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Autore: taisa    28/06/2019    6 recensioni
Bulma ha le potenzialità per realizzare tutti i suoi sogni, ma può riuscirci mantenendo un segreto chiamato Vegeta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'importanza di una vita

La prima volta che avevano accompagnato Bulma a casa, il giorno in cui l'avevano conosciuta, Bardack aveva usato il navigatore per trovare la via. A distanza di mesi riuscì a risalire all'itinerario recuperando le indicazioni del GPS.
Il tragitto era stato silenzioso e teso. Nessuno dei due, tra lui e Gine, erano molto dell'umore di dialogare, sebbene non ce ne fosse bisogno. Condividevano lo stesso pensiero e lo stesso peso nel cuore che non fu necessario esprimere ad alta voce.
Non avevano avvisato Kakaroth, preferendo lasciare fuori il figlio da questo gravoso carico della quale non si poteva fare a meno.
Quando Bardack parcheggiò l'auto di fronte all'abitazione furono entrambi costretti ad uscire dalla loro apatia, in quanto tutto stava per diventare reale e tangibile.
L'uomo si voltò ad osservare la minuta figura della moglie seduta accanto a sé nell'auto. Ne contemplò il viso inquieto ed attese da lei un segnale qualsiasi.
“Non posso credere che siamo arrivati a questo punto” sussurrò Gine, voltandosi per guardare il marito negli occhi. L'uomo le afferrò una mano per trasmetterle un po' di forza “Lo so, ma non abbiamo scelta” sua moglie era una donna molto sensibile.
Seguirono alcuni secondi di silenzio. “Sei pronta?” le domandò infine lui, quando si rese conto che non potevano più procrastinare l'ingrato compito che era toccato loro. Gine annuì lentamente, sospirò e aprì la portiera dell'auto.
I suoi piedi si poggiarono sul terreno e con un brivido si rese conto che non si poteva più tornare indietro.
Seguita a breve dal marito s'incamminò verso la porta d'ingresso e dopo un'ultima esitazione suonò il campanello.
L'uscio si schiuse dopo pochi istanti e davanti a loro comparve una donna alta e magra dai ricci capelli biondi. Sulle labbra un sorriso gentile che presto si sarebbe spezzato.
“Sì?” domandò loro non avendoli mai visti prima di allora. Gine prese fiato “Lei è la mamma di Bulma?” chiese cercando di non sembrare eccessivamente invadente. La donna annuì “Sì, state cercando mia figlia?” s'informò Panchy, prima di lasciarli entrare in casa.
“Beh, veramente...” mormorò la donna minuta, cercando di nuovo lo sguardo dell'uomo al suo fianco “Mi chiamo Gine” disse poggiandosi una mano al petto “E lui è mio marito Bardack” aggiunse indicandolo “Abbiamo conosciuto Bulma in visita alla prigione... non so se le ha parlato di noi”.
Panchy ci pensò un po' su. A dire il vero Bulma aveva accennato ad una famiglia che aveva incontrato nella sala d'aspetto e che l'avevano aiutata in diverse occasioni. “Oh sì, siete le persone che l'hanno accompagnata a far visita a Vegeta?” chiese per conferma “Esatto” rispose Gine. “Siete stati molto gentili. Purtroppo mia figlia si è intestardita che non vuole farcelo incontrare, anche se io e mio marito ci siamo offerti di portarla” rise “Quando s'impunta è difficile farle cambiare idea” spiegò.
Fissò i due sconosciuti, “Avete notizie di ciò che è successo in carcere?” intuì perspicace. La coppia alla porta parve reticente, “Sì” disse infine lui “Ma forse è meglio se ne parliamo dentro” “Con il suo permesso” aggiunse Gine.
Panchy lo fissò per un attimo, “Oh! Ma certo, certo. Accomodatevi” li invitò facendo un passo di lato per farli entrare.

***

Bulma avrebbe tanto voluto visitare la prigione, ma il suo corpo grosso e gonfio era arrivato allo stremo. Ci aveva provato diverse volte ed era tornata a casa sempre più sfiancata.
Aveva dunque passato gli ultimi giorni chiusa in camera sua con la sola eccezione per i pasti e per scodinzolare verso il bagno, gite che erano sempre più frequenti. Non che avesse alternative, il suo fisico aggravato dall'abbondante peso di un nascituro le impediva di fare qualsiasi movimento se non lo stretto necessario.
Desiderava più di ogni altra cosa andare a trovare Vegeta, ma tre tentativi in altrettanti giorni erano stati uno sforzo eccessivo. Tutto ciò che poteva fare era attendere notizie da Goku e i suoi genitori fissando il cellulare in costante apprensione.
Ancheggiando come una papera, al ritorno dalla toilette si accorse che dal piano inferiore stavano provenendo delle voci concitate impegnate in un conversazione che pareva della massima urgenza. Due di esse riuscì a riconoscerle al volo, erano i suoi genitori. Le altre non fu altrettanto facile identificare, ma avevano qualcosa di familiare.
Incuriosita si avvicinò agli scalini e facendo molta attenzione cominciò a discenderli per raggiungere il salotto. Una mano stretta salda al corrimano, l'altra nella parte inferiore del pancione per sostenerlo.
Nonostante non fosse in grado di vedere i suoi piedi riuscì a scendere con successo le scale. Con quella camminata goffa tipico delle donne in dolce attesa attraversò il piccolo corridoio e si affacciò all'ingresso del soggiorno.
La prima cosa che vide fu sua madre, seduta sul bordo di una poltrona in una postura tesa e scioccata. Entrambe le mani poste davanti alla bocca.
“Cosa succede?” domandò la giovane quando entrò nella stanza. Bulma si voltò verso il divano, riconoscendo le due misteriose voci “Signor Bardack, signora Gine!” esclamò con sorpresa “Ci sono novità?” volle sapere in trepidante attesa.
Panchy si alzò “Bulma cara, credo sia meglio che ti sieda” raccomandò, mostrandole il posto che aveva da poco abbandonato. “Mi sembra una buona idea, tesoro” le diede manforte Brief.
Bulma li guardò entrambi. Le loro espressioni preoccupate la resero restia e sospettosa. “Non ho bisogno di sedermi” s'impuntò, tornando a rivolgersi ai genitori di Goku.
Loro si scambiarono uno sguardo altrettanto cupo. Infine Bardack si alzò e fece un passo verso di lei. “Ieri hanno riaperto l'accesso al pubblico e siamo riusciti a vedere Radish” Bulma trattenne il fiato “Abbiamo scoperto che era insieme a Vegeta quando è iniziato lo scompiglio” l'uomo fece una pausa.
“Ci ha detto che stavano cercando di mettersi al riparo, quando sono stati circondati da altri carcerati” riprese a raccontare. Gine scostò lo sguardo, aveva udito questa storia tante volte e ognuna di esse sentiva una stretta alla bocca dello stomaco. “Sembra che Vegeta si sia fatto dei nemici e loro hanno approfittato dell'opportunità per... accoltellarlo” “Cosa?!” esclamò sgomenta la ragazza, “Non è possibile, Vegeta non si sarebbe mai fatto cogliere impreparato” argomentò risulta.
Bardack la guardò con comprensione “Può anche darsi, ma erano in molti e loro erano soltanto in due” “No! Lui sa affrontare tante persone alla volta. L'ho visto con i miei occhi!” affermò Bulma, mentre ricordava la baruffa alla quale aveva assistito ormai quasi un anno prima.
“Mi dispiace, purtroppo questa volta è stato sfortunato” le disse l'uomo, cercando di farle vedere la realtà dei fatti. Sfortunato, ma certo, non poteva essere diversamente, Vegeta era una furia quando si batteva, quel giorno era stato l'unico a rimanere in piedi, nonostante l'apparente disparità. “E adesso come sta?” esortò.
“Cara, perché non provi a sederti adesso?” intervenne suo padre, preoccupato non solo per la figlia, ma anche per il nipote. “No! Voglio sapere come sta Vegeta!” gli occhi della giovane erano solo per Bardack, che era stato designato come narratore.
L'uomo cercò con lo sguardo il padre della ragazza, in attesa del suo permesso per proseguire. Sconfitto dalla testardaggine della figlia, Brief fece un cenno di consenso. “Quando sono riusciti a fermare la rivolta era già troppo tardi, perché aveva perso troppo sangue. Hanno fatto il possibile e stando a quanto Radish è riuscito a scoprire dagli infermieri, Vegeta ha lottato per un giorno” fece una breve pausa “Mi dispiace, ma non ce l'ha fatta” concluse.
Bulma lo guardò a bocca aperta “Che cosa vuol dire?” chiese, forse non aveva capito bene.
Panchy le fu vicino e le poggiò le mani sulle spalle “Tesoro, mi dispiace così tanto. Vuol dire che Vegeta è deceduto”.


***

Stava solo sognando, era uno di quei sogni vividi che aveva negli ultimi mesi. Tra poco si sarebbe svegliata e si sarebbe resa conto che in realtà andava tutto bene e magari avrebbe fatto visita a Vegeta come aveva progettato di fare tempo prima.
Quando però aprì gli occhi, nel buio della sua stanza, si accorse che le bruciavano. Se nella vita si potesse versare solo una certa quantità di lacrime, doveva aver raggiunto il suo limite in quelle ore.
La realtà, quando tornò a bussare alla porta della sua memoria, le ricordò che la vita era ingiusta e crudele.
Vegeta... era... morto...
Non esisteva destino peggiore, almeno quando era solo in carcere era certa che un giorno sarebbe uscito da lì e sarebbe stato il compagno e il padre che lei desiderava. La morte è invece una condizione definitiva che non può essere convertita.
Così, nel giro di poche ore Bulma scoprì che della persona più importante della sua vita non era rimasto più nulla.
Una mano si adagiò sulla sua collana e con le dita accarezzò la sfera arancione che vi era attaccata. Cominciò a piangere, pensando che di tutti i sogni non le importava più nulla. La vita stessa non valeva più la pena di essere vissuta.
Il bambino si mosse nel suo grosso grembo e le ricordò la sua presenza. Come se percepisse l'angoscia di sua madre e a modo suo stesse cercando di consolarla.
Bulma si accarezzò la pancia, mentre le lacrime scendevano copiose dal suo viso. Tutto quello che aveva con Vegeta era andato perduto in un istante, tutto ad eccezione di quella vita che cresceva dentro di lei e che presto avrebbe dato alla luce.


CONTINUA…

  
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