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Autore: Kiki_is_here    27/06/2019    8 recensioni
[STORIA INTERATTIVA] [ISCRIZIONI CHIUSE]
Ormai il mondo non è più al sicuro. Nonostante il simbolo della Pace e gli altri Hero facciano del loro meglio la criminalità dilaga in Giappone. La Yuei, per far fronte a questo fenomeno, ha deciso di aprire un nuovo corso, il corso E per eroi.
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E PER EROI

CAPITOLO 1 -parte 2-

Prima di lasciarvi al capitolo vi lascio il prestavolto di Echeveria, realizzato da TalesOfAFairy  che ringrazio ancora di cuore, (lo so che ti sembro un disco rotto, ma non posso fare altro. XD) detto ciò spero che sia il suo disegno che il capitolo vi piacciano. 
BUONA LETTURA. :-*

 


“Forse è giunta l’ora di migliorare sul serio la mia resistenza fisica.”
Miyako Hasegawa era già stanca ed erano passati solo cinque minuti dall’inizio della prova. Ora, seduta su un gradino della scala antincendio di un palazzo, si stava maledicendo per l’idea appena avuta. Colpire i robot dall’alto era sicuramente una delle scelte più logiche che potesse fare, ma scegliere uno dei palazzi più alti forse non era stata una delle idee più brillanti che avesse avuto nella sua vita, considerando quanto fosse poco resistente. La castana si alzò, ormai sicura di non rischiare di perdere un polmone e riprese la sua scalata verso la cima.
“Non dovrebbe mancare ancora molto, o almeno spero.”
Fortunatamente dopo un paio di rampe aveva raggiunto il tetto. Soddisfatta riprese fiato, si scartò un lecca-lecca all’arancia e iniziò a gustarlo. Fece per avvicinarsi al cornicione che dava sullo spiazzo centrale dove erano concentrati i robot e gli studenti ma dovette fermarsi. Davanti a lei c’era una ragazzo dai capelli neri legati in una coda dalla quale sfuggivano un paio di ciocche che gli ricadevano sulla fronte. Teneva un occhio chiuso e l’altro concentrato sul mirino del fucile a canna liscia che teneva tra le mani. Miyako in quel momento pensò a solo una cosa: quel ragazzo doveva essere fermato, non poteva ferire degli studenti innocenti.
“Ehi tu! Abbassa immediatamente quel fucile.”
Il moro fece appena in tempo a distogliere lo sguardo dal mirino per vedere la ragazza lanciarsi su di lui. Inutile dire che entrambi caddero rovinosamente a terra. Il moro guardò lievemente turbato la ragazza che lo aveva appena disturbato. Cercò di spostarla ma quando provò a muovere un braccio realizzò che era bloccato al suolo da una sostanza giallognola e appiccicosa. Provò nuovamente a liberare un braccio ma la sostanza si solidificò impedendogli qualsiasi movimento. Guardò innervosito la ragazza che ora si era rialzata.
“Ehi, ma si può sapere che ti è preso? Liberami subito!”
“Che domande fai? Stavi per sparare su un gruppo di innocenti! Non ti libero di certo! Sei un villain per caso? Chi ti ha mandato? Sei un mercenario?”
Miyako forse si era lasciata influenzare un po’ troppo dalle poliziesche che guardava di solito e ora stava tormentando il povero ragazzo che, confuso e lievemente innervosito, cercava di liberarsi dalla sostanza giallognola.
“Sparare ad un gruppo di innocenti? Il mio obiettivo è sparare ai robot! Non sono un Villain! Sono Thane Callaghan, uno degli “studenti innocenti”.”
Miyako sentì le guance andarle a fuoco.
“N-non sei un villain?”
“Decisamente no! Ora potresti liberarmi? Sto sprecando tempo prezioso.”
La ragazza, sempre più imbarazzata per la gaffe appena commessa, obbedì. Pose una mano su ciascun blocco della sostanza e quello in poco tempo si ruppe, liberando così Thane.
“Ma se devi sparare ai robot come fai ad aver la certezza di colpirli? Non rischi di beccare uno studente?”
“Non c’è nessun rischio. La Yuei mi ha fornito dei pezzi di ferraglia che ha chiamato proiettili. Sono progettati in modo tale che quando entrano in contatto con il robot lo mandano in corto circuito. Nell’eventualità in cui colpiscano uno studente questo sentirà solo una lieve pressione, ma non credo che nessuno la sentirà. Tutti i proiettili che escono da quest’arma non mancano mai il bersaglio.”
“Modesto è l’aggettivo che ti si addice ora.”
Boffonchiò la castana incrociando le braccia. Thane le scoccò un occhiataccia ma sorvolò sul commento, preferendo tornare a concentrarsi sull’esame. Miyako decise di imitarlo, si allontanò di qualche metro e fece uscire dalle sue mani la sostanza giallognola, la modellò fino a farle assumere la forma di un disco e la fece solidificare. Si concentrò sullo spiazzo antistante. Sorrise alla vista di un robot da tre punti e gli scagliò contro il disco. Purtroppo non lo vide mai colpire il robot. A metà percorso i disco di miele solido andò in frantumi a causa di un proiettile.
“Quel disco avrebbe colpito “uno studente innocente” in testa. Sicura di non essere tu un Villain?”
Domandò il moro con un sorriso beffardo ad increspargli le labbra.
“Wow, hai colpito il disco... ma come...”
Miyako si ritrovò a balbettare imbarazzata per la pessima figura appena fatta.
“ Te l’ho detto. Non sono modesto, dico semplicemente come stanno le cose.”
“Beh, ecco io... non volevo...”
“Ti conviene risparmiare il fiato per scusarti con i prossimi studenti che colpirai, io ho già il mio esame a cui pensare, non posso rimediare ad ogni tuo pessimo tiro.”
Miyako arrossì per l’ennesima volta e si limitò a ringraziare Thane. Respirò a fondo, ricreò il disco e riprovò il lancio, questa volta mirando ad un robot da due punti più isolato. Il disco andò a recidere la testa e lei si ritrovò ad esultare per il tiro andato a buon fine, tutta la pratica che aveva fatto negli ultimi mesi alla fine era servita a qualcosa. Creò un terzo disco e fece saettare lo sguardo da una parte all’altra dello spiazzo. Avrebbe dimostrato di essere all’altezza degli altri.

 
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Kasumi si guardò intorno spaesata. L’esame era nel pieno del suo svolgimento e tutti erano impegnati nel cercare di fare più punti possibili. Anche lei dal canto suo ce la stava mettendo tutta per raggiungere il suo obiettivo ed entrare alla Yuei. Così assorta com’era nell’osservare gli altri non fece in tempo a notare una placca di ferro che stava arrivando a tutta velocità. Quando Kasumi si girò chiuse istintivamente gli occhi, ma non sentì nessun impatto. Lentamente riaprì un’occhio per vedere cosa fosse successo. La placca di metallo era sospesa davanti a lei ad un palmo dal suo naso. La corvina indietreggiò leggermente allarmata quando vide che essa era interamente circondata da un aurea azzurrina. Evocò immediatamente dai palmi un demone il quale le si parò davanti per assorbire il colpo in caso di esplosione. Ma proprio mentre la ragazza stava per ordinare al demone di distruggere la placca un ragazzo corvino e dalla pelle turchese fece capolino da dietro l’oggetto.
“Chiedo scusa per lo spavento. Questo mi era scappato poco fa, non avevo idea che l’esplosione sarebbe stata così forte. Non sono riuscita a contenerla e il pezzo è sfuggito al mio controllo.”
Il ragazzo si grattò la nuca ridacchiando imbarazzato. Il demone guardò interrogativo Kasumi in attesa di direttive. La corvina con un rapido gesto lo fece dissolvere nel nulla e tornò a concentrarsi sul bizzarro ragazzo davanti a lei.
“Non preoccuparti, fortunatamente non mi ha colpito. Forse però è meglio spostarci da qua, quell’aurea azzurra non promette nulla di buono.”
Ayato guardò la ragazza e poi l’oggetto scoppiando a ridere. Dal canto suo la ragazza lo fissò interrogativo e fece alcuni passi indietro quando vide che la placca aveva oscillato leggermente al suono delle risate del ragazzo.
“Stai tranquilla...”
Il corvino lanciò un’occhiata alla ragazza di cui non sapeva ancora il nome. Lei si affrettò a rispondere
“Kasumi Kirigaya.”
“Tranquilla Kirigaya, non esploderà. A meno che il mio quirk non me lo consenta e io ne sia all’oscuro.”
“I-il tuo quirk?”
“Esattamente, è più facile mostrartelo che parlartene.”
Detto ciò Ayato fece un cenno al rottame. Questo si diresse a tutta velocità verso un robot da tre punti centrandolo in pieno. Quest’ultimo esplose ma appena questa iniziò si bloccò. Il robot venne circondato anch’esso da un’aurea azzurrina, si elevò in cielo e ad una distanza di circa cinquanta metri dal suolo esplose definitivamente. I pezzi di ferro dell’ormai defunto robot vennero nuovamente circondati e andarono ad adagiarsi gentilmente ai piedi di Kasumi. La ragazza guardò i rottami, il ragazzo e poi nuovamente i rottami.
“Sei stato tu?”
Chiese  la corvina leggermente imbarazzata. Non aveva la idee molto chiare sul quirk del ragazzo e non voleva ferirlo mettendo in dubbio le sue capacità. In fondo il ragazzo per farle capire che quirk avesse aveva pure preso una pausa dal suo esame. Ayato le sorrise candidamente
“Sì. Comunque è stato un piacere conoscerti e averti salvato da un colpo che sono sicuro sarebbe stato molto doloroso. Ci rivedremo a scuola.”
Dicendo questo il ragazzo dalla pelle azzurrina prese il controllo di un robot da due punti e lo fece schiantare contro uno da tre, ripetendo poi la procedura precedente per limitare i danni. Kasumi sollevò una mano timidamente.
“Ciao anche a te.”
Sospirò, si guardò intorno pensando velocemente al da farsi ed evocò nuovamente dai palmi delle sue mani un demone, La corvina gli indicò un robot da due punti e lo spirito lo attaccò staccando di netto la testa. La scena si svolse sotto lo sguardo violaceo e determinato di Kasumi: ora che aveva visto che gli altri ce la stavano mettendo tutta lei non sarebbe stata da meno.


 
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Favaro Wada aveva ormai accumulato 41 punti e mancando ormai poco al termine della sfida aveva deciso di andare a cercare robot di piccolo taglio un po’ più lontano dal gruppo più numeroso. Se fosse rimasto lì era più che sicuro che avrebbe trovato poco e nulla per racimolare gli ultimi punti. Stava correndo per le strade di quella città adibita all’esame da qualche minuto e non vedeva robot. Possibile che con l’avanzare dell’esame tutti gli automi avessero smesso di arrivare? Favaro svoltò per l’ennesima e finalmente in lontananza riconobbe il colore verde petrolio che contraddistingueva i robot della prova. Corse nella sua direzione e un sorriso gli increspò le labbra sottili quando si accorse che si trattava di un robot da tre punti. Quando si trovò a qualche metro di distanza dal robot il suo braccio destro divenne inchiostro e davanti a lui si formarono delle sagome umanoidi di inchiostro. Le due sagome, collegate al ragazzo tramite un sottile filo d’inchiostro, si tolsero dalle spalle un fucile, anch’esso d’inchiostro, e lo puntarono verso il robot. Proprio mentre questi si accingevano a sparare una forte folata di vento li fece diventare semplici pozze d’inchiostro e gran parte del liquido fluì attraverso il filo sottile legato a Favaro e andò a formare il suo braccio destro. Ma non fu la distruzione dei suoi Comrades ad attirare la sua attenzione, ma il robot da tre punti che, a causa della forte corrente, era andato a schiantarsi contro un lampione e, entrando in contatto con l’elettricità andò in cortocircuito, facendo svanire la possibilità del ragazzo di guadagnare punti. Si guardò intorno per vedere chi gli aveva rubato i punti da sotto il naso ma non vide nessuno, o per lo meno non in un primo momento. Quando stava per fare dietro front per cercare altri automi vide una ragazza dai capelli color ebano atterrare a qualche passo di distanza dal robot. Con un piede diede qualche colpo per verificare che fosse fuori uso definitivamente. Poi, sentendosi osservata, alzò gli occhi e li puntò nella direzione del moro.
“Ehi tu cos’hai da fissare?”
“Sto semplicemente guardando i miei tre punti.”
Rispose semplicemente Favaro, cercando di ignorare la punta di aggressività nel tono della ragazza.
“I tuoi punti?”
Mei Murakami guardò il robot da tre punti ai suoi piedi e sorrise.
“La prossima volta dovrai essere veloce come il vento.”
La ragazza ridacchiò, ma per poco. All’improvviso si udì un forte boato  e il suolo tremò. I due ragazzi si guardarono negli occhi per poi sollevare lo sguardo e posarlo sull’imponente figura di un robot da zero punti. Favaro si portò una mano alla fronte per proteggere gli occhi da l sole e osservare meglio l’automa. Gli era sembrato strano di non averne incontrato ancora uno e ora preferiva decisamente ritornare alla situazione in cui non si era ancora imbattuto in lui. Ma il ragazzo non potè fare a meno di pensare ad una cosa: per quale motivo un robot così grande valeva così poco? Forse si trattava di un’ulteriore prova. Forse gli esaminatori volevano valutare la loro capacità di valutare velocemente i pro e i contro di battersi contro un nemico che era a tutti gli effetti più forte di loro, oppure la loro capacità di strategia oppure la loro capacità di affrontare una situazione nonostante le apparenze. Dopo qualche secondo di riflessione iniziò a creare un Comrades ma venne bloccato da una voce maschile alle sue spalle.
“Non credo che un po’ d’inchiostro possa fare qualcosa a quel gigante di ferro laggiù.”
Favaro e Mei si girarono nella direzione di un alto ragazzo corvino il cui braccio stava passando da uno stato solido ad uno gassoso, per prepararsi ad eventuali attacchi.
“Beh, sarebbe sempre meglio di niente.”
“Credo che contro di lui l’unica soluzione sia un attacco coordinato.”
Questa volta a parlare era stata una voce femminile sdoppiata, appartenente ad una ragazza interamente vestita con una tuta color antracite. La testa era coperta anch’essa dalla tuta e il volto era coperto da una maschera trasparente che permetteva di vedere che all’interno c’era solo del gas dal colore violaceo.
“Questo posto comincia a farsi affollato.”
Sussurrò Mei riferendosi all’arrivo di Fumo Kuroda e Kit Ito.
“Effettivamente sarebbe una cosa sensata, ma attaccare così, senza un preciso obiettivo sarebbe inutile, e l’unica cosa che otterremo sarebbe di rallentarlo.”
Ragionò Fumo ad alta voce.
“Ecco perchè ci serve un piano.”
Affermò con sicurezza Kit. Favaro la guardò come se avesse appena detto un assurdità. Non avevano molto tempo per idearne uno e inoltre non conoscevano le abilità l’uno dell’altro, ci avrebbero messo troppo per esporre pregi e difetti dei vari quirk e riuscire a sfruttarli.
“Anche un piano non elaborato nei minimi dettagli dovrebbe andare bene, l’unico obiettivo e fermarlo, giusto?”
Chiese Mei che stava ancora osservando il robot da zero punti. In risposta Kit annuì.
“In realtà avrei già una mezza idea, devo solo capire come realizzarla. Ed essendo voi gli unici nell’arco di qualche metro sarete voi a darmi una mano.
Dopo che Kit ebbe spiegato loro il piano e che i ragazzi ebbero fatto le loro correzioni e le loro precisazioni, si diressero verso il robot. Arrivati lì videro che gran parte degli altri studenti stava correndo nella direzione opposta mentre altri, anche se pochi, cercavano di rallentare l’avanzata dell’automa per permettere agli altri di scappare. Kit, Favaro e Fumo si posizionarono in riga, davanti a Mei.
“Murakami, ora!”
Al segnale di Kit la ragazza creò tre correnti di vento che sollevarono i ragazzi all’altezza della testa del robot. Fumo fece tramutare le braccia in gas e questo andò ad oscurare la telecamera e il sensore del robot, impedendogli così di vedere Kit e Favaro che erano stati portati dalla corrente sulla testa.
“Mi raccomando, appena avrai oscurato con l’inchiostro telecamera e sensore torna a terra con Wada.”
Il corvino annuì e iniziò a creare un Comrade. Kit intanto saltò sulla spalla del robot fino a raggiungere i cavi scoperti. Appena vide i suoi due compagni di avventura essere trasportati a terra da una corrente di Mei si concentrò sui cavi davanti a se. Erano parecchi ma romperne almeno uno avrebbe comportato l’interruzione di un circuito di almeno un meccanismo e, nel migliore dei casi, avrebbe innescato una reazione a catena che avrebbe disabilitato il robot. Il robot aveva iniziato ad agitarsi non avendo più una visuale su ciò che aveva davanti, ma continuava a procedere.Kit fu costretta a scegliere in fretta il cavo da recidere. Ne prese uno non troppo grande di colore verdognolo, poi corse velocemente e saltò giù, fu accompagnata nella caduta a da Mei e con gli altri corse a mettersi al riparo, non sapendo cosa aveva comportato la sua azione.
“Ha smesso di avanzare, il piano ha funzionato!”
Esultò Mei alzando le mani per farsi battere il cinque da Fumo e Favaro che erano i due più vicini alla ragazza. Favaro ricambiò con un sorriso mentre Fumo lo fece quasi distrattamente. Poi un suono assordante si propagò per tutto il campo. L’esame pratico era finito.



Space of Kiki:
Ed eccomi qui con la seconda parte del primo capitolo e con l'introduzione degli altri OC. ^^
Spero di non essere ricaduta nell'ooc con i vostri Oc (passatemi la frase anche se mi è uscita terribile. -.-").
Detto ciò con questo capitolo è ufficialmente finito l'esame e ci vediamo con il primo giorno di scuola nel prossimo capitolo.
 
   
 
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