano alla luce rossastra, il suo corpo muscoloso e abbronzato sembrava circondato da un alone luminoso. Gli occhi azzurri mi ricordarono quelli di mia madre, sul volto aveva un’espressione seria che stonava con la sua immagine. Ero quasi certo di averlo già visto e ancora più sicuro che non fosse umano, gli rivolsi uno sguardo perplesso e l’espressione dell’uomo si addolcì. Sentii le gambe cedermi e all’improvviso caddi in ginocchio, ero prosciugato da ogni energia, volevo dormire. Mi sdraiai sulla schiena alla sinistra di Francy, alzando la mano voltai il suo volto nella mia direzione e le abbassai le palpebre, in quel modo potevo sforzarmi e fingere che stesse solo dormendo. Poi presi la sua mano intrecciando le mie dita con le sue e chiusi gli occhi. Sentii il calore della sua mano, strinsi la presa accarezzando il dorso della mano della ragazza con il pollice mentre la mia mente scivolava via cancellando il dolore e la stanchezza.

ANGOLO AUTRICE:
ed eccoci qui, sempre più vicini alla fine di questa storia. Situazione attuale? Due semidei: una morta e uno svenuto; nessuna speranza per la povera Gea spazzata via da un raggio di sole. Detto così sembra una barzelletta.

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo :-* e aspettate il prossimo perchè le sfide non sono ancora finite.

Sole Walker

 
   
 
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